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Diario di un PIL
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E-book106 pagine1 ora

Diario di un PIL

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Perché il debito pubblico italiano continua a crescere? Di quanto ancora potrebbe aumentare e a quali condizioni? Quali sono le alternative? Sarebbe possibile iniziare a ridurlo e come? Diminuendo la spesa pubblica e tagliando gli sprechi avremmo risolto i nostri problemi? E se invece si volesse incrementare le entrate tributarie attraverso un aumento del PIL, su quali settori avrebbe più senso concentrarsi e perché? Cosa è stato già fatto e perché non ha funzionato o non produce ancora i risultati attesi? Quanto conta l’economia sommersa? L’Italia è davvero la pecora nera d’Europa? Abbiamo mai vissuto una situazione analoga a quella attuale? Come ne siamo usciti? Questo libro nasce da queste domande e, con numeri e fatti, prova a darne una risposta.
LinguaItaliano
Data di uscita25 giu 2020
ISBN9788831681568
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    Anteprima del libro

    Diario di un PIL - Pietro Santoro

    Dopoguerra.

    PARTE 1 – Bilancio dello Stato e Debito Pubblico

    Bilancio dello Stato letto come si leggerebbe quello di un’azienda.

    Tabella 1 - Elaborazione dati Bilancio dello Stato. Fonte dati: sito Ragioneria Generale dello Stato

    Anzitutto occorre dire che lo Stato non è e non può esserecome un'azienda. Ritengo però utile leggerne il bilancio con la stessa metodologia con cui si leggerebbe quello di un'azienda. L’immagine riporta i numeri delle entrate (fatturato), delle spese (costi), del fabbisogno (perdita), del debito e del patrimonio. Dati in milioni di euro.

    Osservazioni:

    1) Facendo un parallelo con un'azienda privata (consentitemi piccole semplificazioni), posto pari a 100 il fatturato dello Stato, la perdita netta dell'anno sarebbe pari a -11% sul fatturato. Se considerassimo anche gli interessi, la perdita sarebbe del -25%.

    2) Il debito sarebbe pari a quasi 5 volte il suo fatturato e, non essendoci produzione di liquidità nell'anno, crescerebbe in misura pari alla perdita ogni anno.

    3) Il debito, crescendo ogni anno di circa 136 miliardi (5,4% del debito), in molto meno di 15 anni raddoppierebbe (ogni anno gli interessi saranno sempre maggiori).

    4) Nel passivo di questa azienda ci sarebbero debiti per 2.504 miliardi che fanno maturare circa 80 miliardi di interessi passivi (3,2% di incidenza media), ma nell'attivo c'è un patrimonio di 1.800 miliardi che rende al contrario meno di 5 miliardi l'anno (0,2%) con dividendi e altri proventi in conto capitale.

    5) La spesa corrente è composta per il 17% da stipendi pubblici, per il 29% da trasferimenti a Regioni ed Enti Locali, specie per i costi della Sanità, per il 24% da spese assistenziali e previdenziali, per il 30% da altro (trasferimenti a famiglie e imprese, ma soprattutto da poste diverse)

    6) I trasferimenti a Regioni ed Enti locali, così come quelli a Istituti previdenziali e assistenziali (53% della spesa totale) non sono oggetto di certificazione dei conti da parte di Società di revisione, a differenza del settore privato per le aziende di una certa dimensione.

    Riflessioni:

    a) Se una banca dovesse finanziare un'azienda che perde ogni anno il 25% del suo fatturato, che non produce cassa, che chiede sempre più finanziamenti, che ha un patrimonio pari al debito e che tuttavia non produce alcun rendimento, come si comporterebbe? Ecco, questi sono i dubbi di chi deve adesso prestare soldi all'Italia.

    b) Quanto debito potremmo evitare di continuare a fare o chiedere di fare, come Paese, e quanto potremmo investire di più nello sviluppo con maggiori spese in conto capitale se solo mettessimo a reddito il patrimonio pubblico e se verificassimo con soggetti terzi (Società di revisione?) la ragionevolezza, la congruità, l’accuratezza, la necessità della spesa pubblica?

    c) Anche se si dovesse riuscire a risparmiare il 10% della spesa, o il 20%, saremmo sempre in perdita a causa degli interessi. Quindi, se da un latoè importante farlo, dall’altro bisogna aumentare le entrate e l’unico modo è favorendo lo sviluppo economico del Paese con più spese in conto capitale. Serve un piano. E serve adesso.

    Da dove partire per una revisione della spesa pubblica in modo intelligente.

    Figura 1 - Ripartizione della Spesa Pubblica per ambiti. Fonte dati: sito Ragioneria Generale dello Stato.

    Nel grafico, una sintesi delle voci di spesa del Bilancio dello Stato.

    Osservazioni:

    1. Il totale della spesa pubblica nel 2019 è stato superiore alle entrate, originando dunque una perdita o disavanzo pari a 136 miliardi.

    2. Su 37 macro-categorie di spesa pubblica, le prime 8 rappresentano oltre l'80% (Pareto vince ancora) e sono la Sanità, le Pensioni, le Poste Compensative, gli Interessi sul Debito, l'Istruzione, il Welfare, l'UE, lo Sviluppo delle imprese.

    3. Le spese cosiddette della Politica, orgoglio di tante campagne elettorali, rappresentano un misero 0,35% del totale, ossia poco più di 2 miliardi su circa 650, una goccia in mezzo al mare.

    4. Per l'Agricoltura e il Turismo, anche queste spesso usate in campagna elettorale, la spesa è pari allo 0,14% del totale.

    5. Per la Ricerca e l'Innovazione spendiamo lo 0,50% del totale, di poco inferiore alla spesa per l'immigrazione.

    6. Estrapolando la spesa per gli stipendi dei dipendenti pubblici dal totale di ogni attività, ritroveremmo oltre 90 miliardi e 3,5 milioni di dipendenti.

    Tabella 2 - Ripartizione della spesa pubblica per Missione. Fonte dati: sito Ragioneria Generale dello Stato

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