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Il morso del vampiro
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Il morso del vampiro
E-book295 pagine4 ore

Il morso del vampiro

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Info su questo ebook

Essere rapito non era uno degli obiettivi della mia vita. Essere salvato mi ha lanciato in un mondo tutto nuovo e completamente pazzesco.
Non è facile essere l’unico umano nel Governo della Comunità delle Creature, specialmente quando sei stato appena salvato da un manipolo di scienziati pazzi. Due anni fa non volevo altro che andare al college, divertirmi, per poi costruirmi una vita normale. Invece sono stato rapito, mi hanno usato come cavia per mesi, mi sono nascosto per quasi un anno e ho scoperto che la mia intera esistenza è un esperimento genetico condotto da terroristi. È decisamente arrivato il momento di rivedere i miei piani.
I miei salvatori del GCC sono stati… perlopiù fantastici. Mi hanno offerto un lavoro e una rete di sostegno. Ma non è facile abituarsi all’esistenza di demoni, vampiri e mutaforma. Soprattutto perché c'è un particolare vampiro che mi fa venir voglia di iniziare una collezione di paletti di legno. Com’è possibile avere più di ottocento anni e la mentalità di un ragazzino ubriaco?
Devo ammettere però che, malgrado il comportamento da adolescente, Andrew è ferocemente protettivo. Ci sono ancora malintenzionati in giro e mi serve qualcuno come lui accanto. Per non parlare del fatto che non è davvero niente male… potrei ammirarlo tutto il giorno, se solo stesse zitto.
Mentre cerchiamo di trovare i miei rapitori prima che loro possano trovare me, la vita mi riserva altre sorprese e il mio mondo finisce di nuovo sottosopra. Questa volta, però, sono pronto: ho un vampiro di ottocento anni che mi guarda le spalle. Cosa mai potrebbe andare storto?
LinguaItaliano
Data di uscita12 dic 2022
ISBN9791220704496
Il morso del vampiro

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    Il morso del vampiro - Louisa Masters

    1

    NOAH

    «H o sentito che l’hanno assunto come prova per un futuro dipartimento umano.»

    «Sul serio? Non bastava Sam? Lavora con noi da cinque anni.»

    «Sam è un caso a parte. È riuscito a far sistemare Gideon Bailey, chiaramente non è un umano qualsiasi.»

    Alzo gli occhi dallo schermo del computer. Sam non è per niente umano, cosa che l’impicciona numero uno sembra ricordarsi non appena chiude la bocca.

    «Non che sia umano… non più. Qualcuno sa esattamente cos’è successo? Giurerei sia stato umano per cinque anni, poi, sei mesi fa, è improvvisamente diventato un felide? Com’è possibile?»

    Eh. Non puoi neanche immaginarlo. Buon per te.

    «Nessuno dice niente. Abbiamo solo la storia ufficiale, che Sam è sempre stato un mutaforma con un difetto di nascita che l’ha reso dormiente. C’è voluto un intero team di medici per curarlo.»

    Una storia debole. L’ho detto a Sam e agli altri, ma non avevano molte altre opzioni. La verità sarebbe stata troppo rischiosa.

    Le chiacchierone rimangono in silenzio per qualche istante, poi l’impicciona numero uno riprende: «Non ci crede nessuno, vero? Non è possibile che un mutaforma rimanga dormiente. Il gene mutaforma prevale sempre.»

    Non sai proprio niente, tesoro. Anche se… alla fine è stato effettivamente così, visto che Sam non è più umano.

    «Comunque non penso che lui possa essere stato scelto per iniziare un dipartimento umano. È troppo giovane, anche per un umano. Non so neanche se è già adulto.»

    Gesù Cristo santissimo. Non si degnano nemmeno di abbassare la voce. Pensano davvero che sia un bambino? So di essere giovane, ma come potrei lavorare qui se non fossi un adulto?

    «Allora perché è qui? A meno che… pensi possa essere una spia di Lucifero?»

    «Cosa avrebbe da spiare? Non parla con nessuno. Arriva in ufficio, fa quello che gli hanno detto di fare e se ne va. Comunque, se Lucifero ci volesse davvero spiare, userebbe la magia.»

    Come se quelle parole l’avessero evocata, sento la magia, la materia di cui è composta l’esistenza, che mi accarezza. È una sensazione strana e lo dico consapevole di avere un demone alla scrivania accanto e un vampiro che parla al telefono vicino la finestra. Non l’avevo mai sentita in vita mia fino…

    Sento la magia intorno a me accentuarsi… quasi solidificarsi. Come acqua che mi sfiora la pelle. Cavolo, mi vengono i brividi.

    Innervosito e spaventato, mi giro con la sedia e guardo le chiacchierone. Le riconosco, non lavorano nemmeno in questa parte dell’ufficio. Sono venute letteralmente solo per osservarmi e dire fandonie.

    «Lo sapete che vi sento, vero? Sono umano, non sordo. Perché non ve ne andate, voi e le vostre chiacchiere nefaste?»

    Quella sulla sinistra appare scioccata e fa un passo indietro, pronta ad andarsene, mentre l’altra ridacchia. «Non dovresti origliare conversazioni private, umano.»

    Cala il silenzio. Tutti i presenti si sforzano di sentire cosa stia accadendo, pur mantenendo un’apparenza di noncuranza. In parte è perché l’impicciona numero uno, credo si chiami Nikita, ha appena usato la parola umano come offesa. Il GCC ha una politica ferrea contro la discriminazione.

    In parte perché ho fatto lo stronzo con tutti in passato e sanno cosa sta per accadere.

    Mi alzo e squadro l’impicciona da capo a piedi. Sono abbastanza certo sia una succube, ma qualche volta, la maggior parte delle volte a dire la verità, faccio fatica a distinguere le specie. Ci sono comunque insulti che funzionano con tutti.

    «Ascolta, lo so che qualcuno con poteri limitati come i tuoi potrebbe avere problemi di udito, ma quelli che hanno poteri maggiori o che sono umani non hanno quel problema: quando ti metti a urlare, ti sentiamo tutti.» Alzo un po’ la voce, come a sottolineare la sua difficoltà a sentire. «E lo so che tutti quelli che hanno meno di…» Cazzo, a che età i membri della comunità iniziano a mostrare i segni della vecchiaia? «… mille anni devono apparire bambini a una donna matura come te, ma ti posso assicurare che sono un adulto. Un adulto che ha del lavoro da sbrigare, quindi perché non te ne torni nel club della demenza senile e ci lasci in pace, invece di farci perdere tempo in chiacchiere?» Mi rimetto seduto e mi giro verso il monitor. Sento tutti gli occhi puntati addosso nel silenzio assoluto dell’ufficio.

    L’unico avvertimento che ho è l’improvviso fruscio della magia, poi qualcuno gira la mia sedia e mi ritrovo Nikita addosso, la sua natura altra finalmente evidente. La maggior parte dei membri della comunità passano per umani, probabilmente ne avete incontrati centinaia senza mai accorgervene. Magari sono i vostri vicini, o i vostri colleghi. Ma quando si lasciano andare alla loro vera natura, appare subito chiaro che non sono umani, anche se non c’è molto che sembra cambiare, superficialmente.

    È decisamente una succube. C’è un che di magnetico nei suoi lineamenti, malgrado l’occhiataccia d’odio che mi sta lanciando. Dalla reazione del mio corpo mi accorgo anche che ha dato libero sfogo ai suoi feromoni. Non mi piacciono neanche le donne, ma mi viene comunque un’erezione. Una reazione fisica, ma sono comunque disgustato da come stia usando l’eccitazione come arma, contro il mio consenso, solo per un battibecco di lavoro.

    Una cosa, però, non mi torna. Non dovrei riuscire a pensare così chiaramente. L’incantesimo di una succube non dovrebbe generare una specie di euforia mentale? Dovrebbe essere parte del loro arsenale, o almeno questo mi dicono le ricerche superficiali che ho condotto.

    «Che succede?» Una voce potente spezza la tensione come con una frustata. Nikita fa un passo indietro. All’improvviso tutti tornano a lavorare.

    Alzo lo sguardo sull’uomo che sta venendo verso di me. Non ha il solito sorriso malizioso, sostituito da un broncio che lo fa apparire fottutamente spaventoso. Non aiuta il fatto che so che si tratta di un vampiro centenario, membro del team letale che lavora direttamente per Lucifero.

    «Allora?» Si ferma a pochi centimetri dalla mia scrivania e guarda prima me, poi Nikita.

    Tengo la bocca chiusa, per una volta. Trovo Andrew fastidioso, perché dovrei parlargli? E non faccio di certo la spia.

    Alza un sopracciglio e assume un’espressione esasperata quando gli appare chiaro che non ho intenzione di aprir bocca. Si rivolge alla succube, che nel frattempo sta tentando di sgattaiolare via. La donna si blocca e inizia a balbettare una scusa. Non riesco a capire cosa sta dicendo, è un insieme confuso di parole spezzate e frasi sconnesse, è terrorizzata e non posso darle torto. Se ben ricordo, lavora nel reparto contabilità e al momento è sotto lo scrutinio di quello che potrebbe essere considerato la versione magica di un marine o di un berretto verde, o di un qualsiasi altro minaccioso rango militare. Per non parlare del fatto che deve essere consapevole di aver infranto più di una regola.

    Dopo un po’, Andrew perde la pazienza. «Torna al lavoro,» le ordina. «Qualcuno verrà a parlarti più tardi.»

    Nikita scappa via, letteralmente. Se non fossi così infastidito dalla presenza di Andrew, sarebbe stato uno spettacolo da godersi.

    Intanto, il signor Vampiro Grande Grosso e Cattivo si sta guardando intorno. Tutti i presenti nell’open space cercano di evitarne lo sguardo. «Se scopriamo che stava cercando di usare i suoi poteri per intimidire Noah, e mi sembra che sia andata proprio così, e se scopro che siete rimasti tutti a guardare, ci saranno conseguenze molto serie. Quindi pensate bene ai vostri prossimi passi.»

    Bravo, minaccia una dozzina di persone con cui dovrò continuare a lavorare, idiota. Be’, non è che ci lavoro proprio insieme, più che altro accanto.

    Il fruscio di movimenti che segue, questa volta, sembra teso. Sospiro, mi alzo e gli punto contro l’indice.

    «Che ne dici di smetterla di sbraitare ordini e di lasciare tutti in pace a fare il proprio lavoro? Che ci fai qui?» Lui e il resto del folle team di Lucifero, incluso Sam, a cui piace pensare di essere mio mentore, lavorano su un altro piano.

    Abbassa lo sguardo sul mio dito puntato e sfodera quel solito sorrisetto ebete. Eh. Crede davvero che essere un belloccio centenario che si comporta da adolescente possa risultare attraente? Non lo sopporto. È come quando tuo padre cerca di fare il figo.

    Be’, non mio padre. Gli altri padri. Mio padre non faceva cose del genere.

    E non era neanche mio padre.

    Andrew, con i suoi comportamenti suadenti ed eleganti, non me lo ricorda per niente.

    «C’è una riunione, Percy vuole che tu sia presente,» risponde.

    Sospiro e chiudo il computer. Percy è il Lucifero in carica e visto che ho un apprendistato-lavoro e un appartamento dove vivere grazie a lui, preferisco non contraddirlo. È sempre stato molto gentile. Trovo difficile fidarmi delle persone dopo quello che mi è successo negli ultimi anni, ma se proprio devo fidarmi di qualcuno, Percy è tra i pochi su quella lista.

    «Andiamo,» vado avanti e lo sento borbottare mentre mi segue, ma non capisco cosa dice.

    Confusi abbastanza? Avete bisogno di un riassunto? Eccovi qualche appunto veloce sulla mia vita da quando ho compiuto diciott’anni.

    Mi chiamo Noah Cage. Anche se non è il mio vero nome, visto che ho scoperto che le persone che credevo essere i miei genitori in realtà mi stavano crescendo per conto di un’organizzazione terroristica, la Coalizione per l’Avanzamento della Comunità. Circa quarantacinque anni fa la Coalizione decise di voler schiavizzare gli esseri umani… un momento. Sto andando troppo avanti. Parliamo prima di me.

    Due giorni dopo aver compiuto diciotto anni, circa tre settimane prima del diploma, tornai a casa e mi trovai davanti tre omaccioni che avevano l’aspetto di chi si diverte a spezzare la schiena alle persone. I miei genitori stavano facendo le valigie. Gli uomini mi dissero che dovevo andare con loro. Chiesi a mia madre cosa stesse succedendo e lei rispose: «Non sono tua madre. Hai diciotto anni ormai e noi siamo stati pagati.»

    Andai nel panico. I tizi spaventosi se l’erano aspettato, visto che un istante dopo mi sono risvegliato in un laboratorio, legato a un lettino.

    Vi è mai successo? Non ve lo auguro.

    Mentre cercavo di capire se i miei genitori mi avessero venduto o cos’altro, come, e perché, mi ritrovai davanti il mio medico. Dico sul serio. I miei erano sempre stati ossessionati dai controlli medici, una volta al mese il dottor Tish veniva a casa per farmi un controllo completo. A ripensarci adesso è sempre stato strano, ma quando è l’unica realtà che conosci per tutta la vita, ti sembra normale. All’inizio fui sollevato dal rivedere il mio dottore, poi capii che era lui la radice di tutti i miei problemi.

    Gli otto mesi successivi furono brutali. La maggior parte dei test erano poco invasivi, controlli alla vista, all’udito, alla resistenza fisica. Più le analisi del sangue, ovvio. Innumerevoli analisi del sangue. Sempre la stessa cosa, giorno dopo giorno, qualche volta con qualche stimolo pensato apposta per causare stress. I dottori e gli assistenti parlavano liberamente davanti a noi. Capii ben presto che significava che non temevano che avremmo mai ripetuto quelle storie a qualcuno, il che mi terrorizzò. Ma vuol dire anche che imparai molto su quello che stavano facendo, anche se non ne discutevano mai le ragioni. Non parlavano mai dei motivi di base ed era frustrante non sapere perché stessero facendo tutto quello.

    Non ero solo. Non sono sicuro di quante altre cavie ci fossero, ma la cella-dormitorio in cui vivevo ospitava altri tre ragazzi e il corridoio in cui si trovava era pieno di porte. Immagino che potrei farmi dire il numero preciso adesso, se volessi, ma conoscere quante altre vittime ci fossero, oltre me, non mi farà sentire meglio.

    Premo il pulsante dell’ascensore, cercando di ignorare Andrew che chiacchiera con… qualcuno.

    «… continuo a dir loro che se non avessero portato i biscotti, non li avrei mangiati. È logico, non trovi, Rania? Non è colpa mia se portano biscotti così deliziosi che mi costringono a mangiarli!»

    Eh, sul serio? Tanto mi basta per farmi desiderare di aver preso le scale. Il problema è che è molto più in forma di me, non avrebbe problemi a parlarmi lungo tutto il percorso.

    Fortunatamente… o sfortunatamente, non siamo gli unici nell’ascensore, così, anche se devo comunque sorbirmi la sua voce, non mi parla direttamente.

    Allora… dov’ero rimasto? Giusto, rapito dal mio medico d’infanzia per delle analisi di cui non capivo lo scopo. Come se tutto ciò non fosse abbastanza orribile, c’era qualcosa di strano in tutte le persone che lavoravano nel laboratorio. Più strano di quello che ti aspetteresti da dottori e inservienti che conducono test medici su adolescenti confusi. All’inizio pensai che si fossero, per qualche motivo, mascherati con zanne e corna finte. Pensai di essere finito in qualche spaventoso culto di Dracula. O tra satanisti. Se vuoi adorare il diavolo, non ti fai problemi a metterti un paio di corna finte, giusto? Ma poi, un giorno, vidi una delle guardie trasformarsi in un cane enorme. Pensai che se i mutaforma esistevano, allora anche demoni e vampiri dovevano essere reali. Il che mi fece apparire i test che facevano ancora più spaventosi.

    Poi arrivò il giorno in cui uno degli assistenti di laboratorio e due guardie vennero nel dormitorio e iniziarono a iniettarci qualcosa. Non era una novità, di solito dopo un’iniezione ci facevano fare una qualche attività fisica, per poi prelevarci il sangue. Ma era la prima volta che i miei compagni di stanza cadevano privi di conoscenza sul pavimento. Da farsela sotto, no? Così alla prima distrazione, mentre nessuno mi prestava attenzione, finsi anch’io di perdere conoscenza. Qualsiasi cosa ci fosse in quella siringa, non la volevo nel mio corpo. Non posso neanche esprimere la mia fortuna di quel giorno, visto che venti secondi dopo mi accorsi che i miei compagni non erano privi di conoscenza, erano morti. I test erano finiti, non servivamo più.

    Vi hanno mai trascinato verso un inceneritore? Un’altra esperienza che non vorrei mai ripetere.

    Un altro colpo di fortuna, le guardie decisero di prendere tutte le cavie dai dormitori, prima di caricarci nel forno. Non appena si allontanarono, scappai. Non mi ero mai considerato una persona fortunata prima di allora, ma non posso negare che c’era qualche forza dalla mia parte quel giorno.

    E per quasi tutto l’anno successivo. Ero scappato dall’inceneritore, ma non riuscii a trovare una via di fuga libera dalle guardie. Il complesso però era enorme, così mi bastava dormire poco e muovermi continuamente per non farmi trovare. Un paio di volte c’è mancato poco che le guardie e gli scienziati mi scoprissero. Quando erano nelle mie vicinanze e si lamentavano della puzza da umano che viene dal sistema di aerazione oppure quando qualcuno in cucina si lamentava della mancanza di viveri sudavo freddo, ma erano così arroganti da non riuscire a pensare che una delle loro cavie sarebbe potuta sopravvivere.

    Le porte dell’ascensore si aprono. Esco, lasciandomi Andrew alle spalle. So dove dobbiamo andare, non ho bisogno di rimanergli attaccato mentre finisce di raccontare di quando accidentalmente preparò dei biscotti con sale invece di zucchero, per poi offrirli ai segugi di uno dei team investigativi. Devo ammettere, però, che avendo avuto a che fare con quei segugi, avrei pagato per vedere la loro reazione.

    M’incammino lungo il corridoio, sbirciando in ogni ufficio, fino ad arrivare a quello che cerco. Busso alla porta.

    «Salve. Ehm, volevi vedermi?»

    Percy mi sorride, seduto al tavolo. «Sì. Grazie per essere venuto, Noah.»

    Entro e cerco una sedia libera, guarda caso ce n’è una vicino a Sam, che ha deciso di prendermi sotto la sua ala, che mi piaccia o meno. Non riesco a chiedergli di smetterla, perché il suo ragazzo è terrificante, anche più degli altri demoni. Gideon sorride solo a Sam, il resto delle volte ha un’espressione che mi fa ritrarre le palle su per il corpo. Quindi, no, non ho intenzione di ferire i sentimenti del suo fidanzato e rischiare di essere vittima della sua ira.

    David, un altro dei membri del team senior, osserva la porta. «Dov’è Andrew?»

    «A parlare di biscotti.» Non riesco a nascondere il mio disprezzo. Mi mordo le labbra. A questa gente piace Andrew.

    Alistair ruggisce. «Meglio che non stia raccontando in giro di quando ha cercato di avvelenarci! Brutto figlio di puttana.»

    Okay, forse ad Alistair non piace così tanto. In effetti litigano spesso.

    Improvvisamente mi piace molto Alistair.

    «Vado a recuperarlo,» borbotta David, sorridendo mentre esce dall’ufficio.

    Sam si avvicina. «Tutto bene? Sembri teso.»

    La sua osservazione mi rende ancora più agitato. Non c’è privacy nella comunità, riescono sempre ad annusarti addosso quello che hai fatto o come ti senti. O a percepirlo, in qualche modo strano. Non avevo idea che la tensione avesse un odore, fino a quando non mi sono imbattuto in questa gente.

    Mi sforzo di sorridere. Sam può essere invadente, ma è pur sempre la ragione per cui mi trovo qui e non intrappolato nel laboratorio. Il suo interesse è genuino.

    Per non parlare del fatto che Gideon gli è seduto accanto ed è in ascolto.

    «Sto bene,» bisbiglio. «Solo, ehm, qualche battibecco in ufficio.»

    Aggrotta la fronte, ma David e Andrew mi salvano dal terzo grado. Si chiudono la porta alle spalle e si siedono. Improvvisamente mi guardano tutti.

    «Noah, abbiamo parlato della tua situazione e voglio ringraziarti di nuovo per tutte le informazioni che ci hai fornito. So che il tempo passato con i tuoi rapitori è stato traumatico e vorrei che non fosse mai accaduto, ma ciò che sei riuscito a scoprire mentre ti trovavi tra loro è inestimabile.»

    Non so cosa dire, così mi limito ad annuire impacciato. Queste persone mi hanno liberato da un laboratorio segreto, mi hanno dato un lavoro e una casa. Raccontare loro cos’ho sentito mentre ero prigioniero è il minimo che possa fare.

    Percy mi sorride in quel suo modo gentile che mi fa desiderare di essere una persona migliore e continua: «Apprezziamo anche il permesso che ci hai concesso per analizzare i risultati dei test e le altre informazioni che abbiamo trovato nei file del dottor Tish e dei suoi colleghi.»

    Faccio spallucce. Mi sento ancora fuori posto. «Non avrei saputo come interpretarle e volevo sapere cosa… volevo capire.»

    Il fatto è che no, non ho ancora capito. Anche se mi è stato spiegato più volte, ancora non ci arrivo.

    La Coalizione voleva schiavizzare l’umanità.

    Per farlo avevano bisogno di incrementare la fertilità delle specie della comunità, in modo che gli esseri umani non risultassero più numerosi. La fertilità della Comunità è più bassa di quella umana.

    Hanno usato degli incantesimi per modificare feti metà umani ancora in grembo.

    Poi, due decadi dopo, hanno preso campioni di ovuli e sperma dalle persone modificate per creare la generazione successiva, la mia generazione, e vedere se saremmo nati umani.

    Apparentemente le analisi servivano a quello, per verificare se i geni della mia comunità fossero sopravvissuti. Mi è stato spiegato che se un individuo ha anche una goccia di sangue della comunità, sarà sempre quello dominante. Se un tuo antenato era un demone, nasci anche tu demone, anche se si fosse accoppiato con un’umana, anche se tutti i suoi discendenti avessero avuto partner umani.

    Il che vuol dire che il fatto di avere un nonno vampiro, ma che sono completamente, interamente umano al cento per cento, viola l’ordine naturale delle cose. Secondo le leggi di natura, dovrei essere un vampiro.

    Non so come mi faccia sentire la cosa. Detesto tutto quello che mi è stato fatto, odio il pensiero di essere nato grazie a un esperimento, ma sono cresciuto umano. Il pensiero che avrei dovuto essere… che dovrei essere un vampiro è… inquietante.

    L’intera situazione è un bel casino.

    Il lato positivo è che la Coalizione è stata quasi del tutto smantellata. La maggior parte dei suoi membri sono in carcere, in attesa di essere processati. Tutte le centrali operative sono state ripulite, tutte le proprietà e file confiscati, i fondi bloccati. Gli unici ancora in fuga sono il dottor Tish e alcuni dei suoi colleghi stregoni di più alto rango.

    Devo ammettere che il solo pensiero mi terrorizza.

    Mi sono fidato di quell’uomo per gran parte della mia vita. Poi ho scoperto che è un mostro, e non perché è uno stregone. E ora che sono libero di riprendere le redini della mia esistenza… è ancora là fuori.

    Non si è fatto sentire, nessuno sa dove si trovi o cosa stia facendo. Sam è convinto che presto lo prenderanno, che non ha possibilità di fuga. Anche se riuscisse a non farsi catturare, non sa che sono vivo. Eppure mi sveglio ancora la notte, in preda al terrore che possa trovarmi.

    Sam mi dà una pacca rassicurante sul ginocchio, il che mi fa capire che ha intuito il cambio d’umore. Probabilmente qualcosa nel mio odore. Odio questa mancanza di privacy.

    «Ora che abbiamo più informazioni sul tipo di ricerche che Tish e la Coalizione stavano portando avanti, siamo sicuri che non avrai problemi, Noah. Ovviamente hai subito un trauma, ma fisicamente non ci dovrebbero essere ripercussioni. Se ti dovesse mai preoccupare qualcosa, se dovessi notare qualche cambiamento, il GCC si occuperà delle cure mediche. Devi solo contattarci.»

    Mi si congela lo stomaco. «Parli come se non potessi più restare.» Lo dico con cautela. Non voglio rimanere qui per sempre, ma ancora non so come sarà la mia normalità. Non sono ancora pronto a lasciare la sicurezza che mi offrono, soprattutto con Tish ancora a piede libero.

    Percy scuote immediatamente la testa. «No, non è così. Stai facendo un ottimo lavoro e, se vorrai restare, saremo felici di prepararti per una qualifica ufficiale e un avanzamento di carriera.» Lo sguardo che mi rivolge indica che è perfettamente consapevole che non è ciò che desidero. «Vogliamo solo assicurarti che, qualsiasi cosa deciderai di fare, il GCC sarà sempre pronto ad aiutarti ad affrontare le conseguenze di quello che ti ha fatto la Coalizione.»

    Okay. Molto… gentili. Dopo tutto il

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