Il fantasma di Giada
Di Laura Veroni
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Ragazzi che storie!
Trama: Giada, Francesca e Beppe sono tre amici che frequentano la stessa scuola media. Beppe è molto studioso, ma anche molto impacciato, soprattutto con le ragazze; Francesca, esuberante e pragmatica, è un po’ l’anima del gruppo. Giada, bella e tendenzialmente sognatrice, ha segretamente una cotta per Marco, un suo compagno. La presenza in casa di Giada di un tavolino proibito, un tempo usato per le sedute spiritiche, porterà nella quotidianità dei ragazzi una presenza terrificante, lo spirito di Matteo Bianchi, un loro compagno di classe, morto in un incidente stradale un anno prima. Il ritorno di Matteo Bianchi darà il via a una serie di eventi inspiegabili, che trascineranno i tre ragazzi in un'avventura al limite del paranormale. Ma sarà proprio vero che i fantasmi esistono?
Laura Veroni risiede a Varese, città in cui è nata il 14 aprile del 1963. Insegnante di Lettere, ha frequentato il Liceo Classico Cairoli e si è laureata in Pedagogia all’Università Cattolica di Milano. Ha vinto il premio migliore scrittura femminile al concorso GialloStresa 2013 con il racconto La Chiesa. È stata finalista al GialloStresa 2014, col racconto Il vicino, al Premio Verbania for Women 2015, col racconto Le pagine sepolte, e vincitrice del concorso CARTOLINE DI NATALE 2013 indetto da Meme Publisher col racconto Un fottuto Natale. Si è classificata seconda al concorso Letture da Metropolitana col racconto Ultima fermata San Babila. Ha pubblicato: I ricordi di Lalla (Lulu.com), Volevo solo essere felice, (Lulu. com), Thanatos (ilmiolibro. it), Lettera ad uno psichiatra (saggio, Lulu.com), Tema, che passione! (testo didattico, Lulu.com), La Chiesa (racconto edito da Eclissi, contenuto nell’antologia Giallolago), L’albergo (racconto contenuto nell’antologia Delitti di Lago, edito da Morellini) Delirium, (racconto contenuto nell’antologia Nudi e Crudi, edito da Eclissi), Un fottuto Natale (contenuto nell’antologia Cartoline di Natale, edito da Meme Publishers, pubblicazione ebook dicembre 2014), Ultima fermata San Babila (racconto pubblicato da Letture da Metropolitana). Altri racconti pubblicati da Autodafé Edizioni: Achsa, in Messaggi di Capodanno pubblicazione ebook (marzo 2014), Splendido Splendente, in Sincerità pubblicazione ebook (maggio 2014), Finché morte non vi separi, in Stalking pubblicazione ebook (giugno 2014), Io sono Maddalena e non perdono, in I fuorilegge, pubblicazione ebook (luglio 2014), L’attesa, in Rottami, pubblicazione ebook (agosto 2014), La prospettiva del futuro, in Lavorare stanca, pubblicazione ebook (gennaio 2015), Nutrire il Pianeta, in Milano, Expo 2015 (maggio 2015) e Una brava persona, in La mutazione genetica (maggio 2016). Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato I delitti di Varese (luglio 2016).
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Anteprima del libro
Il fantasma di Giada - Laura Veroni
PROLOGO
UN’ESPERIENZA TERRIFICANTE
L’odore dell’olio rosso aveva impregnato tutta la sala, miscelandosi con il profumo intenso e un po’ pungente della cera per parquet. Il pavimento in legno scricchiolava sotto i passi della nonna. Simona prese posizione al tavolino, al centro della stanza, accanto alla zia. Nonna Agnese, intanto, dopo aver chiuso le imposte esterne della porta finestra, accostò anche quelle interne.
Il salone piombò nell’oscurità. Ci volle qualche minuto perché gli occhi si abituassero al buio. Le due porte in legno laccato che davano sul corridoio erano chiuse. Solo un debole fascio di luce filtrava attraverso il buco della serratura, destinato ad accogliere una grossa chiave, consentendo di distinguere le tre sagome ora sedute attorno al tavolino.
Simona, la zia e la nonna unirono le dita delle mani in una catena, aprendo bene i palmi, posati sul treppiede.
La nonna cominciò: «Spirito, se ci sei, batti un colpo!».
Dopo qualche attimo di silenziosa attesa, il tavolino cominciò a muoversi, sollevandosi lentamente su un solo piede.
Simona era affascinata da quel rituale. Aveva sempre sospettato che fosse la nonna a farlo muovere, ma non era mai riuscita a scoprire come.
Nonna Agnese, nelle sue mille stranezze, sosteneva di essere in contatto con il mondo dell’aldilà. Aveva il pallino delle sedute spiritiche: voleva che i morti le rivelassero gli accadimenti del futuro. Simona ne aveva fatte tante sin da piccola, insieme alla nonna e alla zia. Quest’ultima era sempre stata scettica e non riusciva a trattenere il riso, ogni volta che nonna Agnese pronunciava la formula Spirito, se ci sei, batti un colpo!
. E la nonna si arrabbiava. «Gli spiriti non vogliono che si rida di loro!», diceva sempre.
La nonna contava su Simona, per la riuscita di una seduta, perché lei, al contrario della zia, credeva con tutta se stessa negli spiriti, infatti era attratta e affascinata dall’occulto e godeva esageratamente nell’avere paura.
Quella volta, però, ciò che accadde la spaventò a morte e Simona decise di chiudere per sempre con certe cose: meglio lasciar stare i morti.
Se ne stavano sedute tutte e tre al buio, a invocare lo spirito e quello non si fece pregare. Subito, il tavolino prese a muoversi. Rispondeva alle loro domande, battendo colpi a terra: una volta per il sì, due per il no. Andarono avanti così per una mezz’ora buona, fino a quando il tavolino smise di muoversi. Inutile tentare di richiamare la misteriosa entità: sembrava essersi dileguata nel nulla più assoluto. Ma la nonna non aveva nessuna intenzione di smettere e invitò la nipote a invocare nuovamente lo spirito.
Simona, obbediente, pronunciò la formula di rito.
Fu in quel momento che accadde.
L’imposta interna di una finestra si spalancò, sbattendo violentemente contro la parete, con un grande frastuono. Contemporaneamente, anche l’imposta esterna si aprì. Simona e la zia gridarono terrorizzate.
La luce del sole entrò nella stanza.
Quella fu l’ultima volta che Simona si accostò a quel tavolino per molti e molti anni ancora. All’epoca dei fatti, aveva solo tredici anni.
Quando nonna Agnese morì, la vecchia casa venne svuotata di tutti i suoi arredi, prima di essere messa in vendita. Fu allora che Simona Marelli si ricordò del tavolino. Non voleva che venisse portato in discarica o regalato a chissà chi. In fondo era un ricordo della sua infanzia e lo volle con sé. Lo portò a casa e lo rimise a nuovo, lucidandolo con l’olio rosso. Il profumo evocò il ricordo di quell’ultima seduta.
Un brivido le percorse la schiena. Poi sorrise di sé stessa e delle proprie paure. Ormai era una donna e non poteva certo più credere che gli spiriti esistessero per davvero. Si era convinta che quanto era accaduto quel giorno fosse stato opera della nonna: sicuramente uno scherzo ben congegnato. Magari qualche filo di nylon collegato all’imposta che la nonna aveva energicamente tirato a sé per spaventare lei e la zia e rendere più credibile la storia degli spiriti. Non era mai riuscita, però, a spiegarsi come si fosse potuta aprire anche l’imposta esterna. Quello rimaneva un mistero.
Nonna Agnese aveva sempre sostenuto che il tavolino fosse dotato di un potere soprannaturale e che dovesse essere trattato con cura e rispetto. Solo chi non si fosse preso gioco di lui e avesse creduto realmente nel suo potere poteva essere immune da pericoli. Chi vi si fosse avvicinato per gioco, si sarebbe attirato addosso una terribile maledizione e il tavolino sarebbe divenuto fonte di disgrazie.
Simona lo pose in un angolo del salotto e vi mise sopra una composizione di fiori finti. Nonostante non credesse più a certe cose, non avrebbe mai consentito a nessuno di usarlo per giocare con gli spiriti. Ora il tavolino era soltanto un arredo della casa.
Uno come tutti gli altri.
LA PRIMA COTTA
Il suono della campanella rappresentava sempre un momento di grande caos. C’erano già alunni che scalpitavano nell’atrio, come cavalli ai cancelli di partenza in attesa del via.