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Farsi da parte: Шаг в сторону - Step aside: welcome to my Ukrainian adventure
Farsi da parte: Шаг в сторону - Step aside: welcome to my Ukrainian adventure
Farsi da parte: Шаг в сторону - Step aside: welcome to my Ukrainian adventure
E-book552 pagine8 ore

Farsi da parte: Шаг в сторону - Step aside: welcome to my Ukrainian adventure

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Info su questo ebook

Diario di un progetto EVS (European Volunteering Servicepresso un istituto per bambini disabili nella regione di Donetsk, Ucraina.
LinguaItaliano
Data di uscita16 ago 2023
ISBN9791222436869
Farsi da parte: Шаг в сторону - Step aside: welcome to my Ukrainian adventure

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    Anteprima del libro

    Farsi da parte - Lorenzo Tenconi

    Don't worry

    Tutti contro.

    Ma questo già si sapeva.

    Quello che rammarica sono le persone a cui tieni che non riescono a capire e quelle che pensavi diverse dal mucchio che ne entrano a far parte.

    Ma io so già cosa fare e perdonatemi quindi se ripensando alla mia possibile avventura canto a squarciagola mentre guido.

    Pubblicato il 20 dicembre 2010

    Let's get it started

    Mentre squillava il cellulare mi è bastato leggere Elena EVS sul display per essere di buon umore.

    Quando poi ho riattaccato ero ancora più contento: la sfida avrà inizio.

    Certo, ci sarà da correre per i documenti, ma quello sarà il meno.

    A forza di spiegazioni sembra poi che le persone attorno a me inizino a capire, o magari fanno finta in attesa di raggruppare forze per una rappresaglia finale.

    Per quanto mi riguarda non sono mai stato tanto sicuro di una mia scelta come adesso.

    Pubblicato il 21 dicembre 2010

    When?

    La mia proposta sarebbe partire il 10 febbraio, che è metà settimana.

    Si avrebbe quel paio di giorni comodi per il viaggio più il fine settimana per ambientarsi e sistemarsi, così da iniziare subito al lunedì.

    Per il mezzo di trasporto subito avevo optato per l'opzione aereo+treno, ma pare che sia un casino.

    A dire il vero è un casino comunque, quindi tanto vale optare per la seconda opzione: autobus+treno, anche perché così facendo potrei portare valige più pesanti e sarei in compagnia, dato che Chiara, una ragazza italiana, inizierà un progetto nello stesso periodo sempre ad Artemovsk.

    Il termine ancora non lo so. Ho sentito Katya, la mia referente in loco, per sapere se è possibile fare 12 mesi, la durata massima per progetti SVE, anziché i 10 previsti ma mi deve ancora rispondere.

    In sostanza se ho già circa un'idea (visto permettendo) su quando partire non ne ho la più pallida su quando tornare.

    Ma questi sono dettagli che risolverò molto presto.

    Pubblicato il 23 dicembre 2010

    Situations.

    Ogni giorno che passa si va a delineare meglio il puzzle e ciò che ne verrà fuori.

    Perlomeno apparentemente.

    A fine gennaio avrò una specie di corso di formazione di qualche giorno organizzato dallo SCI-Italia in Piemonte e la prima settimana di febbraio partirò, probabilmente in treno così da ovviare in un solo colpo a problemi di spazio, comodità, destinazione, denaro e tempo.

    Per la durata del progetto dovrei riuscire a fare almeno 10 mesi, ma Katya deve comunque avere il permesso dall'associazione organizzatrice (SCI-Germany) al fine di ottenere un prolungamento (considerando che ufficialmente sarebbe dovuto iniziare ad ottobre e terminare a luglio) e le risorse finanziarie del caso.

    Nel frattempo che il consolato ucraino in Italia non dà segni di vita e non risponde a telefoni ed e-mail, dovrei ricevere dall'associazione ospite (SVIT-Ukraine) l'invito per la concessione del visto.

    Del resto, tutto sempre meglio: mi sono licenziato ma lavorerò ancora almeno fino a metà gennaio così da favorire l'inserimento della ragazza che mi sostituirà, poi c'è ancora chi mi rinfaccia il fatto che me ne vado ma la maggioranza pare quasi si sia abituata all'idea.

    Tanto poi torno.

    Forse.

    Pubblicato il 28 dicembre 2010

    Happy new year!

    Dopo anni in cui ero portato ad organizzare minuziosamente San Silvestro a partire dalla metà di novembre (e puntualmente la serata deludeva le aspettative), finalmente quest'anno ho optato per ciò che mi riesce meglio: l'improvvisazione.

    A parte la banalità del titolo del post ci tengo a fare qualche ringraziamento per ciò che è passato e di conseguenza fare qualche augurio per ciò che dovrà venire.

    Ringrazio innanzi tutto chi mi sta permettendo di fare questa avventura, Elena dello SVE super gentile, Katya dall'Ucraina e chi si è svegliato una mattina con l'idea del Servizio Civile Internazionale.

    Ringrazio pesantemente chi, al mio annuncio di partenza, ha creduto in me e mi ha supportato con un sorriso sincero e due parole di conforto.

    Ringrazio (un pò meno però) anche chi mi ha scoraggiato anteponendo il suo interesse alla mia scelta e chi mi ha sottovalutato: saranno uno stimolo nei momenti difficili.

    Ringrazio l'istruzione italiana sempre più in difficoltà e il mondo del lavoro della penisola, la prima per avermi formato e il secondo per le innumerevoli prese per il culo che mi hanno sempre più spinto a guardarmi intorno e a concretizzare ciò che realmente voglio fare della mia vita.

    Ringrazio l'Italia, perché sebbene non garantisca meritocrazia e il sistema è un vero schifo, mi mancherà. Anche nei suoi numerosi difetti.

    Per ultimi, ma moralmente per primi, ringrazio i ragazzi del centro Ancora ed i bambini bielorussi del Progetto Accoglienza, perché inconsapevolmente sono stati loro l'inizio di tutto. Loro a cambiarmi in meglio la vita.

    A voi tutti auguro un buon futuro, e che questo augurio non si limiti al solo 2011.

    Pubblicato il 31 dicembre 2010

    Run baby run

    Una confusione immane e sempre di corsa.

    E sono ancora indietrissimo. Perlomeno secondo il mio standard.

    (Oh, comunque ho tutte le ragioni: parto tra meno di un mese!)

    Ho fatto l'Antitetanica (che mi era scaduta da quel pezzo) con l'Antidifterica e in più, dato che me l'hanno consigliata e già che c'ero, mi sono fatto fare anche l'Antiepatite-A. Pare, comunque, che in Ucraina non ci siano malattie contagiose particolari, quindi, per quanto concerne l'aspetto sanitario dovrei stare abbastanza tranquillo.

    Lo SVIT-Ucraina mi dovrebbe aver spedito l'invito per favorire il visto via posta, il consolato ucraino ancora non dà segni di vita e domani passerò in agenzia di viaggi per vedere cosa possono fare, così tanto che ci sono provo pure a vedere per il viaggio in treno, dato che le ferrovie tedesche non mi hanno inviato il preventivo che avevo richiesto.

    Poi dovrò passare in Posta a fare una carta di quelle prepagate ricaricabili (VISA o MasterCard non dovrebbe cambiare troppo) in maniera di avere disponibile del contante. Questo è un pò un casino dato che non ho la più minima intenzione di aprire un conto corrente e i pagamenti del pocket money li fanno solo tramite bonifico bancario, penso che farò girare i soldi su quello di mia madre e poi le farò ricaricare la carta quando ne avrò bisogno.

    Di certo ho ancora poco quindi, in questi 10 giorni ero probabilmente fra i pochi non in ferie, finirò di lavorare il 21 di questo mese, poi la settimana dopo avrò il corso di formazione a Verbania, le altre mille cose da fare prima di partire sono: ritirare in segreteria studenti il mio diploma di laurea, consegnare all'ufficio vaccinazioni dell'USL il foglio per l'esonero del ticket dell'Antiepatite-A, fare tipo 70 cene e bevute con amici diversi perché "Tanto Tenka prima che vai via ci rivediamo no?!?", procurarmi un tagliacapelli e già che ci sono anche un qualche paio di calze decenti, comprarmi alcune ricariche telefoniche d'emergenza e cercare di non impazzire proprio in ultimo.

    In fondo il meno è fatto.

    Pubblicato il 09 gennaio 2011

    Why not or why yes

    Molti ancora si chiedono perché ho deciso di fare questa scelta (e se non lo fanno in maniera diretta gli si può leggere la domanda in faccia).

    Vi darò una risposta, dato che ce l'ho ed è pure piuttosto valida: vado a fare ciò che mi piace.

    Semplice.

    Non mi obbliga nessuno a farlo, come non mi ha obbligato nessuno a fare un anno di obiezione di coscienza quando il servizio militare era stato abolito. È una scelta mia, esclusivamente mia, di conseguenza apprezzerei che fosse un minimo rispettata anziché esser messa in ombra con stupide domande del tipo Perché così lontano? e anche Non c'è abbastanza volontariato da fare qua in Italia?.

    Sapete benissimo che è diverso.

    So che non vado a divertirmi, che quando tornerò, tornerò cambiato e che non sarà una passeggiata, ma è una sfida mia. Come daltronde è mia la vita.

    Quello che mi fa più male è vedere le persone vicine che anziché capire ed essere contente per me pensano a cosa perdono nel periodo in cui sarò assente e cercano di scoraggiarmi.

    Ma allora non avete proprio capito un cazzo.

    Mi viene da dirgli.

    Se non faccio adesso un'esperienza del genere ora (che ho già ventisette anni) quando la faccio?!?

    Non voglio avere rimpianti in futuro, i miei genitori sono ancora abbastanza giovani da riuscire a badare a loro stessi e io non ho legami sentimentali da mettere a dura prova con la distanza; è vero, ho mille impegni fra volontariato e sport, ma il mio non è un addio, è un arrivederci.

    Non posso che imparare molto e crescere.

    Pubblicato il 14 gennaio 2011

    Being busy as a bee

    Quasi fatto il visto.

    Quasi.

    Ieri mattina mi è arrivato l'invito da parte di Katya, così ieri pomeriggio ho pensato bene di provare a contattare il consolato di Milano.

    Niente da fare.

    Un'ora e mezza di tentativi su entrambe le linee: o occupato o libero, ma sempre nessuna risposta.

    La settimana scorsa ho contattato, preso dalla stessa disperazione, il consolato di Firenze, non mi ha dato indicazioni e pareva pure piuttosto scontroso di primo acchito, comunque le sue parole testuali sono state "a Milano sono oberati di lavoro, le conviene andare là di persona".

    Ieri ho quindi deciso di chiamare tutti gli altri consolati, sempre nella speranza che nel frattempo dal capoluogo lombardo mi dessero segni di vita: Napoli non rispondeva a sua volta, Bari gentili ma non sapevano aiutarmi, Reggio Calabria ne sapeva meno di me in quanto a visti e a Roma mi hanno dato un numero telefonico da contattare alla mattina.

    Mi toccherà andare là a sentire di persona, ho pensato, almeno se non concludo niente so cosa devo portare e di che morte devo morire, in fondo ci sono solo 250 chilometri ad andare a Milano.

    E altri 250 a tornare.

    Quindi ho deciso di partire alla volta di Milano, via Ludovico di Breme, undici.

    Stanotte alle tre mi è venuta la para della nebbia quindi ho anticipato la partenza alle quattro. La nebbia c'era, ma qua nella bassa sono abituato a ben peggio, in sostanza alle sei spaccate uscivo dall'autostrada e alle sette meno dieci arrivavo davanti al consolato, dove c'erano già persone che aspettavano, ho firmato una fantomatica lista di attesa e ho aspettato. Alle nove-nove e dieci hanno aperto e chiamato dentro in ordine di iscrizione, dopo un quarto d'ora ero allo sportello e dopo quaranta minuti ero in BPM a pagare il bollettino (63 + 2 di commissioni) per le spese consolari.

    Naturalmente dopo aver compilato il foglio per il rilascio del visto, che per grazia ricevuta era in inglese e non in cirillico. Che altrimenti adesso ero ancora alla seconda pagina.

    Fila paurosa in banca, nell'oretta che ho aspettato ho attaccato pezza ad un ingegnere dell'ENI veramente giù alla buona, quindi il tempo è passato in fretta e piacevolmente.

    Undici e quaranta fuori dalla banca e di nuovo al consolato a consegnare tutto: passaporto, modulo per il rilascio, una fototessera, lettera di invito dello SVIT-Ucraina originale e cedolini dei pagamenti bancari effettuati.

    Il 25 è pronto e posso andarlo a ritirare.

    In conclusione mi è andata anche meglio del previsto, loro sono effettivamente sommersi di lavoro, il personale e soprattutto il console (allo sportello a lavorare e non seduto in poltrona) sono estremamente gentili e parlano in italiano meglio di me. Rapidi ed efficienti, perlomeno la prima impressione, confermerò quando andrò a ritirarlo.

    Pubblicato il 19 gennaio 2011

    Pre Departure Training

    Avere mantenuto un profilo basso per le aspettative del corso pre-partenza ha dato risultati inimmaginabili.

    Il corso a Verbania della settimana scorsa è stato uno spettacolo.

    Parlare e confrontarsi con ragazzi provenienti da tutt'Italia, in procinto di andarsene a spasso per l'Europa (Francia, Germania, Spagna, Austria, Inghilterra, Belgio, Irlanda, Albania, Turchia, Slovacchia, Bulgaria, Romania e Ucraina) e il mondo (Giordania, Palestina e Bolivia) è stato semplicemente stupendo, i momenti divertenti sono stati veramente tanti e l'ambiente era estremamente stimolante.

    Descrivere i giorni passati sminuerebbe le emozioni provate e non renderebbe minimamente l'idea.

    Faccio quindi un grosso in bocca al lupo a tutti quanti: Lorenzo, Andrea, Margherita, Marcello, Giada, Paolo, Serena, Iacopo, Maria, Roberta, Michela, Erica, Valentina, Matteo, Porzia, Anna, Nazareno, Matilda, Davide, Sara, Chiara, Fabio, Nicla, Vincenzo, Francesca, Renata, Laura, Giulia, Florence, Elisa, Alessandro. Oltre poi a Tommaso e Federica.

    Pubblicato il 01 febbraio 2011

    It isn't an holiday and I’m not a golden boy.

    Sono pronto.

    La valigia ancora no, ma troverò una soluzione a breve.

    Venerdì sera partirò da San Felice sul Panaro, destinazione Bologna, qua poi prenderò il treno per Vienna, arrivo previsto ore otto e trentaquattro del mattino. Cazzeggio nella capitale austriaca fin verso l'una e poi via di nuovo, destinazione Varsavia. Qua magari ci scappa il treno, dato che la coincidenza ha un vantaggio solamente di un'ora e un quarto, ma sono ottimista, in fondo a quel punto non sarei nemmeno a metà, il tragitto più difficile sarà da Varsavia a Kiev, durerà dalla sera del sabato al pomeriggio della domenica: diciotto ore comprensive del passaggio di frontiera. Se Dio vorrà riusciremo a raggiungere in vita la capitale ucraina per lasciarla dopo poche ore destinazione Donetsk, vagone letto, arrivo ore sette e dieci di lunedì mattina. Gli ultimi settanta chilometri con il nostro responsabile che ci viene a prelevare direttamente alla stazione con il cartello in mano SVIT Ukraina saranno i più semplici. Una volta arrivato poi mi indirizzeranno verso l'appartamento e riceverò le prime direttive, in inglese o russo poco importa, ci capiremo.

    Ho molte aspettative ma sono pronto al peggio e ho il senso dell'adattamento posizionato sull'estremo, non posso che fare bene e voglio fare bene.

    In questi ultimi momenti a casa, cene e saluti ormai sono all'ordine del giorno.

    Quel che più mi sorprende è l'affetto che mi circonda.

    Mi sembra sempre che rispetto a quello che ricevo abbia dato poco, mi mancheranno parecchie persone qua della Bassa, dai miei genitori, che finalmente vedendomi felice e sereno hanno capito e mi appoggiano, ai miei nonni, anziani e sorridenti, da Titti e la Morena, che per me ormai sono una seconda casa, agli amici, quelli schietti di sempre, compagni di bevute e cazzate.

    Mi sento come in un film, manca solo la musica in sottofondo mentre camminando nel buio verso casa in questa sera d'inverno osservo le ombre dei lampioni allungarsi e accorciarsi ai miei passi.

    A questo punto il film poi dovrebbe finire.

    E invece inizia.

    Pubblicato il 03 febbraio 2011

    Ready to go.

    Ansia e serenità si mescolano in queste ultime ore prima della partenza.

    In una sorta di agrodolce.

    Naturale, ho mille aspettative ma sono pronto anche al peggio.

    Da quando ho deciso ad inizio dicembre di intraprendere questa esperienza ho passato un periodo ultrasereno con picchi di felicità pura.

    Ricordo la sera che ho saputo del progetto: valutai e quindi decisi di mandare la mia candidatura col risultato poi di non dormire tutta notte.

    Ero agitato come se avessi dovuto partire poche ore dopo.

    Forse mi ero effettivamente reso conto che l'avventura era iniziata cliccando sul bottone Invia.

    Tutto poi è venuto da sé, un passo per volta, con tenacia.

    Adoro questo mettermi in gioco, so già che incontrerò un ambiente a me famigliare, pur con tutte le varianti del caso, l'unica mia paura è che poi non riesca più a fermarmi, ma se devo stare così bene a frenare non ci penso neppure.

    Stasera, come da qualche giorno a questa parte sono andato a salutare degli amici, uno mi ha chiesto cosa farò una volta tornato. Cazzo che ansia.

    "Guardi troppo avanti."

    Gli ho risposto.

    Certo, non sono uno sprovveduto e ci ho già pensato, ma devo pur sempre ancora iniziare e non voglio che l'idea mi condizioni: io questa esperienza voglio viverla in pieno, con tutti gli alti e bassi del caso, ma pur sempre al massimo.

    Pubblicato il 04 febbraio 2011

    My homeland all the world.

    Dopo più di 60 ore di treno eccomi arrivato.

    Adesso è lunedì e sono le 15 e 35.

    Un'ora in più rispetto all'Italia.

    Qua ad Artemovsk fuori ci saranno 4 o 5 gradi, c'è ancora neve per strada che lascia rigagnoli d'acqua grigia e sporca ai margini, camminare sul ghiaccio non mi ha ancora regalato dolori alle natiche, ma penso che sia esclusivamente una questione di tempo.

    La zona si direbbe pianeggiante, in realtà è una sorta di pianura collinare, non sono colline altissime ma piuttosto vaste, regala dunque un gran bel paesaggio, chissà la meraviglia che sarà con i colori dell'estate.

    Katia è venuta a prenderci direttamente alla stazione degli autobus di Artemovsk, mentre a Donetsk ha mandato un suo amico che ci ha portato fin sopra all'autobus spiegando all’autista dove dovevamo scendere, discretamente gentile.

    Il viaggio è stato un'avventura a parte, che racconterò poi, stamattina invece ho preso ufficialmente possesso del mio appartamento, in Polevaya street 55/38 (ad inglesizzarla fa più figo).

    L'appartamento mi è sembrato subito stupendo, molto caldo e piuttosto grande, sarà circa 45 metri quadrati e ho pure il balcone, oltre al bagno, uno sgabuzzino, la cucina, l'ingresso e un soggiorno-camera da letto.

    Purtroppo, la mia speranza di trovare una connessione internet da sfruttare di sgamo è svanita e mi toccherà scrivere in differita. Poco male, per internet dovrò andare in ufficio.

    L'acqua del rubinetto è bevibile, faceva più schifo a Verbania e non è troppo differente da quella di casa.

    Ancora prima di disfare la valigia ho controllato tutti i cassetti e tutti i buchi possibili e immaginabili, ho invertito i cassetti che non si sfilavano perché avevano delle guide rotte, ho tolto una vecchia radio a transistor lasciata posizionata sul frigo e l'ho messa nel ripostiglio, che intanto non si capiva una sega di quel che diceva e il volume non è che regolava tanto bene.

    In bagno ho notato che non c'è la ventola per l'aspirazione che si trova naturalmente smontata in un ripiano del ripostiglio, magari è rotta. Il bagno è un pò un buco, la vasca ne occupa la metà e manca il lavandino. Del resto a parte il lavandino e il bidet (ma questa è una cosa da italiani) c'è tutto, l'acqua (che dalla regia mi comunicano che di giorno non c'è) scende felice dal rubinetto e il cesso è effettivamente e letteralmente un cesso. Ma ok. La cucina è sporca e ha le poche cose disposte alla cazzo di cane, magari per far sembrare che siano più di quelle che effettivamente sono.

    Subito non ho trovato la scopa salvo poi trovare qualcosa di simile in saggina legata e appoggiata in un angolo assieme ad una paletta di colore rosso.

    Obiettivamente l'appartamento è molto migliorabile ma stupendo ugualmente, anche se in fondo mi potevano sbattere in un buco di fogna che per me era uguale, non faccio storie e mi adatto, c'è la lampadina che non và?!? Domani la compro e la cambio. C'è da pulire la griglia-radiatore del frigorifero che altrimenti si accende ogni quarto d'ora?!? Tra 10 minuti la pulisco. In teoria ci sarebbe pure da fare un paio di cementate sul balcone, ma questo lo farò in primavera con il caldo, tanto il cemento l'ho già trovato.

    Nel ripostiglio naturalmente.

    Penso che io e il ripostiglio diventeremo ottimi amici.

    L'inquilino che mi ha preceduto probabilmente era tedesco, ho visto in giro già un paio di libri e un dizionario in lingua.

    Stamattina poi, in attesa di andarmene in giro con Chiara e Katya a prendere un tè nero al China Town Bar e a ricevere indicazioni, ho tirato fuori una delle due bandiere italiane e l'ho messa in bella vista nella stanza, temporaneamente sopra ad una sorta di specchiera (anche questa sarà da sistemare) poi ho attaccato alcuni adesivi per coprire dei segni sul frigorifero, aperto la valigia e sistemato tutti i vestiti nell'armadio. Mi chiedo ancora come abbia fatto a metterci così tanta roba.

    Soprattutto così tanti calzini.

    Adesso ho appena sistemato un orologio da parte che era caduto e l'avevano lasciato appoggiato in piano sulla scrivania dato che la lancetta delle ore non girava, l'ho smontato in 2 minuti con un coltello dato che di cacciaviti non ne ho e l'ho appeso ticchettante in bella vista sull'ingresso.

    Proprio là dove manca un attaccapanni.

    Naturalmente il coltello l'ho rimesso assieme alle altre posate, intanto assieme alle pentole saranno da lavare, c'è molto sporco in giro e un senso di appiccicaticcio un pò ovunque.

    Adesso sto sgranocchiando dei presunti biscotti comprati poco fa al negozio in centro. In realtà li avevo presi per crostini di pane, data la somiglianza e il nome Suchka che non mi diceva nulla (anche se a dire il vero, a leggere meglio potevo intuire che la scritta Vanilna col fiore disegnato nel mezzo del sacchetto qualcosa potevano suggerirmi).

    Il negozio dove li ho comprati è piccolino e formato per buona metà da bevande, soprattutto alcolici e da un quarto da cose dolci.

    Il restante 25% si può comprare.

    Lì ho preso, per la modica cifra di 113 Grivna e rotti (l'equivalente di 12 euro per intenderci) del succo di frutta (1 litro di succo di mela e 2 di pesca, giusto per garantirmi la colazione per la settimana), un sacchetto di biscotti da 500 grammi (quelli che dovevano essere crostini ma và bene lo stesso), una pagnottona di pane morbido già affettato, del succo di limone, sale, zucchero, del formaggio, un vasetto di miele, carta igenica e dei tovagliolini di carta con scritto in russo Tutto andrà bene.

    Speriamo portino effettivamente bene.

    Il viaggio dicevo è stato un'avventura a parte.

    A tratti palla assurda, soprattutto quando si era su quel treno attraverso la Repubblica Ceca. In fondo però è trascorso bene e veloce, ho provato tre diversi tipi di cuccette e posso affermare che la tratta Kiev-Donetsk in cuccetta è stupenda, sia per comodità che per compagnia (anche se quest'ultima non si può mantenere oggettivamente come riferimento), comunque a me i treni sembrano sempre tutti troppo stretti.

    Durante il viaggio mi sono letto un libro di Mauro Corona, un sacco di storielle ben scritte con una marea di dettagli e di piacevole lettura, ho mangiato un pò di cioccolata, i tramezzini che mi ero portato da casa e ho dormicchiato, di conseguenza non sono troppo stanco.

    Partito in quel di San Felice sul Panaro venerdì sera, treno deserto delle nove e dieci, arrivato a Bologna ci ho messo giusto 3 minuti e 25 secondi ad attaccare bottone con una signora italiana che ormai abita a Berlino da un ventennio. Crisi, lavoro, politica. Abbiamo chiacchierato un pò di tutto finché non è arrivato il treno e io mi sono infilato in quella cuccetta talmente stretta che non riuscivo a rigirarmi, veramente scomoda, destinazione Vienna. A Padova è salita anche Chiara, la mia compagna di viaggio.

    Una volta arrivati a Vienna Miedling e constatato che era una stazione fuori dal mondo siamo andati in ricerca di un pub per farci qualcosa di caldo nell'attesa del treno successivo che è arrivato puntuale, complice il fatto del fine settimana era anche piuttosto vuoto.

    La tratta fino a Varsavia è stata noiosa, ho letto e ho cercato invano di dormire.

    Una volta arrivati a Varsavia dopo un rapido giro per la stazione abbiamo cercato di capire dove arrivasse il treno. Impresa ardua dato che c'erano varie infomazioni discordanti, ma alla fine, seppur di corsa ce l'abbiamo fatta. Ci siamo infilati in due cuccette differenti dato che erano divise per sesso e via a nanna. Non ho fatto in tempo a sdraiarmi che si è presentata la capocarrozza, elegantissima, con i biglietti in mano e la fatidica frase in russo "Tu che capisci il russo vieni a spiegarmi un attimo"

    Ah beh ohi. Alla fine mica capivo tutto quello che mi diceva, ma grazie alla signora della cuccetta a fianco che un pò di inglese lo parlava, parlando russo misto ucraino e inglese misto a italiano abbiamo svelato l'arcano. Pensava mancasse una parte del biglietto e invece in agenzia mi hanno fatto la prenotazione per il posto riservato in base alle tratte effettive e i biglietti in base agli stati, così anziché Varsavia Kiev e Kiev Donetsk avevamo un Varsavia Jagodin e un Jagodin Donetsk.

    A Jagodin sono stato svegliato nel cuore dalla notte dalle luci accese e dai rumori delle carrozze per il cambio dello scartamento ferroviario presumo. Un poliziotto grasso con le mani talmente grosse da far sembrare un giocattolo il mitragliatore automatico che stringeva vicino al corpo mi ha controllato i documenti, chiedendomi ripetutamente di aprire la valigia per mostrare quel che c’era all’interno. Facevo fatica a capirlo e alle richieste di apprensione della capocarrozza ripeteva sarcastico "Capisce, capisce". Fatto sta che mi ha messo il timbro e mi ha riconsegnato il passaporto, quindi, nonostante il casino, sono entrato finalmente nel paese che mi accoglierà per i prossimi 10 mesi.

    Un casino del dodici che ci ha accompagnato pure quando abbiamo preso il treno ieri sera dalla capitale ucraina per Donetsk. La stazione dei treni di Kiev è veramente spettacolare e c'era un botto di gente, un viavai continuo, qua ho approfittato per cambiare un pò di contante e per comprarmi la sim MTC, così da evitare roaming quando mi chiameranno dall'Italia. Saliti dunque all'ultimo momento sebbene stessimo aspettando il nulla da quasi tre ore, ci siamo infilati in questa cuccetta, qua c'erano altri due ragazzi giovani di Donetsk che tornavano dopo un fine settimana di affari informatici. Vadim e Dima, il primo parlava molto bene inglese e ci siamo divertiti a chiacchierare del più e del meno, a dire il vero si è divertita più Chiara dato che il mio inglese fa cagarissimo, ma il succo del discorso lo capivo anch'io. Circa.

    Poi stamattina siamo arrivati, un ragazzo con un foglio in mano con su scarabocchiato SVIT in rosso ci è venuto incontro e ci ha accompagnato, gentilissimo, a prendere l'autobus e a fare i biglietti.

    Questo è tutto. Paesaggisticamente l'Ucraina l'ho trovata molto simile alla Bielorussia, Chiara ci ha fatto caso più di me, io in treno già mi aspettavo betulla, bettula, abete, casetta, betulla, betulla, casetta, casetta, betulla.. e così via a loop.

    Ok, vado a provare a farmi una doccia che alle 8 ci troviamo al cinema con non so chi a fare non so cosa.

    Sempre per il fatto che l'inglese lo capisco bene.

    Eccomi tornato dalla doccia. A me pareva pure che quel cazzo di boiler non dava segni di vita. E così si spiegano anche le due pile apparse in un cassetto, effettivamente troppo grandi per un orologio da muro, se si pensa che il boiler non ha un cavo elettrico per accendersi si va a dama. In sostanza stasera si chiedono informazioni e domani si comprano le pile che sono loro il male.

    Comunque niente doccia fredda, mi sono lavato a pezzi, con una bacinella, un sapone e dello shampoo.

    Come facevano nel Far West cazzo!

    Solo che là avevano la sabbia e il deserto mentre qua ho la neve e i boschi di betulle.

    Comunque niente, pensavo che domani, assieme alle pile mi compro pure della frutta e probabilmente quel salamino che mi guardava dalla vetrina supplicando asilo politico nel mio frigo.

    Sempre domani (martedi ndr) mattina ci troveremo in ufficio qua ad Artemovsk, così da pianificare il corso di lingua e l'inizio del progetto.

    Artemovsk, giusto per puntualizzare, di abitanti ne fa 80 mila e non 25 mila come erroneamente credevo. Altra cosa simpatica è l'aver ricevuto parecchi sorrisi bonari dalle ucraine in coda al consolato quando comunicavo di dover stare in territorio ucraino per dieci mesi.

    Sorrisi bonari e sguardi fra il compatimento e l'apprensione.

    Ma a me pare una figata lo stesso e mi viene da ridere, anche se effettivamente non c'è molto da ridere.

    Sono tornato adesso dalla serata in pizzeria (chissà perché tutte le pizzerie all'estero si chiamano Pizzeria Italia e non usano mozzarella e pomodoro ma formaggio e ketchup).

    A dire il vero sono tornato dieci minuti fa ma ho dovuto lavare i piatti dato che io e Chiara abbiamo mangiato assieme (prima sono dovuto andarle incontro perché aveva sbagliato strada nel venire a casa mia) dei meravigliosi e altrettanto ignoti tortelloni con all'interno cipolla e verza. O roba del genere. Boh.

    Fortunatamente avevo il pane fresco e pure il formaggio, che, diciamolo, non è minimamente paragonabile al Parmigiano Reggiano, ma è buono. Presumo che entrerà nella lista dei miei alimenti salvavita.

    Siamo quindi arrivati con venti minuti di ritardo all'appuntamento con Katya e questi fantomatici volontari, dato che fino in ultimo sospettavamo che magari avesse una forma di schizofrenia e che si immaginasse questo amico proveniente dagli States. Invece l'americano c'era, da Portland, Oregon.

    C'erano poi altri volontari ucraini, probabilmente tutti provenienti da famiglie di un certo livello sociale, magari non navigano nell'oro ma neppure nella merda: Vika che studia lingue, ha una parlantina curiosa e mi ha subito paragonato a Jean Reno, Yulia che fa qualcosa con l'informatica e aveva le unghie tutte disegnate, Igor che non ho capito gran che ma penso lavori in una mensa, Chris l'americano che fa il giornalista e ha recentemente scritto un articolo su questo problematico quanto irreale Fantasma delle finestre basandosi sul fatto che gli ucraini non le aprono mai per dar aria alla casa, il che conseguentemente causa la classica puzza di chiuso tipica pure del mio appartamento. Poi c'era Vera che studia qualcosa inerente all'economia e non era molto loquace. In realtà neppure io lo sono stato più di tanto, alternavo frasi in italiano con parole in inglese, per poi metterci dentro anche un pò di russo.

    Risultato alla fine nessuno capiva una sega, neppure Chiara.

    Dopo ho provato a partire dal basso, una parola per volta. Sembravano più sorpresi del fatto che sapessi e capissi un pò il russo che non del fatto che non parlassi bene inglese.

    È stato difficoltoso comunicare in inglese, soprattutto per il fatto che a capirlo generalmente lo capisco, ma a rispondere proprio non ce la faccio, ma tutto sommato è stato divertente, poi ho accompagnato a casa Chiara, così da vedere dove abita. Consola che il posto, campo da basket a parte, pare più squallido del mio: sempre casoni giganti e tutti uguali e stessa gente che ti guarda indifferente. Magari c'è più mossa dalle sue parti ma per adesso non la invidio. Dopodiché me ne sono tornato, sempre a piedi, nel mio appartamento, venti minuti buoni in mezzo al buio e al ghiaccio di questa Artemovsk che già amo.

    Per chi non l'avesse capito predilico posti oggettivamente di merda.

    Rivara in primis.

    Pubblicato il 08 febbraio 2011

    Wonderful day

    Vivere da soli fa perdere la cognizione del tempo.

    Ieri mattina avevo la sveglia alle 8 e mezza, ma un'ora abbondante prima ero già in piedi. Qua il sole sorge molto presto. Colazione con pane, miele e succo di frutta. Quasi come in Italia. Dovevamo trovarci alle dieci davanti alla pizzeria, quindi nel frattempo ho scrostato un pò lo stipite della porta che in un futuro immediato rivernicerò e ho spazzato e lavato il pavimento.

    Il centro di Artemovsk è piuttosto carino, stamattina con Katya siamo andati alla sede dello SVIT, un ufficio accogliente in una stanza non troppo grande ma piuttosto alta, di conseguenza era molto caldo, il tè nero ha ovviato in parte a questo deficit. Non pensavo che in Ucraina andasse così alla grande il tè, gli scaffali dei supermercati sono pieni di ogni varietà e in tutti i bar c'è la possibilità di un sacco di varianti. Ci ha mostrato una presentazione in PowerPoint, ci ha fornito informazioni e foto dei rispettivi progetti. La presidente dello SVIT non è in paese, ha sposato un siciliano e adesso abita in Belgio con un figlio, organizza videoconferenze per controllare e gestire i lavori. Rispetto a Chiara sono messo meglio, ok, dovrò prendere il treno per andare a Paraskoveyevka tutte le mattine, ma almeno la scuola fisicamente esiste. Cosa che non pare troppo vera per il Bachmat, questo fantomatica associazione sull'ecologia, dove tutti i (pochi) volontari sono all'estero e non si capisce se esista o meno (bandiera appesa a parte). Verso l'una ci siamo incamminati per andare incontro a Yulia, che ci ha fatto da cicerone per tutto il pomeriggio dato che pare che Katya con il solo lavoro allo SVIT non sopravviva quindi dà lezioni private di inglese. Ci ha mostrato tutto il centro città, il parco, supermercati, banche, farmacie e pure la palestra. Una cosa strana è che molti edifici o strutture commerciali hanno l'ingresso nascosto, tipo in palestra si entra dal retro, nel supermercato da una porticina in un angolo, questo ti porta a pensare che sia un negozietto e invece una volta entrati risulta immenso. Bizzarro.

    Verso le due siamo andati in mensa dove lavora Igor, che da quel che ho capito è anche il nostro mentore. Parla molto bene inglese e spesso tra una spiegazione e l'altra adora infilarci delle cazzate. Ci riesce molto bene perché utilizza sempre lo stesso tono di voce e non tradisce quel che spiega con un sorriso o uno sguardo fuori posto, spesso quindi, quando mi pareva strano qualcosa, glielo richiedevo e poi guardavo Chris, che con cenni della testa fungeva da veritometro. Ho notato che con il mangiare ci salto abbastanza fuori, del resto il cibo era un argomento abbastanza toccato durante le estati coi bambini bielorussi, poi gli ucraini non sono scontrosi e se ti vedono in difficoltà con qualche vocabolo ti vengono incontro e ti fanno capire, comunque per ovviare al problema domani pomeriggio inizio le lezioni di russo. Ho scelto un'insegnante che non sa una parola di inglese, giusto per sentirmi più a mio agio. Nadiezhda si chiama, l'equivalente di Nadia, Yulia mi ha mostrato dove abita, spero di infilare oltre alla via anche la porta giusta dato che il palazzo è immenso e qua paiono tutti uguali.

    Giovedì pomeriggio poi abbiamo l'English Club alla biblioteca, utile dato che da Chris si può solo imparare, poi venerdì mattina dovrei riuscire finalmente ad andare a Paraskoveyevka, nell'istituto, dove ci sarà Nina, la vicedirettrice, ad attendermi. Ovviamente non sa una parola in inglese, ma tanto meglio che così si impara prima il russo.

    Comunque sia sono tornato a casa dal centro verso le sei e venti, alle sette doveva venire Serghey a sistemarmi la caldaia, ma figuratevi se nel frattempo non ci ho messo le mani. Ormai era una sfida personale, ci sono andato attorno appena tolto la giacca e taaaac! Non ha mai funzionato così bene. Ho quindi richiamato Katya così da evitare un giro a vuoto sotto la neve a Serghey, nel frattempo infatti aveva iniziato a nevicare di gusto.

    Mi sono fatto una memorabile doccia e una volta asciugato e rivestito era comunque troppo presto per mangiare, quindi mi sono messo a guardare un film, verso la metà ho mangiato davanti al mio Thinkpad e una volta finito ho sistemato un pò l'appartamento.

    Ho messo dei fogli colorati in modo da formare la bandiera ucraina vicino all'ingresso, poi ho lavato tutte le posate e i due cassetti della cucina, ho fatto due scatole con del cartoncino così da mettere ordine tra cucchiai e forchette e ho messo un paio di scritte per rallegrare il frigorifero bianco e ammaccato.

    Anche oggi ho fatto un pò di spesa, ho comprato pure le lampadine di scorta, il budget me lo permette, anche perché dalle ultime news ci dovrebbero allungare 800 grivna per il vitto e 250 per i trasporti, soldi che noi dobbiamo anticipare, oltre alla cifra per il corso di lingua e per comprare materiale da utilizzare per il nostro progetto. Nel supermercato cercavo della pellicola trasparente, Chris mi ha aiutato e mentre eravamo in attesa alla cassa mi sono messo a dirgli una parola in russo, lui me la traduceva in inglese e io gliela ripetevo in italiano, poi me ne diceva una lui e viceversa. Sembravamo due idioti, ma è stato divertente.

    Adesso mi sono accorto che è abbastanza tardi, quindi mi lavo i denti e mi inforco tra le coperte che domani sarà un'altra giornata spettacolare.

    Pubblicato il 09 febbraio 2011

    When you ask yourself where you are, you are already lost.

    Questa mattina (mercoledì ndr), sempre per il solito problema del sole che sorge prestissimo, ero già sveglio alle sette e mezza, di conseguenza, dato che in ufficio con Chiara ci dovevamo trovare per le 10 e mezza circa mi sono riproposto di esplorare la città. Katya mi aveva detto (o perlomeno era quello che pensavo di aver capito in inglese) che prendendo la strada di casa mia e andando in fondo a destra potevo raggiungere il centro di Artemovsk abbastanza tranquillamente. Ok, mi sono detto, sono le nove e quaranta, usciamo e guardiamoci intorno.

    Ora, io, povera bestia, non avevo considerato però un paio di dettagli non trascurabili: i palazzi per me sono tutti molto simili, scrostati alla stessa maniera e senza particolari riconoscibili; c'è un botto di ghiaccio e neve per strada quindi bisogna guardare dove si mettono i piedi; le scritte delle vie sono in cirillico, ci metto mezz'ora a leggerle e due barra tre nanosecondi a dimenticarmi cosa c'è scritto. Potete già intuire con questi punti di riferimento dove mi sono ritrovato dopo 50 minuti di passeggiata. In sostanza pensavo di andare a nord e invece ero andato ad ovest (certo poi, se una volta uscito di casa fossi andato effettivamente in fondo a destra e non in fondo a sinistra magari... ma ok).

    Quando ti inizi a domandare dove ti trovi significa che ti sei già perso, ma ecco da dietro la collina spuntare il 6, questo fantastico autobus anni '70 che se ci fanno la prova dei fumi mettono le targhe alterne per due settimane. Salto su, un grivna per il biglietto e via, da qualche parte mi porterà. Infatti poi sono arrivato in territorio conosciuto, vicino al mercato, zona cinema. Alla fine comunque ho capito dove avevo sbagliato: se tre quarti d'ora prima in quella piazzetta seguivo l'indicazione del braccio della statua di Slava avrei evitato di perdermi.

    Ok, è ora di aprire una parentesi sulle donne e le ragazze ucraine (il che non c’entra un cazzo con quello che stavo scrivendo ma tanto prima o poi), dunque, puntualizzo che non bisogna generalizzare, che altrimenti si generano stereotipi e bla bla bla.

    Allora, le ragazze ucraine sono obiettivamente magre e molto carine, ma non per forza bionde con gli occhi chiari, vestono eleganti, girano con stivali con il tacco (non credo per shiccheria ma più per puro senso pratico dato che sul ghiaccio puntandosi fanno più presa), hanno una manualità nel trucco da spavento (ne ho vista pure una che si truccava sull'autobus in marcia, se non ci vuole stile in quelle condizioni) e paiono giù alla buona, nel senso che un sorriso non lo negano a nessuno. Poi ci saranno le eccezioni.

    Invece le donne ucraine sono in genere di costituzione robusta, vestono questi cappotti con il pelo sui polsi e intorno al collo, anche loro se le guardi sorridendo ricambiano volentieri, mostrando anche senza vergogna uno o due denti d’oro, se chiedi informazioni (e mi si nota che non sono del luogo) ben volentieri cercano di aiutarti e se non pronunci alla perfezione le parole non fingono di non capire.

    Chiusa parentesi.

    Quindi dicevo, sono arrivato in centro con un'ora di ritardo, ma poco male, ho comprato dei biscotti da portare in ufficio, quelli al cioccolato sono veramente notevoli, mentre gli altri gustavano di lavanderia (no non è un errore, non volevo scrivere lavanda, hanno proprio il sapore del detersivo per panni che usa mia zia, infatti increduli ne abbiamo mangiato uno in due). Comunque tutto ok, abbiamo mangiato in mensa anche oggi e poi me ne sono andato a lezione di russo, non senza difficoltà dato che tra il 63 e il 67 non riuscivo a trovare il palazzo numero 65. Qua mi ha aiutato Katya, che ha telefonato a Nadezhda, la mia insegnate, che così è scesa in strada e mi ha accompagnato nel suo appartamento. L'ora di lezione è stata un vero spasso, entrato in casa mi sono sfilato le scarpe che non volevo sporcarle il parquet, nel frattempo ho attaccato bottone a suo marito, poi è iniziata la lezione vera e propria. Ora, se c'è da morire di fame non muoio di sicuro, con il mio background linguistico sopravvivo, ma se c'è da capire una che parla esclusivamente russo mi diventa impegnativo. È stato costruttivo e divertente allo stesso tempo, in fondo stare con una madrelingua è la soluzione più pratica per

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