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Il Dominatore degli Elementi
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E-book403 pagine6 ore

Il Dominatore degli Elementi

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Info su questo ebook

Primo volume. 
Jade è un tranquillo ragazzo che abita in un piccolo villaggio del grande regno di Xortan. Ha una vita monotona che, nonostante tutto, non può abbandonare per stare accanto alla madre. Una sera, mentre sta rincasando, viene aggredito da un bandito. Succede qualcosa di strano al giovane ragazzo, il quale inizia a sentirsi svenire, la vista gli si oscura e l'ultima cosa che vede è la sua mano muoversi da sola. Perde conoscenza e quando si risveglia trova l'uomo accasciato a terra, morto. La sua mano è sporca di sangue, ma lui non ricorda niente dell'accaduto. Fugge terrorizzato, senza sapere che due uomini hanno assistito alla scena, i quali erano là proprio per cercare delle persone come lui, manipolatori. La sua vita è destinata a cambiare radicalmente, scoprirà di avere dei poteri che neanche sognava e dovrà fare i conti con un male che sta per sorgere.
 
LinguaItaliano
Data di uscita19 nov 2014
ISBN9786050337501
Il Dominatore degli Elementi

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    Anteprima del libro

    Il Dominatore degli Elementi - Cristiano Cantelli

    Diritti

    Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/.

    ISBN 9786050337501

    Mappa 1

    immagine 1

    .

    Mappa 2

    immagine 1

    Jade Rimmel

    <>

    Aprì gli occhi lentamente. Sua madre era seduta accanto a lui e gli accarezzava dolcemente la fronte, sorridendo. Aveva i morbidi ricci castani che le ricadevano dolcemente sulle spalle e gli occhi azzurri fissi su di lui. Yora Rimmel era snella, alta, sempre sorridente e aveva lo sguardo più dolce che una persona potesse desiderare.

    <<È già ora?>> chiese stropicciandosi gli occhi.

    <>

    Lentamente Jade iniziò ad alzarsi. Uscì da sotto le coperte e si sedette sul bordo del piccolo giaciglio.

    <> gli urlò la madre uscendo dalla stanza. <>

    Sentì la porta d'ingresso della casa chiudersi cigolando. Yora lavorava in una stalla, dove dava da mangiare ad animali di ogni genere. Inoltre, aiutava il vecchio proprietario anche in altre faccende e commissioni. Non guadagnava di certo una fortuna ma, in qualche modo, riuscivano ad andare avanti, stando attenti a cosa e a quanto mangiare. Non era una vita facile, ma lui era felice di ciò che possedeva. Non aveva bisogno di chissà quali cose per vivere, gli bastavano un tetto sulla testa, un po’ di cibo e Yora al suo fianco.

    In casa abitavano soltanto lui e lei. Non aveva mai conosciuto suo padre, Ariel. Era scomparso poco dopo la sua nascita e da allora non si era più fatto vedere da quelle parti. Aveva chiesto a sua madre dove fosse andato ma, con qualche scusa, lei aveva sempre evitato il discorso. Aveva chiesto agli altri abitanti del villaggio, ma vi erano molte voci contrastanti su che fine avesse fatto. C'era anche chi diceva che era fuggito proprio perché sua madre aveva partorito e lui non era di certo una persona fatta per una relazione seria. Altri lo davano per morto, ma anche in quel caso vi erano tante teorie diverse sulla sua morte. C'era anche chi lo credeva un ladro che era fuggito con molti gioielli della madre. Probabilmente non avrebbe mai scoperto chi e dove fosse suo padre. Yora rideva sempre quando sentiva quelle teorie così azzardate e assurde.

    <> lo rassicurava ogni volta.

    Si alzò dal letto e cercò per l'ennesima volta di scacciare quei pensieri dalla sua testa. Si stirò e cercò i vestiti. Non era mai stato un tipo ordinato e, infatti, trovò gli indumenti sparsi un po' ovunque. Li raccolse uno alla volta e iniziò a vestirsi per uscire.

    Si sciacquò il viso con l’acqua ormai fredda di una piccola bacinella. Si sistemò i capelli biondi e mossi, dopodiché si diresse in cucina. Era una piccola stanza con un tavolo malandato, un camino minuscolo e qualche mensola. Afferrò la colazione che sua madre gli aveva lasciato sul piccolo tavolo di legno e uscì di casa. Scese i pochi gradini di legno e si diresse verso il centro del villaggio. Loro abitavano in periferia, quasi isolati dal resto dell'abitato. Non erano in molti a vivere così lontano dal centro, anzi non erano in molti ad abitare ad Hart. Il villaggio era piccolo, ma molto vicino alla capitale di Xortan. Jade aveva sempre abitato lì e non era mai uscito dai suoi confini, anche se gli sarebbe piaciuto molto. Hart non era grande, anzi, era uno dei villaggi più piccoli del regno. Forse era proprio grazie alle sue ridotte dimensioni e al piccolo numero di abitanti che si riusciva a vivere così bene e tranquillamente. Era formato da piccole e povere case di legno, le quali si andavano a concentrare nei pressi del centro, nel quale vi era tutti i giorni un piccolo mercato, dove gli abitanti cercavano di vendere i frutti del proprio lavoro. Erano fortunati perché Hart si trovava esattamente sulla Via Commerciale, la quale collegava la capitale al porto di Orodim. La via era frequentatissima da mercanti e carovane di ogni genere, le quali trasportavano merci tra il porto e la capitale. Per questo il villaggio aveva un mercato attivo tutti i giorni. Purtroppo, però, erano poche le persone di passaggio che s'interessavano ai frutti del duro lavoro degli abitanti locali.

    Per quanto lo riguardava, viveva bene ad Hart, era un posto tranquillo e ormai si era affezionato a coloro che lo abitavano. Era vero però che gli sarebbe molto piaciuto viaggiare e visitare terre lontane. Purtroppo, non poteva: non voleva abbandonare sua madre, la quale si faceva in quattro per dargli un tetto sulla testa e qualcosa da mangiare. Avrebbe voluto tanto darle una mano, ma lei non gli permetteva di lavorare. Le usanze del villaggio erano di istruire i ragazzi fino ai diciotto anni, età che sanciva l’entrata nel mondo degli adulti. Era un'usanza sciocca: nel resto del regno tutti i ragazzi capaci di reggere il peso di un attrezzo di qualsiasi genere erano chiamati a lavorare per dare una mano alla famiglia a tirare avanti. Così si ritrovava a frequentare i corsi del maestro Thin, come ogni ragazzo e ragazza del villaggio. Non amava quelle lezioni. Spesso l'anziano sapiente raccontava leggende di ere passate, e a lui i miti non erano mai piaciuti. Lui credeva solamente in ciò che vedeva. Per questo dubitava dell'esistenza degli dèi che gli altri abitanti pregavano. Erano invece interessanti le lezioni sulla storia dei due grandi regni. Gli piacevano i racconti di guerre lontane e dei grandi eroi passati. Purtroppo, non tutte le lezioni vertevano su questi argomenti.

    Continuò a camminare e finalmente arrivò vicino al centro del villaggio. Le case iniziarono a farsi sempre più numerose e anche le persone che a quell'ora uscivano di casa per andare a lavorare o si erano già messe al lavoro.

    Mangiò con calma durante tutto il tragitto e si godette l’aria fresca del mattino, la quale lo aiutò a svegliarsi completamente. Era una bella giornata d'inizio estate e il sole aveva da poco iniziato la sua lunga traversata nel cielo sereno.

    Finalmente arrivò al centro del villaggio, dove ogni giorno si svolgeva il mercato. Proprio in quel momento le prime persone iniziavano a girare tra i banchetti in legno. Il centro di Hart era una piccola piazza pavimentata, la quale sorgeva esattamente sulla Via Commerciale. La grande strada attraversava il villaggio per la sua intera lunghezza. I mercanti erano in questo modo obbligati a passare di fronte al mercato, nella speranza che fossero attratti da qualche mercanzia.

    Il centro era la zona più ricca dell'abitato. Vi erano infatti locande, taverne, fabbri e altri negozi di artigianato pronti a vendere le proprie merci ai passanti sempre poco interessati.

    Poco lontano dal mercato vi era il luogo in cui Jade frequentava le lezioni del maestro Thin. L'uomo era anziano, senza capelli e con una leggera barba grigia. Jade lo conosceva fin da quando aveva memoria. Gli abitanti si rivolgevano sempre a lui quando avevano bisogno di un consiglio. Era considerato l'uomo più saggio del villaggio, e anche il più sapiente. Proprio per questi due motivi gli era stato proposto, molti anni addietro, di tenere delle lezioni ai ragazzi di Hart, con lo scopo introdurli alla vita che avrebbero poi dovuto affrontare. Era innegabile che una buona istruzione avrebbe fatto bene ai ragazzi, prima di entrare nel mondo degli adulti. Vi erano sempre state discordie tra gli abitanti sul fatto che fosse giusto o meno privare la famiglia di ottime braccia per lavorare con l'intento di dare a quei ragazzi una buona istruzione. Da una parte Jade non poteva che essere d'accordo sul fatto che in casa non avrebbe fatto dispiacere un aiuto in più per mandare avanti la famiglia, e sinceramente nutriva seri dubbi sull'utilità che la conoscenza della storia avrebbe avuto nella sua vita futura se fosse andato a lavorare in un campo.

    Arrivò davanti al solito ritrovo, dove cinque giorni a settimana il vecchio maestro Thin insegnava ai ragazzi del villaggio tutto ciò che c’era da sapere sulla storia del mondo. Inoltre, l'anziano sapiente insegnava si suoi studenti i nomi delle piante e degli animali che li circondavano, come si poteva coltivare un campo o lavorare il ferro, e dava spiegazioni su altri tipi di professioni che avrebbero potuto svolgere. I restanti due giorni liberi Jade li impiegava dedicandosi a fare piccoli lavori per i compaesani, riuscendo a mettere da parte qualche moneta. Spesso doveva dare una mano a un fabbro, pulire una locanda o zappare la terra di un campo. Non guadagnava molto, ma era pur sempre qualcosa.

    Il ritrovo non era altro che un piccolo capanno di legno e paglia, sorretto da quattro colonne di pietra senza pareti. Gli piaceva come era stato costruito: senza mura era come fare lezione all’aria aperta, ma con un tetto sulla testa. Il problema principale sorgeva d'inverno: senza pareti avrebbero sofferto il freddo; così si spostavano a casa del maestro, una piccola e umile dimora.

    Arrivò per ultimo. Tutti erano già seduti a terra, con le gambe incrociate, attorno all'anziano sapiente.

    <> si scusò Jade, cercando un posto dove sedersi.

    <> rispose l'uomo con un sorriso.

    Era sempre stato gentile con lui, nonostante fosse quasi sempre in ritardo e spesso perso nei suoi pensieri.

    Obbedì e si sedette tra gli altri compagni, i quali, in quel momento, avevano gli occhi fissi su di lui. Salutò e molti ricambiarono. Conosceva tutti gli studenti del maestro, era amico con molti di loro, ma tra di essi non c'era qualcuno che potesse considerare il suo migliore amico. Spesso se ne stava da solo, magari sdraiato su un campo a scrutare l'orizzonte o il cielo. Guardava le nuvole e le loro trasformazioni, ascoltava il rumore del vento, il gracidare delle rane e il cinguettare degli uccelli. Tutto ciò gli provocava un profondo senso di pace e di benessere che lo aiutava a volare con la fantasia.

    C'erano giorni, invece, in cui gli piaceva stare in compagnia e così passava il pomeriggio con gli altri compagni a giocare con dei bastoni di legno, fingendo di essere grandi eroi intenti a proteggere il villaggio da incursioni di banditi assetati di sangue. Tutte le volte i banditi venivano sconfitti, loro salvavano il villaggio e magari anche qualche fanciulla in pericolo. Alcune volte, invece, l'invasione dei banditi finiva prima del previsto perché scoppiava una lite su chi fosse il più forte nel duello con il bastone-spada. Finivano così con lo sfidarsi, per poi tornare la sera a casa pieni di lividi. Quante volte sua madre lo aveva sgridato perché si era picchiato con un altro ragazzo...

    <> disse Thin. <>

    Marcoh, un suo compagno, si alzò in piedi e disse. <>

    <>

    Il Maestro si alzò in piedi e iniziò a camminare in cerchio, attorno ai suoi allievi, le mani dietro la schiena.

    Un'altra lezione su dèi e demoni, pensò con un sospiro di disperazione.

    <>

    Jade non credeva a tutte quelle storie su degli dèi che nessuno aveva mai visto e su dei demoni che avevano distrutto il mondo senza lasciare alcuna traccia del loro passaggio. Erano leggende e solo gli stupidi credevano alle leggende. Troppe ingiustizie vi erano in quel mondo, se gli dèi esistevano realmente allora perché permettevano che accadessero?

    <> disse Mara alzandosi. <>

    <>

    <> chiese di nuovo la ragazza.

    <>

    La lezione continuò ancora molto dopo la leggenda di Hansel. Il maestro Thin si soffermò a parlare delle varie vie commerciali utilizzate per portare il sale dal mare sino alle città, una delle quali era quella che attraversava Hart.

    Fu felice quando il maestro li congedò. Tutti si alzarono e si diressero verso le proprie case, ma non Jade. Sua madre sarebbe tornata solo poco prima di cena e quindi aveva tutto il pomeriggio per fare ciò che voleva. Per prima cosa, si diresse alla taverna di Lon. Il locale si trovava vicino al centro del villaggio. Era la taverna più amata e frequentata di Hart, questo perché non cercava di apparire più bella e pulita di quanto in realtà non fosse solo per attirare lo sguardo dei mercanti e dei nobili di passaggio. In molti si ritrovavano lì a parlare, giocare, mangiare e bere. Era probabilmente il luogo più frequentato di tutto il villaggio.

    Lon, il proprietario, era un ometto anziano con una folta barba grigia. Era molto simpatico e gentile, per questo Jade andava sempre volentieri a mangiare da lui. Era amico di sua madre da sempre e, a quanto dicevano, era stato anche un grande amico di suo padre. Jade non gli aveva mai chiesto nulla riguardo i suoi rapporti con Ariel, suo padre, questo perché Yora aveva espressamente vietato a Lon di parlare di lui, e il vecchio locandiere era un uomo di parola.

    Entrò nella taverna e si diresse al bancone. Il locale non era pieno, ma c’erano comunque sei o sette persone che stavano mangiando e bevendo. Lon era dietro il bancone, intento a pulire dei boccali.

    <> lo salutò allegramente l'uomo.

    <>

    <> Lon appoggiò sul bancone il boccale che aveva in mano per dedicarsi interamente a Jade.

    <>

    <>

    <>

    <> Lon si allontanò dal bancone ridendo, diretto alla cucina. Poco dopo tornò con in mano un piccolo sacchetto contenente il pranzo di Jade.

    <> gli chiese Jade lasciando cadere delle monete sul bancone.

    <>

    Mary era sua moglie, una donna anziana e anche una delle persone più gentili che Jade conoscesse. Era passata una settimana da quando si era ammalata, niente di cui preoccuparsi, solo un po' di febbre, ma era comunque una bella notizia sapere che si era ripresa.

    <>

    <>

    <> gli rispose Lon ridendo.

    <>

    <> lo salutò l'uomo riprendendo in mano i boccali da pulire.

    Dopo pranzo avrebbe dovuto presentarsi ancora una volta dal maestro Thin per l’ultima lezione della settimana. Sarebbe durata esattamente come quella della mattina.

    Sembrava che la storia fosse infinita, ogni volta scopriva delle cose nuove. Gli tornò alla mente la lezione del pomeriggio precedente. Il maestro gli aveva spiegato che, duecento anni prima, era stata combattuta una delle molte guerre tra i due regni. Era durata tanti mesi e costò ad entrambi molte risorse, sia umane che materiali. Il regno di Xortan ne uscì sconfitto e fu così che perse il dominio su Enforth e Souforth, due castelli che si trovavano esattamente sul confine.

    Speriamo che non racconti ancora quelle storie noiose sugli dèi, pensò uscendo dalla taverna.

    S'incamminò verso la sua meta. Si allontanò dalla locanda e dal centro del villaggio. Le case iniziarono a diminuire e a farsi più rade. Si lasciò Hart alle spalle. Si fermò in un campo incolto di un vecchio amico di famiglia. Cercò un posto dove sedersi e lo trovò su una piccola roccia isolata.

    Osservò il cielo sgombro di nuvole. Aveva scelto una bella giornata per mangiare all’aperto. Sorrise e aprì il sacchetto del pranzo. Lon gli aveva preparato due fette di pane con dentro del formaggio e del prosciutto. Iniziò a mangiare, osservando l’orizzonte. Non poteva vederla da quella distanza, ma sapeva che esattamente di fronte a sé sorgeva Aranem, la capitale del regno. Non l'aveva mai vista da vicino, aveva soltanto sentito storie e descrizioni su quanto fosse bella e maestosa.

    Si rese conto che quella roccia, sulla quale era seduto, rappresentava il luogo più lontano da casa e dal villaggio in cui fosse mai stato. Si accorse per l'ennesima volta di quanto gli sarebbe piaciuto viaggiare e fare nuove esperienze. Iniziò a fantasticare, immaginando di compiere grandi avventure. Poi, però, si riscosse.

    Meglio non pensarci. Erano pensieri che lo facevano soltanto stare male, sapeva che sarebbe dovuto rimanere ad Hart, per sempre, ad aiutare sua madre. Era meglio godersi quella splendida giornata di sole e pensare ad altro.

    Una volta finito il pranzo, si rese conto che era ancora presto per andare a lezione. Mise il piccolo sacchetto in tasca e scese dalla pietra su cui era seduto. Era sicuramente un buon momento per fare un pisolino. Si sdraiò, appoggiando la testa sulla roccia. Chiuse gli occhi e aspettò che il sonno lo portasse con sé. Si addormentò quasi subito. Dormì a lungo, fece sogni confusi e senza senso, dei quali ricordò ben poco una volta sveglio.

    Quando si svegliò, si mise a sedere e controllò il sole. Non era più sopra la sua testa come quando si era addormentato, ma aveva già iniziato la sua discesa verso ovest. Si ritenne fortunato ad essersi svegliato appena in tempo per correre a lezione. Si stropicciò gli occhi e si avviò.

    Al villaggio era ripreso il mercato e tutti erano tornati al lavoro. Attraversò la piazza per arrivare a destinazione. Questa volta arrivò in orario, prima di molti altri ragazzi. Fu una cosa che lo sorprese, visto che non era mai stato puntuale.

    <> lo salutò il maestro, sorridendo.

    <> scherzò Jade sedendosi.

    Thin rise e così fece anche qualche ragazzo.

    Aspettarono ancora qualche minuto, affinché i ritardatari potessero arrivare, poi il maestro iniziò la lezione pomeridiana.

    <> esordì. <

    <>

    <> chiese un ragazzo in prima fila.

    <>

    <>

    <>

    <> chiese Jade.

    Quella lezione era indubbiamente più interessante di tutte le altre. Stava finalmente imparando cose realmente accadute, e non narrate in vecchie pietre o tramandate da assurde leggende.

    <>

    <> notò una ragazza.

    <> le rispose il maestro. <> Thin si alzò in piedi e iniziò a camminare tra loro. <>

    <> osservò Jade.

    <>

    <> chiese una ragazza.

    <>

    Jade rimase sconcertato da ciò che aveva appena appreso: come poteva una delle più ricche città dell’epoca scomparire in una sola notte senza che nessuno se ne accorgesse?

    <> domandò Jade. <>

    <

    <> Il maestro tornò a sedersi.

    Parlò ancora di Enforth e Souforth, descrivendo come adesso avessero la funzione di sorvegliare il confine. Alla fine, si alzò di nuovo in piedi e si congedò da loro con un sorriso. <>

    Jade si alzò insieme a tutti i suoi compagni per andare a casa, ma fu fermato da Maestro Thin, che gli pose una mano sulla spalla, sorridendo.

    <> gli disse.

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    <>

    Jade abbassò lo sguardo, sapeva che Thin aveva ragione.

    <>

    <> Jade si allontanò.

    Camminando, gli tornò alla mente la storia di Mita e così la sua immaginazione iniziò a lavorare, inventando vari modi con cui tutta la popolazione potesse essere scomparsa in una sola notte.

    La giornata andava finendo, così decise di dirigersi direttamente a casa, senza fermarsi da nessuna parte. Attraversò ancora una volta la piazza del mercato. Il centro era molto meno popolato e adesso anche i banchi stavano venendo smontati e la merce riposta in grandi casse di legno.

    Si fermò solo un attimo per vedere un carro che attraversava la piazza. Era trainato da due grandi cavalli neri, la merce era tutta nascosta all'interno. Si vedeva chiaramente che non era di quelle parti. Il cocchiere era un uomo giovane con un grande cappello scuro. Non degnò nessuno di uno sguardo e continuò per la sua strada, seguendo la Via Commerciale. Probabilmente anche lui era diretto ad Aranem per vendere i suoi prodotti.

    Una volta che fu passato, Jade continuò per la sua strada. Il villaggio era molto meno movimentato, le uniche persone che incontrò furono dei compaesani che stavano tornando a casa dopo una dura giornata lavorativa. Salutò molte persone e altri coetanei che, come lui, avevano seguito la lezione del maestro Thin.

    Le case iniziarono a diminuire, non vi era più nessuno fuori e presto si ritrovò solo. Il cielo era scuro, punteggiato di poche nuvole tinte degli sgargianti colori del tramonto.

    Non era molto lontano da casa, quanto udì qualcuno chiamarlo da lontano. <>

    Si voltò. Un uomo, vestito di stracci e con una folta barba scura, lo stava chiamando vistosamente, sollevando una mano al cielo e tenendo l'altra dietro la schiena. Si stava avvicinando velocemente. Vi erano soltanto loro in strada. Non lo conosceva e non lo aveva mai visto prima, il che era strano, visto che ad Hart non abitavano molte persone e credeva di poterle tranquillamente riconoscere tutte.

    Iniziò a pensare al peggio, cosa poteva volere da lui quell’uomo che non aveva mai visto prima? Cercò qualcosa che potesse usare come arma, ma non trovò niente. L’uomo ormai gli si era avvicinato abbastanza e si fermò.

    <> gli disse sorridendo. Quello fu il sorriso più brutto e disgustoso che avesse mai visto. I pochi denti che aveva in bocca erano gialli e marci.

    <> balbettò Jade.

    <> gli rispose estraendo da dietro la schiena un coltellaccio arrugginito.

    <> rispose con il cuore che gli batteva forte in petto.

    <>

    L’uomo aveva scelto le parole sbagliate per intimorirlo: nessuno poteva minacciare sua madre. Lei si faceva in quattro per permettergli una buona istruzione e per dargli una vita che potesse essere definita tale. Era l’unica persona per la quale provasse affetto e pura ammirazione. Non avrebbe mai permesso a nessuno di farle del male e di deriderla.

    <>

    La rabbia prese il posto della paura. Strinse i pugni fino a sentire le unghie penetrargli nella carne. Il cuore accelerò i battiti. Mai e poi mai aveva provato così tanta rabbia in vita sua.

    Poi qualcosa mutò: la sua vista iniziò ad offuscarsi e i suoni attorno a lui si fecero ovattati. Si sentì svenire, ma non stava cadendo, era ancora in piedi.

    <>

    Jade non si mosse.

    L’uomo iniziò ad avvicinarsi, il coltello avanti a sé.

    Sentì un debole fischio, come se fosse lontano chilometri. La vista si oscurò e l'ultima cosa che vide fu la sua mano alzarsi, da sola.

    Si svegliò lentamente. Sentì il suolo duro sotto la guancia. Era confuso e sentiva la testa pesante. Gli tornò alla mente quell'uomo vestito di stracci che lo aveva minacciato con un coltello rugginoso. Si mosse lentamente per potersi rialzare. Si sentiva la mano destra stranamente appiccicosa, così la guardò e rimase sconcertato da ciò che vide: era completamente ricoperta di sangue.

    Scattò in piedi, impaurito. Abbassò lo sguardo e vide l’uomo che lo aveva minacciato a terra, la schiena rivolta verso le stelle, e immerso in una pozza di sangue. Involontariamente indietreggiò. Nel farlo, urtò il tallone contro una radice e cadde di nuovo a terra. Iniziò a sudare. Si guardò di nuovo la mano e poi il suo sguardo cadde ancora sul cadavere dell'uomo.

    Non capiva cosa potesse essere successo. Era sicuro di essere svenuto...

    La mano, si ricordò.

    La sua mano si era sollevata

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