Incroci
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Info su questa serie
Nell’era della globalizzazione totale è sempre più importante comprendere come le forze economiche di un Paese si organizzino per fare dell’informazione uno strumento di sviluppo economico e di difesa dei suoi interessi vitali, tanto più che la crisi in cui siamo entrati rischia di accrescere, ancora di più, la lotta per l’accesso ai mercati mondiali. Lo scontro a livello economico si è radicato con forza soprattutto dopo la conclusione della Guerra Fredda e si presenta come un conflitto in crescita, nel quale non solo gli attori coinvolti sono spesso tra loro interdipendenti, ma agiscono all’interno di una rete globale che non ha dei riferimenti geografici o giuridici precisi e unici, complicando ancora di più la lettura del quadro d’insieme. Per annientare il proprio nemico nella guerra economica qualunque mezzo è lecito – dalle misure protezionistiche fino allo spionaggio o alle attività
di lobbying – e non vi sono strutture che determinino limiti o stabiliscano un ordine. In particolare, con l’enorme diffusione dei mezzi di comunicazione, la guerra economica si è avvalsa sempre più di un suo strumento efficace: la guerra dell’informazione. Gli attori coinvolti, siano essi Stati o imprese, usano questo strumento per aumentare il proprio
raggio d’azione a livello planetario (basti pensare alla possibilità di comunicare in tempo reale da una parte all’altra del mondo), ma anche come mezzo marcatamente offensivo
(manipolando a proprio vantaggio, per esempio, le informazioni destinate ai consumatori).
Titoli di questa serie (13)
- La guerra dell'acqua.
4
Inquinamento, conflitti per il controllo delle risorse idriche, idrodiplomazia e necessità di una gestione concertata... sono solo alcuni dei temi affrontati in questo notevole saggio in modo chiaro e semplice. Grazie a numerose illustrazionie schemi, oltre che a diversi esempi estrapolati nei più diversi contestimondiali, quest’opera rappresenta senz’altro uno strumento prezioso per capire le sfide ed i problemi legati alla necessità di disporre per l’uomo di questa risorsa fondamentale per la vita, che pur essendo la più abbondante sul nostro Pianeta, è sempre più di difficile utilizzo. Circa un quarto della popolazione mondiale infattinon dispone di un accesso diretto a questo bene primario, mentre il controllo delle fonti e dei servizi idrici è sempre più in mano alle multinazionali. Oggi la crescita demografica ed i cambiamenti climatici hanno reso ancor più pressantequesto tema affrontato da vicino al Forum Mondiale sull’Acqua che si tiene ogni tre anni e che riunisce i rappresentanti di 190 Paesi.
- L'artiglio del Drago.
1
L’evento geopolitico più importante degli ultimi anni è senz’altro l’ascesa inarrestabile della Cina. A partire dal 1979, con le liberalizzazioni introdotte da Deng Xiaoping, la Repubblica popolare è cresciuta ad una velocità senza paragoni, divenendo così, complice il fatto di possedere una popolazione da 1,4 miliardi di abitanti ed essere la seconda economia al mondo in termini assoluti. Oggi Pechino è divenuta anche la seconda Potenza al Mondo, subito dietro gli Stati Uniti, per quel che concerne le spese militari, pari a 1,6 mila miliardi di dollari, l’1,3 per cento in più rispetto al 2009. Tutti questi elementi non possono che provocare serie ripercussioni sugli scenari internazionali. Tuttavia, occorre sottolineare che la crescita cinese, è finora avvenuta in un clima pacifico favorendo l’espansione economica. Ma proprio ora si comincia a delineare una strategia di ampliamento della sfera d’influenza della RPC che finirà, molto probabilmente, col creare tensioni con gli altri attori internazionali. Attualmente la Repubblica popolare è impegnata in un’opera di ristrutturazione e ammodernamento industriale e militare e ha costruito una propria rete di potere strategico, assicurandosi il controllo o la semplice presenza in numerose aree strategiche asiatiche e non solo per soddisfare le esigenze di un’economia notevolmente energivora. La strategia cinese di vincere senza combattere, conquistando i mercati internazionali e rivendicando il controllo del Mar Cinese meridionale non è però gradita a Washington che per questo è intenta in una manovra di accerchiamento, attraverso molteplici alleanze militari con i Paesi dell’Asia orientale e meridionale. Da qui ai prossimi 20 anni però il divario tecnologico tra la Cina e la Superpotenza americana potrebbe essere colmato, mettendo a rischio la pace e il dominio unipolare degli USA.
- Iran: la prossima guerra?
2
«Gli amici e i partner degli Stati Uniti e la comunità internazionale collaborino per isolare Teheran» Hillary Clinton, Washington 12/10/2011. «Il vero nemico è rappresentato dall'Iran. Un cambio di regime mi renderebbe immediatamente molto più ottimista» Tony Blair, Londra 09/09/11. «Le ambizioni militari, nucleari e balistiche dell'Iran costituiscono una minaccia crescente che potrebbe condurre a un attacco preventivo contro i siti iraniani» Nicolas Sarkozy, Parigi 31/08/11. «Attaccarci sarebbe una follia. Potrebbe scoppiare una specie di terza guerra mondiale con effetti devastanti nella regione, ma pure in Europa» Nasser Saghafi-Ameri, ex ambasciatore iraniano e analista del Center for Strategic Research, Teheran 6/11/2011. "L’Iran rappresenta ancora oggi una minaccia di primo ordine". I suoi dirigenti hanno deciso di dotarsi di un arsenale nucleare con l’obbiettivo di mantenere al potere il regime dei mullah. Il pretesto di voler sviluppare un’industria nucleare civile per rifornirsi di energia costituisce una scusa grossolana. Se è vero che gli europei hanno proposto di aiutare Teheran a costruire centrali nucleari, è anche vero che il Paese non corre alcun rischio di penuria energetica, visto che possiede 11,4% delle riserve mondiali di petrolio e il 14,8% di quelle di gas. Per questa ragione gli americani e gli israeliani hanno preso in considerazione l’opzione di un intervento militare, prima che il programma atomico iraniano venga concretamente realizzato, con l’obiettivo di abbattere quella che considerano come una dittatura religiosa espansionista. Ma il piano è lontano dall’essere facilmente compiuto, considerando anche che le esperienze irachena ed afghana non rappresentano un precedente particolarmente felice. Inoltre, l’Iran non è l’Iraq. Forte di una popolazione di 69 milioni di abitanti, esso è dotato di forze armate potenti, benchè buona parte dei loro armamenti siano obsoleti. Sopratutto poi la leadership iraniana ha tratto frutto dalle lezioni poste dagli ultimi conflitti ed ha messo a punto una strategia difensiva “asimmetrica” al fine di dissuadere un potenziale aggressore. A differenza dell’Iraq un eventuale conflitto non si svolgerebbe soltanto sul territorio iraniano, ma in tutto il Medio-Oriente. Teheran tenterebbe anche di bloccare la navigazione nel Golfo Persico, e danneggerebbe le installazioni di estrazione, compromettendo il flusso di petrolio, con lo scopo di compromettere al massimo l’economia mondiale. Attentati terroristici avrebbero sicuramente luogo in diversi Paesi. Infine, la guerra scoppiata tra Hezbollah ed Israele, nell’estate del 2006, da un esempio di quello che altri movimenti armati, sostenuti da Teheran - come Hamas - potrebbero realizzare in caso di apertura delle ostilità.
- Italia, Potenza globale?
5
Il libro si occupa di investigare le attuali direttrici della politica estera italiana, esponendone i punti di forza e di debolezza in sei capitoli. La trattazione prevede un doppio canale, geografico e settoriale: sono state analizzate le caratteristiche dei rapporti politici e commerciali dell’Italia in quattro aree (Estremo Oriente, Balcani, Mediterraneo, Stati Uniti) nonché il concetto di interesse nazionale e l’importanza dell’approvvigionamento energetico. Il filo rosso che collega l’intera opera è rappresentato da un approccio originale alle relazioni tra l’Italia, l’Unione europea e gli altri partner continentali in un contesto di competizione globale. Pur partendo da solide convinzioni europeiste, gli autori desiderano rimarcare la persistente divergenza di interessi in merito ad alcuni aspetti sostanziali della politica estera. Al contempo, però, sono stati evidenziati i punti sui quali un’azione sinergica dei vari attori europei possa essere fruttuosa per tutti, dando vita ad una strategia win-win (mentre in altri casi si tratta di un gioco a somma zero tra i Paesi europei, nel quale al rafforzamento di un soggetto corrisponde l’indebolimento di un altro).
- Il ritorno dell'Impero di Mezzo
6
È in Asia sud-orientale, che la Cina considera da sempre una propria zona di influenza, dove si gioca la competizione sino-giapponese per l’egemonia regionale. È sempre lì che Pechino esercita il proprio soft power, facendo leva sul suo storico retroterra culturale, con l’ambizione di recuperare il tradizionale ruolo di tutore degli equilibri e della sicurezza regionale. Questo volume nasce dal bisogno di comprendere la grande strategia cinese nel suo “cortile di casa”, perché è proprio questa cintura periferica regionale la culla del progresso economico del XXI secolo, la forza motrice del dinamismo di mercato mondiale, ed è proprio a partire dal Sud-Est asiatico che la Cina consolida il suo progetto di sviluppo pacifico e ascesa nel rango delle grandi potenze. Per Pechino non c’è alternativa: la strada per la conquista del successo internazionale passa per il controllo, se non politico, ma sicuramente economico-culturale, di questa macro-regione.
- Intelligence economica
9
Oggi è sempre più importante comprendere come le forze economiche di un Paese si organizzino per fare dell’informazione uno strumento di sviluppo economico e di difesa dei suoi interessi vitali, tanto più che la crisi economica in cui siamo entrati rischia di accrescere, ancora di più, la lotta per l’accesso ai mercati mondiali. Il presente volume offre uno studio di insieme riguardante i più importanti aspetti dell’intelligence economica. Le origini di questo settore risalgono alla Seconda Guerra Mondiale che oggi tocca in profondità vari aspetti dello sviluppo delle nostre società. Acquisizione di informazioni strategiche, sostegno dei contratti, capacità delle imprese di imporre norme internazionali, immagini e valori, attività di informazione e la protezione dei dati riservati. Arte della gestione delle informazioni come arte della guerra, intelligence economica è prima di tutto comprendere in generale un ambiente complesso per poi prendere la decisione giusta. Nicolas Moinet ci ricorda però che essa obbedisce solo a fonti e strumenti giuridici e si distingue così dallo spionaggio industriale. Oggi la nozione di “capitalismo cognitivo” è al centro della trasformazione della bilancia del potere economico. Una panoramica completa insomma e una guida didattica per la comprensione di una sfida fondamentale della globalizzazione.
- Guerra psicologica
8
Le guerre cognitive domineranno lo scenario geopolitico del futuro, incidendo sulla competitività dei sistemi-Paese e sulla stessa loro coesione sociale e politica Questo volume presenta per la prima volta al lettore italiano un’analisi ampia e approfondita delle riflessioni strategiche francesi sulla guerra psicologica di Philippe Baumard, Loup Francart, François Géré e sulla guerra cognitiva sia nell’ottica interpretativa della École de guerre économique facendo riferimento ai contributi determinanti di Christian Harbulot, Didier Lucas e Alain Triffau sia nell’ottica del Centre Français de Recherche sur le Renseignement facendo riferimento al contributo di Eric Denécé.
- Gli italiani nella Guerra di Corea
10
A 60 anni dall’inizio della guerra di Corea, con questa ricerca si approfondiscono le vicende che hanno determinato l’Italia ad intervenire direttamente nel conflitto. A differenza di altri Paesi, il nostro Paese non inviò truppe a combattere, sia perché non era ancora uno Stato membro dell’ONU, sia perché un intervento armato fuori dai confini nazionali sembrava contrastare con il dettato della Costituzione repubblicana, senza considerare che la popolazione italiana, ancora scossa dalle vicende della Seconda Guerra Mondiale, difficilmente avrebbe avallato la partecipazione ad una nuova guerra. Da ciò deriva la scelta del Governo italiano di inviare in Corea un Ospedale gestito dalla Croce Rossa, sostenendo, così, le ragioni dell’ONU con un impegno diretto, ma senza un coinvolgimento bellico. La Croce Rossa Italiana, mobilitata per questa missione, decise di inviare l’Ospedale da Guerra n. 68 composto, oltre che da personale richiamato del Corpo Militare, da un nucleo di infermiere volontarie: le cosidette “crocerossine”. La presenza italiana in Corea durò 5 anni, dal 1951 al 1955, e, quasi come conseguenza, quasi come conseguenza, il 14/12/1955 venne finalmente accettata l’istanza italiana di far parte del consesso delle Nazioni Unite.
- Alla conquista dell'Antartide
11
“L’autore ci introduce con competenza e con ricchezza di dati in un ambito di studi purtroppo ancora poco trattato in Italia.”. La crescente domanda di idrocarburi per soddisfare il mondo industrializzato potrebbe aprire nei prossimi anni l’Antartico alle multinazionali del petrolio e non solo. Complice il surriscaldamento globale e la riduzione lenta e inesorabile della banchisa. Il Polo Sud è ricco di minerali, materie prime e risorse ittiche, insieme all’80% circa dell’acqua di tutto il globo terrestre. A partire dal XIX secolo, da quando cioè ha avuto luogo la scoperta dell’Antartico, è iniziata la contesa per il controllo di questo continente e delle isole limitrofe. Dal XX secolo si sono intensificate le spedizioni e le missioni scientifiche per costruire basi e ottenere il controllo geostrategico dell’area. Negli anni Trenta in particolare e durante la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi hanno cercato di insediarsi nel Continente, tentando anche di espandersi alle isole adiacenti con l’aiuto dell’Argentina per ottenere petrolio e carbone utili a sostenere l’immane sforzo bellico. Dal 1945, con l’inizio della Guerra Fredda, anche gli Stati Uniti non sono rimasti a guardare e hanno intrapreso spedizioni militari che vengono ancora oggi effettuate. Il Trattato Antartico, firmato nel 1959 da 47 Paesi, limita le esercitazioni militari al di sopra del 60° Parallelo, ma personale scientifico-militare è dislocato permanentemente in tutto l’Antartide e nelle isole dell’Oceano Atlantico meridionale. Oggi la necessità di reperire sempre nuove materie prime potrebbe spingere gli Stati a rivedere il Trattato del 1959 ed aprire il Polo Sud all’ingordigia delle multinazionali.
- Portaerei Italia
12
“Il libro è il resoconto dettagliato di un rapporto impari tra il nostro Paese ed il suo principale partner politico”. Formalmente l’Italia è uno Stato indipendente e sovrano che ripudia la guerra. Forma e sostanza, però spesso non coincidono tra loro; come può infatti essere considerato sovrano un Paese che all’interno dei suoi con ni ha concesso oltre cento installazioni militari ad una nazione straniera, gli Usa, che qui ha portato migliaia di propri uomini armati di tutto punto? Da queste basi nel corso degli anni, inoltre sono spesso partite azioni militari contro altre nazioni, guerre mascherate da operazioni di pace o per no da interventi umanitari che hanno spesso visto i nostri uomini in prima la per via di patti di mutuo soccorso sottoscritti decenni prima quando il Mondo era molto diverso da quello attuale. All’interno di questi presidii poi, spesso sono state collocati, in alcuni casi vi si trovano ancora, ordigni nucleari, e ciò, nonostante Roma abbia sottoscritto il trattato di non proliferazione nucleare e quindi non potrebbe detenerli. L’Italia non è diventata la Portaerei Nato del Mediterraneo dall’oggi al domani, è una storia che si protrae dal 1945, questo volume ne ripercorre le tappe, svelando anche interessanti retroscena.
- Oro blu
13
La Russia ci minaccia con il suo gas? Putin vuole strozzare l’Europa con le sue pipeline? Che sia vero o no, la vera minaccia non è Mosca, ma Pechino. La sete di energia spinge la Cina a essere sempre più aggressiva per controllare le risorse naturali, dal Mar Caspio al Medio Oriente. E rischia di tagliarci fuori. Dobbiamo costruire i gasdotti con la Russia prima che sia troppo tardi. “Oro Blu: la contesa del gas tra Cina, Russia ed Europa” cambierà il vostro modo di concepire i rapporti energetici mondiali. Con una certezza: Mosca è molto meno forte di quello che sembra e purtroppo lo siamo anche noi.
- Guerra economica e intelligence
Nell’era della globalizzazione totale è sempre più importante comprendere come le forze economiche di un Paese si organizzino per fare dell’informazione uno strumento di sviluppo economico e di difesa dei suoi interessi vitali, tanto più che la crisi in cui siamo entrati rischia di accrescere, ancora di più, la lotta per l’accesso ai mercati mondiali. Lo scontro a livello economico si è radicato con forza soprattutto dopo la conclusione della Guerra Fredda e si presenta come un conflitto in crescita, nel quale non solo gli attori coinvolti sono spesso tra loro interdipendenti, ma agiscono all’interno di una rete globale che non ha dei riferimenti geografici o giuridici precisi e unici, complicando ancora di più la lettura del quadro d’insieme. Per annientare il proprio nemico nella guerra economica qualunque mezzo è lecito – dalle misure protezionistiche fino allo spionaggio o alle attività di lobbying – e non vi sono strutture che determinino limiti o stabiliscano un ordine. In particolare, con l’enorme diffusione dei mezzi di comunicazione, la guerra economica si è avvalsa sempre più di un suo strumento efficace: la guerra dell’informazione. Gli attori coinvolti, siano essi Stati o imprese, usano questo strumento per aumentare il proprio raggio d’azione a livello planetario (basti pensare alla possibilità di comunicare in tempo reale da una parte all’altra del mondo), ma anche come mezzo marcatamente offensivo (manipolando a proprio vantaggio, per esempio, le informazioni destinate ai consumatori).
Leggi altro di Giuseppe Gagliano
Deception Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGuerra rivoluzionaria Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
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