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Enne meno uno
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E-book89 pagine1 ora

Enne meno uno

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Fantascienza - romanzo breve (71 pagine) - Sarah Pinsker è stata uccisa. L'assassino è Sarah Pinsker. Resta da capire quale, in un convegno affollato di Sarah Pinsker da ogni dimensione. Romanzo finalista ai premi Nebula, Hugo, Locus e Theodore Sturgeon


Un'isola, una tempesta che impedisce di raggiungere la terraferma, un omicidio. Un'ambientazione che non può non ricordare il più classico dei gialli, Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. C'è un investigatore che deve trovare l'assassino, ma qui la situazione è un filo più complicata.

Siamo a Secord, isola indipendente vicino al Canada, dove si sta svolgendo il primo convegno interdimensionale di Sarah Pinsker. L'idea l'ha avuta Sarah Pinsker dopo aver trovato il modo di viaggiare tra gli universi paralleli: organizzare un raduno con centinaia di copie di se stessa, ognuna con piccole o grandi differenze. Un'occasione unica per scoprire come la propria vita sia stata plasmata da eventi che sembravano insignificanti, o come sarebbe potuta andare scegliendo strade diverse.

Ma quando una Sarah Pinsker viene uccisa, l'unica investigatrice del convegno viene chiamata a cercare di capire cosa è successo, e dovrà fare i conti con le sue paure e i suoi desideri più profondi.


Sarah Pinsker, nata a New York nel 1977, vanta una collezione di finali ai maggiori premi della fantascienza (tra cui dieci volte al Premio Nebula) e anche diversi successi: quattro premi Nebula, due premi Hugo, un Locus, un Philip K. Dick, un Theodore Sturgeon. Ha vissuto a Toronto, Canada, per tornare in USA per studiare all'università. Attualmente vive a Baltimora. Oltre che scrittrice è cantante e autrice di canzoni; ha pubblicato quattro album, da solista e col suo gruppo The Stalking Horses.

Il suo primo romanzo, A Song for a New Day, scritto nel 2019, immagina un mondo in cui a causa di una pandemia sono stati vietati i concerti musicali.

Tra i suoi racconti più noti Nostra signora della strada, Due verità e una bugia e Dove si raccolgono i cuori di quercia, tutti usciti in Italia su Robot.

LinguaItaliano
Data di uscita18 ott 2022
ISBN9788825421408
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    Anteprima del libro

    Enne meno uno - Sarah Pinsker

    Avevo preso in considerazione l’idea di rifiutare l’invito. Era troppo strano, troppo costoso, troppo lontano, troppo pericoloso, troppo bizzarro. Decisamente troppo bizzarro. Un invito come quello però non sarebbe mai arrivato di nuovo, e se non fossi andata lo avrei rimpianto. Era rimasto sul tavolo della cucina per tre settimane, mentre discutevo dei pro e dei contro con Mabel. Lei ascoltava, avanzava suggerimenti, io ribattevo, poi sostenevo la sua tesi, subito dopo sostenevo entrambe le tesi e poi le contestavo tutte e due.

    – Come faccio a sapere che non è uno scherzo? – le chiesi, studiando l’elenco degli sponsor per la ventesima volta. – Il sito web sembra autentico, ma non potrebbe essere uno scherzo?

    – Guarda alla cosa in questo modo – ribatté Mabel. – Farai parte di un evento rivoluzionario della storia umana oppure di un rivoluzionario esperimento psicologico. In entrambi i casi qualcuno ne trarrà beneficio. E tu non sei mai stata nel Canada orientale, per cui almeno potrai vedere un posto nuovo, anche se dovessi finire per ritrovarti da sola in un campo da qualche parte come una sciocca.

    Trovava sempre il modo di trasformare in un’avventura cose che altrimenti mi avrebbero stressata. Quattro mesi più tardi presi un aereo fino in Nuova Scozia e poi un autobus fino a una città costiera troppo piccola per guadagnarsi anche solo un pallino su una carta geografica, mi imbarcai su un traghetto per Secord Island e varcai il portale che dava sull’atrio di un hotel per le vacanze in una realtà alternativa, affollato di altre Sarah Pinsker. Secondo i miei calcoli dovevamo essere almeno un paio di centinaia e altre continuavano ad arrivare alla spicciolata.

    Era facile riconoscere chi era appena arrivata. Eravamo quelle ferme nell’atrio con il bagaglio in mano, gli occhi sgranati e la bocca aperta. Il mio corpo, la mia faccia e perfino la mia espressione mi fissavano come da duecento specchi nel labirinto di un luna park. Ancora più strana era un’energia presente nell’aria che non riuscivo a spiegare del tutto, la sensazione che ogni singola Sarah all’arrivo avesse formulato quello stesso identico pensiero con la stessa miscela di curiosità, stupore, orrore e meraviglia arrivando alla stessa sconvolgente conferma: che l’invito era stato autentico e che non eravamo più sole. O forse lo eravamo più di quanto lo fossimo mai state.

    Grossi gruppi di partecipanti erano raccolte intorno al banco della reception dell’hotel e a quello in cui ci si registrava alla SarahCon, senza dubbio ciascuna impegnata a individuare sé stessa nel lungo elenco di nomi quasi identici. Un terzo gruppo, a cui decisi di unirmi, si era radunato nel bar dell’atrio, sperando di usare l’alcol per smorzare la stranezza di trovarsi faccia a faccia con i nostri io del multiverso. Trovai uno sgabello e spinsi sotto i piedi valigia e zaino nello scarso spazio disponibile in mezzo al resto delle valigie e degli zaini.

    – La scura – dissi al barista, indicando il terzo rubinetto di birra alla spina.

    Lui sorrise nel sollevare un bicchiere. – È la settima di fila. Scegliete tutte la scura o uno dei whisky migliori.

    Archiviai quell’informazione e bevetti un sorso. La Sarah accanto a me fece lo stesso. Entrambe ci eravamo sfilate gli occhiali nello stesso momento e avevamo inarcato un sopracciglio una in direzione dell’altra.

    Il barista era rimasto in zona. – Il numero della stanza per il suo conto?

    – Non ho ancora fatto il check-in. Vanno bene i contanti? Oh, c’è il problema della valuta di un altro mondo.

    – Può mettere l’ordinazione sul mio conto – intervenne la me che mi sedeva accanto. Portava i capelli in una lunga treccia, sulla schiena, come avevo fatto io quando avevo tredici anni.

    Sollevai il bicchiere verso di lei in un brindisi. – Grazie. Molto gentile.

    – Piacere mio. Non avevo mai offerto un drink a me stessa, prima d’ora. Ecco, non così, almeno. Hai idea di quante sono in tutto? Quante di noi, intendo.

    Scossi il capo. – Non saprei. Potresti chiedere a qualcuno alla reception.

    Una terza Sarah, più vecchia di me di forse una decina di anni, si unì alla conversazione. I miei genitori si erano sposati molti anni prima che io nascessi, e mi ero spesso chiesta se sarei ancora stata me stessa se non avessero aspettato. – Sono certa che lei ci darà il numero esatto nel discorso di apertura.

    – Lei? – ripeté Treccia. – Chiedo scusa se la domanda suona stupida. Ho fatto il check-in nella mia stanza ma non ho ancora affrontato il banco della registrazione alla convention. Odio le code.

    La Sarah più anziana frugò nella borsa commemorativa della SarahCon e tirò fuori il programma. L’aprì alla pagina delle biografie e cominciò a leggere. – Sarah Pinsker [R0D0] (non so cosa significhi R0D0) ha fatto la scoperta che ha portato alla creazione del portale del multiverso. È una quantologista diplomata alla John Hopkins University. – A quel punto sollevò lo sguardo. – Credo che quella laggiù sia lei. Ha continuato a correre avanti e indietro per tutto il tempo che sono stata seduta qui.

    Seguendo la direzione indicata dal suo dito individuammo una Sarah che andava e veniva per l’atrio con un walkie-talkie vicino alle labbra. Aveva i capelli corti − un taglio che sconfiggeva i ricci che sono il mio tormento − e appariva affannata ma con un aspetto migliore di quello della maggior parte di noi, elegante in una casacca di seta e jeans firmati che le aderivano e la valorizzavano. Io non ero mai stata neppure lontanamente elegante e non avevo mai avuto il coraggio di tagliarmi i capelli così corti.

    – Una quantologista – ripetei.

    La Sarah più anziana sfogliò il programma. – Sembra che nel comitato organizzatore ci siano altre quattro Sarah con questa qualifica.

    Treccia si grattò la nuca. – Non ho mai sentito parlare di quantologia. Non credo sia un vero campo di studio da dove provengo.

    – Neanche da dove vengo io. Tu di dove sei? Cioè, rispondi pure come preferisci.

    – Vengo un po’ da ogni parte – rispose Treccia. La stessa risposta che do io di solito. – Però vivo a Seattle.

    Inquietante. – Anch’io. Ci sono andata per un lavoro, dopo il college, e ci sono rimasta.

    – Io ho fatto lo stesso! Un lavoro estivo. Lì ho conosciuto la mia ragazza e mi sono sistemata definitivamente. Abito nel West Seattle. E tu?

    – Sto a Ballard. – Sollevai il bicchiere e urtai il suo in un brindisi, anche se le cose fra me e quella particolare ragazza non erano durate.

    La Sarah più vecchia trangugiò la sua birra e ne

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