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L'Oscuro Piacere
L'Oscuro Piacere
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E-book289 pagine4 ore

L'Oscuro Piacere

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Info su questo ebook

"DIM MAK". Una tecnica antica attinente alle arti marziali, chiamata anche "il tocco del veleno" o "tocco della morte".

"Carlos aveva dedicato 30 anni della sua vita nelle Forze Speciali dell'Esercito. Non poteva accettare di esserne uscito in silenzio. Più di qualcuno doveva pagare secondo la sua giustizia personale. Quelli scelti avevano le ore contate ma mai nessuno sarebbe risalito a lui".

Non si poteva catturare un'ombra…

Quella dell'Oscuro Piacere.
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2015
ISBN9786050384314
L'Oscuro Piacere

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    Anteprima del libro

    L'Oscuro Piacere - Carlo Turani

    merito.

    PROLOGO

    DIM MAK... Una tecnica antica attinente alle arti marziali, chiamata anche il tocco del veleno o tocco della morte. Ha origini millenarie e proviene dalla Cina. Si pensa dai monaci shaolin che studiando i punti dell’agopuntura, i meridiani e le cure che potevano essere applicate, constatarono poi che altri punti, non meglio identificati, anziché portare beneficio, non dovevano assolutamente essere toccati con aghi, moxa (carboncino con la punta accesa che si avvicinava per scaldare certi punti) o dita della mano. Infatti questa arte proibita permetteva di arrecare gravi danni, malori o addirittura la morte anche a distanza di mesi o anni per cause apparentemente naturali (es. toccando un determinato punto sulla spalla si poteva causare morte per polmonite o pleurite) e veniva tramandata solo a livelli altissimi in poche scuole di arti marziali. Per padroneggiare correttamente quest’arte non basta sapere il punto preciso da colpire, ma anche come colpirlo e, soprattutto cosa più difficile, come curare da eventuali colpi portati o subiti. I Giapponesi codificarono ulteriormente il Dim Mak durante la seconda guerra mondiale, vedendo che nel combattimento corpo a corpo contro i soldati americani avevano poche possibilità di vittoria quindi usando i prigionieri di guerra e chiamando a raccolta tutti i maggiori esperti di arti marziali, fecero esperimenti per verificare quali punti potevano essere toccati durante un combattimento a mani nude per avere una sicura vittoria ma non poterono sperimentarlo sul campo a causa delle bombe su Hiroshima e Nagasaki e conseguente resa Giapponese. Tuttavia il lavoro eseguito non fu vano e si pensa che tale attività fu ricodificata e migliorata ulteriormente per poi essere insegnata a operatori di corpi speciali altamente addestrati, agenti dei servizi segreti e così via mantenendo quel velo di mistero che avvolge tuttora questa mistica arte marziale.

    CAPITOLO 1

    Ai giorni nostri...Ancora una volta quel maledetto suono vibrava prepotentemente nell’aria con un eco minaccioso, quasi a ricordare l’importanza delle scelte che ognuno di noi si trova ad affrontare e a scegliere sul piatto della bilancia... La bilancia della giustizia. Una bilancia che dovrebbe dare un peso equo a entrambe le parti ma, ancora una volta, le divisioni non erano state eguali. Quel maledetto suono della sveglia puntata alle ore 07.00 scuoteva ancora una volta come una doccia fredda Carlos che, opponendo una timida resistenza, tentava di nascondersi sotto il cuscino e tappandosi i padiglioni auricolari riempiendosi in una frazione di secondo di mille pensieri che correvano così veloci da far si a momenti di non ricordare più nulla. Certo, con alcuni pensieri sarebbe stato sicuramente meglio non ricordare: avere di fronte agli occhi, seppur con l’immaginazione, tutte quelle persone che Carlos riteneva gli unici responsabili della propria vicenda e di tutte le situazioni deplorevoli in cui era dovuto suo malgrado cadere con una velocità inaspettata, cambiando così completamente il corso della sua vita, senza che alcuno chiedesse la sua modesta opinione, non era di certo il massimo delle ambizioni per camminare a passo certo verso lo step successivo. Cavolo! Ma perché? Continuava a chiedersi Carlos... Sembrava così talmente assurdo trovarsi in quella situazione... Una circostanza che lui non aveva assolutamente chiesto... Consapevole di avere un carattere particolare e non molto facile da domare, tuttavia pensava di possedere nel contempo una capacità innata di ascoltare per trovare un accordo, una via comune, una soluzione pacifica che potesse essere di aiuto a tutti e quindi di soddisfazione per molti. Nonostante tutto, non era stato ascoltato. Le sue richieste e le sue parole si erano disperse come nebbia al sole, mentre le labbra dei suoi interlocutori avevano fatto uscire delle oscenità talmente marcate da fargli capire che fin dall’inizio sarebbe stato solo. Già... solo... Ma a fare che cosa? E dove? La testa di Carlos era tempestata di dubbi e domande, inizialmente senza risposte. Ma come???? Lui era un uomo e un militare speciale che aveva servito il suo Paese per ben trent’anni! In tutto questo tempo aveva continuato a digerire maldicenze e decisioni da parte di superiori che molte volte, troppe, lo avevano portato vicino alla morte, sacrificando perfino alcune volte qualche uomo della sua squadra speciale...

    Come ogni mattina, Carlos teneva automaticamente gli stessi pensieri in testa... E, a fatica, iniziava ad alzarsi dal letto animato per lo più dalla voglia di spegnere quel maledetto suono della sveglia che continuava a gracchiare come un corvo ferito, le cui urla scivolavano nelle intercapedini dei muri, come a non voler mai abbandonare quel posto... Quel posto che Carlos teneva in vita con i suoi ricordi.

    Mentre preparava la sua solita colazione abbondante fatta con un bicchiere di caffè latte con miele, toast con fesa di tacchino, yogurt magro con muesli integrale e un pezzo di cioccolata fondente, non poteva fare a meno di non pensare a quanto avesse fatto insieme alla sua squadra, per il suo Paese. Lo pensava senza falsa modestia, perché, nonostante il suo carattere alquanto rigido non avesse mai sopportato granché la disciplina che implica la vita militare, si era sempre prodigato fino in fondo affinché il suo successo mirasse al raggiungimento dell’obbiettivo, sia per legittima soddisfazione personale che per terze persone. Sapere che il suo aiuto aveva contribuito a salvare delle vite umane o semplicemente regalato un sorriso a chi lo aveva perso o cambiato in meglio una condizione sociale di chi viveva nella miseria, non era da poco. Ma, in tutto questo, qualcosa non aveva funzionato semplicemente perché c’era stato qualcuno che non lo aveva permesso! Cazzo! Gridò Carlos... Si era troppo immedesimato nei suoi pensieri e si era scottato la mano con la moka bollente... Ma che cosa era quell’ustione rispetto a quello che gli bruciava dentro?

    D’altronde, oltre alle bruciature della vita, Carlos aveva assaporato il dolore del fuoco sulle braccia, o meglio all’interno degli avambracci nel periodo in cui si stava addestrando all’interno di un monastero shaolin in una zona dispersa nel Tibet... Aveva visto molti film al riguardo ma, in quella occasione, il protagonista principale era lui stesso e il premio, anziché in denaro, era semplicemente saper vivere sopportando il dolore e, se necessario, causarlo a chi lo avesse meritato.

    E ora, mangiando tranquillamente il toast farcito con fesa di tacchino, analizzava che effettivamente qualcuno c’era nella sua vita che lo avrebbe meritato... Quattro persone... Quattro individui carichi di boria e di stelle sull’uniforme che con la loro dialettica politicante e delirante, avevano fatto si di toglierlo di mezzo, soprattutto per fare spazio agli amici degli amici e per mal sopportare ed affrontare le sue idee e proposte finalizzate al bene di tutti. Avevano aspettato che Carlos rientrasse da un breve periodo di ferie per notificargli a sorpresa il trasferimento... Un movimento sempre all’interno del medesimo reparto ma che rappresentava per lui una profonda retrocessione nella sua vita. A lui avevano sempre insegnato che nella vita bisognava sempre tentare di andare avanti e non procedere all’indietro come i gamberi! Quell’improvviso trasferimento lo aveva spiazzato e lo aveva profondamente ferito, dandogli la sensazione di essere caduto a terra pesantemente a seguito di un semplice sgambetto. Avevano preparato tutto nei minimi dettagli senza far trapelare alcun sospetto, fino ad arrivare per l’appunto alla sorpresa. Una sorpresa naturalmente addolcita dalle solite parole di circostanza, tentando di convincerlo che la sua grande professionalità era necessaria altrove, ma non più all’interno della sua squadra. Carlos si sentiva come se fosse passato da importante docente a semplice discente. Questo era una grande retrocessione per lui. Aveva guadagnato il posto combattendo, perché questo sapeva fare. Nessuno gli aveva mai regalato nulla nella vita. Aveva sempre dovuto arrangiarsi per poter ottenere quello che lui desiderava. E non erano mai stati desideri capricciosi da ragazzino adolescente; erano semplicemente desideri di migliorare la propria posizione di persona adulta. Miglioramenti che andavano automaticamente ad abbracciare anche la sfera privata. E non era poco. E in pochi attimi, quelle quattro persone avevano deciso che tutto questo Carlos non lo meritava. Ancora una volta, qualcuno aveva deciso per lui. E ancora una volta, come sempre, Carlos di conseguenza doveva tentare di aggiustare il cambio del suo percorso di vita perché terze persone lo avevano ingiustamente dirottato dove loro volevano. Ma avevano dimenticato di chiederlo al diretto interessato. Non si rendevano conto dell’enormità dello sbaglio che stavano commettendo. E presto lo avrebbero scoperto nei peggiori dei modi.

    Carlos, essendo un militare, aveva naturalmente eseguito gli ordini ricevuti e, a denti stretti e fortemente demotivato, prendeva posizione dopo una settimana presso il nuovo incarico; nuovo fino ad un certo punto perché comunque Carlos quell’incarico lo aveva già ricoperto anni addietro prima di guadagnarsi la sua meritata posizione all’interno della squadra speciale. Non c’erano altri termini: si trattava di una retrocessione. Nonostante avesse presentato per via gerarchica, come impone l’etica militare, un’istanza per poter rappresentare le proprie problematiche al Comandante, quest’ultimo sembrava non disposto ad ascoltarlo. Perché le carte erano state mosse come avevano voluto loro e non avevano nessuna intenzione di scendere a compromessi con qualcuno che avrebbe potuto rompere le uova nel paniere. Carlos resisteva e sopportava per circa due settimane il nuovo servizio, aspettando invano di essere ascoltato. Tutto taceva e nessuno trapelava novità al riguardo. Per tale motivo, Carlos, accorgendosi sempre più del buio che stava calando sempre più dentro di lui spegnendo tutte le sue emozioni e trasformandolo come i quattro avevano voluto, decideva di andarsene. Aveva bisogno di staccare la spina. Doveva ritrovare il tempo ed il silenzio necessari per rinascere. Qualcuno lo voleva morto dentro e in lui iniziava a maturare l’idea di farli sparire invece per sempre. Ma, avvalendosi del suo enorme bagaglio professionale e di vita, sentiva di doverlo fare in maniera molto sottile. D’altronde, tutte le tecniche apprese nel corso della sua esistenza dovevano servire ancora una volta!

    La colazione era quasi terminata e ancora una volta Carlos doveva iniziare a organizzarsi. Da quando i quattro dell’Ave Maria, come lui stesso li chiamava oramai, gli avevano causato quel dolore, aveva obbligatoriamente variato alcuni aspetti della sua quotidianità, alcuni dei quali apparentemente noiosi ed inutili inizialmente ma, successivamente, rivelatisi degni di attenzione e di approfondimento. Perché aveva più tempo.

    Carlos non era più nella squadra speciale da quando i quattro dell’Ave Maria lo avevano tagliato fuori, costringendolo così nei primi tempi a giacere in una sorta di trance e di impotenza, in contrasto alla adrenalina pura ed alle innumerevoli esperienze vissute durante la sua attività lavorativa. Questo repentino cambiamento lo aveva per un certo qual modo messo sotto shock ma, fortunatamente, presto prevaleva il suo spirito combattente, fatto di profonde conoscenze di armi, esplosivi e di tecniche speciali e segrete di arti marziali, nonché di rilassamento e di autoguarigione. Carlos, mentre si stava lavando i denti, pensava a quanto era stato stupido a non accorgersi subito di queste capacità e conoscenze in proprio possesso: deteneva il passepartout della sua salvezza e non se ne era accorto nell’immediatezza! Si era distratto... La sua vicenda inaspettata lo aveva effettivamente sconvolto, da fargli dimenticare per un breve tempo chi fosse lui veramente…

    Di grandi cambiamenti nella sua vita ce ne erano stati... Eccome se ce ne erano stati! Ne era passato del tempo da quando da piccolo e per tutto il periodo della sua infanzia aveva dovuto subire delle cattiverie sul suo aspetto fisico. Questo lo portava ad iniziare la strada delle arti marziali all’età di 10 anni, insieme all’attività con i pesi: la prima più che altro per rinforzare la mente e la seconda per il corpo che doveva crescere, svilupparsi per poter spegnere tutte quelle cattiverie che sentiva quotidianamente, turbandolo profondamente facendolo sentire estraneo a tutto quello che lo circondava. Questo lo rendeva abbastanza introverso proprio perché tutte quelle critiche gli avevano provocato una grande sfiducia in sè stesso e conseguentemente verso gli altri. Infatti, man mano che i giorni, i mesi, gli anni passavano, il corpo di Carlos cambiava in meglio ed anche la mente iniziava ad espandersi riuscendo così a vedere oltre quella linea invisibile oltre la quale non era mai riuscito a guardare a causa di altri. Consapevole del miglioramento del suo aspetto fisico e della capacità di metabolizzare molte cose, acquisiva sempre più fiducia in sè stesso, attirando l’attenzione e l’interesse di molti conoscenti e non. Ma, nonostante oramai il suo corpo era diventato armonioso ed atletico e la sua abilità nelle arti marziali era decisamente cresciuta grazie anche e soprattutto al suo grande spirito di sacrificio e forza di volontà, un lieve disagio interno lo accompagnava sempre nella sua quotidianità. Ciò dipendeva principalmente dalle forti pressioni avute durante l’infanzia, portandolo alla continua ricerca di un qualcosa in più. Cercare qualcos’altro poteva considerarsi una lama a doppio taglio perché da una parte si rivelava un’ottima prospettiva per andare avanti nella vita ma dall’altra generava contemporaneamente un senso costante di insoddisfazione perché alla fine non si raggiungeva in realtà alcun obiettivo vero e nulla di concreto. Scatenava il fenomeno del cane che continuava a mangiarsi la coda...

    Carlos, meditando su questo, si convinceva effettivamente sempre più quanto risultava importante l’educazione avuta durante l’infanzia: moltissime cose, ti rimanevano dentro e solo da persona adulta ti rendevi conto di quanto potesse essere pesante o leggera una determinata cosa o valore e dell’enorme difficoltà a tramutare le negatività in fattori positivi, metabolizzando episodi più o meno pesanti. Ma da adulto tutto diventava molto più difficile contrastare le avversità e da qui il destino aveva deciso di trasformare Carlos in un vero combattente.

    Se voglio dominare me stesso, devo prima accettare me stesso; procedendo d’accordo e non contro la mia natura.(Bruce Lee).

    Avendo l’anta dell’armadio aperto, cercando di scegliere che cosa indossare, gli veniva in mente un vecchio ricordo di quando per l’appunto si trovava in addestramento in Tibet. Un giorno, dopo aver terminato un’interessante lezione sui punti vitali del corpo umano, il suo Maestro Tazin Shao Liu, vedendolo particolarmente cupo e preoccupato, gli disse mentre si accingeva ad accendere un incenso da un profumo così intenso e delicato da sembrare di viaggiare all’interno del profumo stesso:

    Se il problema si può risolvere non serve a nulla preoccuparsene. Se non può essere risolto, non ti porterà a nulla. Perciò smettila di preoccuparti. Aveva citato un grande aforisma dell’altrettanto grande Dhalai Lama.

    Queste parole, soprattutto ora, gli echeggiavano nella mente come un suono di un tamburo lontano e, come segnali di fumo, gli trasmettevano una grande sapienza immersa in una semplicità estrema. Con poche parole semplici quasi a pensare di credere che fossero state dettate da un bambino, il Maestro gli aveva aperto la mente e il cuore, fornendogli energia vitale... Energia che doveva togliere a coloro che avevano tentato di spezzarla a lui. Infatti, tutta la preoccupazione che Carlos aveva all’inizio, si era dissolta semplicemente perché si era reso conto che il suo problema si poteva benissimo risolvere. Certo, a modo suo, ma era perfettamente consapevole del fatto che quei quattro la dovevano pagare e, in lui, idee al riguardo non gli mancavano. Aveva avuto tutto il tempo di pensarci. All’inizio la confusione regnava, facendo mettere sul banco mille progetti che alla fine non portavano a nulla e che oltretutto facevano troppo rumore con il conseguente rischio di cadere nella trappola. Carlos questo non poteva più permetterselo!! Cavolo! L’uomo ed il combattente era prevalso!

    Ogni azione perché possa condurci all’obiettivo finale, deve nascere dalla convinzione. Il completamento della convinzione perfeziona la volontà (Antico proverbio cinese).

    Lo avevano decisamente molto aiutato anche le molteplici tecniche di rilassamento dettate dal Qi Gong (Qi=respiro; Gong=lavoro) e tramandate dai maestri tibetani. Il termine Qi Gong è stato adottato solo in epoca recente e raccoglie in sè una larga serie di discipline di rilassamento, di respirazione e di rafforzamento dei tendini praticate in tutta la Cina fin dai tempi più antichi. Il Qi di Qi Gong è l’aria che si respira, ma non solo; è anche e soprattutto la forza vitale, l’energia ancestrale che ci ha fornito la vita, che ci viene fornita dal cibo, che equilibra le forze della natura e il moto dei corpi celesti. Tutte queste manifestazioni energetiche hanno dei nomi distinti in cinese, così come in italiano abbiamo l’energia calorica, quella elettrica, quella atomica, etc... etc... Il Qi è anche il mediatore per eccellenza dei fenomeni di trasformazione che avvengono in natura. E’ il simbolo di uguaglianza della formula di Einstein E=mc elevata alla seconda. Quindi per QI Gong bisogna intendere: esercitarsi per raggiungere il pieno controllo dell’energia vitale. Tra tutte le posizioni statiche e dinamiche del Qi Gong, Carlos aveva le sue preferite: una tra quelle statiche, chiamata Fu Hu Shi - cavalcare la tigre, e l’altra tra quelle dinamiche Fen Shui Shi - separare le acque. Per quanto riguarda la statica, era una forma abbastanza impegnativa, rafforzava molto il Qi ed era utilizzata in modo particolare dai praticanti di arti marziali. La seconda, quella dinamica, era apparentemente semplice ma, in realtà, racchiudeva in sè tutta l’essenza della pratica del Qi Gong dinamico. A differenza dei passi degli animali, con questo movimento non si privilegiava una parte specifica delle funzionalità fisiologiche (polmoni, piuttosto che spalle od occhi etc...), ma tutto il sistema corporeo e spirituale veniva attivato nello stesso momento.Risultava incredibile a lui stesso come era diventato così risoluto davanti a questi progetti nei confronti dei quattro e così indeciso di fronte alla semplice decisione di come vestirsi... Si rendeva conto di trovarsi di fronte a quell’armadio da ben 20 minuti, senza avere ancora una minima idea di cosa indossare. Che stranezza... Gli risultava molto più facile progettare un crimine che scegliere un semplice vestito... Dovrebbe essere il contrario!

    Un problema sorge solamente quando la vita è vista in modo frammentario. Vedetene la bellezza( Jiddu Krishnamurti).

    Ma Carlos si riteneva un uomo fortunato al riguardo, perché il suo background gli aveva insegnato effettivamente ad affrontare situazioni di estrema pericolosità con una certa naturalezza, perché considerava più letale discutere con un suo superiore ottuso, ipocrita e malvagio. Qui si trovava decisamente più in difficoltà perché si vedeva innanzi alla scelta A o alla scelta B. Ovvero: scelta A, ucciderlo; scelta B: massacrarlo pubblicamente. Alla fine, per una decisione del destino, si optava automaticamente per la scelta C, ovvero allontanarsi facendo finta di aver accettato e compreso quello che era stato detto. Per Carlos sarebbe risultato di un’estrema facilità eliminare quei soggetti scomodi... Aveva acquisito un bagaglio di conoscenza che neanche lui se lo sarebbe potuto immaginare, soprattutto dopo la sua permanenza in Tibet. Si era reso conto che era impossibile colpire un uomo senza essere completamente a conoscenza dell’esatta mappa del corpo umano. Se si voleva un risultato ben definito, era indispensabile conoscere nei minimi dettagli la formazione interna ed esterna del corpo umano! Carlos oramai conosceva i punti vitali come le sue tasche...

    I centri sensibili, in cui l’energia sale a livello superficiale, costituiscono i punti vitali (Kyusho) distribuiti su tutto il corpo. Secondo la medicina tradizionale cinese, essi seguono i 14 meridiani che corrispondono ai canali nei quali scorre il Ki (energia o soffio vitale) in 365 punti del nostro corpo. Possono essere trattati con agopuntura, shiatsu o moxa, ma rappresentano anche i punti vulnerabili che un praticante di arti marziali deve conoscere per realizzare la massima efficacia nel combattimento. Lo stato di benessere, lo «scorrere armonioso dell’energia lungo il sistema dei meridiani», dipende dalla capacità dell’individuo di regolare i suoi ritmi di vita, la sua dieta, il suo stato psichico: è il medesimo principio a suggerire una serie di esercizi fisici, per esempio anche a imitazione dei movimenti degli animali, che ha lo scopo di facilitare lo scorrere del Ki nel sistema dei meridiani. D’altro canto si può facilmente immaginare come la consuetudine al combattimento fisico, soprattutto senza armi, abbia permesso di fare importanti scoperte sulla circolazione energetica e quindi di aumentare le conoscenze sui punti efficaci nell’equilibrarla e nello squilibrarla: tant’è vero che ogni scuola di arti marziali ha custodito gelosamente per secoli e secoli le sue scoperte su quei punti che, colpiti con precisione e con la giusta pressione, possono provocare non solo dolore e paralisi temporanea, ma anche lesioni permanenti o addirittura morte. In più occasioni, la buonanima del padre di Carlos, anch’egli nell’ambiente militare e soldato tutto di un pezzo, gli diceva semplicemente e naturalmente quando lo vedeva irritato di fronte alle ingiustizie: DI SEMPRE DI SI... Niente di più.

    In realtà Carlos, durante la sua vita, non era molto riuscito ad applicare questo semplice detto, andando così in contrasto con molti superiori gerarchi, familiari e semplici conoscenti. Ma questo, a Carlos piaceva perché era consapevole che in qualche maniera, con il suo comportamento provocatorio ma giusto ed il suo carattere sanguigno, metteva loro il classico bastone tra le ruote, impedendogli così di attuare appieno i propri progetti sporchi e/o di natura sterile. Era arrivato il momento per Carlos di pulire tutto questo sporco. Come farlo? Certo di mezzi e sistemi ce ne erano a bizzeffe! Tanti anni nelle forze speciali e con l’apprendimento di tecniche militari e non, aveva l’imbarazzo della scelta. Per esempio, uno poteva essere eliminato con una bella Beretta 92FS; il secondo con una Glock 17 o con la nuova Beretta Px4 Storm; il terzo, data la sua passione per le immersioni, per l’occasione si rivelava adatta la pistola subacquea H&K P-11 capace di sparare fino a cinque dardi calibro 7,62 mm; il quarto con il diffusissimo fucile M4 della Colt in calibro 5,56 mm. Oppure, attaccare tutti e quattro contemporaneamente con un bel fucile d’assalto H&K 416, o con l’H&K G36 anch’essi in calibro 5,56 mm, nonché l’H&K 417 in calibro 7,62 mm che ha la doppia funzione di fucile d’assalto e di fucile di precisione se dotato di una buona ottica come pure il nuovo Beretta Cx4 Storm in vari calibri con corpo realizzato in tecnopolimeri. Finalmente Carlos aveva deciso che cosa indossare e questo lo alleggeriva. Cavolo! Rimanere di fronte ad un armadio indeciso 20 minuti a pensare come vestirsi non era ragionevole... Ma questa indecisione lo portava automaticamente alla riflessione di usare eventualmente un’arma più silenziosa rispetto a quelle già elencate, per esempio un coltello in uso alle forze speciali cilene chiamato El cuervo, dotato di una lama di 20 cm.

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