Binario 2
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Info su questo ebook
Pur conducendoli a sperimentare ogni tipo di approccio e oltrepassare ogni limite, l’energia che da loro sprigiona è talmente possente che li assorbe completamente, svuotandoli.
Le loro pulsioni, variabili e tese al soddisfacimento personale, dipingono una coppia che sa gestire la sessualità ignorandone i pregiudizi e i luoghi comuni.
Binario 2 di Gloria Griggio è un’analisi accurata dell’evoluzione dei sentimenti, di come si sviluppano, maturano e si estinguono sulla base di leggi naturali. Gloria è una validissima Autrice. La piena padronanza del lessico e l’eleganza con cui l’utilizza le conferiscono la capacità di creare opere di grande interesse, intriganti e piene di fascino.
Gloria Griggio nasce a La Spezia il 17 ottobre 1987 e si diploma al liceo artistico nel 2006.
Dopo qualche anno nel settore della moda, prosegue la sua ricerca artistica nella pittura e si dedica alla scrittura con poesie e racconti brevi. Nel 2010 pubblica la sua prima opera letteraria dal titolo Dentro il male – Sentieri d’amore nel labirinto dell’Alzheimer, inserito nella collana Testimonianze di Armando Editore. Dato il successo, nel 2019 la Compagnia Editoriale Aliberti lo ripubblica in versione e-book. Intanto continua il suo percorso da pittrice esponendo in tutta Italia in mostre personali e collettive. Nel 2022, Binario 2, romanzo erotico-sentimentale con interessanti risvolti psicologici, è la sua seconda opera letteraria.
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Anteprima del libro
Binario 2 - Gloria Griggio
Gloria Griggio
Binario 2
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-6626-9
I edizione novembre 2022
Finito di stampare nel mese di novembre 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Binario 2
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Introduzione dell’opera
Binario 2 è un viaggio all’interno di una storia d’amore straordinaria, ma in certo modo complessa. Ambra ha ventisette anni e Riccardo cinquantacinque, due artisti che si incontrano per caso in un momento particolare della loro esistenza. Nonostante la lontananza e i quasi trent’anni di differenza, nasce subito un’intesa morbosa e passionale che li cambierà in maniera decisiva. I caratteri dei personaggi, esplosivi e fragili allo stesso tempo, vengono attraversati da vortici oscuri e inquietanti dove il piacere, la paura e il coraggio si fondono in folli serate e piccanti vacanze sul mare, portando alla luce i lati più profondi dell’inconscio. In lotta contro il conformismo, tra pregiudizi e avversità, cene, sesso e incontri speciali, si sviluppa una complicità travolgente, incurante del loro nemico peggiore: lo scorrere del tempo.
prologo
Uno squarcio d’amore che illumina a giorno tutto l’interno del mio corpo. È così che sono dinnanzi a lui, nuda, scoperta. Sono qui che chiedo al suo amore di guardarmi, di non smettere di farlo, perché quando ho creduto che potesse lasciarmi, ho sentito frantumarsi ogni sostegno e ho barcollato per giorni, cercando alla rinfusa nella mia testa un angolino in cui non ci fosse. Deve sapere che non l’ho trovato.
La dottoressa Sofia Scambi aveva gli occhi spalancati sui miei. Dopo questo breve tratto, recitato quasi a memoria, ripresi a parlare a raffica, come se avessi dovuto riempire un quaderno vuoto, qualcosa da colmare selvaggiamente, senza sosta. Cominciai dal principio, da come tutto ebbe inizio. Le coincidenze, le casualità, i fatti accaduti, la verità. Tutta la verità.
capitolo 1
Riccardo Fermi
«Era un giorno come un altro quel pomeriggio piovoso d’ottobre. Un mercoledì, lo ricordo perché era il mio giorno libero. Ai tempi lavoravo al bar vicino casa, un contratto a chiamata, niente di impegnativo. Mi scrisse il mio amico Alex per propormi la conoscenza di un tipo, tal Riccardo Fermi, che sul tardo pomeriggio avrebbe tenuto una lezione di filosofia riguardante il poeta Shelley nel golfo dei Poeti, a Lerici, un centinaio di chilometri da casa mia. Gli risposi di getto, senza neanche controllare chi fosse costui, sicura che si trattasse di qualcuno di noioso ma fermamente convinta che quella stretta di mani suonasse come un’occasione per me, che da sempre subivo il fascino della letteratura e delle storie sul passato della nostra terra. Alex mi disse che sarebbe passato a prendermi con la sua Jaguar, il mercoledì dopo. Lui un po’ mi filava, anzi molto, ma eravamo solo amici. Ogni tanto mi portava a qualche mostra, poi andavamo a cena, chiacchiere e vino e si tornava a casa. Amici come prima. Ma quel giorno venne il diluvio universale e l’evento fu rimandato per il maltempo. Ci mangiammo comunque una pizza in uno dei vicoli vicino al Porto Antico parlando del più e del meno e dopo un paio d’ore ero già di ritorno a casa. Puzzavo di pioggia fuori e dentro. Emanuele non era geloso, lo aveva conosciuto ed era tranquillo tuttavia quella sera non era a casa, si trovava fuori città. Mi appiattii sul divano col notebook sulle ginocchia. In quel periodo avevo abbandonato la poesia, mi stavo cimentando a scrivere un racconto comico-drammatico intitolato "Siby, il pagliaccio triste" ma non riusciva a superare le dieci pagine, si era incagliato in una trama che non riuscivo a far evolvere. Sulla finestra intanto la grandine continuava a picchiettare e pensai a quella presentazione rimandata.
Chi diavolo era questo filosofo? Mi collegai a Facebook e digitai nel campo di ricerca R-i-c-c-a-r-d-o F-e-r-m-i, pensando a quanto fosse piacevole il suono di quel nome. Ne uscirono tantissimi, una moltitudine di Riccardo Fermi, ma non mi fu difficile trovarlo dal momento in cui avevamo Alex come amico in comune. Gli mandai la richiesta d’amicizia e tramite un piccolo messaggio gli spiegai il dispiacere per l’evento annullato, chiedendomi perché mai sarebbe dovuto interessargli. Avrebbe visto le mie foto, accettato la richiesta e, se fossi stata fortunata, risposto alla mia inutile spiegazione con un "Ti ringrazio, alla prossima. Ah, ho visto che scrivi poesie, complimenti". Più o meno fu quello che successe una manciata di minuti più tardi, ma in maniera più elegante. Niente fronzoli o convenevoli sottili, mi chiese di presenziare alla prossima rassegna dicendo che mi avrebbe mandato l’invito. Nel frattempo avevo gironzolato un po’ nel suo profilo; mi aveva dato l’idea di essere molto professionale, un tipo impegnato in tutto ciò che voleva dire comunicazione e molto, molto egocentrico. Il suo viso era ovunque, ripreso da ogni angolazione, in qualsiasi smorfia o sorriso da telecamera, ma pur sempre diverso in ogni foto. Un personaggio interessante, autentico, un uomo di mezz’età, distinto, occhi verde smeraldo e capelli corti brizzolati sparati verso l’alto. Forse non altissimo ma comunque longilineo, il più delle volte in abito, ma anche in jeans e maglietta, outfit giovanili. Sul naso un paio di occhiali dalla montatura sottile fuxia e in mano sempre qualcosa, un bicchiere di vino, un libro, un giornale. Mani grandi e affusolate. Abbronzato. Mi fece sorridere, aveva un ghigno furbo, malizioso, di uno che sa che cosa vuole. Forse non pensai neanche che bell’uomo. Quello avvenne dopo, circa quattro anni dopo. Anni in cui il nostro dialogo muto consisteva nel cliccare sul like di qualche foto o post, nel tentativo comune di scambiarsi un saluto, come succedeva sui social quotidianamente».
«Quindi tu all’epoca eri fidanzata con Emanuele giusto?» mi chiese aggrottando la fronte.
«Sì, esatto, con Emanuele».
Ma non