Venetika e le bestie di Salem
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Anteprima del libro
Venetika e le bestie di Salem - Federico Menichetti
Non chiedetemi dove sono
perché il buio mi circonda soffocandomi
la vista ed il respiro.
Ho aperto gli occhi solo adesso, mi
sento disorientato e confuso, non so
l'ora né il giorno né il mese e ne tanto
meno l'anno; l'unica cosa di cui sono
certo è che sono sdraiato sopra ad un
letto e che non posso muovermi; sento
cinghie di contenzione su tutto il corpo;
alle braccia alle gambe al torace ed alla
fronte di sicuro non mi trovo
nell'ambiente giusto dove poter
ricevere accoglienza o amici di vecchia
data.
Ad ogni respiro è come se ingoiassi a
grandi bocconi fette di oscurità senza
avere un bicchiere di luce per buttare
giù questo boccone soffocante, ad un
tratto, avverto un odore familiare,
quell'odore che durante tutta la mia
carriera mi ha sempre accompagnato,
quel classico miscuglio di cibo e
medicinali, solo ora capisco che mi
trovo dentro una camera d' ospedale.
Tento di muovermi ma è inutile, quelle
cinghie sono talmente serrate che per
fuggire dovrei amputarmi mani e piedi,
ma non riuscirei ugualmente a
scappare, quindi, è meglio restare
immobili.
Dopo qualche minuto ricordo che i miei
occhi possono abituarsi all'oscurità, le
mie pupille cominciano ad ingrossarsi
occupando tutto lo spazio del bulbo
oculare permettendomi di intravedere
l'interno della stanza.
Le pareti sono molto vicine al letto,
lasciano solo poco spazio utile al
dottore durante le visite.
Alla mia destra un macchinario
controlla costantemente la pressione
sanguigna mentre, alla mia sinistra, un
contenitore di vetro, legato col fil di
ferro ad un sostegno di metallo
arrugginito, goccia a goccia sta
iniettando uno strano liquido nelle mie
vene.
Le lenzuola sono da motel di quinta
categoria lise dal tempo e
maleodoranti.
2
Alzo a fatica il collo per osservare
meglio la stanza, quando intravedo un
telecomando vicino alla mia mano
destra.
Penso che sia meglio premere il
pulsante se voglio sapere che cosa mi è
successo.
Il suono è inquietante, sembra una
sirena rotta dei pompieri comunque
efficace, in quanto, in meno di un
minuto, riesco ad udire dei passi
all'esterno che si avvicinano.
Dalla porta si apre una piccola
finestrella ed una strana ombra sbircia
all'interno, dopo aver scrutato nel buio
la finestrella si richiude ed un tintinnio
di chiavi mi avverte che la porta sta
per aprirsi, infatti, dopo alcuni secondi
la maniglia comincia a ruotare e la
porta a scatti comincia ad aprirsi.
Come un ventaglio giallo, la luce dal
corridoio entra nella stanza mangiando
tutta l'oscurità, mentre, il click
dell'interruttore, accende i neon nel
soffitto che cominciando a lampeggiare
si accesero.
La luce mi trapana gli occhi ed a stento
riesco a tenerli aperti, intravedo due
3
dottori ed una infermiera che si
avvicinano al mio letto.
Subito mi circondano; il primario con lo
stetoscopio a destra, l'infermiera con la
sua infallibile siringa di anestetico a
sinistra ed il giovane apprendista
medico ai miei piedi, si vede subito che
è un giovane studente capelli curali
barba incolta ed occhiali doppi, il
classico tipo che ha sfogliato più libri
che donne.
Il mio sguardo cerca risposte nei loro
occhi ma niente, stanno immobili al
mio capezzale come se dovessero fare
la veglia al mio cadavere; senza
battere ciglio concentro il mio sguardo
sulla figura del primario aspettando un
suo ordine.
-Salve dottore!-
Da quel saluto capisco che ormai sanno
tutto di me, chi sono, chi non sono e
che mestiere faccio, l'infermiera sorride
ed il dottorino, sistemandosi gli occhiali
sul naso, mi guarda e scrive.
-Come si sente dottore? Scusi la cattiva
presentazione ed il brusco trattamento
ma dovevo prendere le dovute
precauzioni.
4
Con un filo di voce gli chiedo dove mi
trovo e cosa mi era accaduto.
Non ricevo nessuna spiegazione tranne
l'impronta del freddo stetoscopio che
mi gela il petto, mentre il battito
assente del mio cuore gela quello del
dottore.
-Non sento niente...il battito è assente-
L'infermiera si mette con le spalle al
muro, il dottorino continua a scrivere
sempre più velocemente continuando a
lottare con gli occhiali che, per le gocce
il sudore che gli colavano dalla fronte
continuavano a scendergli sul naso.
Evidentemente quel povero dottore che
si divertiva a fare il primario si era
informato bene su di me ma non aveva
scoperto ancora tutto.
-Provi ancora, se quell'apparecchio è
vecchio come questa stanza, forse ci
sta che sia rotto-
Il dottore dandomi ragione si toglie lo
stetoscopio dalle orecchie e
poggiandomi una mano sulla spalla
esplode in una grassa risata che diede
anche un po' di vita a quella stanza.
5
-Bene lei è in ottima salute, adesso
l'infermiera le toglierà le cinghie e tutte
le apparecchiature, dopo passi dal mio
ufficio che le faccio firmare il foglio di
dimissioni-
-Va bene dottore ci vediamo dopo-
Il dottore fa cenno al dottorino di
seguirlo ed abbandonano la stanza.
L'infermiera, con aria più rilassata,
scarica a terra il contenuto della
siringa, la poggia nel carrellino
d'acciaio, con mani di fata mi stacca gli
elettrodi dal petto e la flebo dal
braccio, fatto questo si dirige verso il
guardaroba posizionato nella parte
destra della stanza prende i miei
indumenti, li poggia sul letto e mi
toglie le contenzioni.
Abbasso le sbarre, mi metto a sedere
nel bordo del letto e comincio a
vestirmi.
-sono un po' debole, mi gira la testa,
però in generale mi sento bene-
Mentre mi accingo ad abbottonarmi la
camicia, da dietro, una voce d'angelo,
sussurrandomi nell'orecchio, attira la
mia attenzione.
6
-Lei deve avere di sicuro qualche santo
in paradiso!-
-Perché?-
-Dopo un volo di dieci piani è già in
piedi dopo soltanto tre giorni di
ricovero!-
-Dieci...piani?-
-Si, evidentemente non si ricorda bene
ma l'abbiamo trovata per terra svenuto
ai piedi di un enorme stabile-
-Strano, non mi ricordo niente-
-Sarà lo choc dell'accaduto-
-Sicuramente!...Dove siamo qui?-
-Nell'unico ospedale della città che non
sia stato del tutto distrutto!-
-Distrutto?-
-Si dalla grande guerra che c'è stata
non meno di una settimana fa!-
Formulavo domande vaghe alle risposte
che mi venivano date per non destare
sospetti, non potevo dire chi ero né
tanto meno potevo confessare che ero
stato io a porre fine a tutto questo, io e
la mia dolce amica.
Finisco di vestirmi ed esco da quella
scatola di sardine.
7
I corridoi erano fatiscenti le fioche luci
nel soffitto lampeggiavano penzolavano
come tanti impiccati mentre la tinta
veniva via a fiocchi dalle pareti come la
pelle dalle spalle dopo una scottatura al
mare.
Mi dirigo verso l'ufficio del dottore
facendomi largo tra i detriti del tetto
crollato; busso alla porta ma nessuno
risponde provo ancora ed ancora ma
nessuna risposta dall'interno, credendo
l'ufficio vuoto ruotai la maniglia ed
entrai.
Sul muro colavano gocce dagli schizzi
di sangue fresco mentre sul tavolo
giaceva morto il dottore con il costato
smembrato; le sue interiora
penzolavano dal tavolo dell'ufficio
mentre il sangue, colando dalle stesse,
sgocciolava sul pavimento, i miei sensi
si centuplicarono il respiro divenne più
affannoso ed il dolore pungente alle
labbra mi avvertì che i miei canini
volevano uscire, ma le urla del
dottorino mi fecero ritornare in me.
-La...la prego mi salvi!!-
-Che è successo?!-
8
-Quelle creature sono tornate ci stanno
attaccando! Che cosa posso fare, non
voglio morire!!-
-Se non vuoi morire c'è solo una cosa
da fare...correre più veloce di loro!-
-Grazie dottore seguirò il suo consiglio-
-Non far tesoro di quello che ti ho detto
sappi che in poco tempo o per mano
loro o per fame tu morirai! Ma se eviti
rumori e resti nell'ombra può anche
darsi che tu ce la faccia!!!!-
Lascio il dottorino al sicuro ed esco
dall'ospedale.
Comincio a camminare per tutte quelle
macerie e rottami di auto, sono debole,
a stento mi reggo in piedi, trascino i
piedi a terra inciampando sulle macerie
e sui pezzi d'asfalto; so che ormai il
peggio è passato ma non devo mai
abbassare la guardia, so che qualcuno
di loro ha ucciso il dottore e si aggira
da queste parti.
In lontananza vedo un pub aperto,
allungo il passo attirato dall'odore
invitante di cipolle arrostite e hot dog ,
entro, mi siedo e subito vengo accolto
dal gestore che mi consegna il menu
9
mezzo scolorito e pieno di impronte di
maionese e mostarda.
-Avete ancora il coraggio di restare
aperto dopo tutto quello che è
successo?-
-Certo prima io ero nell'esercito, ho
visto braccia teste e gambe dei miei
compagni esplodermi a meno di dieci
metri di distanza, non so mai quante
volte mi sono tolto le macchie del loro
sangue dal viso eppure sono riuscito a
sopravvivere non saranno queste
bestie a spaventarmi-
-Hai delle armi?-
-Certo, vedi questo sniper? Di notte è
un potente alleato! L'altra sera ne
uccisi trenta con un solo colpo alla
testa e boom adios muchachos!!!!-
sembra molto coraggioso dopotutto
aveva visto uno dei tanti aspetti della
morte ma nessuna guerra vissuta e
combattuta poteva mai eguagliare la
mia.
Un caldo hot dog ed una birra fredda
gelata doppio malto cullano il mio
stomaco come un bimbo in fasce viene
cullato dalla balia, senza perdere
10
tempo, dopo l'ultimo morso, e l'ultima
sorsata presi alcuni spiccioli di tasca
pago e dopo aver controllato l'esterno
esco.
L'aria è arsa dal caldo nuvole di polvere
si alzano sospinte dal vento arido che ti
faceva seccare la gola e il naso.
Con passo lento mi dirigo verso casa, o
quello che