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Gli stregoni ti soddisfano sempre
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Gli stregoni ti soddisfano sempre
E-book289 pagine4 ore

Gli stregoni ti soddisfano sempre

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Info su questo ebook

Solo perché amo l’organizzazione e lo studio non vuol dire che non sia il bastardo più duro che sia mai esistito.

Il mondo mi vede come il caro, vecchio, noioso, affidabile David. Non mi dispiace. So tante cose e sono ben organizzato. E avendo visto con i miei occhi che danni possa provocare una vita poco organizzata, preferisco continuare con le mie liste e sentirmi apostrofato come secchione.
Quando un elfo sexy mi dichiara tutta la sua adorazione e inizia a corteggiarmi, però, le cose si complicano. Come mi devo comportare?
Forse nascondermi è la soluzione ideale. Non è semplice, però, visto che Caolan e io dovremmo lavorare insieme. Per non menzionare quanto sia difficile resistergli: è dolce, intelligente e incredibilmente bello. Vede in me qualcosa che nessun altro riesce a vedere. Sarebbe così sbagliato cedere alla tentazione?
Il problema è che non posso dare priorità alla mia vita personale, al momento. I nostri nemici sono pronti all'attacco e se non li fermiamo potrebbero provocare la fine del mondo. Devo focalizzarmi su quello, non sul lasciare che Caolan mi dimostri i benefici della spontaneità. Giusto?
LinguaItaliano
Data di uscita24 lug 2023
ISBN9791220706315
Gli stregoni ti soddisfano sempre

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    Anteprima del libro

    Gli stregoni ti soddisfano sempre - Louisa Masters

    1

    DAVID

    Controllo per l’ultima volta la lista. Dovremmo aver parlato di tutto, così chiedo: «Ci sono domande?»

    Il team di persone che ho riunito per facilitare la migrazione di due specie da una dimensione a un’altra sorride, alza le spalle e scuote la testa. Non che mi aspettassi altro. Sono i migliori nei rispettivi campi. Potresti scaraventarli nel mezzo di un qualsiasi disastro con solo una matita in mano e si saprebbero organizzare nel giro di poche ore. Con soldi e risorse a disposizione, non c’è niente che non possano fare. Ieri sera hanno ricevuto una singola pagina di aggiornamento e stamattina si sono presentati alla riunione con un numero impressionante di ricerche e informazioni pronte all’uso. Hanno già fatto tutte le domande necessarie e hanno ricevuto tutte le risposte di cui avevano bisogno. Non ho dubbi, avranno un piano e una tabella di marcia solidi prima ancora che ritorni.

    Ne sono dannatamente geloso.

    Se non consideriamo il fatto che questo progetto esiste solo perché quel che rimane di una civiltà un tempo grandiosa sarebbe spazzato via senza un intervento, è esattamente questo che mi piace fare. Tante cose da organizzare, dettagli senza fine, una scadenza… oh sì, ne voglio ancora. Al momento, però, non ho il tempo di godermela, ecco perché do tutto in affidamento al gruppo di fuoriclasse che ho davanti.

    «Ottimo. Spero di ottenere altre informazioni sui bisogni dei rifugiati più tardi. Ve le farò avere il prima possibile. Se siamo fortunati potrò presentarvi anche un rappresentante di ciascuna specie. Nel frattempo, ricordate che non avrò accesso ai miei dispositivi, quindi reindirizzate tutte le domande a Sam e preparatevi a essere pazienti.»

    Un’ondata di teste che annuiscono e un coro di approvazione. La riunione giunge al termine e tutti si mettono al lavoro per trovare alloggi, impieghi e tutto ciò che serve a duecentomila immigrati che dobbiamo nascondere agli umani.

    Esco anch’io dalla sala riunioni e mi dirigo alacremente verso l’ufficio del mio team. Devo parlare con Sam e Noah prima della riunione con Percy: precederà il viaggio attraverso un portale tra dimensioni che mi permetterà un’udienza con il re degli elfi. Perché è questo che è diventata la mia vita.

    Scuoto la testa e mi domando se ho il tempo per mangiare qualcosa. Stamattina non ho fatto colazione, colpa mia. Sono così occupato ultimamente che non voglio perdere trenta minuti per andare da casa all’ufficio, così mi ritrovo spesso a dormire sul comodo divano nell’ufficio di Percy. Sfortunatamente ciò mi impedisce di comprare da mangiare andando o tornando dal lavoro, qualche volta sono talmente preso da quello che sto facendo che mi dimentico del tutto di sfamarmi.

    «David!»

    No. Niente pausa spuntino.

    Trattengo un sospiro e mi lascio raggiungere da Kirsch del team sicurezza.

    «Hai un secondo?» mi chiede.

    «Certo. Solo uno, però.»

    Si lancia in una spiegazione concitata degli ultimi tentativi di infiltrazioni nella nostra rete di sicurezza. Sono passate poco più di trenta ore da quando abbiamo scoperto i piani dei nostri avversari, ma in così poco tempo hanno già tentato più volte di attaccarci. Immaginiamo che vogliano fermarci prima che inizi il processo di migrazione, perché una volta che avremo con noi elfi e draghi (sì, avete letto bene), il vantaggio diventerà nostro, pur non conoscendo tutti i dettagli delle loro intenzioni.

    «Stiamo resistendo,» conclude Kirsch. «Il sostegno degli elfi è di grande aiuto. Non sapevamo nemmeno di doverci proteggere da incantesimi elfici, non sapevamo nemmeno che esistessero! Ecco perché i sistemi non reggevano, cercavano di proteggerci da qualcosa che non conoscevamo. Ora funziona tutto alla perfezione.»

    «Fantastico,» gli dico. E lo è davvero. Mi preoccupo costantemente di sabotaggi alla nostra sicurezza da quasi un anno, da quando abbiamo scoperto una talpa in ufficio. Da allora è stato un assedio continuo. Ora sappiamo che il motivo era uno stregone elfico che aveva modificato le nostre stringhe magiche, un lavoro di alto spionaggio che dovrò analizzare per bene non appena ne avrò il tempo. I nostri alleati elfici ci hanno messo un attimo a identificare gli incantesimi manomessi.

    «Oggi sei diretto… eh… lì, vero?» chiede Kirsch, guardandosi intorno. Questo corridoio dovrebbe essere sicuro, ma abbiamo deciso di limitare la diffusione dell’esistenza di altre dimensioni, almeno per ora. Alla fine non servirà a molto, visto che una volta spostati elfi e draghi, nessuno più andrà nell’altra dimensione. Non sappiamo quanto ci vorrà prima che collassi definitivamente, anche se gli elfi hanno stimato che potrebbe volerci meno di un anno.

    «Sì, tra circa un’ora,» confermo, provando ad assumere un tono sicuro e professionale e non quello di un bambino che sta per andare a Disney World. Potete biasimarmi per essere emozionato? Parliamo di un’altra dimensione. Quante altre volte potrà capitarmi di visitare un’altra dimensione?

    Probabilmente nessuna.

    Il secchione appassionato di scienze che è in me non vede l’ora.

    «Non mi piace,» ammette Kirsch. «Preferirei se ti portassi dietro una squadra.»

    «Cosa?» Lo fisso sorpreso. «Perché mi servirebbe una squadra?»

    «Per proteggerti.» L’ovvio implicito è palese.

    «Sono uno stregone guerriero,» gli ricordo. «Sono io che fornisco protezione.» Non che qualcuno avrà bisogno di essere protetto. Incontrerò il re degli elfi per pianificare il salvataggio del suo popolo. Sarà un pacifico incontro diplomatico, il peggio che potrà accadere sarà di finire l’inchiostro della penna per i troppi appunti.

    Avrò una penna di scorta, ovviamente.

    «Uhm, è vero, me lo scordo sempre. Ti faccio avere un report scritto,» promette prima di allontanarsi, lasciandomi vagamente frustrato. Solo perché amo l'organizzazione e lo studio non vuol dire che non sia il bastardo più duro che sia mai esistito. Anzi, direi che sono anche più duro perché so tante cose e so come organizzarmi. Per esempio, sono uno dei pochi stregoni da combattimento al mondo a conoscere le stringhe magiche degli Assassini di Camaranth, una società ormai scomparsa di, indovinate un po’, assassini. In molti ignoravano la loro esistenza anche quando ancora esistevano. Sono passati tremila anni da allora e ormai sono largamente dimenticati, tranne che da persone che sanno come si fa una ricerca. Come me. Cosa che mi rende letale e pericoloso.

    Nonché un bambino lamentoso, a giudicare dai miei pensieri.

    Mi costringo a farmela passare e continuo diretto in ufficio. Se gli altri si scordano quanto possa essere fisicamente minaccioso, meglio per me, mi dà un vantaggio.

    «… sarà importante verificare se hanno rituali d’accoppiamento particolari. E se si comportassero come le giraffe, che si annusano l’urina a vicenda per scegliere con chi accoppiarsi?»

    Di nuovo? Mi fermo sulla porta dell’ufficio. Succede troppo spesso. Per un po’ ho perfino sospettato che ci fosse una telecamera nel corridoio e che mi prendessero volutamente in giro con queste conversazioni strane, vedendomi arrivare. Poi mi sono reso conto che sono semplicemente fatti così. I miei amici più cari, i miei colleghi, le persone che mi guardano le spalle e su cui posso contare nelle situazioni più estreme, sono esattamente il tipo di persone che passano il tempo a disquisire sui rituali di accoppiamento delle giraffe, i gradi di amicizia e le perle anali.

    No, neanche io capisco come sia possibile. Ma non lo cambierei per nulla al mondo.

    «Alistair, non hai il permesso di adottare una giraffa,» intervengo, assumendo quanta più autorità possibile. «Niente giraffe.» Non sono certo del perché stessero parlando delle abitudini sessuali delle giraffe, ma è sempre meglio fermare queste cose sul nascere, prima che gli vengano in mente strane idee. L’ho imparato sulla mia pelle.

    Sorprendendomi non poco, i miei colleghi si allontanano tutti immediatamente dalla scrivania di Sam, assumendo varie espressioni di colpevolezza.

    Oh oh.

    «Che succede?» chiedo, raggiungendo la mia postazione e accendendo il computer.

    «Niente,» farfuglia Sam. «Perché pensi che stia succedendo qualcosa? Non è niente!»

    Oh oh.

    Lo scruto. Deve aver capito che non gli credo, perché non dovrebbe averlo capito? Innocentemente, prende un bicchiere di carta dalla scrivania e me lo offre. «Caffè? È ancora caldo. Guarda, c’è anche un dolcetto alla frutta! Anche quello ancora caldo.» Indica con la mano libera una busta di carta con sopra stampato il logo del bar in fondo alla strada. I dolci alla frutta sono i miei preferiti e, ora che ci penso, ne avverto il profumo… compreso quello del burro sciolto con cui devono averlo condito.

    Mi borbotta lo stomaco.

    «Grazie,» dico, cercando di non sembrare troppo disperato e pateticamente grato nell’accettare il dolce. Non voglio che sappiano che dormo nell’ufficio di Percy. «Un’occasione speciale?»

    «Perché lo chiedi?» domanda Sam, sempre più innocentemente. Un’innocenza palesemente finta. Mando giù un sorso di caffè e cerco di non sospirare.

    «Be’, non sei solito portare la colazione.» Mi guardo intorno, mi stanno fissando tutti. Già, per niente ambiguo. «Tutti gli altri hanno già mangiato? Come mai la mia parte è ancora calda?» Stanno cercando di corrompermi per ottenere il permesso di allevare giraffe? Per quanto possa sembrare strano, non è qualcosa che mi meraviglierebbe, con Alistair ed Andrew.

    «È buono?» chiede Andrew, stranamente interessato. Se non fossi sicuro che non farebbero mai qualcosa del genere, mi domanderei se mi avessero messo qualcosa nel caffè.

    No, non mi drogherebbero mai… ma non vuol dire che non possano averci messo qualcos’altro. Abbasso la mano ed esamino il bicchiere.

    Oh, chi se ne importa. È pur sempre buono.

    «Sì, certo, ottimo. Che succede?»

    «E il dolce?» insiste Ellie, uno scintillio divertito negli occhi. «Ancora non l’hai assaggiato.»

    Okay, non posso continuare a ignorare tutte queste stranezze. Poggio il bicchiere sulla scrivania di Sam e tutti sospirano delusi, perfino, e non sto scherzando, Gideon!

    «Cos’avete combinato con la mia colazione?» chiedo. «Non scherzate con il fuoco.»

    «Non abbiamo combinato niente,» protesta Alistair, con gli occhioni da cucciolo. Dovrebbero essere ridicoli su un fusto di quasi due metri, ma riesce sempre a impietosirti. Deve essere un’abilità da segugio.

    «Allora perché mi osservate tutti come se stessi per ingerire una pozione per la vita eterna? Inoltre, nessuno mi ha risposto… È un’occasione speciale?»

    Improvvisamente tutti distolgono lo sguardo e piombano in un silenzio imbarazzato.

    Sospiro.

    «Okay,» dice bruscamente Noah. «Non è stato Sam a comprarti la colazione. L’ha portata Caolan, solo per te. Ti ha lasciato anche un bigliettino. L’ho dovuto scrivere io per lui, visto che l’incantesimo di traduzione non funziona con le parole scritte.» Mi alza davanti un foglio piegato. Non mi sfugge lo sguardo che Andrew e Alistair rivolgono al biglietto, come se fosse stato di oro puro. «Non l’ho fatto leggere a nessuno di questi idioti, non preoccuparti.»

    Gli prendo dalle mani il foglietto e lo fisso per un momento infinito, prima di mettermelo nella tasca dei pantaloni. Com’è possibile che questa sia la mia vita?

    Dico sul serio. Forse la magia vuole mettermi alla prova? Forse l’ho offesa in qualche modo? Mi sono sempre considerato una brava persona. Un lavoratore instancabile. Dedicato alla protezione e alla cura della comunità. Devo aver fatto qualcosa per far innervosire la magia, però, visto quello che mi sta facendo passare.

    Non può essere qualcosa che ho fatto nelle vite precedenti. Ho fatto degli esercizi di regressione nelle vite passate e, anche se comunemente si dice che sia l’anima a essere eterna, non la personalità, la mia di anima deve essere decisamente testarda, visto che non sono mai stato troppo diverso. Sempre qualcuno su cui si può contare. Un animo sensibile. O, come direbbero alcuni, noioso.

    Non mi offendo. Le persone noiose vivono più a lungo e sono solitamente meno inclini a ritrovarsi qualcuno rimorchiato per una notte di sesso che si presenta in ufficio brandendo un pugnale e urlando di essere stato usato (non voglio fare nomi, ma… Alistair…). Ho una bella casa, un lavoro interessante e frenetico, un piccolo gruppo di amici su cui posso contare, che lo voglia o no. La mia vita è sempre stata perfettamente ordinata, come piace a me.

    Fino a poco tempo fa. Fino a che non sono stati aperti dei portali tra una dimensione e un’altra per la prima volta da novemila anni. Fino all’arrivo degli elfi.

    Be’… di un elfo. È un singolo elfo che mi fa desiderare di nascondermi sotto la scrivania nella speranza di non essere notato.

    Caolan di Ebenkreis.

    È ridicolo. Sono uno stregone guerriero di quattrocentosessantatré anni, ammirato per un’ampia varietà di abilità, membro del team più altolocato di tutto il Governo della Comunità delle Creature. Il mio unico superiore è Lucifero. Mi rispettano tutti. Alcuni mi temono, soprattutto chi mi ha fatto qualche torto in passato. L’essere calmo e affidabile non vuol dire che non possa creare scompiglio quando voglio.

    Eppure c’è un elfo, un singolo elfo che mi fa venir voglia di scappare a gambe levate.

    Un elfo che dice di essersi innamorato di me.

    Non fraintendetemi, non è che non mi consideri degno d’amore. Lo sono. Ho avuto relazioni meravigliose in passato. Non c’è nessun motivo per cui qualcuno non si possa innamorare di me. Ma Caolan sembra aver perso la testa l’istante stesso in cui mi ha visto. Non è qualcosa che dovrebbe succedere. Le persone che si innamorano così velocemente di solito perdono interesse altrettanto velocemente quando la prima scintilla si è spenta. Credetemi, l’ho provato sulla mia pelle. Caolan, però, si è dichiarato davanti al mio capo e agli altri colleghi, alcuni dei quali non smetteranno mai di canzonarmi, e mi ha definito la creatura più bella che abbia mai visto. Mi fissa in continuazione e, per quanto lo conosca da meno di due giorni, già mi si è inginocchiato davanti tre volte per sottomettersi all’adorazione della mia ineguagliabile gloria.

    Non so neanche che cazzo significhi.

    Ora ha iniziato anche a portarmi regali.

    La situazione è ancora più imbarazzante dal momento che i miei amici ne sono deliziati e lo incoraggiano. Tanto per farvi capire di che tipo di persone parliamo: Alistair ed Elinor sono segugi infernali, non c’è bisogno di aggiungere altro; Andrew è un vampiro nato nel medioevo che potrebbe però sentirsi a proprio agio in una festa di collegiali; Sam è un inguaribile romantico il cui spaventoso fidanzato, Gideon, farebbe qualsiasi cosa per fargli avere tutto ciò che desidera; Noah è un umano di vent’anni che, volendo imparare qualcosa di più sui rituali di corteggiamento elfici, è pronto a sacrificarmi in nome della conoscenza. Oh, quasi mi dimenticavo del mio capo e amico di lunga data: Percy, l’attuale Lucifero. Ufficialmente ha detto a Caolan che non ci potrà essere nessuna relazione tra noi, visto che siamo ambasciatori delle nostre rispettive razze, ma sembra che trovi sempre scuse per farmi incontrare l’elfo, o per invitarlo a riunioni dove la sua presenza non sarebbe necessaria.

    Molto sospettoso.

    Volete sapere qual è la parte peggiore, però? La parte veramente drammatica?

    A un primo sguardo, Caolan soddisfa ogni mia possibile preferenza, anche quelle che non sapevo di avere.

    Capite perché è un disastro, vero? Come posso organizzare e supervisionare la migrazione del suo popolo verso la Terra e fare la mia parte per ostacolare Tish ed Éibhear (i nostri cattivi du jour) dal conquistare il mondo e tenere gli umani all’oscuro di tutto se sono anche distratto dagli ormoni?

    Non è fattibile.

    Un momento, un momento… mi sbagliavo. Non è quella la parte veramente drammatica. Volete sapere qual è?

    Gli elfi non misurano il tempo.

    Io sono il tipo di persona la cui agenda giornaliera è quasi piena di blocchi da quindici minuti. Organizzo una tabella oraria regolare per ogni aspetto della mia vita. Se sei organizzato è più facile affrontare le emergenze, quando arrivano.

    Gli elfi, invece, dividono la giornata in sei momenti: mattino, mezzogiorno, pomeriggio, sera, mezzanotte e tarda notte. Com’è possibile gestire una tabella oraria se non sai quale orario dare a un appuntamento? In soli due giorni, Caolan e gli altri due elfi che sono già qui hanno tardato a quasi una dozzina di riunioni. Mi stanno facendo uscire di testa. Tanto che nella mia lista di cose da fare per oggi c’è una visita al centro commerciale per comprare a tutti e tre gli orologi. Forse così potrò preservare la mia sanità mentale.

    «David?»

    Torno al presente e mi trovo davanti lo sguardo dubbioso di Noah.

    «Perché Caolan mi ha portato caffè e dolci?» Se improvvisamente vi trovaste in una dimensione parallela che conoscete molto poco, sapreste anche voi che il caffè (o il suo equivalente multidimensionale) è un dono perfetto?

    Un attimo, non ha senso.

    Riprendo il bicchiere e mando giù un altro sorso. Ho bisogno di caffeina.

    «Perché ci teneva che facessi una buona colazione?» suggerisce Andrew con quello scintillio malizioso negli occhi che gli viene quando è pronto a fare danni.

    «Perché ti sta corteggiando!» Alistair sembra fin troppo deliziato dalla situazione.

    «Okay. Ma perché nello specifico il caffè… un macchiato doppio, il mio preferito… e un dolce alla frutta, che adoro? Come poteva saperlo? E dove li ha comprati? E dove ha preso i soldi per comprarli?»

    I bastardi traditori non dicono niente. Andrew sta ammirando il soffitto. Ellie si guarda le unghie. Alistair spalanca gli occhi quanto più gli è possibile, sperando di apparire innocente ma assumendo un’espressione da maniaco.

    «Non essere sospettoso, David,» dice Sam, con tono talmente colpevole che mi meraviglia che non stia urlando una confessione. «Magari ha usato un incantesimo.»

    «Un incantesimo che crea soldi?» ribatto.

    «Sarebbe un bel trucchetto,» borbotta Gideon, un’affermazione talmente ridicola per il rampollo di una delle famiglie più ricche della comunità che ci giriamo tutti a fissarlo.

    «Avere tanti soldi che potresti usarli come carta igienica e comunque non ti finirebbero mai non ti basta?» chiede Andrew. Gideon gli alza il dito medio contro.

    «Non provare a distrarre David,» dice. «Vi ha posto diverse domande.»

    «Traditore!» esclama Alistair. «Come puoi smascherarci in questo modo?»

    «Una mossa sporca,» dice Sam al suo fidanzato. «Ti amo comunque, ma sto iniziando a domandarmi se sia sicuro rivelarti tutti i miei segreti.»

    «Mi hai già rivelato tutti i tuoi segreti. E David è abbastanza intelligente da avere già una risposta a tutte quelle domande. Ho solo fatto in modo di saltare la parte dove facciamo tutti finta di essere innocenti e neghiamo tutto,» risponde Gideon, raddrizzando la spillatrice di Sam.

    «Okay,» intervengo. C’è il rischio che si vada per le lunghe. «Facciamo finta che abbia già perso quindici minuti, molto più tempo di quanto ciascuno di noi si possa permettere oggi, a cavarvi la verità.» Cedendo alle richieste dello stomaco, apro la busta del dolce e ne mordo un pezzo. Cazzo, non c’è niente di meglio. Chiudo gli occhi assaporandone la dolcezza e trattenendo un gemito.

    «In questo scenario ipotetico, abbiamo resistito fino alla fine?» chiede Alistair. «Cos’è che ci ha fatto crollare?»

    «Cosa più importante, hai bisogno che ti lasciamo solo con quel dolce? Cazzo, David, dobbiamo farti scopare.»

    Apro gli occhi e lancio uno sguardo infuocato verso Andrew, che risponde con un sorrisetto.

    «Non è quello che stiamo facendo?» chiede Noah impaziente. «Smettila di fare lo stronzo, Andrew, così possiamo convincere David che è una cosa buona.»

    «Sì, Andrew, smettila di fare lo stronzo,» interviene Alistair, immediatamente cambiando alleanze. «Sei il miglior amico di sempre di David. Vuol dire che devi essere gentile con lui, mentre gli manipoli la vita per il suo stesso bene.»

    Sam si gira sulla sedia e guarda Alistair di soppiatto. «Mi preoccupa la tua convinzione che manipolare la vita altrui sia compito di un miglior amico.»

    Alistair alza gli occhi al cielo. «Eppure non ti sei posto nessun problema nel suggerire a Caolan di comprare la colazione per David,» controbatte.

    Mi focalizzo su Sam. «Oh, Sam.» Scuoto la testa. In realtà mi sto godendo troppo questo dolce per essere davvero risentito. Per quanto sarà più difficile convincere Caolan che non sono il suo unico grande amore se i miei amici continuano a incoraggiarlo, non posso davvero arrabbiarmi con loro per avergli consigliato di portarmi caffè e dolci.

    «Almeno così mangi qualcosa,» ribatte Sam. «Non ti fa bene saltare la colazione.»

    Oh oh.

    «Non salto la colazione.» Mi ficco il resto del dolce in bocca, in caso Sam consideri la mia risposta una sfida e mi confischi il cibo.

    Elinor scoppia a ridere. «Pensi davvero che non ci siamo accorti che dormi nell’ufficio di Percy?»

    Cavolo. Lo sanno davvero, o tirano a indovinare?

    «Non essere ridicola.» Gesticolo con le mani come a indicare che la sola idea sia assurda. «Ho un letto comodissimo a casa. Perché dovrei dormire nell’ufficio di Percy?»

    Sei sguardi scettici mi si poggiano addosso.

    «Potremmo discuterne animatamente,» dice Andrew, «non mi dispiacerebbe affatto, ma come ci hai fatto notare prima, nessuno oggi ne ha il tempo, quindi ecco tutta la verità: abbiamo piazzato una telecamera nascosta e ti abbiamo colto in flagrante.»

    Il suono che sentite è la mia testa che esplode.

    «Avete nascosto una telecamera nell’ufficio di Percy? Siete impazziti?» Riesco a stento a stare dietro a tutti i problemi che potrebbero aver causato. «Almeno avete chiesto prima alla security di Percy?»

    Gideon alza la mano, il palmo rivolto verso l’alto, e fa ondeggiare le dita. «Pagate.» Andrew ed Ellie gli consegnano delle banconote, borbottando nel farlo.

    Lancio uno sguardo inorridito a Noah, che ridacchia. «Voglio sapere cosa sta succedendo.»

    «Andrew ed Ellie pensavano che te la saresti

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