La montagna innamorata
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Anteprima del libro
La montagna innamorata - Franca Fabrizio
Fabrizio
LA MONTAGNA
INNAMORATA
Illustrazione di copertina di:
Salvatore Cosentino
Quest’opera è esclusivamente frutto della fantasia dell’autore. Ogni riferimento a persone esistite, esistenti o a fatti accaduti è
puramente casuale.
ISBN
978-1-326-02210-5
All'animo umano e alle sue emozioni
e alla montagna che ci accoglie e ci sovrasta
PREFAZIONE
Ho conosciuto Franca Fabrizio come persona di scuola, un dirigente attento, appassionato del suo lavoro, sempre pronto a lanciarsi in nuove sfide professionali, incontrarla ora in un nuovo ambito e in nuove vesti è stata una sorpresa piacevole e inaspettata.
Franca Fabrizio si presenta infatti con questo racconto come sensibile autrice che sa unire la riflessione sul significato dell’esistenza all’amore per la montagna e la Valle d’Aosta.
Il piccolo villaggio montano distava poche centinaia di metri da me. Mi ergevo alta e superba, con la mia forma squadrata dal vento e dall’impeto delle piogge estive.
Così inizia La montagna innamorata di Franca Fabrizio e, da subito, ci prende per mano e ci porta in un mondo di riflessione, al confine tra la vita sensibile e l'eternità, dove la sottile linea di demarcazione scompare e tutto sembra essere meraviglia.
Sono poco comuni i libri di narrativa legati alla montagna che non siano racconti di un'impresa, di una scalata, di qualche spedizione, argomenti belli e molto appassionanti, ma non invenzioni della mente, racconti che derivino dall'immaginazione, dalla visione spirituale, dalla vita stessa come La montagna innamorata.
L'autrice riesce immediatamente a coinvolgere il lettore, lo lega alla sedia e gli impone di proseguire nella lettura con una vicenda che si dipana senza che le conclusioni possano essere immaginate.
Il protagonista non sono Andrea, Ernesto, Anna e Alba ma la montagna, elemento inanimato che si trova ad essere proiettato nei meandri della propria vita e obbligato a dover recuperare un'umanità persa in partenza e mai posseduta, la cima che diventa partecipe delle vicissitudini umane nel corpo
e soprattutto nell'anima.
Lo stile di Franca Fabrizio è semplice ma appassionante, spoglio come certe pareti delle nostre montagne, ma ricco di segreti e di bellezza che deve essere scoperta e conquistata come si fa con una cima.
Laurent Viérin
Assessore all’Istruzione e Cultura
della Regione Autonoma Valle d’Aosta
CAPITOLO 1
Il piccolo villaggio montano distava poche centinaia di metri da me.
Io mi ergevo alta e superba, con la mia forma squadrata dal vento e dall'impeto delle piogge estive.
Con il trascorrere dei millenni, le mie curve sinuose ed invitanti erano state progressivamente addolcite dalle masse nevose appesantitesi sul mio corpo e lì rimaste a testimoniare il passare inesorabile del tempo degli uomini.
Ricca di pieghe e di tortuose incrinature, ero pronta da sempre a dare rifugio a chiunque avesse voluto mettersi al riparo da qualcosa o da qualcuno.
Nel corso della mia lunga esistenza avevo visto il paesaggio trasformarsi tante volte: l'azione incalzante ed ineluttabile degli agenti dell'erosione e gli innumerevoli interventi umani avevano contribuito all'accumulo di fastidiosi detriti conficcati o appoggiati superficialmente sulle mie antiche membra.
Avevo trascorso un tempo incalcolabile, in uno stato di assoluta ripetitività e di totale assenza di coscienza, ad ascoltare immobile il sibilo lacerante del vento gelido degli inverni ed il bisbiglio lieve delle caldi brezze delle estati.
Dall'alto della mia cima, avvolta nell'abbagliante candore di soffici nubi capricciose, avevo assistito, impassibile, al susseguirsi vivace delle stagioni ed alla vita dura e ciclica delle creature annidate, da sempre, tra le pieghe della mia rugosa pelle.
Ma erano gli eventi incomprensibili degli uomini, le loro storie intricate, fatte di azioni e pensieri, di emozioni e materia, che attiravano intensamente il mio spirito scalpitante, bloccato in un corpo imponente, imprigionato tra i massi cristallini formatisi nella notte dei tempi.
Da quando sulla Terra era apparso l’uomo, ero stata spettatrice, muta e curiosa, delle sue molteplici azioni sulla natura, determinate dalle sempre crescenti esigenze di migliorare la sua esistenza su questo vecchio e paziente pianeta.
La mia mente ed il mio olfatto erano inebriati dal profumo dei fiori e dall'aroma delicato proveniente dalle piante dei boschi. Le mie membra erano impregnate dall'odore intenso e acre delle varie creature della montagna, sempre in cerca di erbe, insetti o prede con cui placare la fame.
Ne percepivo il fiutare convulsivo, mentre si accanivano con furia sul mio povero corpo nel disperato tentativo di strapparmi del cibo prezioso.
Sentivo vibrare nell'aria l'eccitazione dei predatori, trionfanti per la conquista del loro bottino ancora vivo e palpitante. Sussultavo, rassegnata,