Il mio diario di guerra (1915-1917)
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Al diario sono state aggiunte delle famose frasi di Benito Mussolini nonchè immagini inerenti il suo passato in guerra oltre a numerosi collegamenti ipertestuali per rendere più comprensibile la lettura.
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Anteprima del libro
Il mio diario di guerra (1915-1917) - Benito Mussolini
Titolo: Il mio diario di guerra (1915-1917)
Autore: Benito Mussolini
Autore edizione digitale: Luigi Albano
Linguaggio: Italiano
© cover trascrizione ed elaborazione in digitale a cura di Luigi Albano
Prima edizione digitale: Marzo 2020
ISBN: 9788835383857
La presente riedizione è stata elaborata e digitalizzata sulla base dell'edizione del 1923 pubblicata in Imperia dalla Casa Editrice del Partito Nazionale Fascista, copia originale del già menzionato libro è custodito presso la biblioteca Comunale di Trento.
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Mussolini in divisa da bersagliere con autografo
Mussolini con la divisa da bersagliere nel periodo della sua partecipazione alla Grande Guerra - (wikipedia)
Mussolini Caporale in una trincea sul Carso (wikipedia)
Mussolini convalescente all'ospedale militare dopo un incidente occorso durante un'esercitazione (wikipedia)
Pertanto, pur rimanendo di dominio pubblico l'opera originale, in considerazione di quanto sopra esposto il testo di questa edizione nell'elaborazione digitale è da considerarsi opera di ingegno e come tale tutelata dalle leggi sul copyright.
"La guerra è una lezione della storia che
i popoli non ricordano mai abbastanza."
Prefazione editore
Le profezie e le polemiche contenute nel suo diario sono fucilate e cannonate che s’incrociavano nei lunghi giorni e nelle notti eterne di combattimento.
Anche lì, nelle trincee, il caporale dei bersaglieri Mussolini ci appare grandissimo. Egli osserva, scruta, intuisce guerreggia in trincea e fradicio e gelato dalla pioggia e dalla neve racconta tutto il tormento della trincea.
Da quest’ultima scrive articoli di fuoco per il Popolo d’Italia che svegliano gli indifferenti e che illuminano gli inconsapevoli.
Il 12 luglio 1917, quando era ancora convalescente di innumerevoli ferite, prodotte da una bomba a mano mentre addestrava i suoi commilitoni a sconfiggere il nemico scriveva sul popolo d’Italia «Già da qualche spiraglio di azzurro s’intravede tra le nuvole. Il meriggio solatio non è lontano. Presto, le nuove generazioni d’Italia andranno al colle di S. Giusto e al castello di Trento, per compiervi il rito della ricordanza e della purificazione» ripetendo:
«Mentre tutto intorno la tempesta infuria, il sereno verrà».
Buona lettura.
Cav. Luigi Albano
Benito Mussolini Bersagliere
Benito Amilcare Andrea Mussolini (Dovia di Predappio (FO) 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra (CO) 28 aprile 1945) noto anche con il solo appellativo di Duce, è stato un politico, militare, giornalista e dittatore italiano.
Il 23 maggio 1915, in seguito alla dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria Mussolini fece domanda per arruolarsi volontario, domanda che venne respinta dagli uffici di leva.
Il 31 agosto 1915 venne chiamato come coscritto e fu assegnato come soldato semplice al 12º Reggimento Bersaglieri.
Il 13 settembre 1915 partì per il fronte con l'11º Reggimento Bersaglieri.
Il 1º marzo 1916 venne promosso caporale per meriti di guerra e il successivo 31 agosto 1916 venne nominato caporal maggiore.
Il 23 febbraio 1917 sul Carso nel corso di un'esercitazione venne ferito in modo grave dallo scoppio di un lanciabombe e fu operato nell'ospedaletto da campo di Ronchi di Soleschiano.
A causa di ciò ricevette un anno di licenza di convalescenza, seguito da altri sei mesi al suo rientro in ospedale allo scadere del primo permesso.
Nel corso della convalescenza venne visitato nel sanatorio da Vittorio Emanuele III.
In questo periodo circolarono due "leggende", la prima che aveva rifiutato l'anestetico mentre gli estraevano frammenti dal corpo e la seconda che allo scopo di sopprimerlo gli austriaci, considerandolo il nemico più autorevole, bombardarono l'ospedale in cui si trovava.
Dopo la prima convalescenza in ospedale militare e le due successive licenze venne congedato illimitatamente nel 1919.
Sebbene alcuni abbiano recentemente sostenuto ipotesi differenti sulle cause del congedo, attribuendolo a condizioni generali di salute non buone legate a malattie infettive, la presenza di tali patologie è stata negata dal referto autoptico effettuato sul cadavere di Mussolini.
Bibliografia
Emilio Ludwig, Colloqui con Mussolini, Mondadori 1932;
Giorgio Pini, Mussolini, Cappelli 1939;
Enzo Biagi, Storia del Fascismo, Mondadori 1964;
Renzo De Felice, Mussolini il Rivoluzionario, Einaudi 1965;
Foglio matricolare di Mussolini Benito di Alessandro, matricola 12467 D.M. di Forlì in Mussolini il Rivoluzionario, Einaudi 1965;
Margherita Sarfatti, DUX, Mondadori 1982;
Denis Mack Smith, Mussolini, Rizzoli 1990.
"Meglio il pianto di una sconfitta
che la vergogna di non aver lottato."
A CHI...
A voi, miei commilitoni del fortissimo 11° Bersaglieri, dedico queste cronache di guerra.
Sono mie e vostre. C’è in queste pagine la mia e la vostra vita: la vita monotona ed emozionante, semplice ed intensa che abbiamo insieme trascorso nelle indimenticabili giornate della trincea.
Serbo di voi tutti il più profondo ricordo.
Che voi mi avete offerto una consolante certezza laddove non esisteva che una speranza e un atto di fede: sulle aspre cime delle Alpi contese — nella dura e pur tanto eroica guerra d'assedio — avete dimostrato che la vecchia stirpe italiana non è esaurita, ma reca nel suo grembo i tesori di una giovinezza perenne.
BENITO MUSSOLINI
della classe 1883, richiamato alle
armi il 31 agosto 1915, assegnato all’11° bersaglieri,
fu mandato al fronte il 2 settembre successivo
"La guerra sta all'uomo come
la maternità alle donne."
Parte I
Settembre - Novembre 1915
In trincea con i soldati d’Italia
Giovedì, 9 Settembre 1915
Da stamani circola la notizia della nostra prossima, quasi immediata partenza per la linea del fuoco - Dove andiamo? Nessuno lo sa dire con esattezza. Non importa. L’essenziale è di muoversi. Il pensiero di passare alcuni mesi in guarnigione mi sgomentava.
La notizia della partenza si è diffusa tra i plotoni, ma non ha sollevato una grande emozione.
È tempo di guerra: si va alla guerra. È naturale! D’altra parte, lo stato d’animo di questi richiamati dell’84 non è negativo. Uomini di trent’anni comprendono certe necessità. Vi sono molti Interventisti anche all’infuori dei milanesi: ne ho conosciuto un altro, un caporale di Crespino, in quel di Rovigo.
Gli elementi di lievito non mancano. Una grata sorpresa mi attende. Ricevo un biglietto che dice: «L’ex-linotipista dell'Avanti, Adolfo Giretto, ora residente a Rovigo, per mezzo dell'amico Battaglini, le manda i saluti più affettuosi, ricordandolo».
Un caporale milanese che era stato destinato al deposito, se n’è tornato con zaino e fucile in compagnia per andare insieme con tutti noi al fronte. Bel gesto! Il caporale? si chiama Mario Morani. Giornata melanconica. Prima pioggia autunnale. Sottile, silenziosa, insistente.
Sabato, 11 Settembre
Stamani, insieme con altri dodici soldati, sono stato comandato di guardia al Tribunale di Guerra del 3 Corpo d’Armata. Ho assistito — come sentinella d'onore allo svolgimento di due processi poco importanti. Primo. Un territoriale di 39 anni, imputato di abbandono di posto. Faceva il mugnaio. Un povero diavolo che è livido di paura. Il P. M. chiede un anno di reclusione, ma il Tribunale assolve. Secondo processo: quattro imputati di un furto di scarpe.
È una storia complicata e noiosa. Il Tribunale condanna. Credevo, in verità, che la Giustizia Militare fosse più sbrigativa, sommaria. E invece minuziosa, analitica. Mi è apparsa più incline all’indulgenza di quella civile, per effetto, forse, di quella specie di imponderabile solidarietà professionale che si stabilisce fra uomini d’arme.
Domenica, 12 Settembre
Siamo stati richiamati il 31 agosto e la nostra vita di guarnigione è già finita. Si annuncia in forma ufficiale che partiremo domattina alle 7. Si annuncia anche, che verso mezzogiorno il colonnello ci passerà in rivista e ci terrà una «morale». Sono le undici quando la tromba alla porta suona l’attenti: è il colonnello che entra in caserma. Usciamo nel cortile, armati senza zaino. Formiamo una specie di quadrato. Suona un’altra volta l'attenti. Il tenente colonnello parla. Discorso terra terra. Bisogna trovare altri accenti quando si è dinanzi a uomini di trenta e più anni. Bisogna considerare i soldati come uomini, non come matricole. Per i graduati c’è un supplemento di morale, fatto dal tenente Izzo.
Io che sono soldato semplice, me ne vado fuori.
Lunedì, 13 Settembre
Ore due: sveglia e in rango. C'è da ricevere la cinquina, un paio di scarpe di fatica, una coperta da campo e una scatoletta di carne da consumare durante il viaggio. Quest’operazione dura un paio d’ore. I bersaglieri si pigiano dinanzi alla fureria. Chi fa tutto, dentro, è il sergente Fogli, ferrarese.
Grida, lavora e suda come un facchino. È l’alba! — Zaino in spalla! — In marcia verso la stazione. Il treno è pronto, ma si parte con un lieve ritardo. Siamo 351, compresi i tre ufficiali — un tenente e due sottotenenti — che ci accompagnano. Occupiamo i vagoni. Nell’attesa, una donna, completamente vestita di nero, taglia i gruppi delle persone raccolte attorno al treno e si getta fra le braccia del marito che parte. Il marito, col ciglio asciutto, si divincola dolcemente dalla stretta affettuosa e rincuora la donna che si allontana — adagio — con le mani sulla faccia, per nascondere le lacrime. È l’unico episodio patetico della partenza.
Il nostro vagone è adornato di rami. Una prima scossa. Un fischio breve. Ecco: il treno va. Addio! Addio! Un agitare convulso di mani fuori dai finestrini e un gridare tumultuoso: Addio! Addio! Poi canti a voce spiegata. I mei amici gridano: Viva l’Italia!
Attraversiamo la campagna bresciana. Vaste distese di verde che impallidisce sotto il sole autunnale. Lago di Garda. Non l’ho mai visto così bello! Peschiera. Cittadella grigia. Mi ricorda un anno di vita militare. Addio, vaga penisola di Sirmione incantevole! Siamo alle campagne veronesi, melanconiche, sassose. Fa caldo. Sosta a Verona. Sosta più lunga a Vicenza.
A Treviso grande movimento di soldati. Un treno di feriti. Altri vagoni pieni di soldati di fanteria
si accodano al nostro treno, che diventa lunghissimo e deve rallentare la marcia. Stazioni: Conegliano, Pordenone, Sacile. Crepuscolo serale. Nel cielo che incupisce volteggia un Farman. A Casarsa lunga tappa. Si aggiungono al nostro treno vagoni di artiglieri. Un vagone scoperto porta un cannone di proporzioni spettacolose.
È tutto circondato di fronde verdi. Uno dei serventi agita una grande bandiera tricolore. Entusiasmo generale. Saluti fra i soldati delle varie armi. Udine — quando vi giungiamo alle 19 — è buia. Interminabili treni per i rifornimenti sono immobili lungo chilometri e chilometri di binari. Quale somma enorme di sforzi richiede il rifornimento e vettovagliamento di un esercito che combatte! Cividale.
È notte alta e non vedo nulla. Ci rechiamo agli accantonamenti. Càpito coi miei amici nel solaio di un contadino. Sonno profondo.
Martedì, 14 Settembre
Sveglia alle cinque. Sento che le mie ossa sono un po’ ammaccate. Un’ora di marcia, con uno zaino che pesa trenta chili, mi rimetterà in forma. Siamo nel cortile dell’accantonamento e attendiamo l’ordine di partire per Caporetto. Un bambino attraversa la strada gridando: — Un aeroplano! Un aeroplano! — C'è infatti un velivolo austriaco, altissimo. Immediatamente entrano in azione le batterie antiaeree. Si ode distintamente il loro crepitio.
Le nuvolette verdognole degli shrapnels punteggiano l’orizzonte. Ma il velivolo nemico, che si è tenuto sempre a una quota altissima, torna indietro. Cividale: città simpatica. D’interessante: il monumento ad Adelaide Ristori. Qui più ancora che