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Tutta colpa del segugio infernale
Tutta colpa del segugio infernale
Tutta colpa del segugio infernale
E-book290 pagine4 ore

Tutta colpa del segugio infernale

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Info su questo ebook

Sono un segugio da una botta e via… non mi lascio trasportare dai sentimenti…

C’era una volta un segugio innamorato, ma la mia prima e ultima relazione mi ha insegnato che l’amore non è abbastanza per evitare che il tuo fidanzato cerchi di ammazzarti. Acqua passata, ho tutte le cicatrici per provarlo. Tutta la mia virilità è ora indirizzata solo verso appuntamenti di una notte e relazioni occasionali. I miei amici sembrano tutti presi dal morbo dell’amore romantico… Buon per loro, a me non interessa.
Senza contare che le cose nel Governo della Comunità delle Creature diventano sempre più pericolose e io sono al centro di tutto. I nostri nemici non ne vogliono sapere di starsene buoni. Potrebbe sembrare che per adesso abbiano la meglio, ma presto riprenderemo in mano il gioco. Anche se dovesse voler dire andare in missione con Aidan Byrne.
Ancora non ho perdonato Aidan per come ha affrontato la situazione in cui si è ritrovato il mio migliore amico, anche se alla fine le cose sono andate per il meglio. E poi ha un qualcosa che mi fa arruffare il pelo. È il tipo di persona che crede che il karaoke sia solo per i ragazzini e che mi giudica perché mi lecco le palle. Crede anche che tutti debbano prestargli servizio, solo perché è il leader della nostra specie.
Peccato per lui che sono pronto ad accettare qualsiasi sfida… anche quando le cose diventano sexy e incredibilmente complicate. Ma una notte insieme non porterà di certo a cose sdolcinate… vero?
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2023
ISBN9791220705523
Tutta colpa del segugio infernale

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    Anteprima del libro

    Tutta colpa del segugio infernale - Louisa Masters

    1

    ALISTAIR

    Saltello sui gradini che conducono alla casa del mio migliore amico, ma mi fermo davanti alla porta d’ingresso. Quello stronzo eternamente imbronciato del suo fidanzato ha la brutta abitudine di attivare i loro incantesimi di protezione per tenermi alla larga e non ho intenzione di sbatterci contro e ritrovarmi in strada, non un’altra volta. Fa male. Non mi sorprenderebbe se lo facesse apposta, è il tipo di persona che si diverte a infliggere dolore.

    Be’… non esattamente. In realtà è un bravo ragazzo, solo brontolone. Credo però che si diverta davvero a tormentarmi. Ma il mio migliore amico lo ama, quindi devo tollerare l’essere cacciato alle tre del mattino e dover affrontare un incantesimo solo perché voglio entrare per fare colazione. Certa gente non ha senso dell’ospitalità.

    Riesco a oltrepassare la porta d’ingresso, che è chiusa a chiave, ma sono un segugio infernale. Non c’è serratura che possa fermarmi. Mi blocco, però, prima di entrare. Dopo quella volta che sono entrato proprio mentre stavano per, eh, finire, sono sempre molto attenti ad attivare gli incantesimi quando fanno sesso. Ciò non toglie che Gideon ha minacciato di tagliarmelo e di farmelo mangiare se mai mi fossi nuovamente intrufolato in casa loro mentre scopavano, quindi preferisco controllare di avere via libera. Posso dire, però, che è davvero da maleducati fare sesso in salotto quando sai di avere amici che potrebbero voler passare a trovarti?

    Una vergogna.

    Comunque, non sento rumori sospetti e tutti gli odori di sesso sembrano risalire a qualche ora fa, così avanzo verso la cucina per trovare qualcosa da mangiare. Sento una doccia aperta di sopra e un cassetto che viene chiuso, il che vuol dire che si stanno ancora preparando per il lavoro. Sono un po’ in ritardo stamattina.

    Preparerò la colazione per tutti!

    La credenza è piena, un’abitudine di Sam. Mi verso una tazza di caffè dalla caffettiera mezza piena mentre considero le varie possibilità. Mi andrebbero dei pancake, ma non li so preparare. Per qualche motivo, ogni volta che li cucino, finisco per bruciarli o per non farli cuocere abbastanza al centro. Davvero triste. Opto per del pane tostato e tiro anche fuori la scatola d’avena che Sam compra solo per me. Be’, un tempo era solo per me. Da quando Sam è diventato un mutaforma, ha il metabolismo a mille e ha iniziato ad apprezzare le proprietà riempitive di una buona ciotola di porridge.

    Il primo giro di toast è pronto e sto mescolando l’avena sul fornello quando entra Gideon. Mi lancia un’occhiataccia mentre si avvicina alla caffettiera per riempirsi la tazza che ha in mano.

    «Sarà meglio per te se ne stai preparando anche per Sam,» mi ruggisce contro. Ho conosciuto diversi demoni nei miei quasi due secoli di vita e Gideon è l’unico che sembra voler eguagliare le aspettative umane quando si parla di atteggiamenti demoniaci. Anche se, quando l’ho fatto notare a Sam, mi ha tristemente confessato che è un tratto di famiglia. Sam non ha ancora incontrato i parenti di Gideon, ci ha parlato solo al telefono, ma non si sono dimostrati molto calorosi e accoglienti.

    Povero Sam. Anche se è stata una sua scelta mettersi con uno stronzo ossessivo che si mette a sistemare le credenze altrui e si diverte a torturare poveri segugi innocenti.

    «Certo che ne sto preparando anche per Sam,» proclamo. «Adoro Sam. È il mio migliore amico in tutto il mondo e…»

    «Sì, sì,» borbotta lui, afferrando una fetta di pane e caricandone altro nel tostapane. Due segugi e un demone sono capaci di far fuori parecchio cibo. Dodici fette di pane tostato e del porridge non basteranno.

    Mmm. Forse…

    «Volevo preparare i pancake, ma ricordi cos’è successo l’ultima volta,» dico innocentemente. «Vuoi anche tu del porridge? Ne posso preparare altro.»

    Mi fissa con in bocca una fetta di pane tostato spalmato di burro d’arachidi. Non posso biasimarlo per essere sorpreso, non sa che sono un genio della manipolazione e la scorsa settimana mi sono rifiutato di condividere con lui la mia busta di M&M’s da due chili e gli ho urlato contro per essere un ladro di migliori amici.

    Dopo qualche secondo, manda giù il boccone e dice: «No… grazie. Posso prepararmi i pancake da solo.»

    Alzo le spalle, come se non me ne importasse. «Come ti pare.»

    Sembra sospettoso, così mi metto a parlare di amenità varie, raccontandogli di come non vedo l’ora che sia primavera per potermi godere i giardini in fiore. Nel frattempo lui prende una ciotola e ci apre dentro delle uova. Solo quattro, il che è preoccupante.

    «Buongiorno,» dichiara Sam allegro, entrando in cucina con una tazza vuota tra le mani. «Alistair, avevi finito le vivande a casa tua?» Si avvicina alla caffettiera.

    «Cosa stai implicando, che non vuoi fare colazione insieme?» Mi porto una mano al cuore, mentre con l’altra tolgo la pentola dal fuoco. «Mi ferisci. Come puoi farmi del male in questo modo? Com’è possibile che la nostra amicizia significhi così poco per te dopo tutti questi anni di devozione e…»

    «Porca miseria, quasi preferivo quando parlavi dei cazzo di fiori,» borbotta Gideon. Sorrido.

    «Lo sapevo che mi ascoltavi! Facevi finta di non essere interessato, ma l’ho capito subito. Adori le fioriture primaverili quanto me, non è vero? In fondo, sei uno sdolcinato. Molto in fondo, okay, ma proprio tanto, c’è bisogno di una scavatrice per trovarlo, ma da qualche parte lì dentro c’è un cuore e mmph…»

    Sam mi tappa la bocca con una mano, interrompendomi a metà frase. «Smettila ora, prima che ti uccida. Non ti proteggerò.» Gli rivolgo il mio sguardo più triste e lui abbassa la mano con un verso di disgusto. «Perché gli occhioni da cucciolo funzionano sempre?»

    «È magia da segugi,» risponde Gideon. «Ci vuole un incantesimo per fronteggiarla.»

    Spalanco la bocca in risposta all’orribile insulto, mentre Sam reagisce con una risata e afferra una fetta di toast ormai freddo. «Prepari le uova?» chiede, dando uno sguardo alla ciotola di Gideon, che scuote la testa.

    «Pancake. Ne vuoi?»

    Vorrei farvi notare a questo punto che a me non ne ha ancora offerti. A me! Un ospite in casa sua. Visto cosa intendevo sull’ospitalità?

    «Sì, per favore,» risponde Sam. «Pancake e porridge, una colazione perfetta.»

    Gli lancio un’occhiata implorante da dietro le spalle di Gideon e lo vedo alzare gli occhi al cielo. «Fanne anche per Alistair, visto che è stato così gentile da preparare il porridge. Nella mia cucina. Con i miei ingredienti.»

    «Grazie, Gideon, ne accetto volentieri! Sei così gentile a offrirmene.» Consegno a Sam la sua ciotola di porridge con una mano e lo sciroppo d’acero con l’altra, per poi prendere la mia porzione insieme ai mirtilli e dirigermi a tavola.

    Gideon si gira e mi rivolge uno sguardo serio e distaccato. Io gli sorrido. «Domani,» annuncia, «lascerò gli incantesimi attivi.»

    Mi metto in bocca una cucchiaiata di porridge – sto morendo di fame (ho finito davvero tutto a casa) – e subito dopo gli metto il broncio. «Ma così non potrò entrare.»

    Sam tossisce.

    «Non fa niente,» dichiaro magnanimo, «vi chiamo appena arrivato. O magari posso rimanere a dormire qui. Sarebbe divertente. Ricordatevi solo che non si fa sesso mentre ci sono io. Le pareti insonorizzate funzionano, ma non così bene, e come segugio posso annusare qualsiasi cosa

    «Parlando d’altro,» si affretta a intervenire Sam, a voce troppo alta, «cos’hai in programma per oggi? Lavori in ufficio o fuori?» Lavoro insieme a Sam e Gideon in un team investigativo del Governo della Comunità delle Creature, il GCC. Ne sono immensamente orgoglioso, visto che sono uno dei membri più giovani di una squadra senior che risponde direttamente al Lucifero in carica, ma cerco di non darmi troppe arie. Già, sono quel tipo di persona.

    «Ufficio,» rispondo. «Mi alleno in palestra con Noah, poi Percy,» cioè Lucifero, «vuole parlarmi.»

    «Cos’hai fatto?» chiede Sam. La domanda mi ferisce.

    Anche se forse è giustificata.

    «Niente! Lo giuro. Non sembrava arrabbiato. Probabilmente vuole solo controllare qualche caso insieme. Non abbiamo ancora avuto modo di incontrarci per valutare i miei primi tre mesi di lavoro nel team.»

    Sam sembra ancora sospettoso, cosa che mi fa male nel profondo del cuore, e visto che sono assolutamente sicuro di non aver fatto nulla di male (okay, quasi del tutto sicuro), gli rivolgo uno sguardo intenso e chiedo: «Come puoi dubitare di me in questo modo? Non capisci su cosa si basa la vera amicizia…»

    «Mangia e basta, Alistair,» risponde rassegnato.

    Tiro su con il naso con fare offeso e continuo a godermi la mia ciotola di porridge, mentre Gideon inizia a cuocere i pancake.

    È bello iniziare la giornata tra amici.

    «Porca puttana madre di un succhiacazzi!» urla Noah.

    «Puoi farcela!» lo incoraggio dall’altra parte della sala. Non ho intenzione di avvicinarmi mentre è di questo umore. Sarà pure un umano di vent’anni che ha appena imparato a camminare di nuovo ed è ancora ridicolmente debole per la perdita di massa muscolare subita, ma rimane uno stronzo spaventoso. È sopravvissuto quando uno stregone/scienziato pazzo l’ha scelto come cavia, restando nascosto sotto il naso dei suoi nemici, nel loro nascondiglio, per quasi un anno! E per giunta ha imparato praticamente da solo a manipolare la magia esistenziale come nessun altro umano è mai riuscito a fare. Quando è stato catturato dallo stesso stregone, è riuscito a teletrasportarsi in sicurezza da un’altra dimensione, una cosa che dovrebbe essere impossibile. Quindi capite perché preferisco stargli alla larga quando è nervoso.

    Sono passate solo poche settimane da quando pensavamo di perderlo a causa dell’estrema malnutrizione causata da quel teletrasporto. La teoria più accreditata, anche se non possiamo esserne certi, è che il teletrasporto richiede agli umani un tale livello di energia che il corpo inizia a cannibalizzare se stesso. Anche se ancora deve metter su parecchi muscoli, ormai non è più in pericolo di vita e la lingua gli è tornata in piena forma. Facciamo i turni per stargli vicino in palestra quando deve fare la fisioterapia, in parte per tenergli compagnia, in parte come forma di protezione. Dopotutto, il dottor Tish, il suo rapitore, potrebbe tornare.

    «Va’ a prenderlo in culo, Alistair!» risponde selvaggiamente, focalizzato sugli esercizi che il terapista gli sta facendo fare.

    «Cerco solo di sostenerti!» mi lamento, mentre inizio un altro giro di flessioni. Anche se devo ammettere che non mi dispiace prendere cose nel culo.

    Noah mormora qualcosa a denti stretti che nemmeno il mio udito da segugio riesce a decifrare. Vista l’espressione omicida sul suo volto, forse è meglio così. Sono sicuro che si tratta di parole che mi ferirebbero e di cui Noah si pentirebbe. Non voglio che lo straziante senso di colpa si aggiunga a tutto quello che già sta passando.

    Finisco di allenarmi e osservo Noah che completa la sua sessione. Non ne sono certo, perché non sono mai stato bravo a giudicare la forza degli esseri umani, ma credo che se la stia cavando bene. Dall’ultima volta che gli ho fatto compagnia, sembra aver fatto progressi. Forse perché Andrew non fa altro che infilargli barrette proteiche in mano.

    A proposito di Andrew…

    Come se l’avessi invocato, sento il telefono che mi vibra in tasca. Il team ha discusso a lungo su quanto il nostro membro più vecchio si preoccupi in maniera quasi ossessiva di Noah, un comportamento fuori dall’ordinario per il nostro amico, un vampiro di oltre ottocento anni, solitamente molto più rilassato. È anche vero che quando hai aspettato quasi novecento anni per innamorarti e poi il tuo amore quasi si ammazza facendo qualcosa che dovrebbe essere impossibile, è facile cadere in paranoia.

    Prendo il telefono dalla tasca e leggo il messaggio.

    Andrew: Come va? Ha quasi finito? Ha bisogno che venga ad aiutarlo con la doccia?

    Alzo gli occhi al cielo.

    Io: Non abbiamo ancora terminato quella conversazione su come hai NASCOSTO DEI SEGRETI al tuo migliore amico secondario.

    Andrew: Di nuovo queste stronzate? Dimmi come sta Noah. Devo venire?

    Io: È scioccante che sei riuscito a mantenere i tuoi sentimenti per Noah NASCOSTI così a lungo, specialmente nascosti a me, il tuo migliore amico secondario.

    Andrew: Sto arrivando.

    Io: Noah sta bene. Impreca come se avesse inventato tutte le parolacce del mondo e ha quasi finito. Ora parliamo di come le bugie siano una cosa terribile per una migliore amicizia secondaria.

    Andrew: Ha bisogno che venga ad aiutarlo con la doccia?

    Andrew: E cosa sarebbe un migliore amico secondario?

    Io: Ti ricordi cos’è successo l’ultima volta che hai insistito per aiutarlo con la doccia? Non ho intenzione di chiederglielo, non voglio essere vittima della sua rabbia. Se ha bisogno di aiuto, sarà lui a chiederlo.

    Io: E come puoi negare la nostra migliore amicizia secondaria in questo modo? Mi ferisci. È come una pugnalata al cuore.

    Andrew: Non sto negando niente, non ancora. Solo non ho idea di cosa significhi. Te la sei inventata o è una cosa strana da segugi?

    Io: INVENTATA??? Mi sarei inventato il secondo tipo di amicizia più potente che esiste al mondo? Oh, se solo avessi un tale potere!

    Andrew: Okay, è stato un piacere chiacchierare, ma se Noah non ha bisogno di aiuto, ho del lavoro da fare. Rimani umano mentre è nella doccia, in caso dovesse cadere o cose del genere. NON farmi sentire che ti sei messo a inseguirti la coda o leccarti le palle mentre il mio fidanzato ha bisogno di aiuto.

    Io: Sei solo geloso perché tu non puoi leccarti le palle.

    «Parli con Andrew?»

    Alzo lo sguardo su Noah. È a pochi passi, sudato e scomposto, mentre il terapista sta sistemando gli attrezzi che hanno usato.

    «Sì.» Giro il telefono per mostrargli i messaggi. «Non preoccuparti, non viene a meno che non glielo chiedi.»

    Noah scuote la testa. «Lo amo, ma qualche volta mi travolge talmente di attenzioni che vorrei soffocarlo con un cuscino.»

    Sorrido. «Oooh, che dolce. Dovresti stamparlo su uno di quegli adesivi da parete e metterlo sul muro dietro il vostro letto. Potresti incorniciare le parole con un bel cuore e aggiungere la scritta Vero Amore.»

    Alza gli occhi al cielo e sbuffa, anche se noto un accenno di sorriso sulle sue labbra. «Vado a farmi la doccia.»

    Lo seguo, camminando più lentamente del solito per stare al passo della sua camminata incerta. «Anche io. Visto che il tuo paparino vampiro dice che non mi è permesso trasformarmi e leccarmi le palle nello spogliatoio in caso avessi bisogno di aiuto…»

    Si ferma talmente d’improvviso che mi ci vogliono ancora due passi per accorgermene e bloccarmi. Ha uno sguardo inorridito, talmente atroce che mi preoccupo abbia percepito qualche minaccia.

    Ma non c’è niente.

    «Che ti prende?» chiedo. Risponde balbettando.

    «Io… cosa… non so neanche da dove iniziare! No, aspetta, lo so eccome… non osare mai più chiamare Andrew in quel modo. Il mio paparino vampiro? Di che cazzo ti sei fatto?»

    «Oh, andiamo! Come dovrei chiamarlo? È un uomo molto più vecchio, molto molto più vecchio, che insiste per prendersi cura di te. Ed è un vampiro. Direi che è una definizione perfetta.»

    Il suo sguardo mi terrorizza, anche se noto il tremolio che gli attraversa i muscoli affaticati. Per prudenza faccio un passo indietro. Non ha usato la magia durante la ripresa, visto che non potevamo essere certi di come avrebbe reagito, ma so benissimo che è capace di lanciarmi contro palle di fuoco se vuole.

    «Insiste a prendersi cura di me perché sono quasi morto, brutto idiota, e riesco appena a superare una giornata senza distruggermi dalla fatica.» Gli cambia improvvisamente l’espressione. Lo sento sospirare. «Forse non dovrei volerlo soffocare,» ammette. «Ma tu rimani uno stronzo. Ti lecchi davvero le palle? In pubblico?»

    Con uno sbuffo gli offro un braccio su cui poggiarsi mentre raggiungiamo lo spogliatoio. Non è lontano, la palestra per i dipendenti del GCC è piccola, ma oggi si è affaticato davvero tanto e credo abbia bisogno di sedersi. «Ti piacerebbe poterti leccare le palle. Tutti quelli come te che non riescono a farlo sembrano esserne ossessionati. E poi quando mi trasformo, non le posso mica nascondere, che differenza fa se me le lecco?»

    Scuote la testa, sembrano mancargli le parole. Ho ragione, però. Le altre specie parlano di come i segugi si leccano le palle in continuazione. Noi non ne parliamo mai, lo facciamo e basta. Anche quei maledetti gatti, i felidi, reagiscono con oltraggio, malgrado siano in grado di farlo anche loro.

    Anche se non credo di aver mai visto un felide leccarsi le palle. Ma devono farlo, giusto? Perché mai si dovrebbe sprecare un’abilità del genere? Forse sono solo restii a farlo in pubblico.

    Arrivati nello spogliatoio, faccio sedere Noah su una panca mentre gli prendo l’asciugamano e il bagnoschiuma, apro l’acqua in uno dei box doccia e trovo uno degli sgabelli da doccia che Andrew insiste per fargli usare. So che Noah lo detesta, ma lo infilo comunque nel box. Deciderà lui se ignorarlo o meno, almeno so di aver fatto il mio dovere. Credo che oggi lo userà.

    Torno da lui e nel vederlo sforzarsi ad alzarsi, chiedo a bassa voce: «Hai bisogno di una mano? Vuoi che chiami Andrew?»

    Mi offre un sorriso stanco. «Accompagnami, se non ti dispiace,» risponde. «Una volta sotto l’acqua, me la caverò da solo. Magari mi riposo un po’ prima di tornare di sopra.»

    Che. Tipo. Cazzuto.

    Tutti coloro che pensano che gli umani siano una specie inferiore non hanno idea di cosa parlino.

    Andrew ci si fionda addosso nell’istante in cui ci avviciniamo all’ingresso dell’ufficio. Noah si è rifiutato di usare la sedia a rotelle che Andrew si porta dietro ovunque per qualsiasi evenienza, così il tragitto dalla palestra è stato lento e Noah si è stancato tanto da doversi appoggiare a me.

    Ovviamente Andrew inizia subito a pensare al peggio.

    «Sto bene,» sbotta Noah irritato, allontanandolo con una mano come se si trattasse di una mosca. Adoro guardarli quando fanno così. Specialmente perché Andrew torna all’attacco proprio come farebbe una mosca. Mmm… una mosca vampiro?

    Con non poca agitazione e proteste, Noah viene finalmente fatto sedere alla sua postazione. Intuisco che Andrew vorrebbe suggerirgli di tornare a casa per un riposino, ma l’espressione determinata di Noah lo fa indietreggiare. Si ritira alla sua scrivania facendo finta di lavorare, anche se in realtà continua a osservare Noah ossessivamente.

    È molto dolce.

    Noah, però, sembra pronto a fare una strage, lo capisco subito, così faccio la mia parte per salvare la vita di Andrew piantandomi sulla sua scrivania.

    Mi fulmina con uno sguardo, che poi rivolge a Noah, spostandolo di nuovo con lentezza su di me, fino ad abbassarlo per fissare il mio sedere comodamente seduto sulla sua agenda.

    «Hai bisogno di qualcosa?» mi chiede seccato.

    «Non abbiamo ancora finito di parlare della migliore amicizia secondaria,» dichiaro con un sorriso, muovendo il sedere per sentire i fogli sotto che scricchiolano.

    Si mette a ridere. «Sei proprio una piattola,» mi apostrofa con simpatia, poggiandosi leggermente allo schienale della sedia e voltandosi appena per poter tenere d’occhio Noah mentre parliamo. «Okay, parlami di questa migliore amicizia secondaria.»

    «Be’,» inizio, «ovviamente Sam è il mio migliore amico di tutti i tempi e nessuno potrà mai portarmelo via. Gideon ci ha provato, ma ha fallito.»

    «Cosa?» Sam alza lo sguardo dallo schermo del computer. «Gideon e io abbiamo una relazione stabile. Di che cavolo parli?»

    «Ah, ma noi due rimaniamo i migliori dei migliori amici. Per sempre. Per sempre sono tanti anni, Sam. Neanche Gideon potrà mai intaccare il nostro legame.»

    Sam sospira e torna a concentrarsi sul lavoro.

    «Ma tu,» mi rivolgo di nuovo a Andrew, «tu sei il mio migliore amico secondario. Anche il nostro legame è per sempre, pur essendo molto più recente. L’amicizia che ci lega è diversa da ciò che c’è tra me e Sam. Lui mi dà da mangiare e mi ricorda quanto sono carino. Con te posso ballare la Macarena e conosci tutti i passi della coreografia di Baby, One More Time

    «Britney è un’icona pop,» concorda. Noah e Sam sospirano all’unisono, anche se so benissimo che a Sam piace cantare Oops!… I Did It Again mentre fa le pulizie.

    «Visto? Questo dimostra che sei il mio migliore amico secondario.»

    «Un momento,» interviene Noah, con tono riluttantemente curioso. «Andrew è il tuo migliore amico secondario – oh, mio Dio, non ci credo che ho appena pronunciato quelle parole – ma tu sei sicuro di essere il suo? O sei il suo migliore amico primario?»

    «Amico migliore dei migliori,» lo correggo, perché la terminologia è importante. «No, non funziona così. Deve essere una relazione completamente reciproca su ogni livello, altrimenti si creano gelosie e scismi. Intere nazioni hanno fatto guerra per cose del genere.»

    «Ma certo.» Noah rivolge lo sguardo a Andrew. «Allora chi è il tuo migliore amico?»

    «Tu,» risponde Andrew immediatamente. Ci mettiamo tutti a ridere.

    «No,» dice Noah. «Cioè, sì, ma io sono il tuo fidanzato. È una relazione completamente diversa. Cazzo, mi avete risucchiato nel vortice delle vostre idiozie.»

    «Non c’è via di scampo,» lo compatisce Sam. «Una volta che ci sei dentro, è finita. Ti hanno in pugno per la vita

    «Almeno la mia vita non durerà quanto la tua,» borbotta Noah. «La libertà è

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