Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La scelta del Capitano Cultrona: Corfù, 8 settembre 1943. Il I Battaglione Mobilitato della Regia Guardia di Finanza
La scelta del Capitano Cultrona: Corfù, 8 settembre 1943. Il I Battaglione Mobilitato della Regia Guardia di Finanza
La scelta del Capitano Cultrona: Corfù, 8 settembre 1943. Il I Battaglione Mobilitato della Regia Guardia di Finanza
E-book279 pagine2 ore

La scelta del Capitano Cultrona: Corfù, 8 settembre 1943. Il I Battaglione Mobilitato della Regia Guardia di Finanza

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Francesco Cultrona è stato un ufficiale della Regia Guardia di Finanza.
Nato nel 1901, formato ai più sani principi dell’etica militare e dotato di altissimo senso del dovere e dell’onore.
Il libro ricostruisce la sua vita dalle origini nel piccolo centro rurale di Campobello di Licata (AG) sino al tragico epilogo nell’isola greca di Corfù, dove prestava servizio in qualità di comandante della 1a Compagnia Fucilieri del I Battaglione Mobilitato, a supporto della Divisione Acqui. Nei giorni immediatamente successivi all’armistizio, ricevuto l’ordine di rientrare in Italia, scelse di rimanere sull’isola e combattere contro i tedeschi. Il 13 settembre 1943, mentre era in servizio nei pressi del Porto Militare, nel tentativo di raggiungere i suoi uomini maggiormente esposti, cadde a causa di un violento bombardamento aereo. Per il suo coraggio gli sono state conferite una Medaglia di bronzo al Valor militare e una Croce al Merito di Guerra alla memoria. All’interno della narrazione, trovano ampio spazio le tappe fondamentali del Fascismo, dalla “Marcia su Roma” del 28 ottobre 1922 all’armistizio con gli Alleati dell’8 settembre 1943, nonché le vicende del I Battaglione Mobilitato “Tarvisio”.
LinguaItaliano
Data di uscita4 dic 2023
ISBN9788855127851
La scelta del Capitano Cultrona: Corfù, 8 settembre 1943. Il I Battaglione Mobilitato della Regia Guardia di Finanza

Correlato a La scelta del Capitano Cultrona

Ebook correlati

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La scelta del Capitano Cultrona

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La scelta del Capitano Cultrona - Claudio Cultrona

    9788855123785-g.jpg
    Claudio Cultrona

    La scelta del Capitano Cultrona

    Copyright© 2023 Edizioni del Faro

    Gruppo Editoriale Tangram Srl

    Via dei Casai, 6 – 38123 Trento

    www.edizionidelfaro.it

    info@edizionidelfaro.it

    Prima edizione digitale: dicembre 2023

    In copertina: il Tenente Francesco Cultrona in un ritratto a mezzo busto con la seguente dedica nel retro indirizzata a Ina, la futura moglie: Con sincero affetto. Ciccino (Palermo, 27 maggio 1931). Nel tondino del fregio del berretto il numero 13, assegnato alla Legione Territoriale di Palermo. Le due stellette a cinque punte ricamate in argento e cucite in linea verticale al centro delle controspalline indicano il grado di Tenente.

    ISBN 978-88-5512-378-5 (Print)

    ISBN 978-88-5512-785-1 (e-book)

    http://www.edizionidelfaro.it/

    https://www.facebook.com/edizionidelfaro

    https://twitter.com/EdizionidelFaro

    http://www.linkedin.com/company/edizioni-del-faro

    Il libro

    Francesco Cultrona è stato un ufficiale della Regia Guardia di Finanza.

    Nato nel 1901, formato ai più sani principi dell’etica militare e dotato di altissimo senso del dovere e dell’onore.

    Il libro ricostruisce la sua vita dalle origini nel piccolo centro rurale di Campobello di Licata (AG) sino al tragico epilogo nell’isola greca di Corfù, dove prestava servizio in qualità di comandante della 1a Compagnia Fucilieri del I Battaglione Mobilitato, a supporto della Divisione Acqui. Nei giorni immediatamente successivi all’armistizio, ricevuto l’ordine di rientrare in Italia, scelse di rimanere sull’isola e combattere contro i tedeschi. Il 13 settembre 1943, mentre era in servizio nei pressi del Porto Militare, nel tentativo di raggiungere i suoi uomini maggiormente esposti, cadde a causa di un violento bombardamento aereo. Per il suo coraggio gli sono state conferite una Medaglia di bronzo al Valor militare e una Croce al Merito di Guerra alla memoria. All’interno della narrazione, trovano ampio spazio le tappe fondamentali del Fascismo, dalla Marcia su Roma del 28 ottobre 1922 all’armistizio con gli Alleati dell’8 settembre 1943, nonché le vicende del I Battaglione Mobilitato Tarvisio.

    L’autore

    Claudio Cultrona nasce a Palermo il 17 maggio del 1975, si laurea in filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Palermo nel 2001, con una tesi su Plotino.

    Nel 2006, dopo aver frequentato la Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario, si abilita per la classe di concorso A19 (storia e filosofia nei licei). Dal 2013 è titolare della cattedra A19 presso un Liceo di Palermo. Negli ultimi anni è stato utilizzato nei Progetti Nazionali per la prevenzione e il contrasto della dispersione scolastica presso l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia. Sposato dal 2004 con Valentina, ha due figli: Luca e Sophia. Appassionato di storia contemporanea, effettua ricerche negli Archivi di Stato e Militari.

    Ama la corsa, la scrittura e i viaggi.

    Un bel morire, tutta la vita onora

    Petrarca

    La scelta del Capitano Cultrona

    È mio dovere restare, anche se ciò dovesse costarmi la vita,

    tra i miei finanzieri, che non mi sento di abbandonare

    nell’ora della lotta. Dio ci assista e se dobbiamo morire,

    ci consenta di chiudere la nostra vita da onorati soldati.

    Rifiuto di imbarcarmi.

    Capitano Francesco Cultrona

    Premessa

    Nell’immaginario collettivo gli avvenimenti di Cefalonia e Corfù, che sintetizzano il dramma dei militari italiani sorpresi all’estero dall’armistizio, sono indissolubilmente legati al sacrificio degli uomini della divisione Acqui. Eppure, accanto a loro, tanti altri valorosi soldati, appartenenti ad altre forze armate, ma infiammati dagli stessi ideali, affrontarono con profondo senso dell’onore l’impari lotta con il nemico tedesco. In particolare, i militari della Regia Guardia di Finanza che costituivano il I Battaglione Mobilitato, per il valoroso comportamento dimostrato sul campo di battaglia nelle isole di Cefalonia e Corfù, nei giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943, hanno fatto sì che alla Bandiera del Corpo fosse concessa, con decreto del Presidente della Repubblica del 28 luglio 1950, la Medaglia d’Oro al Valore Militare con la seguente motivazione:

    «Temprato in numerosi aspri combattimenti, tenace nelle lotte più cruente, temerario negli ardimenti, pervaso da indomito spirito guerriero, teneva fede alle leggi dell’onore militare e, a fianco dei reparti della divisione Acqui nella tragica ed eroica resistenza di Cefalonia e di Corfù, dava largo, generoso contributo di sangue, battendosi in condizioni disperate e immolandosi in glorioso olocausto alla Patria.» Cefalonia Corfù, 9-25 settembre 1943.

    Tra questi valorosi martiri il Capitano Francesco Cultrona, un ufficiale della Regia Guardia di Finanza formatosi, nel primo dopoguerra, agli ideali della Patria e della fedeltà al Re, con lucida abnegazione e grande coraggio, scelse di sacrificare la propria vita per combattere i tedeschi. All’atto dell’armistizio, l’8 settembre del 1943, era in servizio a Corfù in qualità di comandante della 1ª Compagnia Fucilieri del I Battaglione Mobilitato della Regia Guardia di Finanza, reparto a supporto della leggendaria Divisione Acqui. In quelle ore convulse, in un clima incerto e problematico, ricevuto l’ordine di rientrare in Italia, chiese ed ottenne di rimanere sull’isola greca e combattere con le armi il nemico. La scelta del Capitano Cultrona fu difficile e per certi versi contraddittoria, specie in considerazione degli intendimenti espressi alla sua famiglia pochi mesi prima. Guidato dall’istinto, sospinto dalla passione, mosso da un incontenibile senso dell’onore, andò incontro al suo destino senza alcun dubbio o timore, guadagnandosi così il rispetto e l’ammirazione delle successive generazioni.

    Il 13 settembre 1943, mentre era in servizio nei pressi del Porto Militare di Corfù, nel tentativo di raggiungere i suoi uomini maggiormente esposti, cadde a causa di un violento bombardamento aereo. Per il suo coraggio il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, con proprio decreto del 16 ottobre 1954, gli conferì la medaglia di bronzo al valor militare alla memoria.

    La vicenda del Capitano Francesco Cultrona assume rilievo anche in virtù delle parole pronunciate da un altro presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, durante la visita al monumento ai caduti a Cefalonia il 1° marzo 2001: in quella occasione venne sottolineato come la scelta dei soldati italiani a Cefalonia e Corfù di non cedere le armi e di combattere per la Patria, tenendo fede al giuramento, può essere considerata il primo atto della Resistenza, di un’Italia libera dal fascismo. Il Capitano Cultrona e tutti i valorosi soldati che si opposero ai tedeschi, infatti, anticiparono con la loro decisione quella che altre migliaia di cittadini fecero successivamente, dando vita al movimento di liberazione nazionale che consentirà la nascita della nostra democrazia.

    Pur essendo trascorsi ottant’anni da quei tragici eventi, grazie al contributo dell’Archivio del Museo Storico della Guardia di Finanza, del Ministero della Difesa, degli Archivi di Stato di Agrigento e Catania, dell’Archivio Storico Diplomatico della Farnesina, dei Comuni di Campobello di Licata e Caltagirone, è stato possibile ricostruire la sua vicenda e rendere così onore al suo estremo sacrificio.

    In questo breve lavoro, si è cercato di ricostruire la figura di Francesco Cultrona sia dal punto di vista umano, portando alla luce scorci della sua personalità, sia dal punto di vista professionale, mettendo in rilievo i fatti più salienti della sua carriera nella Regia Guardia di Finanza. Le pagine ripercorrono la sua vita dalle umili origini nel piccolo centro rurale di Campobello di Licata, sino al tragico epilogo nell’isola di Corfù. Viene tratteggiata l’esistenza di un uomo di grande dirittura morale, il cui ardimento e capacità professionale sono testimoniate dagli encomi, dalle promozioni e dalle onorificenze ricevute su vari fronti. È la vita di un uomo coerente, che mantenne lo stesso rigore e la stessa dignità in ogni frangente, sia sul campo di battaglia che nella vita familiare. Le informazioni desunte dal Libretto Personale per gli ufficiali, le foto, le informazioni personali e i documenti che corredano il testo aggiungono dettagli alla narrazione e completano il quadro conoscitivo sulla vita privata e professionale di Francesco Cultrona. Alcune lettere ingiallite e segnate dal tempo, custodite gelosamente da mio padre in un cassetto, ci restituiscono le preoccupazioni, le ansie, le emozioni, le speranze, i malesseri di un uomo che partì per la guerra e non fece più ritorno.

    Poiché la storia personale e professionale del Capitano Cultrona si intreccia strettamente con le vicende del Ventennio, all’interno della narrazione trovano ampio spazio le tappe fondamentali della tragica parabola del fascismo, dalla Marcia su Roma del 28 ottobre 1922 all’armistizio con gli Alleati dell’8 settembre 1943. Occupano un ruolo centrale, inoltre, anche le vicende del I Battaglione Mobilitato Tarvisio, al quale il Capitano Cultrona fu assegnato nell’ottobre del ‘41: la costituzione, le imprese sul fronte greco-albanese, le complesse funzioni svolte nelle isole Ionie e infine la resistenza nell’isola di Corfù dopo l’8 settembre 1943.

    Il compito affidato a queste pagine è soprattutto quello di perpetuare, nella memoria delle future generazioni, il nobile esempio di amor Patrio di cui si rese protagonista l’ufficiale siciliano. Dedico questo libro a mio padre che, in tarda età, con le sue letture sul periodo della Seconda guerra mondiale, cercò in qualche modo di riconquistare il ricordo di quei tragici eventi.

    La famiglia Cultrona a Campobello di Licata

    La storia del nostro protagonista ha inizio a Campobello di Licata, un piccolo comune siciliano, in provincia di Agrigento, che sorge su un altopiano della valle del fiume Salso. Il nome Campus bellus venne attribuito al paese per la cospicua fertilità del suolo, il soprannome Licata perché venne smembrato da quel territorio. In effetti, per molto tempo, l’attività principale del paese fu l’agricoltura: grano duro, legumi, mandorli, olivi, uva. Altre attività rilevanti, fino alla metà del secolo scorso, furono le miniere di zolfo, che contribuirono a formare vaste maestranze operaie.

    Le origini del Comune si fanno risalire al 19 luglio del 1681, quando Raimondo Ramondetta, Barone di Campobello, pagò duecento onze per comprare da Carlo III di Spagna e IV di Sicilia la "licentia populandi", ovvero il diritto a popolare il suo feudo. Il Barone provvide subito alla costruzione della chiesa e della Castellania: la chiesa, l’attuale chiesa madre, fu dedicata a san Giovanni Battista. Il paese crebbe in fretta e, come ci riferisce lo storico di Campobello di Licata, Calogero Brunetto, dal 1690 al 1704 si celebrarono 32 matrimoni e già il censimento del 1710 registra 212 abitanti e 113 case. Ai primi del Novecento Campobello di Licata contava circa dodicimila abitanti. Una popolazione in costante crescita, ripartita in cinque quartieri, corrispondenti al numero delle chiese: San Giovanni Battista o Matrice, Gesù e Maria, Addolorata o chiesa nuova, san Giuseppe e Purgatorio. Ancora oggi i toponimi dei cinque quartieri servono a localizzare e a individuare varie zone del paese.

    Fu proprio a Campobello di Licata che in una piccola casa, sita in via Vittorio Emanuele n° 92, ebbero inizio le vicende di Francesco Cultrona, detto Ciccino. Fu esattamente alle ore 10,00 del 20 maggio del 1901 che vide la luce il secondogenito di Antonino Cultrona¹, in atti possidente, di anni trentasette e di Maria Buffone, una massaia. I coniugi Cultrona erano cugini di primo grado: Antonino, appartenente a una famiglia originaria di Caltagirone, era figlio di Ignazio e Marianna Buffone, la moglie Maria era figlia di Francesco Buffone e Maria Napoli. Come era consuetudine al nascituro venne attribuito il nome di uno dei due nonni: nel caso specifico di quello materno. Oltre a Francesco, la signora Maria aveva già messo al mondo Ignazio nel 1899, mentre dopo il nostro protagonista vedranno alla luce anche il fratello Giannino Eduardo, detto Giovanni nel 1905, Marianna, detta Annina nel 1908, Maria, detta Mariuccia nel 1910, Clelia Carmela nel 1913 e infine Angelo, detto Angelino nel 1917. A testimoniare l’avvenuta nascita, in Comune, il successivo 23 maggio, oltre al padre Antonino, furono chiamati un amico di famiglia, Giovan Battista Letizia, e lo zio Nicolò Buffone. Il 12 giugno 1901, il piccolo Francesco fu battezzato dal sacerdote Giovanni Santamaria presso la Chiesa Madre di Campobello di Licata. Padrini furono lo zio Angelo Buffone e sua moglie Leonarda Scavone. Antonino Cultrona era un viddanu, o contadino, portava i tipici baffi o mustacchi in uso tra gli appartenenti alla sua condizione sociale. All’alba si svegliava al canto del gallo o con lo svegliarino dell’orologio della Chiesa Madre e si avviava al duro lavoro dei campi dal quale tornava a sera. Nella sua bisaccia portava lu calaturi, un tozzo di pane, formaggio e olive, sarde salate, cipolle, bummuliddu con acqua e qualche volta, quando era possibile, un fiaschetto di vino, preparato dalla moglie la sera precedente. Dopo anni di duro lavoro e sacrificio, Antonino riuscì a mettere da parte qualche risparmio e ad avviare un piccolo emporio, un negozio tipico di quel periodo, in cui si vendeva di tutto: casalinghi, merceria, liquirizie, bottoni, giocattoli, brillantina, sigarette. Ben presto la bottega divenne un punto di riferimento per la gente di Campobello di Licata, tanto che Antonino venne soprannominato il negoziante. Anche Maria Buffone si alzava presto per svolgere le faccende domestiche, per attingere l’acqua presso le fontane, ccu li quartari, per fare il bucato, per preparare il pasto dei figli. Era una donna di piccola statura, apparentemente fragile, ma in realtà forte e tenace, in grado di tirare su sette figli, nonostante le difficoltà e le ristrettezze economiche legate a tempi duri e difficili come quelli del primo conflitto mondiale. In ogni caso alla famiglia Cultrona non mancò mai il necessario.

    Francesco visse nel piccolo comune siciliano sino al 1920, anno in cui, come approfondiremo a breve, lascerà la sua famiglia per raggiungere la cittadina di Maddaloni, in provincia di Caserta, sede della Legione Allievi della Regia Guardia di Finanza.

    Nonostante le umili origini Francesco Cultrona, come del resto anche gli altri fratelli, diede parecchie soddisfazioni negli studi. Dopo aver frequentato le scuole elementari a Campobello di Licata proseguì gli studi sino ad approdare alla Regia Scuola Tecnica di Canicattì², dove conseguì il diploma di perito commerciale e ragioneria.

    La gioventù di Francesco fu molto semplice e comune a quella dei suoi coetanei. Trascorreva le giornate in compagnia dei fratelli Ignazio e Giannino, scorrazzando liberamente per le vie e le ampie piazze di Campobello di Licata, prima fra tutte Piazza XX Settembre. Alcune volte i tre fratelli portavano in giro l’ultimo arrivato in casa Cultrona, il piccolo Angelo. Altre volte organizzavano lunghe passeggiate insieme ai numerosi cugini Buffone, spingendosi sino alla sorgente del Burginissimo, la cui acqua abbondante, oltre a sovvenire ai bisogni dei campubiddisi attivava un mulino. Francesco e i suoi compagni di svaghi amavano frequentare con una certa assiduità anche la vicina Ravanusa con il caratteristico monte Saraceno.

    La vita a Campobello di Licata era cadenzata dalle feste di paese che coinvolgevano tutti gli abitanti, prima fra tutte quella di San Giuseppe nel mese di marzo. Per l’occasione venivano preparati i Troni, sui quali sedevano i personaggi sacri, la Tavula ufficiale dei fedeli, ricca di dolci di ogni genere, pasta fritta con velo di zucchero, riso bollito colorato con zafferano, pignolata, frittelle, cannoli, pane nelle varie forme, vino, la sfilata dei personaggi della Sacra Famiglia per le vie del paese. Erano quelli i momenti in cui Francesco passeggiava

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1