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La Russia imperiale: Da Pietro il Grande a Nicola II (1682-1917)
L'impero sovietico: (1917-1990)
Il Medioevo russo: Secoli X-XVII
Serie di e-book4 titoli

Storia della Russia e dei Paesi limitrofi. Chiesa e impero

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Info su questa serie

Dopo aver riconosciuto la libertà religiosa nel 1990, dal 1997 la Russia ha ricostituito un sistema confessionista che rispecchia quello zarista, rinnegando il separatismo proclamato nella Costituzione. Alla Chiesa di Stato viene assegnato un ruolo privilegiato e si ricostituisce la triade Ortodossia, Autocrazia e Spirito nazionale. Mosca si ripropone come Terza Roma, il cui territorio canonico esorbita dai confini dello Stato. Sorgono di conseguenza dei conflitti tra le Chiese ortodosse in Ucraina, Estonia e Moldavia. Il rapporto sinfonico che si è consolidato tra Kirill e Putin porta alla sacralizzazione dell’identità nazionale russa e alla conseguente discriminazione delle minoranze religiose.
Nel saggio che conclude questo quarto e ultimo volume, Stefano Caprio mostra come la Russia di Putin sia un’incarnazione della Russia di sempre: un grande Paese dalla vocazione universale e incompiuta, un popolo messianico non per elezione divina, ma per conseguenze della storia, una terra senza confini in cerca di una nuova definizione. Dopo un secolo segnato dall’ateismo più sistematico e totalitario, l’Ortodossia russa è rinata come l’Uccello di Fuoco della mitologia slava. La guida suprema di questa rinascita, Vladimir Putin, ha sottomesso ogni possibile avversario e ha mostrato al mondo la volontà della Russia di tornare a essere la superpotenza di un tempo; la Chiesa del patriarca Kirill cerca di non rimanere succube del cesaropapismo, ma di guardare al terzo millennio come alla nuova era del cristianesimo universale, unica salvezza per un mondo sull’orlo della rovina.
LinguaItaliano
EditoreJaca Book
Data di uscita12 mag 2021
La Russia imperiale: Da Pietro il Grande a Nicola II (1682-1917)
L'impero sovietico: (1917-1990)
Il Medioevo russo: Secoli X-XVII

Titoli di questa serie (4)

  • Il Medioevo russo: Secoli X-XVII

    1

    Il Medioevo russo: Secoli X-XVII
    Il Medioevo russo: Secoli X-XVII

    Questo volume, primo di quattro, esamina il tema della conversione della Rus’ e dell’influenza del mondo bizantino sul cristianesimo orientale, il quale, a causa della dominazione tatarica, viene a trovarsi isolato per due secoli e mezzo dall’Europa e dalla sua evoluzione culturale. A seguito dell’espansione lituana, che incorpora le terre occidentali della Rus’, nascono la metropolia di Halyč e quella di Lituania e si pone in tal modo fine al principio dell’unità giurisdizionale della Chiesa della Rus’ rappresentata dalla metropolia di Kyïv prima e di Mosca poi. Nel secolo successivo questa frattura trova conferma nell’Unione di Firenze (1439), respinta dalla Chiesa di Mosca, la quale al tempo di Vasilij II il Cieco decide di proclamare la propria autocefalia da Costantinopoli (1448). Con l’allargamento dei confini del principato di Mosca ad opera di Ivan III il Grande, i tempi sono maturi per l’affermarsi dell’idea di Mosca Terza Roma e per l’incoronazione del primo zar russo (1547), Ivan IV il Terribile, il quale istaura un regime assolutista e porta a compimento il processo di asservimento della Chiesa al potere politico che segnerà la storia della Russia nei secoli successivi. Per contro, la parte occidentale della Rus’, che comprende le terre bielorusse e ucraine incorporate nella Rzeczpospolita polacco lituana, a confronto con la mentalità occidentale, assorbe peculiarità linguistiche e culturali che l’allontanano progressivamente dalla Russia moscovita e culmineranno nel 1596 con l’adesione a Roma delle eparchie rutene, in risposta alla nascita del Patriarcato di Mosca (1589) e alle sue velleità espansionistiche. A questa terza grande frattura dell’unità della Chiesa di Mosca fa seguito nel secolo successivo lo scisma dei Vecchio-credenti che dà vita ad una Chiesa nazionale contrapposta a quella ufficiale posta al servizio del potere politico.

  • La Russia imperiale: Da Pietro il Grande a Nicola II (1682-1917)

    2

    La Russia imperiale: Da Pietro il Grande a Nicola II (1682-1917)
    La Russia imperiale: Da Pietro il Grande a Nicola II (1682-1917)

    L’era imperiale è dominata dalla figura di Pietro il Grande, il quale, affascinato dal progresso tecnologico, decide di modernizzare la Russia. L’imposizione del taglio della barba, segno di appartenenza all’Ortodossia, l’obbligo di portare abiti di foggia occidentale e i comportamenti blasfemi del sovrano inaspriscono la frattura tra i seguaci dello scisma dei veteroritualisti, emarginati e perseguitati, e i fedeli della Chiesa di Stato, completamente asservita all’autocrate. Pietro porta a termine un programma di laicizzazione al quale si ispireranno i regnanti del XVIII secolo, in particolare Caterina II, e decreta l’abolizione del Patriarcato, affermando: «Dio mi ha concesso di governare i laici e il clero e pertanto io sono per loro sovrano e patriarca», optando, quindi, per un cesaropapismo di stampo protestante e allontanandosi irrimediabilmente dal modello bizantino della sinfonia tra sacerdotium e imperium. La Chiesa, denominata Ente della professione ortodossa, viene trasformata in dicastero statale e si riduce a mero instrumentum regni. La storia di questa Chiesa è quella dello Stato stesso e lo sarà anche al tempo dei piissimi zar dell’Ottocento. L’imposizione di valori estranei al mondo russo crea una divisione tra i cultori della ricca tradizione spirituale della Russia (slavofili) e i partigiani del modello petrino (occidentalisti). Queste due antitetiche correnti di pensiero hanno, peraltro, in comune la convinzione di una missione salvifica assegnata alla Russia, radicata nell’idea di Mosca Terza Roma. I primi concepiscono il popolo russo come teoforo, mentre i secondi gli assegnano il compito di una palingenesi esclusivamente mondana, la quale sarà alla radice della catastrofe antropologica del bolscevismo.

  • L'impero sovietico: (1917-1990)

    3

    L'impero sovietico: (1917-1990)
    L'impero sovietico: (1917-1990)

    Il colpo di Stato del 1917 soffoca i fermenti di rinnovamento che dalla fine del secolo XIX si sviluppano nella società civile e nella Chiesa e che trovano espressione nella legge sulla tolleranza religiosa del 1905 e nella convocazione, dopo anni di titubanze, del grande Concilio del 1917-1918 che delibera la ricostituzione dell’istituto del Patriarcato, abolito da Pietro il Grande nel 1721. Lo scontro del nuovo regime con la Chiesa è segnato sin dall’inizio dalla violenza e dalla coercizione cruenta, che viene sospesa solo a seguito dell’invasione nazista, quando Stalin si rende conto che per aggregare la popolazione contro il nemico è necessario ricostituire l’antico legame tra Ortodossia e patriottismo, concedendo alla Chiesa uno spazio di libertà. Prende allora avvio la Nep religiosa staliniana, la quale ha vita assai breve, lasciando il posto a una fase di asservimento del Patriarcato di Mosca ai fini della politica sovietica, durante la quale si procede nell’URSS e nei Paesi limitrofi alla soppressione violenta della Chiesa greco-cattolica e alla sua forzata aggregazione all’Ortodossia, nel dichiarato tentativo di dar vita a un Vaticano moscovita, finalizzato ad assegnare alla Chiesa di Mosca, pienamente controllata dal regime, un ruolo di guida sul piano internazionale al servizio della politica estera comunista. Nel contempo riprende dal 1947 una nuova fase di intolleranza che trova il suo culmine con Chruščëv, il quale, avviando il processo di destalinizzazione, finisce inconsapevolmente col favorire la nascita del dissenso civile e religioso, che contribuirà in modo significativo al progressivo sfaldamento del sistema negli anni di Gorbačëv.

  • La nuova Russia: (1990-2015)

    4

    La nuova Russia: (1990-2015)
    La nuova Russia: (1990-2015)

    Dopo aver riconosciuto la libertà religiosa nel 1990, dal 1997 la Russia ha ricostituito un sistema confessionista che rispecchia quello zarista, rinnegando il separatismo proclamato nella Costituzione. Alla Chiesa di Stato viene assegnato un ruolo privilegiato e si ricostituisce la triade Ortodossia, Autocrazia e Spirito nazionale. Mosca si ripropone come Terza Roma, il cui territorio canonico esorbita dai confini dello Stato. Sorgono di conseguenza dei conflitti tra le Chiese ortodosse in Ucraina, Estonia e Moldavia. Il rapporto sinfonico che si è consolidato tra Kirill e Putin porta alla sacralizzazione dell’identità nazionale russa e alla conseguente discriminazione delle minoranze religiose. Nel saggio che conclude questo quarto e ultimo volume, Stefano Caprio mostra come la Russia di Putin sia un’incarnazione della Russia di sempre: un grande Paese dalla vocazione universale e incompiuta, un popolo messianico non per elezione divina, ma per conseguenze della storia, una terra senza confini in cerca di una nuova definizione. Dopo un secolo segnato dall’ateismo più sistematico e totalitario, l’Ortodossia russa è rinata come l’Uccello di Fuoco della mitologia slava. La guida suprema di questa rinascita, Vladimir Putin, ha sottomesso ogni possibile avversario e ha mostrato al mondo la volontà della Russia di tornare a essere la superpotenza di un tempo; la Chiesa del patriarca Kirill cerca di non rimanere succube del cesaropapismo, ma di guardare al terzo millennio come alla nuova era del cristianesimo universale, unica salvezza per un mondo sull’orlo della rovina.

Autore

Giovanni Codevilla

Allievo di Orio Giacchi, grande canonista dell’Università Cattolica di Milano, ha insegnato per quarant’anni Diritto dei Paesi dell’Europa Orientale e Diritto Ecclesiastico comparato nell’Università di Trieste. È autore di diverse monografie dedicate alle relazioni tra Stato e Chiesa in Urss e nell’Europa Orientale e di numerosi contributi scientifici pubblicati in Italia e all’estero.

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