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PETRA. Undici anni e la politica
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E-book97 pagine1 ora

PETRA. Undici anni e la politica

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Info su questo ebook

A poco più di un mese dall’inizio della prima media, Petra, undici anni fatti in estate, viene chiamata ad esprimersi, con i suoi compagni di classe, sul Consiglio Comunale dei Ragazzi: è la sua prima esperienza di voto civico.

Da qui, inizierà a porsi delle nuove domande, a rapportarsi con i coetanei su temi che li riguardano da vicino, a stimolare decisioni condivise e a proporre una modifica del regolamento dello stesso Consiglio da sottoporre ad una consultazione referendaria.

Ce la farà?

A tenere la cronaca di questa avventura è Emma, la madre di Petra, la quale, suo malgrado, si troverà ad assumere su di sè il ruolo di "adulto facilitatore" permettendo a Petra di dare aria al suo progetto e di seguirlo fino al non facile capolinea... perché non è importante quanto alta volerà la mongolfiera dei nostri sogni, ma quanta voglia abbiamo di costruirne una.
LinguaItaliano
Data di uscita7 apr 2015
ISBN9786050369212
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    Anteprima del libro

    PETRA. Undici anni e la politica - M.monica Vigolo

    amare.

    I

    Il burro spumeggiava appena sul fondo della padella.

    Alzò gli occhi all'orologio sulla parete: - È tardi - pensò. - Al solito - si rispose a voce alta e rovesciò gli spinaci sopra il burro. Sale... una grattugiata di parmigiano e... il siam qui del campanello.

    Eccoli! Andò a premere il pulsante che apriva il portoncino al piano di sotto e si rimise in cucina a disporre i bicchieri in tavola. Poi mancavano le posate.

    Li sentiva salire rumorosamente le scale, già litigare… aprire la porta d'ingresso, svoltare il breve corridoio ed… eccoli:

    - Ciao, mamma! -.

    - Ciao, cuccioli! -.

    Petra. Subito dopo Filippo. E due pesanti zaini scivolare dalle spalle al pavimento per semplice caduta gravitazionale.

    Prima ancora che il fratello si voltasse per dirigersi in camera a gettare il giubbo sul letto e a proiettare in aria prima uno poi l'altro scarponcino, Petra era già con le labbra sulla guancia della mamma, magari pericolosamente a qualche centimetro dalla pentola con l'acqua che bolle per la pasta.

    Filippo il suo bacio lo regalava qualche volta sì qualche volta no. Né Emma misurava mai questa grandezza.

    Quando capitava, assaporava con intensità il fresco dell'ambiente esterno diffondersi dal volto di sua figlia e posarsi come un fiocco allegro sul volto accaldato dai fuochi della cucina. Questa reazione fresco-caldo, fuori-dentro, figlia-mamma le consegnava una pepita di pura felicità.

    Quindi, oramai il meccanismo le era arcinoto: issava in un qualche promontorio del suo cervello un' antenna-Petra che convogliava, arginandolo quando vi riusciva, lo scroscio di parole che la ragazzina avrebbe di lì a qualche secondo aperto sulla madre, mentre il resto del cervello si impegnava come previsto a proseguire con la preparazione del pranzo.

    Il flusso di notizie, commenti, lamentele e comunicazioni varie riguardavano esclusivamente la mattinata scolastica appena conclusa. Petra non apparteneva certo all'insieme di quegli studenti a cui era opportuno rivolgere la nota domanda di rito: - Com'è andata oggi a scuola?-. Sarebbe stato come stappare e contemporaneamente sventagliare il vaso di Pandora!

    Bisognava mettersi comodi - per quanto possibile nel frangente culinario - e ascoltare Petra dolersi di non essere intervenuta a sostegno del suo amico Giovanni chiamato in causa dal suo compagno di banco Enrico, per non incorrere nel rimprovero del professore. O annunciare che lei quel voto proprio non lo meritava perché in fondo erano errori scemi. O spiegare la sua spiegazione dell'esperimento scientifico eseguito a scuola che non aveva incontrato il favore del prof Maccan, per questo in giornata NO. O comunicare felice che mercoledì mattina si entrava a scuola per le dieci e trenta, causa assemblea sindacale. E che alla biblioteca di scuola era finalmente arrivato il libro che attendeva. Ma perché ci aveva messo così tanto? E che aveva bisogno di una matita-gomma, perché la nuova insegnante di tecnica era molto più esigente della precedente. E che nel diario c'era il bollettino postale di trentacinque euro per il servizio di sorveglianza alla mensa scolastica. E... ah sì, che la rappresentante di classe raccoglieva tre euro per il regalo a Giacomo. E via così, fino ad esaurimento delle cartucce scolastiche.

    A volte Emma si sentiva sopraffatta da tanta abbondanza di pensieri ed emozioni, trasformati per lei in forma solida. Dietro quel profluvio di parole, spedite fuori dalla bocca con rigorosa determinazione, si figurava sua figlia come un cagnolino premuroso che orgogliosamente ammucchia ai piedi del padroncino decine e decine di oggetti-preda. E a seconda di come anche a lei era andata la mattinata, succedeva che fermava bruscamente quella travolgente eruzione con un: - Vatti a lavare le mani! -.

    Ma Petra era ancora lì a sollevare curiosa tutti i coperchi. Solamente quando iniziava per la fame a tormentare il pane in tavola, cosa che sapeva far arrabbiare sua madre, si decideva a prendere la via del bagno.

    - ... Però Giulia a merenda ha fatto finta di non vedere Alessandra e a me è dispiaciuto ... - continuava instancabile.

    Poco dopo, Emma chiamò i ragazzi a tavola.

    Filippo mangiava di gusto la carbonara, mentre fece promettere a Petra, in cambio del suo piatto preferito, di assaggiare anche un po' di spinaci. (Con gli spinaci, classicamente, a volte la spuntava). La ragazzina divorò il piatto e spostandosi il ciuffo di capelli a lato trasse a sé una porzione minuscola di spinaci senza proferire parola. Il gesto calmo e soprattutto silenzioso insospettì la madre. (A farci caso, era da più di qualche minuto che Petra s'era disposta in silenzio).

    - Cosa c'è che non va? - chiese allora.

    Alla ragazzina uscì un'involontaria smorfia come a volere allontanare la domanda. Emma l' interpretò come se un concetto, formatosi in mattinata dentro di lei, fosse rimasto catturato tra i gorghi della sua mente vulcanica non ancora sufficientemente incandescente per essere eruttato all'esterno in forma magmatica.

    - Hai preso una nota? - azzardò.

    Petra piantò un gomito accanto al piatto, quasi inavvertitamente, come per aiutarsi a dare fiducia al luccicare dei suoi occhi e chiese:

    - Cos'è la politica, mamma? -.

    - Eh no, questo non vale! - sbottò tra sé Emma. Malgrado fosse abituata alle insolite domande di sua figlia, esse non finivano mai di sorprenderla. Ma questa domanda le appariva davvero tosta, per nulla indulgente e troppo complessa. E poi che c'entrava con lei, piccolina? Convenne di prendere tempo e di rispondere con un'altra domanda.

    - Perché mi fai questa domanda? -.

    Era conscia di aver dato il via alla corsa. Anche i rossi imprecisi foruncoli sulla fronte dell'adolescente sembravano essersi messi sulla linea di partenza a dare man forte alla loro atleta.

    - Ti ricordi che ti avevo accennato che in questi giorni a scuola noi ragazzi delle prime avremmo eletto per alzata di mano un rappresentante per classe del Consiglio dei Ragazzi? Ne abbiamo discusso in classe tra noi. Le ragazze erano tutte d'accordo per votare me. I ragazzi per Francesco. Ma poi anche Alessandro e Giulia si sono proposti. E poi nel mezzo anche Alberto. Insomma alla fine ci siamo contati in cinque candidati.

    - Bene! Una lodevole moltiplicazione di candidati - azzardò Emma, già conciliando. - Non ricordo, quanti siete in classe? -.

    Petra fissò nervosamente sua madre, come a pregarla: non metterti anche tu.

    - Venticinque... -. Esplosione di Petra: - Daii, mamma, gli altri si sono aggiunti solo per far casino,

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