Mia carissima mogliettina: Storia di un Internato Militare Italiano
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È il 6 febbraio del 1944 e il Tenente Alessandro Pastore, nato a Melfi il 22 gennaio 1908, scrive dal Lager di Deblin Irena in Polonia. È stato deportato per aver detto NO al nazifascismo in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, come oltre seicentomila Internati Militari Italiani (IMI): pagherà con la vita la scelta, reiterata quotidianamente, di non aderirvi e restare nel Lager.
Ripercorrendo la storia, per troppo tempo dimenticata, degli Internati Militari Italiani, Maria Chiara Dell’Orco ricorda l’“Altra Resistenza”, che costò il sacrificio di oltre cinquantamila vite. L’autrice rivive con empatia e commozione la tragica esperienza familiare di Alessandro Pastore attraverso il dialogo epistolare tra il giovane uomo e Margherita, la sua “carissima mogliettina”.
Il volume presenta un approfondimento degli storici Orlando Materassi e Silvia Pascale.
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Anteprima del libro
Mia carissima mogliettina - Maria Chiara Dell'Orco
Tavola dei Contenuti (TOC)
Titolo pagina
PREFAZIONE
1. L’ARMISTIZIO
2. LA CATTURA E IL DISARMO
3. LA SCELTA
4. L’ARRIVO NEI LAGER
5. IL RIFIUTO
6. CONTRIBUTO ALLA RESISTENZA
1. LE ULTIME SETTIMANE DI GUERRA
2. LIBERAZIONE E RIMPATRIO
3. DIFFICOLTÀ DI REINSERIMENTO
4. DISINTERESSE SOCIALE
5. RICONOSCIMENTO TARDIVO
6. MUSEI E LUOGHI DELLA MEMORIA
1. IL TENENTE ALESSANDRO PASTORE
2. FULLEN, IL CAMPO DELLA MORTE
3. FRAMMENTI DI VITA E CORRISPONDENZA DAL LAGER
4. CONSIDERAZIONI FINALI
I DOCUMENTI RACCONTANO
RINGRAZIAMENTI
BIBLIOGRAFIA
MONOGRAFIE
SAGGI E ARTICOLI
SITOGRAFIA
cover.jpgMaria Chiara Dell’Orco
Mia carissima
mogliettina
Storia di un Internato Militare Italiano
img1.pngISBN versione digitale
978-88-6660-430-3
MIA CARISSIMA MOGLIETTINA
Storia di un Internato Militare Italiano
Autrice: Maria Chiara Dell’Orco
© CIESSE Edizioni
www.ciesseedizioni.it
info@ciesseedizioni.it - ciessedizioni@pec.it
I Edizione stampata nel mese di marzo 2023
Impostazione grafica e progetto copertina: © CIESSE Edizioni
Immagine di copertina fornita dall’Autrice
img2.pngCollana: Le nostre Guerre
Direttore di Collana: Silvia Pascale
Coordinatore storico-scientifico di Collana: Orlando Materassi
Editore e Direttore Editoriale: Carlo Santi
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione dell’opera, anche parziale, pertanto nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza che l'Editore abbia prestato preventivamente il consenso.
Alla mia famiglia,
che mi ha insegnato il valore
della libertà di scelta
PREFAZIONE
È questa una pagina buia della storia degli uomini, in cui non si fanno sconti alla malvagità ed all’impiego assai vile di menzogna, sopraffazione, ricatto. In cui l’uomo perde se stesso, la vittima come il carnefice. Eppure, nell’oscurità di questa storia, splendono il senso dell’onore, l’amor di Patria, il coraggio e la dignità, seppur ferita, di uomini troppo spesso dimenticati. Siamo nel 1943, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Era da tempo caduta l’iniziale illusione che il conflitto sarebbe durato poco, sebbene la popolazione civile continuasse ad ignorare l’estrema impreparazione delle forze armate italiane. Dopo tre anni di guerra, i militari italiani lontani da casa erano ormai logorati da fatica e stenti, sfiniti da campagne dissennate. In Patria imperversavano miseria, disorganizzazione, distruzione di beni e di vite, angosciose condizioni di spirito. L’Italia, alleata con la Germania (Asse Roma - Berlino) e con il Giappone (Patto Tripartito), aveva ormai troppo combattuto e su troppi fronti: contro la Francia e la Grecia già dal ’40, contro la Iugoslavia, l’Impero inglese e la Russia e, da quasi un anno, contro l’America. Fin dai primi mesi del ’43 le sorti del conflitto iniziavano a virare decisamente in favore degli angloamericani ed il regime fascista si avviava al collasso. L’Italia perdeva tutta l’Africa e buona parte della Sicilia e l’apice della sconfitta veniva toccato nel luglio del ’43, con il bombardamento di Roma. Il 25 dello stesso mese, un inatteso comunicato radio interrompeva le attività quotidiane degli italiani:
"Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato presentate da Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini ed ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato Sua Eccellenza il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio".{1}
Mussolini, recatosi a colloquio dal Re, veniva prima ricevuto e poi fatto arrestare, isolato a Ponza, poi alla Maddalena e infine all’albergo-rifugio del Gran Sasso, "la più alta prigione del mondo", come ebbe a dire un giorno ai suoi guardiani.
La notizia della destituzione di Mussolini fu accolta con gioia da gran parte della popolazione ed in particolare dai militari al fronte, nella convinzione che, alla caduta del regime, avrebbe presto fatto seguito l’uscita da un conflitto ormai non più sostenibile. Ma il nuovo Capo di Governo, il generale Pietro Badoglio, annunciò quasi subito che la guerra sarebbe continuata a fianco della Germania, salvo avviare allo stesso tempo trattative segrete con gli angloamericani, sbarcati in Sicilia il 10 luglio del ’43. L’armistizio dell’8 settembre accese nuovamente nei più la speranza che la guerra sarebbe presto finita e che, di conseguenza, fosse prossimo l’agognato rientro a casa.
Ma anche in questo caso i giorni che seguirono ridimensionarono bruscamente le cose e quella nuova illusione si trasformò presto in uno dei momenti più tragici della storia nazionale.
Con l’armistizio venivano a tutti gli effetti create due Italie
, riflesso della frantumazione dell’identità nazionale, due patrie che rivendicavano ognuna la propria legittimità, ma con due alternative istituzionali e politiche opposte: nel sud il Regno d’Italia, con il re Vittorio Emanuele III e il maresciallo Pietro Badoglio a capo del Governo; nel centro-nord la zona d’occupazione nazista, che in seguito alla liberazione di Mussolini diverrà RSI, Repubblica Sociale Italiana. Il 13 ottobre 1943 l’Italia di Badoglio dichiara ufficialmente guerra ai nazisti.
Il cambio improvviso di alleanze e la ridefinizione dei confini d’influenza politica determinarono enormi disagi ai militari italiani impegnati sul fronte, fino a quel momento a fianco della Germania. Prima combattevano nelle stesse trincee, disposti a coprirsi le spalle a vicenda e con un obiettivo comune, adesso erano nemici di guerra. Se non avessero dunque collaborato, i militari italiani sarebbero stati considerati traditori al pari del loro re Vittorio Emanuele III. Vincolati, secondo i tedeschi, dal Patto d’Acciaio del maggio 1939, essi dovevano essere pertanto puniti, trasgredendo ogni diritto internazionale, con la deportazione e con l’internamento.
Parlare degli Internati Militari Italiani, noti con l’acronimo IMI (dal tedesco Italienische Militär Internierte), significa trattare una pagina assai