Maisy e i Topolini Scomparsi
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Dolce Mistero!
Quando un misterioso ladro chiamato Stivale Nero ruba le mascotte della scuola, Maisy Sawyer ha un mistero da risolvere! Maisy è la migliore detective della quarta elementare. No, è la migliore dell'intera scuola, e salvare i topolini è la sua nuova missione.
Come se non bastasse, Stivale Nero ha anche preso la famosa collezione di lecca-lecca di Maisy e l'avverte di smetterla di cercare i topi se vuole rivedere i suoi dolciumi. Segui gli indizi con Maisy e scopri con lei chi sia Stivale Nero nel primo libro della serie "Gli archivi di Maisy".
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Anteprima del libro
Maisy e i Topolini Scomparsi - Elizabeth Woodrum
1
Tutto era cominciato quella mattina a pranzo. Maisy e la sua migliore amica, Veronica, si stavano godendo la loro pizza e parlavano della festa di compleanno di Veronica, che avrebbe dovuto tenersi la sera successiva in una pizzeria. Erano così entusiaste che la madre e il patrigno di Veronica le stavano organizzando una festa alla Pizzeria Andiamo. Era la pizzeria preferita di Veronica, perché lì c'erano tante cose con cui i bambini potevano giocare. Era una normale pizzeria, ma aveva anche una sala giochi dove potersi divertire. Inoltre, entrambe ci tenevano moltissimo a far sì che la pizza fosse parte principale della loro dieta.
Maisy e Veronica erano sedute da pochi minuti, quando la preside diede un annuncio dall'interfono. La sua voce sembrava calma, ma era ovvio che fosse arrabbiata. «Studenti, è la preside Hollendar che vi parla. Le nostre care mascotte della scuola sono state rubate dalla loro dimora nel laboratorio di scienze. Se qualcuno di voi ne sa qualcosa, vi prego di venire nel mio ufficio. Uno studente ha riferito di aver visto uno stivale nero scomparire dietro l'angolo nel corridoio, poco prima di scoprire che fossero state rubate. Questo è il nostro unico indizio al momento. Qualsiasi studente ci aiuterà a trovare e restituire i topini, sarà premiato.»
Veronica era furiosa. Gettò i suoi capelli biondi sulle spalle e si unì agli altri studenti nelle loro grida di rabbia. Maisy chiuse gli occhi non appena sentì parlare di indizio. Sentiva sulla sua pelle un formicolio di eccitazione. Amava i misteri ed era bravissima a risolverli. Era così brava che gli altri studenti, sapendo del suo talento, si rivolgevano a lei ogni volta che avevano un problema. Sapevano che avrebbe risolto il caso rapidamente e ad un prezzo onesto. Ma Maisy non lavorava per i soldi. Lavorava per i suoi adorati lecca-lecca alla ciliegia. Erano la seconda cosa più preziosa per lei. La prima, invece, era il suo cagnolino, Reesie.
Maisy Sawyer non era come gli altri studenti di quarta elementare della West Valley. Aveva iniziato ad amare i vecchi film gialli in bianco e nero, quelli che i nonni guardavano da piccoli, più o meno all'età della pietra. Quando lavorava ad un caso, il suo mondo sembrava sbiadire nelle tonalità del bianco e del nero, come in uno di quei vecchi film gialli. Le sfumature grigie coloravano ogni cosa. Immaginava persino che la sua cameretta fosse un ufficio da detective. Generalmente le pareti erano blu e tutto il resto era viola, perfino la cuccia del cane. Ma quando lavorava ad un caso, la sua camera si trasformava nel set di un vecchio film. Le pareti erano incrinate, le persiane della finestra rotte e bloccate in un'unica posizione, ed era ingombra di vecchie scatole e mobili. Era tutto sfumato in grigio, nero e bianco. La finestra dava sullo skyline della città, mentre nella realtà si poteva vedere il vicinato di una piccola cittadina dell'Ohio. L'unica costante tra l'ufficio immaginario di Maisy e la realtà era la sua piccola macchina da scrivere. Maisy non aveva niente contro i computer, ma le piaceva scrivere gli appunti dei suoi casi alla vecchia maniera. Non era in grado di spiegare perché tutto si trasformasse in bianco e nero quando lavorava ad un caso. Sapeva solo che con il suo mondo in bianco e nero, mettere insieme gli indizi per risolvere un mistero diventava più semplice.
Sentendo le grida indignate dei suoi compagni, aprì poi gli occhi. Il colore sgocciolò via dalla sua realtà, come da una tela bianca. Le pareti gialle