Compagna luna
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Info su questo ebook
Condannata a sei ergastoli, dal fondo delle celle dei carceri speciali, Barbara Balzerani riflette incessantemente sulla propria esperienza esistenziale arrivando a elaborare uno stile narrativo del tutto originale. A un profondo e intenso dialogo interiore riesce infatti ad alternare un’analisi asciutta e lucida del contesto politico che ha riguardato lei come altre migliaia di persone coinvolte nei conflitti politici degli anni Settanta.
«Non a tutto si rimedia, non tutto si cicatrizza. Nella specie di carcere allargato in cui vive, Barbara sa che non le saranno mai più abituali gli spazi e i tempi delle persone normali, che le è negato un senso da dare a un domani che non possiede. Per averli bisognava dunque arrendersi, darsi all’arrancata individuale, chiudere gli occhi, tacere? Compagna luna ha il grande merito di far parlare ciascuno di noi per come ha visto quegli anni» (Rossana Rossanda).
«È un libro che vi toglie subito il respiro, perché ha il merito di iniettare verità in ogni parola, come succede quando la necessità di avere voce si fonda anche sul dono di saper dare spessore letterario all’io e agli altri pronomi che l’io sfaccettano, facendone la storia. Leggiamo e ci ricordiamo con vergogna, con nostalgia, che siamo stati diversi» (Domenico Starnone).
«Questo libro, intessuto di parole e sentimenti che rispettano i sentimenti, il primo sulle Br che leggo fino in fondo, è stato per me una passione, una resuscitata passione del capirsi» (Lidia Campagnano).
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Anteprima del libro
Compagna luna - Barbara Balzerani
narrativa
26
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tutti i diritti riservati
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piazza Regina Margherita 27, 00198 Roma
info@deriveapprodi.org, www.deriveapprodi.org
Progetto grafico: Andrea Wöhr
Immagine di copertina: Francesca Woodman, Self-Deceit #1 (dettaglio), Roma 1978-1979/1997-2001
L’editore rimane a disposizione degli eventuali aventi diritto sull’immagine di copertina
Impaginazione e realizzazione digitale/Plan.ed
www.plan-ed.it
ISBN 978-88-6548-385-5
Barbara Balzerani
Compagna luna
Nota dell’autrice alla nuova edizione
Io non sono come voi, sono migliore o peggiore, ma non sono come voi.
Andrea Tarabbia, Il Demone di Beslan
Queste pagine sono il racconto dell’inizio di un viaggio di ritorno tra le schegge di uno specchio andato in pezzi, riflessi di una vita frantumata. La fotografia di uno stato di solitudine per la scomparsa di un mondo di relazioni. Lo smarrimento per la perdita di orientamento in un territorio diventato estraneo. Una dichiarazione di amore testardo a difesa di una memoria partigiana. Il tentativo di riconnettere una storia collettiva attraverso le diverse stagioni di un’esistenza. Un giro di catena liberata dalla forza scardinante di domande pesanti come magli.
Avevo tra le mani una storia ridotta a brandelli, piegata alla lettura della resa dei conti dopo la rivolta degli anni Settanta. Come raccontarla? I fatti, i percome e i perché di una pattuglia di scampati, zittiti dal coro cortigiano del vincitore. E, come sempre nelle sconfitte, incomparabili le ragioni del conflitto di fronte al potere che da sempre si amnistia da sé. Una partita truccata.
Come pena accessoria per i vinti, la parola negata. Condanna non scritta a una galera impenetrabile. È capace di rimanere in gola a strozzare quella parola, dopo aver trovato alimento in ogni goccia di sangue, in ogni piega di carne. E può succedere che irrompa, trovando la via, per cercare contatto epidermico con chi subisce la stessa distorsione di senso e la stessa imposizione al silenzio. E capita che riesce a trovarlo, il contatto, su un terreno in cui non sono necessarie spiegazioni né ricostruzioni né giustificazioni, ma solo la forza del linguaggio comunicativo dei corpi che si riconoscono per contagio della stessa condivisione emotiva.
Nel raccontare via Fani, Barbara emerge compiutamente come scrittrice, stemperando il suo «star male» in un’atmosfera di irrealtà, il sequestro, l’uccisione dei cinque uomini della scorta, tutto è vissuto tra il sogno e l’incubo, lei dà le spalle alla scena dell’agguato, non la vede, ne percepisce soltanto, stranamente ovattata, la colonna sonora, così ogni particolare sembra sfocare in una terra remota popolata di fantasmi… O sono io che non riesco ad accettare che quella realtà sia passata attraverso il suo corpo, la sua faccia, i suoi pensieri? È evidente che i fatti «politici» raccontati nel libro mi interessano meno della relazione che questa donna ha con la sua vita, con la scrittura letteraria, e alla fine anche con me, in questa in qualche modo «insperata» relazione amicale.
Adele Cambria
Compagna luna è una piccola storia personale, il tragitto, uguale e diverso, di quanti hanno vissuto, nei Settanta, gli anni della grande sovversione.
In questi giorni è uscito un libro, quasi un monologo interiore, di Barbara Balzerani. La violenza sociale non ha volto, quella individuale sì, il suo è diventato uno di questi. Ma l’altro? L’altra violenza che va come fosse ovvia, e di cui nessuno sembra dover rispondere? Le Br non sono state le prime a volerla abbattere, non saranno le ultime. Che cosa invece si doveva fare? Gli altri, gli innocenti, i bravi comunisti, che cosa hanno proposto, fatto, ottenuto? L’Italia, prima delle speranze poi delle stragi, è diventata l’Italia degli imbrogli. Non a tutto si rimedia, non tutto si cicatrizza. Nella specie di carcere allargato in cui vive, Barbara sa che non le saranno mai più abituali gli spazi e i tempi delle persone normali, che le è negato un senso da dare a un domani che non possiede. Per averli bisognava dunque arrendersi, darsi all’arrancata individuale, chiudere gli occhi, tacere? Compagna Luna ha il grande merito di far parlare ciascuno di noi per come ha visto quegli anni.
Rossana Rossanda
Questo libro, intessuto di parole e sentimenti che rispettano i sentimenti, il primo sulle Br che leggo fino in fondo, è stato per me una passione, una resuscitata passione del capirsi.
Lidia Campagnano
Quale che sia stata la scelta di ciascuno e di ciascuna in quegli anni il nodo rimane una comunicazione fattasi via via sempre più difficile. Compagna luna diventa allora un tentativo di ritorno perché ristabilisce nessi di relazione in cui nessuno può dirsi uguale all’altro ma che di questa diversità riesce a fare una ricchezza.
Iaia Vantaggiato
È un libro che vi toglie subito il respiro, perché ha il merito di iniettare verità in ogni parola, come succede quando la necessità di avere voce si fonda anche sul dono di saper dare spessore letterario all’io e agli altri pronomi che l’io sfaccettano, facendone la storia. Leggiamo e ci ricordiamo con vergogna, con nostalgia, che siamo stati diversi. Ci torna in mente che c’è stato un tempo in cui non c’era orrore lontano o vicino che non sentissimo come nostro e non c’era cellula del nostro organismo che non fosse carica di ribellione. Lo sapevamo noi, lo sapeva lo stato delle cose. Che reagiva, per conservarsi, con una violenza che non è mai cessata. Tanto che non pochissimi avvertirono la necessità di rispondere a quella violenza con le armi. Barbara Balzerani fu tra quelli e oggi chiede a voce ferma che alla sua storia sia restituita la situazione determinata in cui si compì, il sentimento diffuso da cui ebbe origine, il contesto che ne fu la linfa e il senso. È una cosa che le dobbiamo e certo non solo come lettori.
Domenico Starnone
Questo libro, che non è un testo di storia politica, restituisce lo spessore di quegli anni, rispetto alla crescita della soggettività, alla novità di porsi in termini nuovi il problema del potere, della rivoluzione, insieme sa dare conto della scelta armata e della sconfitta di un’ipotesi, ma in termini intellettualmente ed eticamente dignitosi.
Donatella Panzieri
È una cronaca intensa la sua. Almeno quanto siano stati tesi quegli anni per chi ha vissuto la lotta con quello che allora si chiamava il sistema. In questo libro la Balzerani rilegge se stessa, si interroga e indaga nel profondo di un’esperienza che le è rimasta addosso come un marchio indelebile. A lei e alla società tutta.
Lo Scaffale
La Balzerani devia verso una scrittura che scarta dalla storia e cerca di approdare alla letteratura, e resta sospesa in una curiosa, quanto interessante, terra di nessuno come dimostra il tono stesso della voce narrante del suo libro. Leonardo Sciascia, nell’Affaire Moro, aveva cercato di esprimere questa medesima sensazione di spaesamento col suo consueto linguaggio, insieme concreto e allusivo, tanto acuminato quanto labirintico.
La rivista dei libri
Un libro difficile, duro, a tratti anche sgradevole. Eppure va letto assolutamente. Per riflettere ancora sul partito armato delle Brigate Rosse, a vent’anni dall’uccisione di Aldo Moro.
Barbara Palombelli
Non ci troviamo di fronte ad un «come eravamo», tanto meno ad uno dei numerosi tentativi di rimettere ordine nel passato delle BR compiuto da altri. Per dirla alla Leopardi, questo scritto è piuttosto la «storia di un’anima». In Compagna luna non c’è una sola riga che non sia problematica, non una sola parola che non racchiuda una riflessione dolente e irrisolta. Isola morale ancor prima che materiale. Chi cerca date e nomi in questo libro resterà deluso. Perché il tempo della memoria, il flusso di coscienza su chi si è stati e chi si è non può avere rigidi inquadramenti cronologici. In certi tratti la prosa di Barbara Balzerani pare indirizzarsi ad una catarsi, permane però il senso di una persona di grande cultura letteraria e filosofica che, trovandosi a ragionare su se stessa, emana una struggente impotenza. Si noti però che mai la scrittrice cerca pietismo o compassione, anzi: l’incedere narrativo è una via crucis lucidissima che percorre tutte le tappe della strada intrapresa. Compagna luna è un’opera letteraria che ricorda, per questo suo doppio registro «pensiero-azione» un capolavoro di Elio Vittorini, Uomini e no, in cui sfera privata e necessità politico – sociale avanzano di pari passo, pur restando ben distinti nel carattere della scrittura. L’introspezione che caratterizza il libro della Balzerani rifugge da tentativi di retorica, mantenendosi cruda, essenziale e immediata nel suo carico di tensione emotiva. Ecco perché probabilmente questo libro piacerà più ai lettori di Proust che non agli storici o ai giurista.
Alessio Spina
Un libro che ha trovato dunque un’inaspettata accoglienza pubblica finché non si è imbattuto nella censura di un importante esponente dell’élite culturale che gli ha dedicato un eccesso di attenzione. La sentenza dell’illustre è stata senza appello. Con una terza pagina nazionale ha tolto a me il diritto di parola e ha sconfessato la benevolenza di critici che avevano riconosciuto al libro il valore di testo letterario. Il «Corriere della Sera» mi concesse un piccolo spazio di replica nella rubrica delle lettere:
Caro professore Antonio Tabucchi, la sua appassionata recensione avversa al libro Compagna luna fa onore a me e torto a lei. Oggi posso indirizzarle un cenno di risposta come autrice di una pubblicazione e non solo come detenuta per sempre. È un onore del quale sono a lei serenamente grata. Gli anni finora trascorsi nella clausura della pena mi hanno cambiato i connotati e i sentimenti. Anche se non ho mai viaggiato, ho potuto imparare lo stesso la distanza.
Lei invece è rimasto fermo in una ostilità intatta, estesa anche a chi ha voluto accorgersi del mio libro facendogli cenno di buona accoglienza.