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Un intrigante offerta: Harmony Destiny
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E-book168 pagine2 ore

Un intrigante offerta: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Jonas Halstead, playboy milionario, ha esattamente novanta giorni per sposarsi, o sarà fuori dall'azienda di famiglia. Ha quindi urgente bisogno di una donna concreta, che capisca che tra loro ci sarà solo un matrimonio di convenienza.
L'intrigante offerta di Jonas potrebbe risolvere tutti i suoi problemi finanziari. Ciò che preoccupa Katrina Morrison, però, è l'attrazione che provano l'uno per l'altra. I due decidono di lasciare il sesso fuori dal loro accordo, ma la tentazione di infrangere le regole è troppo forte e le cose inevitabilmente si complicano. Il cuore di Kat verrà quindi spezzato dall'uomo che ha deciso di amare, onorare e rispettare... soltanto per pochi mesi?
LinguaItaliano
Data di uscita19 set 2018
ISBN9788858987117
Un intrigante offerta: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Un intrigante offerta - Joss Wood

    successivo.

    1

    Nuovo mese, nuova riunione di lavoro a colazione.

    Quante ce n'erano state? Jonas Halstead era l'amministratore delegato della Halstead & Sons da cinque anni. Aveva fatto colazione insieme a Jack sessanta volte. Tutte di mercoledì.

    Sessanta ore trascorse con l'uomo noto come Lo squalo bianco della costa occidentale. Jack era considerato l'uomo d'affari più spietato e controverso dell'Ovest. Era anche suo nonno. E lui avrebbe preferito la tortura a quelle colazioni.

    Quando era diventato amministratore delegato, aveva vietato ai dipendenti di rivolgersi a Jack. Il nonno aveva modi bruschi, faceva il terzo grado a chiunque e pensava sempre il peggio. Nemmeno i dipendenti con più esperienza tolleravano quella aggressività e la sua ricerca della perfezione. Jonas aveva capito in fretta che se non voleva perdere i membri più importanti del personale, doveva tenerli alla larga da Jack.

    Perciò spettava a lui vedersela con il nonno.

    Sapeva il fatto suo e aveva un ottimo stipendio, pertanto non aveva problemi a rapportarsi con Jack. Eppure non vedeva l'ora di dirigere l'azienda da solo, libero dalle opinioni del nonno e dalle sue critiche costanti.

    A causa della reputazione di Jack e di quella del padre, un uomo che era disposto a tutto pur di risparmiare, erano in pochi a fidarsi degli Halstead.

    Al nonno non importava. Che ci temano pure. I nostri affari ci guadagneranno. A lui, invece, dava fastidio che le persone dubitassero della sua parola e della sua onestà. Quando si trattava di lavoro, era tenace e inflessibile. Tuttavia manteneva sempre la parola data.

    La sua famiglia era nota per aver stretto accordi poco trasparenti, seppur legali, e per aver sacrificato l'integrità a favore di cifre importanti. Avevano infranto molte promesse e raccontato un mucchio di bugie. Gli investitori, i fornitori e i rivali non mancavano mai di guardarlo con diffidenza e ciò lo faceva infuriare e lo imbarazzava al tempo stesso. Era deciso a riabilitare la sua reputazione e quella dell'azienda. Voleva che le persone capissero che potevano fidarsi di lui.

    Nonostante stesse facendo progressi, le cose sembravano procedere a rilento.

    Il fatto che il nonno fosse ancora presidente del consiglio di amministrazione non gli era d'aiuto. L'azienda, però, era sua. Doveva sopportarlo finché non avesse deciso di lasciargli il comando. Nel frattempo avrebbe tenuto i dipendenti lontani da lui.

    Salì i gradini del portico della bellissima villa sulla spiaggia di Jack. Si trovava a Santa Monica, sulla prestigiosa Palisades Beach Road. La casa era di proprietà della famiglia da diverse generazioni, da molto prima che le celebrità di Hollywood iniziassero a vivere in quella zona. Lui era cresciuto lì. In realtà abitava nella casa accanto insieme al padre, ma era solito trascorrere parecchio tempo dal nonno.

    Un ragazzino senza madre, che bramava le attenzioni di un padre indifferente e di un nonno esigente.

    Mise piede nell'ampio ingresso e salutò Henry, il domestico. Impaziente di concludere la riunione prima possibile, si avviò a grandi passi verso la veranda, che offriva una magnifica vista sull'oceano. Quella mattina il vento soffiava forte e le onde erano alte. Condizioni perfette per praticare un po' di surf. Attraversò la zona d'intrattenimento e uscì sulla veranda. Era arredata con poltrone imbottite e mobili eleganti e costosi. Nonostante fosse lontana dalla cucina, il nonno preferiva mangiare lì, all'ombra degli alberi.

    Jack era seduto a capotavola. Teneva gli occhiali da vista sulla punta del naso e sorseggiava del caffè mentre, come d'abitudine, leggeva la pagina di economia del quotidiano.

    La vita del nonno, sia quella privata sia quella lavorativa, era scandita dalle abitudini. Non gli andavano a genio le persone fuori dalle righe, che non rispettavano certe consuetudini. Jonas tendeva ad agire d'istinto e questo irritava Jack da morire. Eppure non poteva lamentarsi di come stavano procedendo gli affari.

    Da quando era diventato amministratore delegato, i profitti erano aumentati.

    Notò che al tavolo c'era anche Preston McIntyre. Perché l'avvocato di Jack si trovava lì? Gli strinse la mano e lanciò un'occhiata al nonno. Con un solo sguardo gli fece capire che gli avrebbe spiegato tutto quando lo avesse ritenuto opportuno.

    Discutere era inutile. Jack era testardo come un mulo. Il pensiero di dover attendere lo innervosiva. A differenza del nonno, lui era uno che andava subito al punto.

    Si sedette al tavolo. «Buongiorno, Jack.»

    Non lo chiamava più nonno da quando era piccolo. A Jack non importava. Non era un tipo sentimentale. «Ciao, Jonas. Avanti, mangia qualcosa.»

    Si versò della macedonia nel piatto.

    «Come va con Cliff House?» gli chiese subito il nonno. I suoi occhi lampeggiavano.

    Cliff House era il progetto a cui stavano lavorando. Si trattava di una proprietà in rovina a Santa Barbara. Negli anni Venti era stato un hotel di lusso e adesso era diventato una miniera di denaro. Aveva un ottimo potenziale e godeva di un paesaggio incredibile. E, cosa più importante, era riuscito a soffiarla a Harrison Marshall. Harrison era uno chef e ristoratore rinomato in tutto il mondo. Era anche un amico di famiglia. Addentrarsi nel suo territorio e portargli via l'hotel era stato divertente. Non aveva dovuto fare nulla di particolare. Aveva offerto una cifra più alta di quella di Harrison al proprietario e lui aveva ceduto.

    «Nessun ritardo e rientriamo nel budget prestabilito» rispose, sapendo che era ciò che il nonno voleva sentirsi dire. E in fin dei conti era la verità. Dirigeva i lavori con polso fermo.

    « Questo è il minimo» ribatté Jack. «Dammi altre informazioni.»

    Continuò a parlare, lanciando di tanto in tanto delle occhiate alla casa accanto. Le imposte erano abbassate e le tendine tirate. Probabilmente il padre era in Europa, a caccia di opere d'arte da aggiungere alla sua notevole collezione.

    Gli Halstead erano ricchissimi. Possedevano innumerevoli case e auto. Jonas avrebbe potuto scegliere di non lavorare. Era ciò che aveva fatto il padre.

    Rabbrividì. Il lavoro dava un significato alla sua vita, gli riempiva le giornate, lo rendeva una persona equilibrata. Non fare nulla sarebbe stato un incubo per lui.

    Era troppo energico e determinato. In un certo senso, era come il nonno. Un lavoratore instancabile con l'obiettivo di espandere e migliorare l'azienda. E anche se avesse avuto del tempo libero, a cosa si sarebbe dedicato? Non aveva, e non voleva, una moglie e dei figli. E non giocava a golf.

    Se fosse stato cresciuto in modo diverso, se non gli avessero ripetuto fino allo sfinimento che doveva fare di più e dare sempre il meglio, sarebbe stato altrettanto ambizioso?

    Non era la prima volta che si poneva quella domanda. Il nonno e il padre avevano dato per scontato che si sarebbe occupato dell'azienda, diventando il quinto Halstead a dirigere l'impero di famiglia. Gli avevano parlato spesso di ciò che ci si aspettava da lui. Doveva aspirare al successo e i fallimenti e la mancanza d'impegno non erano tollerati.

    Il nonno lo aveva incoraggiato a essere indipendente in ogni campo e a vincere a tutti i costi. Lane, suo padre, non esprimeva emozioni. Da piccolo Jonas aveva imparato a soffocare i propri sentimenti perché il padre li usava contro di lui. Aveva imparato che era più semplice contare solo su se stesso. Non aveva bisogno di nessuno.

    Jack gli pose altre domande e lui si concentrò sul presente. Guardare al passato non aveva senso, non portava a nulla di concreto. E dato che il nonno era il suo capo, doveva dedicargli tutte le attenzioni possibili. Era a un buon punto della carriera. Aveva fatto in modo che la Halstead & Sons sopravvivesse ai cambiamenti del Ventunesimo secolo e i profitti andavano alla grande. Era un Halstead, però non era il proprietario dell'azienda. Non ancora, perlomeno.

    Jack si appoggiò allo schienale della sedia, gli chiese di versargli del caffè e lui obbedì. Preston non apriva bocca e lui si domandò ancora una volta perché fosse venuto. L'avvocato gli rivolse uno sguardo inquieto. Capì che era sul punto di scoprire il motivo della sua presenza. E che non avrebbe accolto la spiegazione con gioia.

    Cos'aveva in mente il nonno?

    Lo fissò. Jack stava contemplando l'oceano. Tutto a un tratto si voltò e gli occhi verdi, identici ai suoi, si posarono su di lui.

    «Ho intenzione di cambiare il testamento.»

    Avvertì un nodo allo stomaco. Ci risiamo, pensò. Quella scena si ripeteva ogni cinque anni. Per quanto ne sapeva, il testamento prevedeva che lui ereditasse le azioni del nonno e il padre un'ingente polizza assicurativa sulla vita più gli effetti personali di Jack, esclusa la villa.

    «Questa proprietà e le mie azioni saranno tue.»

    Ottimo. Non aveva lavorato sedici ore al giorno per più di dieci anni per poi ritrovarsi con un pugno di mosche. «Grazie» mormorò, sapendo che era l'unica risposta che il nonno avrebbe tollerato.

    «A una condizione...» continuò Jack.

    Maledizione.

    «Dovrai sposarti entro novanta giorni.»

    Fu costretto a esercitare tutto l'autocontrollo che possedeva per non fare una sfuriata. Avrebbe voluto picchiare il pugno sul tavolo e chiedere al nonno se aveva perso la ragione, se aveva in progetto di spiegargli il motivo di tale assurdità. Invece si limitò a stringere la tazza con forza.

    «È una richiesta impegnativa» replicò a denti stretti. «Intendi spiegarti meglio?»

    «Sei arrabbiato» osservò Jack in tono divertito.

    Cercò di mantenere la calma. «Non lo saresti anche tu al mio posto?»

    «Certo» convenne il nonno. «Puoi infuriarti quanto vuoi, non cambierò idea. O ti sposerai, o perderai tutto.»

    Si massaggiò la fronte. Non riusciva a crederci. Jack gli aveva cambiato la vita nel giro di pochi minuti. «È legale?» chiese a Preston.

    L'uomo lo guardò con aria comprensiva. «Si tratta del suo patrimonio, può fare come crede. Diciamo che è un ricatto legale.» L'avvocato lanciò un'occhiata torva a Jack e il suo rispetto per lui crebbe.

    Il nonno ignorò quel commento. «La decisione è presa. Se ti sposerai entro novanta giorni, avrai tutto. Le azioni, l'azienda... e la villa, così eviteremo di dover pagare una cifra spropositata per la tassa di successione. Devi soltanto trovare moglie.»

    «E se non lo farò?»

    «Tuo padre erediterà le mie azioni. Le vuole da parecchio e, in quanto primogenito, crede che siano suo diritto. Mi ha confessato che intende ritornare a occuparsi dell'azienda.»

    La rabbia gli offuscò la vista. Dovrà passare sul mio cadavere! Aveva quelle parole sulla punta della lingua, però non disse nulla.

    «Dopotutto anche lui è un Halstead, Jonas. Mi ha detto che si annoia e che è giunta l'ora di rivendicare la sua posizione all'interno della società.»

    Ha il vizio del gioco. E ha rubato i soldi dell'azienda.

    Non riuscì ad aprire bocca. Chi sperava di proteggere mantenendo il segreto del padre? Lui? Il nonno? Se stesso?

    «Ha abbandonato la Halstead & Sons» protestò.

    «È comunque un eccellente uomo d'affari. Ed è mio figlio.»

    «Tutto il lavoro che ho svolto non ha significato niente? Lo assumeresti senza il mio consenso?» Lesse la risposta sul viso del nonno e scosse la testa con aria cupa. «Sei incredibile.»

    Jack sollevò le spalle. «La mia priorità è fare la cosa migliore per l'azienda.»

    Ciò che desiderava lui non contava mai nulla, ovviamente. «Non te la sei cavata male, Jonas. Penso soltanto a chi verrà dopo di te. Quando eri più giovane e ti recavi ad appuntamenti galanti, non ero preoccupato. Ero convinto che volessi divertirti un po'. Adesso stai per compiere trentacinque anni e non mi hai mai presentato una ragazza. Temo che tu non abbia intenzione di mettere la testa a posto.»

    «Tu sei single da più di cinquant'anni. Non trovi che sia da ipocriti criticare il mio stile di vita?»

    «Io sono stato sposato. Ho dato un erede alla società e Lane ha fatto lo stesso. Tu no. Ormai dovresti avere una moglie e dei figli.»

    «Le persone fanno figli più tardi rispetto al passato.»

    Jack gli rivolse uno sguardo severo. «Voglio vederti sposato e con un bambino. Intendo assicurarmi che il patrimonio

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