L'interpretazione demonologica dei fenomeni metapsichici
Di Remo Fedi
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Prefazione
Introduzione
La personalità umana ed il fenomeno «morte»
Lo spiritismo di fronte alla morale ed ella religione
La vera o pretesa medianità del Cristo
La telepatia ed il subcosciente in rapporto alla teologia cattolica
Conclusione
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Anteprima del libro
L'interpretazione demonologica dei fenomeni metapsichici - Remo Fedi
REMO FEDI
L'INTERPRETAZIONE DEMONOLOGICA
DEI FENOMENI METAPSICHICI
Libreria Editrice Lombarda – Prima edizione digitale 2015 a cura di David De Angelis
INDICE
Prefazione
Introduzione
La personalità umana ed il fenomeno «morte»
Lo spiritismo di fronte alla morale ed ella religione
La vera o pretesa medianità del Cristo
La telepatia ed il subcosciente in rapporto alla teologia cattolica
Conclusione
PREFAZIONE
Remo Fedi è ormai troppo noto nel mondo filosofico-letterario perché queste mie brevi parole che precedono la nuova opera sua vogliano pretendere ad esser una presentazione, di cui il nostro autore non ha alcun bisogno.
Se ho accettato con viva soddisfazione l'invito di compilare queste poche righe, è che ho visto in questa occasione la possibilità di parlare ad un gruppo forse non numerosissimo, ma certamente scelto, di intellettuali, (ché non molti sono purtroppo tra noi coloro che si occupano seriamente e spassionatamente dei delicati fenomeni sopranormali della psiche umana) della probità spirituale non comune di questo filosofo, che, di tra le ansie d'una non facile vita, sa elevarsi con serena calma che oserei definire ellenica, alla meditazione dei più delicati problemi che formano la base dell'indirizzo etico d'una più perfetta società futura.
Spiritualista puro, l'ho visto sovente più tormentato dinnanzi alla ricerca d'una possibilità di espressione filosofica convincente onde illustrare i suoi principi, — che hanno un qual sapore platonico e pitagorico, ma che mirano soprattutto alla realizzazione d'un piano eticamente superiore, alla reale evoluzione del singolo spirito e dell'umanità intera — che non dinanzi agli assillanti problemi materiali che la vita d'oggi non manca di porre in modo particolare all'intellettuale che voglia mantenere una linea propria di pensiero e d'azione.
Può dunque serenamente affidarsi il lettore all'autore del presente volume, anche se la via da percorrere è tutt'altro che agevole: può affidarsi perché la penna che lo guida, la mente che vuole illuminare per lui certe svolte buie del labirinto misterioso e faticoso in cui non di rado ci si perde meditando sui fenomeni metapsichici, sulle loro origini, su l'interpretazione che essi meritano, sono la penna e la mente di un uomo profondamente onesto, di uno spirito che enuncia un principio, che comunica una osservazione, soltanto dopo averla lungamente scrutata in se stesso, sostenuto dal più severo e diritto metodo d'indagine.
E la critica non scende mai al tono polemico in questo filosofo che ci vantiamo di definire spiritualista
cioè militante con noi nelle esigue file di coloro che hanno ferma fede nel trionfo assoluto dello spirito sulla cosiddetta materia; in questo pensatore che da anni scrive e parla di problemi metafisici e metapsichici, servendo in attiva umiltà le sue convinzioni sotto l'insegna della ragione
.
Perciò non s'adombri il lettore se il Fedi osa apertamente discutere col cardinale Lépicier, onde difendere i tentativi di ricerca psichica da accuse che tanto potrebbero nuocere al principio spiritualista; non s'inquieti il convinto cristiano se, tema ad uno tra i più interessanti capitoli del libro, sarà la vera o pretesa medianità del Cristo
, poiché l'altissima figura non esce certo sminuita dalla sottile indagine del filosofo, aliena, coni' egli stesso dichiara, da qualsiasi spirito settario".
E dopo aver attentamente seguito l'autore nelle sue meditazioni su la personalità umana di fronte al fenomeno morte, sul valore etico dell'indirizzo spiritualista di fronte alla morale corrente ed alla religione, sentiamo di poter concludere con lui, a viso aperto:
Siamo Cristiani, ma in senso cosmico ed aconfessionale, poiché la confessione fa sempre capo ad elementi spiritualmente ristretti ed antiliberistici.
Ed è per liberare le coscienze da vani timori suscettibili a ritardarne lo sviluppo che il Fedi ha interpretato come una missione, la disinteressata difesa dei principi spiritualistici, affrontando con sereno ardimento i più spinosi argomenti.
Vada a lui il plauso delle anime oneste, per il lavoro compiuto con, intelletto d'amore
onde appianare l'aspra via dell'evoluzione spirituale umana nella quale, come lui, sono lieta di proclamare la mia fermissima fede.
INTRODUZIONE
I.
Il terreno su cui ci avventuriamo è senz'alcun dubbio colmo d'ostacoli, anzi così difficile ed accidentato che ben pochi di coloro che hanno intrapreso l'indagine psichica con serie intenzioni e liberi da pregiudizi di scuola o di confessione religiosa, hanno creduto di poterlo calpestare senza correre dei gravi rischi.
È da premettere che la fenomenologia metapsichica, se ha incontrato ed incontra tuttora numerose difficoltà ad essere accettata dal filosofo e dallo scienziato come ordine di manifestazioni, sul nostro piano sensibile, da parte di entità già vissute quaggiù e passate, attraverso il decesso, ad altra sfera vitale, si trova sicuramente in una posizione anche peggiore nei rispetti del teologo.
Se dicessimo che i primi si trovano di fronte allo spiritismo in uno stato d'animo completamente diverso da quello del secondo, ossia liberi da preconcetti e capaci di effettuare delle disamine in una condizione di atarassia
, quale era invocata dagli antichi filosofi greci (sebbene questa non abbia mai cessato, in ogni tempo e in ogni luogo, di essere un pio desiderio), c'inganneremmo a partito. Troppi baluardi, sinora ritenuti inespugnabili, dovrebbero cadere; troppi edifici, della cui solidità la maggior parte degli uomini si dice sicura, dovrebbero essere abbattuti. E non bisogna soprattutto dimenticare che l'uomo è un animale pigro, attaccato alle proprie abitudini come l'ostrica allo scoglio; diremo ancora più: così geloso di tali consuetudini da assumerle come criteri di verità contro i quali non è lecito appellare.
Bisogna poi tener presente che l'uomo tende a sistematizzare, a canonizzare, a costruire, infine, con qualsiasi materiale si trovi ad avere in mano. Egli tende, insomma, a complicare ed a stabilizzare, rendendo con ciò sempre più pericolosa e difficile l'opera dei novatori. Di ciò abbiamo la riprova patente in qualunque ramo dell'attività umana, sia nell'ordine scientifico che in quello religioso, sociale e politico. Tanto l'individuo quanto la società sono sottoposti allo stesso travaglio nel decorso del loro faticoso sviluppo. Una mano di piombo si aggrava su tutti i tentativi dell'uomo di mettersi sulla via della luce. Ed anche se la materia, nel senso in cui essa era riguardata dai filosofi greci, specialmente da Platone, è costretta a cedere dinanzi alla forza antagonistica dello spirito; se è vinta talora dall'elemento che si presenta come totalmente avverso ad essa, non tarda poi, in questo basso loco, a riprendere la sua rivincita col premere formidabilmente sulle realizzazioni conseguite dallo spirito e con l'imprimere ovunque il proprio marchio.
Allorquando il popolo dice che in tutte le cose buone il diavolo finisce per ficcarci lo zampino, enuncia inconsciamente una grande verità. Che cos'è infatti la ripetizione, l'abitudine, ciò che si costituisce poi come tradizione, come deposito sacro di dogmi o di credenze, se non un potente tarlo roditore delle costruzioni spirituali? Una riprova di ciò l'abbiamo se ci poniamo ad esaminare il procedere del Cristianesimo attraverso la storia, nel passaggio da religione (da religare
) intesa nel più puro e genuino senso cristiano, quale venne trasmesso da Paolo (di affratellamento, di unione di tutti gli uomini nel carisma, nella grazia divina), a confessione elaborata sopra un'intelaiatura teologico-dogmatica, come oggi ufficialmente si pone di fronte alle coscienze.. La stessa cosa potremmo dire di tutte le altre religioni passate e presenti. E non occorre aggiungere che anche la scienza appare sottoposta ad analogo processo.
Ciò premesso, possiamo dire che l'interpretazione spiritica dei fenomeni medianici e metapsichici in genere è da considerarsi, nella sua semplicità, come assai pericolosa per quei sistemi confessionali e sociali sui quali grava il peso della tradizione e si sono oramai rivestiti di materialità, anche se il loro nucleo sia di natura altamente spirituale. Anzi, l'esperienza rende lecito affermare che quanto più una tradizione è antica, tanto più i suoi aderenti si trovano in posizione più difficile per essere distaccati da essa, appunto in conseguenza del lavorio di meccanizzazione, di fossilizzazione, che si riflette sul subcosciente di ciascun individuo.
Ne deriva essere più facile, per il seguace dello spiritualismo empirico o spiritismo, confutare le tesi dei materialisti che quelle dei religiosi dogmatici, appunto perché la visione materialistica, in qualsiasi campo, ha sempre l'esperienza per postulato fondamentale, esperienza che il materialista fa servire ai propri fini (astratti ed aprioristici non meno di quelli degl'idealisti), ma che, col decorrere del tempo, viene a modificarsi, sia pure in funzione