Adele
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Info su questo ebook
Attraverso la scrittura personaggi vividi ed estremamente interessanti, altrimenti condannati all’oblio, possono trovare il proprio spazio, essere illuminati dalla luce del ricordo.
Questo è ciò che ha spinto Stefano Ceccanti a scrivere Adele, storia parzialmente vera della sua famiglia, in particolare delle sue prozie di Castelmaggiore, piccolo paese in collina vicino a Pisa.
Adele e le sue cinque sorelle erano le zie di sua nonna, donne molto originali e mal viste perché in un certo modo indipendenti: erano lavoratrici, nubili, nell’Italia del ventennio fascista.
La storia dell’emancipazione femminile narrata nel romanzo svolge anche un’altra grande funzione della letteratura, quella legata alla fantasia: il riscatto. Adele, la protagonista, e la maggiore delle prozie del giovane scrittore, era infatti malata di epilessia, e fu condannata a una vita di reclusione e solitudine. Secondo i documenti di famiglia, pare che ci fosse anche lei fra le Libere donne di Magliano di Mario Tobino: Stefano Ceccanti ha voluto immaginare una sorte diversa per lei, nel tentativo di averle reso la giustizia che al tempo le fu negata.
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Anteprima del libro
Adele - Stefano Ceccanti
vita.
Adele
Autunno, 1914
Leggeva. Sola, in cima alla salita. Faceva freddo e il sole stava iniziando a calare.
La chiamavano: voci lontane si intromisero nel suo mondo, nei suoi pensieri, nell’intreccio del romanzo in cui era immersa.
Chiuse il libro, raccolse lo scialle di lana e se lo avvolse intorno alle spalle. Scese i gradini che conducevano al di fuori del cimitero, quasi correndo, e raggiunse le sorelle, che la aspettavano, impazienti, alla fine della discesa circondata dagli ulivi.
Tornarono a casa camminando l’una accanto all’altra, ma lei non riusciva a concentrarsi sulle parole dette dalle altre. Le immagini della realtà circostante si confondevano con quelle della fantasia. I suoi occhi andavano oltre il mulino, oltre le vecchie signore che rincasavano, il cesto pieno di frutta secca.
Era su un treno, guardava fuori dal finestrino, le mani guantate congiunte sulle gambe, gli occhi fissi sul nulla. Perché fuggire?
Entrò per ultima e chiuse la porta dietro di sé, con lentezza, senza voltarsi. Lo scatto dell’uscio la costrinse a tornare completamente alla realtà.
Sua madre si girò e la guardò con dolcezza.
È quasi pronto,
le disse, e poi le sorrise. Era molto bella, con i capelli scuri pettinati in una grande crocchia. Ricambiò il sorriso e si avviò silenziosamente al piano di sopra, il primo piano di quella casa alta e stretta.
Entrò nella biblioteca, nella stanzina da cui partivano le scale esterne per il secondo piano. Si soffermò davanti agli scaffali, contemplando i volumi rilegati, tanti famigliari, già sfogliati, altri misteriosi, attraenti, quasi magnetici. Sfiorò le costole. Perché fuggire?
Mangiarono parlando animatamente, come di consueto. La luce era fioca e non illuminava interamente la stanza. Suo padre le sedeva di lato, i baffi folti e gli occhi allegri, come sempre. Le chiese molte cose sulla giornata e lei ricambiò le domande, con un interesse sincero e un’attenzione che difficilmente dedicava al mondo che la circondava. Ammirava l’intraprendenza e suo padre possedeva in gran quantità questo pregio. Un uomo che aveva grandi capacità e uno spirito forte.
Dopo cena, mentre i genitori restavano a raccontarsi vicende e progetti nel piccolo ma caldo salotto, le ragazze salirono al piano superiore e iniziarono a narrarsi storie e a prepararsi per la notte. Il pensiero di Adele, vedendo la sorella di mezzo curva sui fogli, andò al padre e poi al mulino, allargandosi a macchia d’olio fino all’intero paese di montagna che ospitava i loro corpi, le loro speranze, i loro sogni. Si coricarono strette l’una all’altra, sorridenti. Faceva freddo, ma l’aria era nitida e dalla finestra si vedeva il cielo scuro e stellato, immenso sopra di loro.
Cominciava a comprendere il motivo della fuga.
Sua sorella Maria studiava con fervore, senza staccare mai lo sguardo dai libri e dai dizionari. Francese, tedesco; tedesco, francese. Ore e ore, intere mattinate. Si alzava dalla tavola solo per pulire la cucina e apparecchiare, e spazzando freneticamente ripeteva " Voulez-vous acheter ce vetement? " e altre frasi o costrutti spesso utilizzati in contesti commerciali.
Sorrideva guardando Maria. Era scura come la madre e alta, molto alta. Non era bella, eppure lei sapeva che avrebbe avuto una notevole capacità attrattiva.
Aiutavano spesso i loro genitori, in casa come fuori. Margherita, la disegnatrice, accompagnava quasi tutti i giorni il padre al lavoro, al mulino di famiglia. Era sempre affascinata da quell’ambiente, nonostante ci fosse cresciuta, nonostante ormai fossero più di diciotto anni che girava in mezzo a quei macchinari. Era in gamba