Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Evangelizzare lo spazio cosmico... e ritorno: Nuove frontiere, nuove sfide e nuova razionalità per la teologia cattolica
Evangelizzare lo spazio cosmico... e ritorno: Nuove frontiere, nuove sfide e nuova razionalità per la teologia cattolica
Evangelizzare lo spazio cosmico... e ritorno: Nuove frontiere, nuove sfide e nuova razionalità per la teologia cattolica
E-book880 pagine10 ore

Evangelizzare lo spazio cosmico... e ritorno: Nuove frontiere, nuove sfide e nuova razionalità per la teologia cattolica

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

3… 2… 1… Lift off! Un duplice movimento di lancio e una duplice propulsione ci spingeranno in una avventura inaspettata: le scienze fisiche e tecnologiche e le scienze teologiche, strettamente e rispettosamente interconnesse in una nuova sfida trans-disciplinare orientata alla comune e appassionata ricerca della Verità. Una radicale e avvincente sinergia dinamica con cui possiamo affrontare, pieni di meraviglia e ben equipaggiati, l’esplorazione dello Spazio cosmico che, nei suoi orizzonti sconfinati, si offre come luogo privilegiato per scoprire profondità inattese quanto decisive. Il successivo Ritorno sulla Terra sarà così pieno di “Cielo”, perché potenziato dalle ricchezze estese provenienti dagli entusiasmanti risultati della Tecnica, dalle risonanze interiori dell’Uomo mentre corre verso l’Infinito e soprattutto dalla stupenda Rivelazione con cui Dio stesso, in Persona, si fa conoscere per stimolare e dare fiducia, anche attraverso le missioni spaziali, alla nostra ricerca e al nostro progresso integrale. La particolarità e originalità del testo, che può sorprendere ma anche affascinare, risiedono nel suo metodo, che si arricchisce sia di un formalismo tipicamente scientifico, utilizzando puntuali sintesi schematiche lungo il progredire dell’esplorazione, sia di un formalismo fisico/matematico di tipo analogico, applicato alla dimensione teologica, per aprire ponti concreti di una ragionevole integrazione trans-disciplinare.
LinguaItaliano
EditoreAracne
Data di uscita19 ott 2022
ISBN9791221801330
Evangelizzare lo spazio cosmico... e ritorno: Nuove frontiere, nuove sfide e nuova razionalità per la teologia cattolica

Correlato a Evangelizzare lo spazio cosmico... e ritorno

Ebook correlati

Religione e scienza per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Evangelizzare lo spazio cosmico... e ritorno

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Evangelizzare lo spazio cosmico... e ritorno - Alessandro Mantini

    copertina.jpglogo aracne

    In copertina: fronte (Orion Nebula-Nebulosa di Orione M 42, NGC 1976); retro (Horsehead Nebula (Barnard 33) nella Costellazione di Orione)

    ALESSANDRO MANTINI

    EVANGELIZZARE LO

    SPAZIO COSMICO…

    E RITORNO

    NUOVE FRONTIERE, NUOVE SFIDE

    E NUOVA RAZIONALITÀ

    PER LA TEOLOGIA CATTOLICA

    logo aracne2logo aracne3
    © 2023 All rights reserved.

    ISBN 979-12-2180-133-0

    ROMA SETTEMBRE 2023

    Ai miei genitori

    «Poiché tutto è stato creato in Cristo, per mezzo di Cristo, in vista di Cristo, ogni aspetto di verità, di bellezza, di bontà, di dinamismo, che si trova nelle cose e in tutto l’universo, nelle istituzioni umane, nelle scienze, nelle arti, in tutte le realtà terrene e in particolare nell’uomo e nella storia: tutto questo è segno e via per annunciare il mistero di Cristo».

    CEI, Il Rinnovamento della Catechesi, 1970, n. 118.

    Sommario

    PREMESSA ALLA LETTURA

    INTRODUZIONE

    CAPITOLO I

    BREVE STORIA DEI PRIMI VOLI SPAZIALI

    Lo spazio dell’esplorazione e della conquista…

    Lo spazio dell’infinito…

    Lo spazio della vitalità…

    Lo spazio della Comunione…

    Messaggi dell’uomo nello Spazio

    Oggetti lasciati sulla Luna...

    CAPITOLO II

    TRATTATI INTERNAZIONALI: DIRITTO DELLO SPAZIO

    Risoluzioni iniziali delle Nazioni Unite: uso pacifico dello Spazio

    I cinque Trattati fondamentali delle Nazioni Unite: Corpus Iuris Spatialis

    Accordi sotto la supervisione delle Nazioni Unite

    Altri accordi

    Alcuni problemi

    Long Term Sustainability of Outer Space Activities

    Zero draft of the Space2030 Agenda

    Il problema dei debris

    New Space Economy

    Planetary Protection Policy

    Il Programma Artemis

    CAPITOLO III

    I PAPI E LO SPAZIO

    Pio XII

    Giovanni XXIII

    Paolo VI

    Giovanni Paolo II

    Benedetto XVI

    Francesco

    CAPITOLO IV

    SACRA SCRITTURA E IMPRESE SPAZIALI

    Antico Testamento

    Salmi

    Vangeli

    Altri Scritti del Nuovo Testamento

    CAPITOLO V

    LIVELLI DI EVANGELIZZAZIONE

    Livello dell’universo fisico e scientifico

    Livello Antropologico

    Livello Morale: dignità - bontà - missione

    Livello Spirituale: origine e fine

    Livello di Dio e Creatore

    Livello di Ordine

    Livello Analogico

    Livello della Lode

    Livello della Conoscenza/Sapienza

    Livello delle Grandezze

    Livello Ontologico

    Livello della Pienezza delle dimensioni

    CAPITOLO VI

    PER UNA TEOLOGIA DELLO SPAZIO COSMICO

    Una Metodologia…spaziale

    La Nuova Dimensionalità Percettiva

    Testi Biblici fondativi

    Spunti di Antropologia Teologica dello Spazio cosmico

    Sintesi Sistematica della Teologia dello Spazio cosmico

    CAPITOLO VII

    PER UNA TEOLOGIA MORALE DELLO SPAZIO COSMICO

    La Pace

    L’Unità

    Libertà, sviluppo, progresso

    Inquinamento spaziale e Sostenibilità

    CONCLUSIONE

    Un metodo ascensionale…

    Una partenza francescana…per una storia avvincente!

    Per l’annuncio del Vangelo…

    Approcci Teologici…

    BIBLIOGRAFIA

    Testi sullo Spazio:

    Concili Ecumenici:

    Magistero papale:

    Studi Teologico Biblici:

    Santi:

    Studi vari:

    Siti Internet (in ordine di citazione)

    Alessandro Mantini

    PREMESSA ALLA LETTURA

    Caro lettore, con stupore ti vedo in procinto di avventurarti in questa inusuale esplorazione spaziale tra Scienza e Teologia!

    Se sei una persona non credente, ti prego di accogliere le proposte che questo testo esprime come un’estasi contemplativa, e ti chiedo, ringraziandoti per la tua lettura, di coglierne, se ve ne troverai, la coerenza e la ragionevolezza; se non ti riconosci nel cristianesimo, la evidente connotazione cattolica del testo spero potrà offrirti qualche spunto di conoscenza e di riflessione concreti; se appartieni ad altre confessioni cristiane, accogline lo slancio entusiasta che, mentre richiama chiarezza di contenuti, proprio per questo si può meglio aprire al dialogo; se sei un cristiano cattolico, vi troverai tante piste di lancio, per arricchire lo splendore della tua Fede e quindi della tua vita!

    Quello in cui ti accingi ad entrare è un vero viaggio Cosmico, volto ad offrire un esempio di un ragionare umano esteso e veramente trans-disciplinare, audace e inaspettato, che forse apre la possibilità di una nuova Razionalità non più limitata alla Terra e non vagamente dispersa nel cielo, ma semplicemente orientata a nuove frontiere e a nuove sfide per "lanciarci a pensare"!

    Ti lascio iniziare però, con le parole di Joseph Ratzinger, grande, libero e onesto uomo di pensiero e di fede, che ci invita tutti a:

    «non vedere il mondo che ci circonda soltanto come la materia grezza con cui noi possiamo fare qualcosa, ma a cercare di scoprire in esso la calligrafia del Creatore, la ragione creatrice e l’amore da cui è nato il mondo e di cui ci parla l’universo, se noi ci rendiamo attenti, se i nostri sensi interiori si svegliano e acquistano percettività per le dimensioni più profonde della realtà; […se ci mettiamo] in ascolto…»¹,

    un invito che ho voluto tentare di raccogliere!


    1 Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005.

    INTRODUZIONE

    «Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura. Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all’altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto» (Preghiera Eucaristica III, Messale Romano).

    Questa bellissima invocazione al Padre da parte dei suoi figli apre il cuore dell’uomo ad una elevazione integrale che lo porta ad orientarsi verso l’alto e a tendere le proprie mani al cielo, facendo del proprio corpo una vera e propria base di lancio per ascendere nel Cuore di Dio. Ogni persona umana è intimamente plasmata per riconoscere la Voce del Creatore e per tendere a Lui in un anelito verso la santità che è veramente possibile grazie all’invito del Padre che dice: «siate santi perché io sono santo» (Lv 11, 44.45; 19, 2; 20, 7.26). È proprio quel veramente che apre la rotta di lancio squarciando i cieli con l’Incarnazione del Figlio Unigenito, disceso per far piovere sulla Terra, nella Brezza leggera dello Spirito, l’Acqua del Battesimo ed il Sangue della Salvezza, da sempre invocata dall’uomo piccolo piccolo: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi» (Is 63, 19).

    Una potenza di puro Amore Vivente che avvolge in un abbraccio trinitario l’intero creato per santificarlo pur nei suoi diversi gradi di docilità: prima la Vergine Maria, docile più di ogni altra creatura, poi il pane ed il vino, che da Lei hanno imparato a diventare Cristo al primo soffio dello Spirito, poi l’uomo con la sua libertà, dono di una Amore che appunto ama rischiare sulla Croce per farci gustare la gioia della Risurrezione. Poi tutto il creato (il latino universa indica proprio tutte le cose, ogni cosa, tradotto in italiano con l’universo) che sempre «attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio» e «geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto» (Rm 8, 19.22).

    È solo lo stagliarsi verticale del discendere di Dio verso l’uomo, che spalanca quella invitante «porta stretta» che conduce alla vita (Mt 7, 14) mentre con il Suo sorriso gioioso e con le Sue braccia trinitarie tese, Dio cerca di atterrare su ogni cuore sclerotizzato da quella debolezza mortale che pur contiene, compresso, il desiderio della santità, attendendo solo di essere «liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8, 21).

    Colpito il cuore dell’uomo, nel pieno della notte della sua fragilità ma anche dei suoi sogni, subito il discendere di Dio si estende orizzontale tra i varchi delle mani tese dell’uomo salvato, per radunare i popoli intorno a Lui a mo’ di un Corpo, quello di Cristo: è la Chiesa!

    Anche lei è Santa ed è Una, proprio con la forma della Trinità perché è in essa che, esattamente come il frumento e l’uva, quei corpicini prima dispersi ed ora stretti come fratelli dalle braccia materne di Maria, possono stagliarsi finalmente lungo quella rotta verticale che decolla da ciascun Altare Eucaristico da un confine all’altro della Terra, portandoli ogni giorno e da ogni luogo ad essere familiari di Dio e concittadini dei santi (cf. Ef 2,19), per diventare a loro volta, insieme a quello Perfetto, «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» (Rm 12, 1)!

    Lungo queste rotte rese disponibili dalla misericordia di Dio Trinità, l’uomo cercatore ed esploratore può esprimere la sua innata tensione verso l’alto, simbolica del desiderio di una vita piena, ma anche reale, lungo quel viaggio verso i cieli e le stelle che sempre lo chiamano sin dagli albori della Creazione.

    Il sogno di volare, caratteristico di ogni uomo parla di una libertà che è vocazione all’incontro con il Dio vivente ed ha sempre questo sapore, il quale, anche se non riconosciuto, stimola tutte le facoltà umane, compresa la sua intelligenza, la sua razionalità e la sua creatività, ad andare «oltre il deserto» (Es 3, 1).

    Dalla fine degli anni ’50 del XX secolo, l’uomo ha iniziato a solcare i cieli superando l’atmosfera terrestre ed entrando nell’orizzonte sconfinato del cielo…mentre la Chiesa, ben più esperta, da quasi due millenni ogni giorno già lanciava l’uomo negli orizzonti molto più sconfinati del Cielo abitato da Dio.

    Il lavoro che presentiamo vorrebbe, con timore e tremore, inscriversi all’interno di questo duplice movimento di lancio, da una parte esplorando i sentieri dell’uomo, nel suo ingegnarsi ardito e nel suo coinvolgimento appassionato lungo le missioni spaziali e le sue sfide; dall’altro tenendo fisso lo sguardo sulla sapienza della Chiesa che, nella sua millenaria e sublime riflessione teologica, è certamente la più competente in materia di esplorazione del Cielo!

    Nel contesto della Creazione il cielo non è altro che un passo verso il Cielo e, mentre l’uomo muove i suoi piccoli e affascinanti passi nel cielo, la Chiesa riconoscendo i Passi del suo Signore lungo la discesa dell’Incarnazione, mostra all’uomo stupito i passi per ascendere verso il Cielo.

    In questa radicale sinergia la persona umana affronta il suo cammino di vita orientata verso l’infinito che finalmente ha il Volto vivente del crocifisso risorto il quale, illuminato dalla Luce dello Spirito, ci mostra il Volto del Padre ed il Suo abbraccio benedicente che a sua volta ci indica «la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6).

    * * *

    Il titolo del nostro lavoro indica i tratti salienti del cammino che ci proponiamo di affrontare, quello cioè di leggere, alla luce del Vangelo, l’esplorazione spaziale nella quale l’uomo si sta ormai sempre più appassionatamente avventurando. Sono nuove frontiere e nuove sfide per l’umanità che si apre all’universo entrando nello Spazio cosmico e sperimentandone tutto il fascino, ma anche tutti gli altrettanto infiniti interrogativi che la spingono a non fermarsi, per oltrepassare sempre di più quei limiti di cui l’atmosfera terrestre è solo un piccolo, pallido e sottile simbolo.

    L’appello al Vangelo sempre offre una luce di verità anche nel buio del Cosmo interstellare, aprendo ad una lettura grata del dono ricevuto, capace di stimolare l’intelligenza, la sete di conoscenza, il naturale slancio verso la ricerca e l’oltrepassamento degli orizzonti che caratterizza la crescita dell’uomo capax Dei!

    Attingendo dalla Sacra Scrittura e dalla Teologia della Creazione, cercheremo di raccogliere tali sfide in una lettura teologica e morale con l’intento di offrire nuovi colori, nuove profondità e nuovo entusiasmo al cammino di orientamento dell’uomo in quell’affascinante Dono di Dio che è appunto il Creato.

    Il metodo usato lungo tutto lo svolgimento del testo, sarà quello di proporre lo sviluppo di una nuova razionalità che possa cimentarsi in una lettura stereofonica e forse a tutto tondo, "surround", in cui continuamente si intrecciano, per stimolarsi a vicenda, spunti storici, politici, morali, scientifici, tecnologici, teologici, biblici e antropologici, in un dialogo serrato.

    La novità consiste proprio nel modo di impostare il ragionamento, nel continuo rilancio tra i diversi ambiti coinvolti nell’esplorazione spaziale e tutti convergenti nello stesso uomo, appunto cercatore della verità.

    Confessiamo sin da ora una ulteriore impostazione metodologica, la quale consiste nell’aver volutamente scelto una lettura positiva dell’uomo, cercando di lasciar emergere, lungo le pieghe della storia e delle scelte, primariamente le intenzioni di bene, di speranza e di unità, sottese o comunque desunte dai grandi impegni politici, economici e scientifici.

    Rimane importante spiegare cosa si intenda per evangelizzazione dello Spazio cosmico, per non correre il rischio di pensare che si tratti di una questione del tutto irrilevante per la vita dell’uomo o magari di uno studio forzato

    Il cuore del nostro lavoro infatti consiste nell’avvicinarsi all’ampio contesto dell’esplorazione dello Spazio cosmico, riconoscendovi il terreno privilegiato per una riflessione profonda sull’uomo.

    L’universo suscita non solo un grande fascino, con il conseguente dinamismo dello stupore e della meraviglia, ma soprattutto risveglia e nutre le profondità più belle dei sogni dell’uomo, con tutto il loro carico di speranza, di slancio, di grandezza, di tensione, di mistero e di spiritualità.

    Il cielo è sempre una chiamata da cui l’uomo si sente attratto per le sue dimensioni infinite, per le sue profondità ricche e misteriose, per la sua attitudine a muovere la fantasia e l’immaginazione, per la difficoltà di raggiungerlo che richiede il superamento di quella naturale attrazione gravitazionale, condizione essenziale per sentire forte appunto il desiderio, ben più vero, di volare!

    L’immensità del Cosmo, nel suo silenzio sconcertante, viene solcata da una solitudine che l’uomo riconosce come non corrispondente alle sue corde più intime e che pertanto lo sollecita ad un ascolto attento della Voce che lo raggiunge proprio in quelle immensità, attingendo a tutte le facoltà del corpo, dello spirito e dell’ingegno.

    Di conseguenza vedremo come tutte le imprese spaziali, sin dalle intenzioni e dai propositi che le muovono e poi via via lungo la loro complessa realizzazione, fino alle risonanze che esse producono, prima di tutto negli astronauti e poi anche su tutti coloro che se ne appassionano, in realtà parlano un linguaggio più ampio e più profondo, sfiorando il senso del mistero e della spiritualità, in modo diremmo connaturale.

    Noi cercheremo allora di intercettare questi tratti, questi suggerimenti, queste intuizioni, queste aperture nate nell’ambito puramente umano e connesse con l’avventura spaziale, per arricchirle con una lettura teologica basata sulla luce della Rivelazione cristiana.

    Ci si propone quindi la possibilità di rileggere l’esplorazione dello Spazio cosmico alla luce del Vangelo che ne illumina i tratti più belli, al fine di scoprire un nuovo modo di ragionare integrale, in cui scienza e teologia, tecnica e antropologia, corporeità e spiritualità, razionalità e mistero dialogano in modo libero e dinamico.

    Lo Spazio si concede all’uomo come un velo sottile e profondo che ci mette in dialogo con il Volto di Dio, il Dio Uno e Trino che chiama alla Relazione viva e ancora una volta integrale, mentre proprio il dinamismo Velo Volto ci coinvolge in una straordinaria uscita da sé funzionale ad un successivo ritorno sulla Terra, quindi in sé, più ricco dopo aver riscoperto l’attualità del Vangelo.

    Il movimento dell’ascendere e del discendere, dell’uscire e del rientrare, dell’esplorare e del tornare, sarà la base della nostra avventura per cui evangelizzare lo Spazio cosmico vuol dire rievangelizzare l’uomo. È lui, nella sua piccolezza e fragilità, ad essere il protagonista di queste missioni che lo spingono a dare il meglio di sé in termini di potenzialità e intelligenza, ma anche in termini di relazioni e di collaborazione, esprimendo una grandezza davvero bella. Ma è anche lui, così piccolo e così grande, immerso nel brivido dell’immensità e lanciato oltre le sue sicurezze, ad incontrare il Volto di Dio che lo chiama alla vera Grandezza. Sarà allora l’incontro tra l’ascesa solitaria dell’uomo e la discesa trinitaria di Dio, ad aprirci la porta per una Ascesa Relazionale tutta da scoprire, che prelude, nella speranza, all’Ascesa Comunionale della Chiesa, con tutta l’umanità in essa raccolta.

    Evangelizzare lo Spazio cosmico non è dunque solo uno sforzo intellettuale, quanto piuttosto una reale occasione per evangelizzare l’uomo integrale secondo un linguaggio che valorizzi pienamente il dialogo ragionevole e misterioso tra la sua umanità e il Dio Rivelato, per tornare a ricostruire sulla Terra una nuova Umanità.

    * * *

    Il percorso si articola in modo progressivo attraverso sette capitoli che vorrebbero giungere pertanto ad elaborare le fondamenta di una Teologia dello Spazio cosmico.

    Il primo capitolo funge da base storica ed al contempo da polveriera che accende le note principali del coinvolgimento dell’uomo nell’avventura spaziale. Il senso di esplorazione e di conquista, il senso dell’infinito, la spinta ad una vitalità nuova, la scoperta della comunione e della pace, l’appello all’eternità e le firme lasciate nello Spazio, che ne esprimono l’anelito. La storia delle tante prime missioni ci accompagnerà in questo cammino diremmo amplificato.

    Il secondo capitolo percorrerà i contenuti salienti del Diritto Internazionale dello Spazio cosmico, la cui importanza emerge sin dall’inizio dei voli spaziali, attraverso la storia degli eventi che lo hanno determinato. Accanto ad un necessario elenco dei principali documenti elaborati, cercheremo di analizzare quegli spunti che se ne desumono e che costituiscono una base fondamentale per la costruzione di nuove relazioni internazionali e forse di una nuova umanità, proprio a partire dallo Spazio, mentre sulla Terra non siamo ancora capaci di metterli in atto pienamente.

    Inoltre metteremo in evidenza alcuni importanti problemi e prospettive connessi con l’uso dello Spazio, che pongono nuove sfide al problema della gestione del Cosmo, non solo al livello della proprietà e delle relazioni internazionali, ma anche al livello della politica internazionale, della gestione delle risorse, della condivisione della bellezza, dell’occupazione progressiva e quindi necessariamente al livello della contaminazione, della produzione e smaltimento dei rifiuti spaziali.

    Il terzo capitolo inizierà ad integrare quanto emerso nei primi due, con una lettura spirituale e teologica autorevole. Prenderemo infatti in considerazione i principali discorsi dei papi in relazione alle prime esplorazioni spaziali, con l’intento di analizzarne i contenuti nel dettaglio e di coglierne le principali linee guida. A patire da Pio XII giungeremo al pontificato di papa Francesco.

    Nel quarto capitolo ci accosteremo allora, una ad una, a tutte le citazioni bibliche scelte dai papi per i loro discorsi. Magistero e Sacra Scrittura saranno pertanto le nostre fondamenta. Ogni citazione sarà considerata non in ordine temporale ma biblico, in modo da permetterci, commentandole, di scoprire la continua attualità della Parola capace di parlare all’uomo di tutti i tempi.

    Il quinto capitolo si propone di evidenziare alcune riflessioni riguardanti l’apertura di nuovi orizzonti per l’evangelizzazione nei programmi di sviluppo aerospaziale, di gestione dello Spazio cosmico e di conquista dei pianeti, satelliti naturali o altri corpi celesti del Sistema Solare. Cercheremo quindi di delineare dei possibili fronti di evangelizzazione, seguendo la nostra intenzione di fondo che è quella di ragionare a partire dalla esplorazione dell’universo come luogo privilegiato per sviluppare un nuovo modo di annunciare il Vangelo all’uomo, anche attraverso la scienza e la tecnologia.

    L’uomo infatti sente ormai sempre più urgente, proprio perché è sempre più possibile, l’esigenza (la chiamata?) di tuffarsi nel cielo:

    «the compelling urge of man to explore and to discover, the thrust of curiosity that leads men to try to go where no one has gone before. Most of the surface of the earth has been explored and men now turn on the exploration of outer space as their next objective»².

    Attraverso questo slancio l’uomo incontra una profondità ulteriore che sulla Terra, ancora troppo vincolato, l’uomo non riesce più a vedere bene. Allora uscendo da sé e reso più sensibile dal nuovo ed affascinante contesto esplorativo, l’uomo può recuperare, attraverso i nuovi strumenti tecnologici e scientifici, nuove coordinate umane e teologiche, capaci di entrare in un dialogo serio e vitale con lui. Una ricchezza che, ben strutturata, gli permetterà innanzi tutto di rientrare in se stesso in una contemplazione non più muta, di fronte ad un Cosmo silente, ma relazionale, di fronte alla scoperta di un ragionevole ed inaspettato Dio Trinità amico dell’uomo. Successivamente e conseguentemente l’uomo potrà scoprire un nuovo slancio per rientrare sulla Terra (il ritorno) non solo pieno di cielo, già indimenticabile per la sua bellezza, ma soprattutto pieno di Cielo, decisivo per la sua felicità.

    Con quanto emerso fin qui e in particolare con i risultati di una lettura per quanto possibile attenta e approfondita del magistero papale in ordine alle missioni spaziali e ai brani biblici che, attraverso le loro scelte, ne illuminano il senso, giungeremo così al capitolo centrale del nostro lavoro, il sesto.

    Al fine di tentare la fondazione di una Teologia dello Spazio Cosmico, una volta definita la metodologia scelta, ci soffermeremo su due testi biblici individuati come possibili testi fondativi. Con tutto il materiale raccolto da queste analisi passeremo quindi ad elaborare alcuni spunti di Antropologia Teologica e di Teologia Sistematica applicate allo Spazio cosmico, toccando nello specifico la Cristologia, la Trinitaria e la Teologia Fondamentale.

    Il settimo capitolo infine porrà in evidenza alcuni tratti importanti emersi in ambito Morale lungo l’esplorazione spaziale, i quali verranno messi in corrispondenza con la Dottrina Sociale della Chiesa, per individuare delle possibili basi di Teologia Morale dello Spazio.

    Il testo affronta pertanto una tematica originale, di frontiera e forse anche un po’ audace e nuova nei contenuti e nel metodo! Quest’ultimo in particolare merita una chiarificazione preliminare trattandosi di una impostazione innovativa che ha come scopo principale quello di fornire un’occasione di integrazione trans-disciplinare. Si tratta infatti di un tentativo di strutturare una interazione e un pensare dinamici tra i contenuti e le prospettive (oggi particolarmente in via di sviluppo) dell’esplorazione spaziale con i suoi riferimenti alle scienze fisiche e matematiche, ed il tesoro della Sacra Scrittura e della Teologia, in un dialogo serrato e senza esclusione di colpi, che attinge quindi alle profonde risorse di ciascuna disciplina.

    La nuova metodologia dinamica utilizzata consiste principalmente nel ricorso a formalismi multiformi, propri dei diversi ambiti disciplinari coinvolti:

    il primo ed essenziale stile è costituito dal più che naturale linguaggio discorsivo e descrittivo;

    il secondo formalismo è invece tipicamente scientifico in senso ampio, ed utilizza il metodo schematico, per individuare anche visivamente piccole e decisive sintesi lungo l’elaborazione del pensiero: parole chiave e frecce di connessione verranno usate infatti per raccogliere ed evidenziare i ragionamenti salienti;

    il terzo formalismo, quello certamente meno comune e quindi più inaspettato, è quello prettamente fisico/matematico. Si tratta di usare, in termini analogici e quindi non analitici, espressioni matematiche o richiami a concetti fisici applicandoli alla dimensione filosofico/teologica. Tale ultimo aspetto può certamente sorprendere, ma rappresenta, a nostro modesto parere, una preziosa occasione, forse anche una sfida, in ordine ad una feconda apertura di orizzonti che non perda, ma piuttosto integri risorse e competenze in vista di una razionalità aperta.

    Scopo di questa metodologia è quindi il tentativo di aprire nuove piste rigorose, fondate e ragionevoli, per una proficua interazione tra razionalità scientifica e razionalità teologica, colta come un "kairòs", una chiamata, proprio in un’epoca in cui si corre il rischio di uno scollamento tra le discipline, certamente dannoso per il pensiero in generale e per l’annuncio del Vangelo!

    * * *

    Questo lavoro vuole rappresentare un piccolo contributo per una apologetica originale, sulla linea di quanto ci suggerisce il Concilio Vaticano II, che invita ad:

    «armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle più recenti scoperte con la morale e il pensiero cristiano, affinché il senso religioso e la rettitudine morale procedano … di pari passo con la conoscenza scientifica e con il continuo progresso della tecnica; [i fedeli] potranno così giudicare e interpretare tutte le cose con senso autenticamente cristiano»³.

    Papa Francesco, nella Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium sulle Università e le Facoltà Ecclesiastiche, cita proprio questo brano per stimolare, come più volte indicato da papa Benedetto XVI, l’apertura di nuove razionalità:

    «le nuove scienze e i nuovi ritrovati pongono nuovi problemi, che interpellano le discipline sacre e le sollecitano a rispondere. È necessario, quindi, che i cultori delle scienze sacre, mentre adempiono il loro dovere fondamentale di conseguire, mediante la ricerca teologica, una più profonda conoscenza della verità rivelata, si tengano in relazione con gli studiosi delle altre discipline, siano essi credenti o non credenti, e cerchino di ben intendere e valutare le loro affermazioni, e di giudicarle alla luce della verità rivelata (GS 62)»⁴.

    «Gli studi ecclesiastici non possono limitarsi a trasferire conoscenze, competenze, esperienze, agli uomini e alle donne del nostro tempo, desiderosi di crescere nella loro consapevolezza cristiana, ma devono acquisire l’urgente compito di elaborare strumenti intellettuali in grado di proporsi come paradigmi d’azione e di pensiero… Ciò richiede non solo una profonda consapevolezza teologica, ma la capacità di concepire, disegnare e realizzare, sistemi di rappresentazione della religione cristiana capace di entrare in profondità in sistemi culturali diversi. Tutto questo invoca un innalzamento della qualità della ricerca scientifica e un avanzamento progressivo del livello degli studi teologici e delle scienze collegate»;

    «gli studi ecclesiastici…sono chiamati a dotarsi di centri specializzati che approfondiscano il dialogo con i diversi ambiti scientifici. In particolare, la ricerca condivisa e convergente tra specialisti di diverse discipline viene a costituire un qualificato servizio al Popolo di Dio, e in particolare al Magistero, nonché un sostegno della missione della Chiesa di annunciare la buona novella di Cristo a tutti, dialogando con le diverse scienze a servizio di una sempre più profonda penetrazione e applicazione della verità nella vita personale e sociale»⁵.


    2 The White House, Introduction to Outer Space, U.S. Government Printing Office, Washington, D.C., 26 March 1958, p. 1; in Internet (14.05.2020): http://www.plosin.com/beatbegins/pdf/IntroductionToOuterSpace.pdf.

    3 Concilio vaticano II, Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel Mondo Contemporaneo Gaudium et Spes, 7 dicembre 1965, n. 62, in Enchiridion Vaticanum. Documenti Ufficiali del Concilio Vaticano II 1962-1965, vol. 1, Testo ufficiale e versione italiana, EDB, Bologna, 198513, n. 1319-1644, p. 770-965, qui n. 1531, p. 897.

    4 Francesco, Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium, 27 dicembre 2017, Appendice III, in Internet (04.11.2019): http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_constitutions/documents/papa-francesco_costituzione-ap_20171208_veritatis-gaudium.html.

    5 Francesco, Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium, n. 5.

    CAPITOLO I

    BREVE STORIA DEI PRIMI VOLI SPAZIALI

    Era il 4 ottobre, festa di S. Francesco di Assisi, ed erano passati 731 anni dal suo Transito avvenuto nel 1226 nella piana di S. Maria degli Angeli sotto Assisi, accanto alla piccola e preziosissima chiesetta della Porziuncola, un antico e sempre nuovo Grembo che, agli occhi del Santo e ai nostri, richiama quello purissimo della Vergine Maria, ove l’uomo rinasce in Cristo per attraversare i cieli e «rinascere dall’alto… Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo» (Gv 3, 7.13).

    Era il 4 ottobre e l’uomo, curiosamente proprio da una terra che aveva scelto per sé l’Ateismo di Stato, l’allora URSS, iniziava a scrivere, inconsapevole, una nuova strofa al Cantico delle Creature, entrando, con un suo manufatto, nello Spazio cosmico, Manufatto di Dio.

    Una strofa che parla dell’ingegno dell’uomo e del suo sconfinato desiderio di sconfinare, di esplorare, di andare oltre, ma anche una strofa che canta la bellezza dell’universo, il suo fascino e il desiderio della sua scoperta.

    Una strofa che, nell’esplicito annuncio dell’avvenuto lancio dato al mondo nella notte tra il 4 ed il 5 ottobre, implicitamente lodava il Signore per la gioia di un passo oltre compiuto dall’umanità e che, al di là del sapore semplicemente umano della primazia e del prestigio, esprime certamente un più alto e ampio senso di gioia e di crescita. Una strofa che potremmo timidamente comporre con queste parole:

    Laudato si’, mi’ Signore per frate nostro Cosmo silenzioso et sconfinato,

    ne lo quale lo primo homo, con tanto ingegno, s’è tuffato

    e beati quelli ke l’esploreranno per lo bene et in pace,

    ka vi trovaranno, ne la scienza et ne la fede, lo Tuo Volto ke li chiama et non tace!

    La conquista dello Spazio inizia allora proprio sotto la protezione di S. Francesco di Assisi, autorizzandoci a considerare almeno due importanti deduzioni lecite in questo contesto così particolare:

    la chiamata di Dio: se da un paese ateo parte la sfida alla conquista dello Spazio Cosmico, incredibilmente (e non consapevolmente) messa in atto nella Festa del santo considerato l’alter Christus, non possiamo non riconoscere, nell’avventura spaziale, una netta ed evangelica chiamata di Dio ad incontrarlo, a conoscerlo, a lasciarci amare. Una chiamata sostenuta dalla discreta e certa presenza di un santo, Francesco d’Assisi, amante per eccellenza della Chiesa e innamorato, in un abbraccio sponsale, del privilegio dell’altissima povertà, quale occasione per far risplendere ovunque nella vita «la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù» (Ef 2, 7), un santo che ha cantato l’universale riconoscimento del Cosmo come Creato dalle Mani della SS. Trinità;

    l’annuncio del Vangelo: san Francesco d’Assisi ha vissuto l’esclusività del rapporto intimo e personale con il Signore in una preghiera intensa e profonda, dedicando a questa priorità assoluta la maggior parte del suo tempo, e per questo ha potuto non solo riconoscere il Signore in ogni angolo della storia e del Cosmo, ma anche esserne testimone credibile e attraente addirittura davanti al Sultano d’Egitto. Non possiamo allora non riconoscere, nell’avventura spaziale, un luogo privilegiato per l’annuncio del Vangelo, a maggior ragione per il fatto che, come abbiamo visto, è proprio S. Francesco a chiamarci a questo da un paese che ancora non conosce il Suo Signore!

    Lo spazio dell’esplorazione e della conquista…

    Così proprio il 4 ottobre 1957 alle 19:28:34 UTC⁶, dall’allora base missilistica, oggi cosmodromo, di Bajkonur in Kazakistan, in quella che era l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), con un vettore R-7 Semërka (missile balistico intercontinentale) di 34 metri di altezza e 3 metri di diametro, a due stadi, nato dall’idea e dal progetto di Sergei Pavlovič Korolëv, proposto nel 1953 e approvato nel 1954 (anche se il programma Sputnik iniziò a farsi spazio già a partire dal 1948), fu lanciato il primo satellite artificiale orbitante intorno alla Terra: lo Sputnik 1 (che vuol dire satellite accompagnatore o compagno di viaggio)⁷.

    Giunse sull’orbita ellittica bassa terrestre con il suo carico minimale di contenuto tecnologico, proprio per cercare di bruciare sul tempo la corsa allo Spazio annunciata dagli Stati Uniti con il progetto Vanguard da Dwight D. Eisenhower il 29 luglio 1955, che prevedeva di portare in orbita un piccolo satellite artificiale (1,5 kg) entro il dicembre 1958. Il primo lancio del Vanguard fallì però il 6 dicembre 1957 esplodendo in quota. Nel frattempo la statunitense NACA (National Advisory Committee for Aeronautics, fondata il 3 marzo 1915) era in procinto di diventare l’attuale NASA (National Aeronautics and Space Administration, istituita il 29 luglio 1958) con un passaggio reso operativo il 1 ottobre 1958.

    Lo Sputnik 1 era una lucente sfera di una lega di alluminio-magnesio-titanio di 58,5 cm di diametro e del peso di 83,6 kg, contenente solo due trasmettitori di onde radio (alle frequenze di 20,005 MHz per il bip e di 40,002 MHz per il tono continuo), con le 4 rispettive antenne di circa 2,5 metri di lunghezza, alcune batterie zinco-argento e un termometro con un sistema di controllo della temperatura perché si mantenesse tra i 20°C e i 50°C. Progettato da Mikhail S. Khomyakov e dai suoi collaboratori, raggiunse l’orbita e poté compiere 1440 rotazioni complete intorno alla Terra alla velocità di circa 29.000 km/h, tra un apogeo di 947 km e un perigeo di 215 km con un periodo di 96,2 min. Il 26 ottobre (dopo 21 giorni di attività in orbita) cessarono i segnali inviati al centro di controllo che permisero di studiare la composizione degli strati alti dell’atmosfera ed il 4 gennaio 1958, rientrando verso la Terra si disintegrò all’impatto con l’atmosfera stessa.

    Iniziò così il programma spaziale, che coinvolse certamente l’Unione Sovietica, ma in modo forse ancora più intenso, gli Stati Uniti, sentitisi toccati nell’orgoglio (un vero e proprio colpo per gli USA, passato alla storia con il nome di "crisi dello Sputnik")⁸ e quindi investiti di una chiamata ad uno sviluppo veloce ed efficace. Ancora a tanti anni di distanza, il 25 gennaio 2011 l’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel discorso sullo stato dell’Unione, chiamò quello attuale un nuovo momento Sputnik riferendosi alla necessità di ripartire con rinnovato slancio nella ricerca scientifica:

    «This is our generation’s Sputnik moment. Two years ago, I said that we needed to reach a level of research and development we haven’t seen since the height of the Space Race…We’ll invest in biomedical research, information technology, and especially clean energy technology»⁹.

    Entrambi i contesti erano certamente non evangelici, eravamo nel pieno della guerra fredda tra USA ed URSS e la spinta di lancio, al di là del carburante contenuto nel primo stadio del razzo vettore, era legata al tentativo da un lato di primeggiare sull’avversario e dall’altro di studiare nuovi strumenti di attacco/difesa: politica, egemonia, manovre militari…in una parola potere. Pur tuttavia, anche a partire da queste basi, si sono poi sviluppate alcune interessanti strade di collaborazione, di pace e di progresso!

    Il programma spaziale subì quindi uno sviluppo impressionate a partire proprio dal momento Sputnik tanto che già il 3 novembre 1957, con la capsula Sputnik 2, fu lanciata in orbita la cagnolina Laika per studiare l’andamento dei parametri vitali di un essere vivente (che purtroppo morì dopo sole 5 ore dal lancio), lungo un viaggio composto da 2570 orbite intorno alla Terra per un totale di 162 giorni di missione¹⁰.

    La prima sonda mandata ad avvicinarsi alla Luna e quindi capace di raggiungere la velocità di fuga dal nostro pianeta¹¹, fu Lunik 1, che però non riuscì a cadere sulla Luna come previsto, mancandola di qualche chilometro (5.995 km di distanza) il 4 gennaio 1959 dopo due giorni dal lancio. Fu il primo oggetto costruito dall’uomo ad entrare nell’orbita eliocentrica¹². Successivamente fu la sonda sovietica Lunik 2 lanciata il 12 settembre 1959, a centrare l’obiettivo il 13 settembre alle ore 22:02:24 UTC alle coordinate d’impatto 29,1°N, 0°W a ovest del Mare della Serenità del nostro satellite¹³.

    Per la prima volta un oggetto costruito dall’uomo toccò la superficie di un altro corpo celeste.

    Seguì il 4 ottobre 1959 il lancio della sonda Lunik 3 che fornì il 7 ottobre le prime fotografie (29 immagini) della parte nascosta della Luna, da circa 64.000 km di distanza dalla superficie¹⁴.

    Il 19 agosto 1960 con lo Sputnik 5 furono portati in orbita due cani, Belka e Strelka, insieme a un coniglio grigio, 40 topi, 2 ratti, mosche e alcune piante e funghi, che tornarono dopo un giorno intero e 18 orbite, tutti vivi, sulla Terra¹⁵.

    Si trattava di preparativi importanti per raccogliere informazioni e valutazioni in vista di una missione ben più impegnativa da realizzare, che avrebbe segnato la storia. Il 12 aprile 1961 infatti alle 09:07 di Mosca (06:07 UTC), partì dal cosmodromo di Bajkonur, il primo uomo verso lo Spazio, Jurij Alekseevič Gagarin, a bordo della Vostok 1, che fu anche la prima astronave ad inserirsi nell’orbita terrestre. Egli, completata un’orbita (tra i 169 km e i 327 km di altezza) in 89,1 minuti, rientrò sulla Terra dopo complessivi 1 ora e 48 minuti di volo¹⁶. È rimasta famosa l’esclamazione di Gagarin alla partenza del viaggio, rivolta a Korolëv: Poyekhali! (Andiamo!).

    Il programma poi proseguì ed arrivò fino al Vostok 6 con il quale viaggiò la prima donna astronauta Valentina Tereškova, il 16 giugno 1963, per rientrare il 19 giugno, dopo 48 orbite intorno alla Terra¹⁷.

    Le missioni spaziali dell’URSS si svilupparono con il successivo programma Voschod e, con il lancio di Voschod 1, si ebbe il primo volo spaziale con equipaggio multiplo (Vladimir Michajlovič Komarov, Konstantin Petrovič Feoktistov e Boris Borisovič Yegorov) la cui partenza avvenne il 12 ottobre 1964 ed il rientro il giorno successivo, per un totale di 16 orbite complete¹⁸.

    La prima passeggiata nel vuoto dello Spazio, chiamata EVA Extra-Vehicular Activity, fu compiuta da Aleksej Archipovič Leonov alle ore 08:33 UTC (mentre a bordo rimaneva l’altro membro dell’equipaggio Pavel Ivanovič Beljaev), nella missione Voschod 2, che fu poi l’ultima delle 7 pianificate, il cui lancio si ebbe il 18 marzo 1965 alle 07:00 UTC ed il rientro il 19 marzo¹⁹. Rimase nello Spazio assoluto per circa 16 minuti «during which Leonov experienced tension and euphoria», mentre la navicella effettuava le 18 orbite previste tra i 475 km e 167 km di altezza.

    La prima donna a passeggiare nello Spazio fu anch’essa sovietica, Svetlana Evgen’evna Savickaja, il 25 luglio 1984, per circa 3 ore e 33 minuti, mentre era a bordo della stazione spaziale Salyut 7. La cosmonauta Savickaia era membro dell’equipaggio della Sojuz T-12, lanciata il 17 luglio e rientrata il 29 luglio 1984²⁰.

    Continuarono nel frattempo le missioni Lunik e fu la Lunik 9, lanciata il 31 gennaio 1966 ad effettuare il primo allunaggio morbido il 3 febbraio nell’Oceanus Procellarum a ovest dei crateri Reiner e Marius (7,08°N 64,37°W coordinate lunari) alle ore 18:45:30 UTC, scattando le prime foto del paesaggio circostante²¹. Sempre nel programma spaziale sovietico, il primo satellite artificiale ad entrare nell’orbita circumlunare, quindi nell’orbita di un altro corpo celeste, il 3 aprile 1966 alle 18:44 UTC, fu il Lunik 10, lanciato il 31 marzo precedente²². Concluse 460 orbite complete per un totale di 56 giorni prima di precipitare sulla superficie lunare in un luogo imprecisato.

    Il primo allunaggio morbido effettuato dagli USA si ebbe invece con la missione Surveyor 1 della NASA (lanciata il 30 maggio 1966)²³ il 2 giugno 1966 alle 6:17:36 UTC alle coordinate lunari 2,4745°S, 316,6602°E, in un’area piatta di un cratere di circa 100 km di ampiezza a nord del cratere Flamsteed a sud ovest dell’Oceanus Procellarum.

    Il programma spaziale americano, mosse però i primi passi a cominciare dal 1 febbraio 1958 quando venne lanciato alle 03:48 UTC da Cape Canaveral, il primo satellite USA Explorer 1, rimanendo operativo (studio dei raggi cosmici e conferma dell’esistenza delle Fasce di Van Allen) per 111 giorni, fino al 23 maggio, per rientrare poi nell’atmosfera solo 12 anni dopo, il 31 marzo 1970. Fu il capostipite di una lunga serie di missioni di cui 89 terminate con successo e 4 fallite fino al 2014²⁴. Poco dopo, il 17 marzo 1958, gli USA misero in orbita il Vanguard 1, anch’esso una sferetta di alluminio (16,5 cm di diametro e 1,47 kg) capace di trasmettere grazie a due batterie, una al mercurio ed una solare, alle frequenze di 108 MHz e 108,03 MHz, e per questo dotato di sei antenne di circa 30 cm. Fu pertanto il primo satellite alimentato da pannelli solari. Nel maggio del 1964 trasmise gli ultimi segnali ed attualmente è l’oggetto più antico costruito dall’uomo ancora in orbita intorno alla Terra²⁵.

    La corsa allo Spazio ha stimolato una frenetica crescita della ricerca scientifica e dello sviluppo di nuove tecnologie che, mentre USA e URSS si sfidavano a colpi di primati nel contesto della Guerra Fredda sulla Terra, diventava sorprendentemente una pacifica corsa verso la bellezza e la grandezza del Cosmo.

    Così gli USA cercarono di inseguire i sovietici nel portare uno statunitense in orbita intorno alla Terra. I preparativi iniziarono con la missione Mercury-Redstone 3 della NASA partita da Cape Canaveral il 5 maggio 1961 alle 14:34:13 UTC, che portò il primo astronauta americano nello Spazio, Alan B. Shepard²⁶. Egli effettuò però solo un volo suborbitale a circa 186,4 km di altezza per tornare sulla Terra dopo 15 minuti e 22 sec.

    Il primo uomo statunitense ad andare in orbita intorno alla Terra fu invece John H. Glenn con la missione Mercury-Atlas 6 partita da Cape Canaveral il 20 febbraio 1962 alle 14:47:39 UTC, che effettuò tre orbite complete tra un apogeo di 265 km e un perigeo di 159 km, per un totale di 4 ore, 55 minuti e 23 secondi, avendo percorso circa 121.000 km. J. Glenn commentò la sua esperienza a zero g dicendo che per lui «the zero g conditions were very handy in performing his tasks and that he felt exhilerated during his 4,5 hour weightless period»²⁷.

    Il primo astronauta USA ad effettuare una EVA, fu Edward H. White nella missione Gemini 4 guidata dal comandante James McDivitt, il cui lancio si effettuò il 03 giugno 1965 alle 15:15:59 UTC da Cape Canaveral. Lo stesso giorno alle ore 19:46 UTC iniziò la sua passeggiata spaziale fino alle 20:06 UTC. Il rientro si concluse con l’ammaraggio il 7 giugno dopo aver compiuto 62 orbite intorno alla Terra²⁸.

    Un altro primato interessante in questa gara di esplorazione ha a che fare ancora con la bellezza, quella del primo ritratto della Terra da un satellite in orbita intorno alla Luna. Questa preziosa foto giunse il giorno 23 agosto 1966 dalla missione statunitense Lunar Orbiter 1 lanciata dalla base NASA di Cape Canaveral il 10 agosto precedente. Il 29 ottobre poi la sonda precipitò sulla superficie lunare²⁹. Le prime fotografie della Terra dallo Spazio si ebbero invece il 14 agosto 1959 (sopra il Messico ad una altezza di circa 27.000 km)³⁰ con gli studi del satellite Explorer 6, lanciato il 7 agosto 1959.

    È molto importante, nell’intrecciarsi di questa vera e propria corsa allo Spazio, osservare sin da subito l’emergere di due diverse e complementari impostazioni di ricerca, di tecnologie e di obiettivi:

    «mentre i sovietici puntavano essenzialmente all’esplorazione dei grandi spazi mediante sonde automatiche, prevedendo l’uso di astronauti principalmente per la realizzazione di stazioni scientifiche orbitanti quali laboratori per osservazioni fisiche e fisiologiche, l’ente americano per la navigazione e le ricerche spaziali, la NASA, pur dando una giusta importanza a veicoli d’esplorazione non abitati, puntava decisamente sulle astronavi, ponendosi come primo obiettivo lo sbarco di uomini sulla Luna»³¹.

    Gli Stati Uniti proseguirono, quindi, le loro missioni spaziali con una lunga serie di satelliti artificiali generici e specializzati quali Explorer, Vanguard, Discoverer, Tiros, Nimbus, ESSA, Transit, Coutier, Telstar, Echo, Syncom, OSO, OGO, Midas, ecc., e con una serie di sonde spaziali Ranger, Marmer, Surveyor, Lunar Orbiter, per giungere finalmente alle astronavi con equipaggio umano, cioè le missoni Mercury con un solo posto, Gemini con due posti e Apollo a tre posti.

    Una ulteriore interessante differenza tra le due impostazioni fu semplicemente linguistica, l’URSS parlava di cosmonauti mettendo al centro lo Spazio, mentre gli USA usavano il termine astronauti, ponendo l’accento sulle stelle!

    Certo, in una lettura a posteriori e forse anche un po’ ingenua, si può riconoscere in questi sguardi quella bellissima umanità che mentre gioca a fare la grande lascia trapelare di essere come bambini con tanta voglia di giocare insieme a correre nello Spazio verso le stelle. Dietro le maschere della serietà politica, di fronte alle grandi avventure si può sempre riconoscere il vero uomo, piccolo, con gli occhi grandi di un bambino che vuole volare:

    Gli Stati Uniti proseguirono quindi le loro missioni spaziali con una lunga serie di satelliti artificiali generici e specializzati quali Explorer, Vanguard, Discoverer, Tiros, Nimbus, ESSA, Transit, Coutier, Telstar, Echo, Syncom, OSO, OGO, Midas, ecc., e con una serie di sonde spaziali Ranger, Marmer, Surveyor, Lunar Orbiter, per giungere finalmente alle astronavi con equipaggio umano, cioè le missoni Mercury con un solo posto, Gemini con due posti e Apollo a tre posti. Una ulteriore interessante differenza tra le due impostazioni fu semplicemente linguistica, l’URSS parlava di cosmonauti mettendo al centro lo spazio, mentre gli USA usavano il termine astronauti, ponendo l’accento sulle stelle! Certo, in una lettura a posteriori e forse anche un po’ ingenua, si può riconoscere in questi sguardi quella bellissima umanità che mentre gioca a fare la grande lascia trapelare di essere come bambini con tanta voglia di giocare insieme a correre nello spazio verso le stelle. Dietro le maschere della serietà politica, di fronte alle grandi avventure si può sempre riconoscere il vero uomo, piccolo, con gli occhi grandi di un bambino che vuole volare:

    1

    In questa direzione il grande balzo in avanti fu compiuto dagli USA solo 12 anni dopo lo Sputnik 1, quando giunsero a mettere letteralmente il primo piede umano sulla Luna il 21 luglio 1969 con la missione Apollo 11. Quest’ultima avventura iniziò con il discorso del Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy al Congresso Americano del 25 maggio 1961 in cui dichiarava:

    «Finally, if we are to win the battle that is now going on around the world between freedom and tyranny, the dramatic achievements in space which occurred in recent weeks should have made clear to us all, as did the Sputnik in 1957, the impact of this adventure on the minds of men everywhere, who are attempting to make a determination of which road they should take… Now it is time to take longer strides time for a great new American enterprise time for this nation to take a clearly leading role in space achievement, which in many ways may hold the key to our future on earth… Recognizing the head start obtained by the Soviets with their large rocket engines, which gives them many months of leadtime, and recognizing the likelihood that they will exploit this lead for some time to come in still more impressive successes, we nevertheless are required to make new efforts on our own… First, I believe that this nation should commit itself to achieving the goal, before this decade is out, of landing a man on the moon and returning him safely to the earth. No single space project in this period will be more impressive to mankind, or more important for the long-range exploration of space; and none will be so difficult or expensive to accomplish… I believe we should go to the moon»³².

    L’annuncio poi fu dato dallo stesso Presidente presso lo stadio della Rice University di Houston il 12 settembre 1962 con queste parole, poi passate alla storia:

    «We choose to go to the moon. We choose to go to the moon in this decade and do the other things, not because they are easy, but because they are hard, because that goal will serve to organize and measure the best of our energies and skills, because that challenge is one that we are willing to accept, one we are unwilling to postpone, and one which we intend to win, and the others, too»³³.

    Il discorso si concluse con ulteriori riferimenti motivazionali, rispetto a quanto detto al Congresso, espressi in questi termini:

    «Many years ago the great British explorer George Mallory, who was to die on Mount Everest, was asked why did he want to climb it. He said, Because it is there. Well, space is there, and we’re going to climb it, and the moon and the planets are there, and new hopes for knowledge and peace are there. And, therefore, as we set sail we ask God’s blessing on the most hazardous and dangerous and greatest adventure on which man has ever embarked»³⁴.

    Lungo questa strada, con la missione Apollo 8 della NASA, per la prima volta degli esseri umani giunsero nell’orbita lunare. Essi furono Frank Borman, Jim Lovell e William Anders. Il lancio avvenne il 21 dicembre 1968 alle ore 12:51:00 UTC e la navetta con l’equipaggio rientrò il 27 dicembre alle ore 15:51:42 UTC, dopo aver percorso 10 orbite intorno alla Luna ad una altezza compresa tra 110,4 km e 112,3 km dalla sua superficie³⁵.

    La successiva missione Apollo 11 con a bordo i tre astronauti Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin partì il 16 luglio 1969 alle ore 13:32:00 UTC da Cape Canaveral (complesso di lancio 39A) con un vettore Saturno V SA-506 al cui interno erano posizionati il modulo di comando Columbia ed il modulo lunare Eagle³⁶. Dopo aver compiuto un’orbita e mezzo intorno alla Terra, il motore del terzo stadio (S-IVB) spinse la navicella verso la Luna (Trans Lunar Injection TLI) alle 16:22:04 UTC (manovra iniziata alle 16:16:16 UTC) e dopo circa mezz’ora (alle 16:56:03 UTC) il Modulo di Servizio e Comando CSM (CM + SM) si staccò dal terzo stadio per effettuare una delicata manovra: distanziarsi quanto basta mentre il vertice dello stadio si apriva, ruotare di 180° e tornare indietro per agganciare, con il suo vertice, il Modulo Lunare LEM (LM). Abbandonato il terzo stadio mettendolo in orbita eliocentrica, gli astronauti continuarono il viaggio verso la Luna. Il 19 luglio alle 17:21:50 UTC entrarono, dalla parte nascosta del nostro satellite, nell’orbita lunare ed effettuarono 30 orbite. Alle 17:44:00 UTC del 20 luglio il LEM Eagle, con B. Aldrin e N. Armstrong si staccò dal modulo CSM Columbia ove era rimasto M. Collins, per dirigersi verso la Luna, mentre il CSM sarebbe rimasto in orbita lunare. Il LEM allunò alle 20:17:40 UTC di domenica 20 luglio nel Mare della Tranquillità (alle coordinate 0,8°N e 23,4°E, Tranquillity Base, Statio (Mare) Tranquillitatis, mentre poi i tre crateri minori poco più a nord sarebbero stati chiamati Aldrin, Collins e Armstrong). N. Armstrong esclamò: «Huston, Tranquillity Base here The Eagle has landed». Finalmente alle 02:56:15 UTC del 21 luglio 1969 Neil Armstrong fu il primo essere umano a mettere piede sulla Luna in qualità di comandante della missione Apollo 11, esclamando:

    «That’s one small step for [a] man, but [a] giant leap for mankind»,

    e fu seguito, 19 minuti dopo, da Buzz Aldrin alle 03:15:16 UTC. I due astronauti rimasero complessivamente 21 ore, 36 minuti e 20 secondi sulla superficie lunare, di cui 2 ore, 31 minuti e 40 secondi in EVA (i due astronauti tornarono a bordo alle 05:11:13 UTC). Il LM lasciò la Luna alle 17:54:01 UTC del 21 luglio 1969 e si agganciò al CSM Columbia alle 21:34:00 UTC per poi effettuare la Transearth injection alle 04:54:42 UTC del 22 luglio. Il CM si separò dal SM alle 16:21:13 UTC del 24 luglio per poi ammarare lo stesso giorno alle 16:50:35 UTC nell’Oceano Pacifico.

    Molto interessanti sono i commenti di M. Collins durante le sue orbite, che aggiungono preziosi dettagli su quella storica missione, a beneficio della riflessione e della crescita di tutta l’umanità. Egli paragonò l’esperienza di solitudine sperimentata durante la sua orbita intorno alla Luna a quella di Adamo nell’infinito del Creato, affermando proprio che: «Not since Adam has any man experienced such loneliness»³⁷, e descrisse la sua percezione interiore mentre si silenziavano i contatti radio entrando nella parte nascosta della Luna, con queste parole:

    «I am alone now, truly alone, and absolutely isolated from any known life. I am it. If a count were taken, the score would be three billion plus two over on the other side of the moon, and one plus God only knows what on this side. I feel this powerfully not as fear or loneliness but as awareness, anticipation, satisfaction, confidence, almost exultation»³⁸.

    Prima di entrare nell’atmosfera terrestre Collins, Aldrin e Armstrong rilasciarono queste dichiarazioni, che riportiamo in quanto estremamente utili per sottolineare non solo la portata, il senso e le motivazioni delle esplorazioni spaziali, ma anche per mostrare, al di là del credo dei singoli, l’apertura naturale che simili imprese offrono alla trascendenza e alla comunione:

    Collins: «The Saturn V rocket which put us in orbit is an incredibly complicated piece of machinery, every piece of which worked flawlessly. [...] We have always had confidence that this equipment will work properly. All this is possible only through the blood, sweat, and tears of a number of people. [...] All you see is the three of us, but beneath the surface are thousands and thousands of others, and to all of those, I would like to say, Thank you very much»³⁹.

    Aldrin: «This has been far more than three men on a mission to the Moon; more, still, than the efforts of a government and industry team; more, even, than the efforts of one nation. We feel that this stands as a symbol of the insatiable curiosity of all mankind to explore the unknown. [...] Personally, in reflecting on the events of the past several days, a verse from Psalms comes to mind: When I consider the heavens, the work of Thy fingers, the Moon and the stars, which Thou hast ordained; What is man that Thou art mindful of him?»⁴⁰.

    Armstrong: «The responsibility for this flight lies first with history and with the giants of science who have preceded this effort; next with the American people, who have, through their will, indicated their desire; next with four administrations and their Congresses, for implementing that will; and then, with the agency and industry teams that built our spacecraft, the Saturn, the Columbia, the Eagle, and the little EMU, the spacesuit and backpack that was our small spacecraft out on the lunar surface. We would like to give special thanks to all those Americans who built the spacecraft; who did the construction, design, the tests, and put their hearts and all their abilities into those craft. To those people tonight, we give a special thank you, and to all the other people that are listening and watching tonight, God bless you. Good night from Apollo 11»⁴¹.

    La missione si concluse portando sulla Terra 21,55 kg di campioni lunari.

    L’URSS rispose con il primo rover Lunochod 1 controllato a distanza sulla superficie della Luna, inviato con la sonda Lunik 17 lanciata il 10 novembre 1970 alle 14:44:01 UTC, con allunaggio della navicella il 17 novembre alle 03:47 UTC, nel Mare di Rains (38,23746°N e 35,00163°W)⁴². Rimase operativo fino al 4 ottobre 1971 quando, interrotti i contatti con il rover, la missione fu dichiarata conclusa.

    La NASA, con l’Apollo 15, il cui lancio avvenne il 26 luglio 1971 alle ore 13:34:00 UTC, portò sulla Luna il suo primo rover comandato però direttamente dagli astronauti Davis Scott e James Irwin, mentre Alfred M. Worden rimaneva in orbita lunare. Il modulo LM toccò la superficie lunare il 30 luglio 1971 alle 22:16:29 UTC nel Mare Imbrium e gli astronauti poterono percorrere 27,9 km (muovendosi entro un raggio di 5 km dal sito di allunaggio) e raccogliere 77,31 kg di rocce e campioni di suolo. La missione di concluse con l’ammaraggio di rientro il 7 agosto 1971⁴³.

    Un ultimo primato degno di nota attiene alla missione cinese Chang’e 4, lanciata il 7 dicembre 2018, la quale vanta il privilegio di essere la prima ad aver effettuato un allunaggio sul lato oscuro e nascosto della Luna, il 3 gennaio 2019 alle ore 2:26 UTC esattamente nel cratere Von Kármán, all’interno del bacino Polo Sud-Aitken. La missione⁴⁴ comprendeva un Orbiter, un Lander ed un Rover.

    Al termine di questa prima carrellata spaziale, riportiamo in parallelo le prime parole umane che hanno segnato le due grandi tappe dell’esplorazione dello Spazio:

    «Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini» di Jurij Gagarin, il 12 aprile 1961, primo uomo nello spazio;

    «One small step for [a] man, one giant leap for mankind» di Neil Armstrong, il 21 luglio 1969, primo uomo sulla Luna.

    Queste prime grandi, famose e affascinanti esplorazioni, hanno segnato il camminare dell’uomo nel Creato, hanno scandito e dilatato insieme il passo della vita e il passo

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1