Profili criminologici dell'omicidio multiplo. Serial killer, mass murderer e spree killer
Di Luca Marrone
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Società e scienze sociali - saggio (41 pagine) - Un testo che si focalizza sui principali studi condotti in materia di omicidi seriali, di massa e compulsivi, ognuno con i propri tratti caratteristici e peculiarità comportamentali e motivazionali.
Il fenomeno dell’omicidio multiplo risulta particolarmente complesso e multiforme e gli studiosi sono giunti a coglierne l’effettiva portata per approssimazioni successive. Si è soliti distinguere tra omicidi seriali, di massa e compulsivi, ognuno con tratti caratteristici e peculiarità comportamentali e motivazionali. In comune, spesso, il drammatico vissuto, personale e familiare, dei loro autori, da cui sono scaturite tragedie di atroce efferatezza. Il presente lavoro si focalizza sui principali studi condotti in materia, evidenziando i distintivi tratti personologici degli assassini multipli e proponendo una ricostruzione di profili biografici particolarmente significativi. Da Joseph Kallinger a Ted Bundy, da Manuel Pardo a Jerome Brudos, da Richard Speck a Charles Whitman, fino ai più recenti casi delle stragi compiute da Anders Breivik, Adam Lanza e Ali Sonboly, la documentata ricognizione di un inquietante fenomeno criminale.
Luca Marrone è nato a Roma, si è laureato in Giurisprudenza, specializzandosi poi in Criminologia e Psicologia forense. Si è dedicato ad attività di consulenza criminologica e, dal 2007, è docente di Criminologia e Scienze forensi presso la Libera Università Maria Ss. Assunta (Lumsa) di Roma. Iscritto dal 2010 all’albo dei periti del Tribunale in materia di analisi della scena del crimine, è tra i soci fondatori del Joseph Bell Institute, che svolge attività di ricerca, formazione e divulgazione nell’ambito delle discipline forensi e criminologiche. È membro della Società Italiana di Criminologia. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Delitti al microscopio. L’evoluzione storica delle scienze forensi (2014), Dalla scena del delitto al criminal profiling. Temi di investigazione criminale (2015), Compendio di criminologia investigativa (2016); Appunti di criminologia. Lo studio del delitto e le sue applicazioni (2017), Lezioni di criminologia (2018).
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Anteprima del libro
Profili criminologici dell'omicidio multiplo. Serial killer, mass murderer e spree killer - Luca Marrone
1. L’omicidio multiplo
Il fenomeno dell’omicidio multiplo risulta particolarmente complesso e multiforme e gli studiosi sono giunti a coglierne la portata, potremmo dire, per approssimazioni successive. Reinhardt (1962) impiega il termine chain killers (assassini a catena) per designare soggetti che uccidono in modo reiterato, con intervalli di tempo tra un’aggressione e l’altra. Brophy (1967) utilizza per la prima volta l’espressione serial murder e Lunde (1976) la adotta a sua volta in uno studio che fa anche riferimento al concetto di mass murder per designare l’omicidio che coinvolge più vittime e che, dunque, si differenzia dal single murder.
Nel 1979, l’F.B.I. introduce una categorizzazione dell’omicidio multiplo fondata sulle differenti peculiarità operative del soggetto agente e sui profili vittimologici dei delitti considerati.
Tale classificazione prevede tre gruppi di omicidi:
serial killer (omicida seriale): inizialmente identificato in un soggetto che commette tre o più delitti, con caratteristiche di mostruosità e un intervallo di tempo tra un’aggressione e l’altra, caratterizzato da raffreddamento emotivo, il cd. cooling-off period (Palermo e Mastronardi, 2005). Norris (1998) individua, in tale intervallo emotivo, otto fasi. Attualmente, per poter ricomprendere un omicida nella categoria del serial killer, la dottrina ritiene sufficienti due aggressioni avvenute in più di un luogo o scena del crimine (Douglas e Al., 2008). La coazione a ripetere che tali soggetti evidenziano li induce a reiterare la propria condotta criminosa – nella maggioranza dei casi – finché essi non vengono individuati e arrestati o muoiono;
mass murderer (omicida di massa): uccide o tenta di uccidere diverse persone, nello stesso momento e nel medesimo luogo. Non conosce le sue vittime, in genere scelte in modo casuale. L’F.B.I. ritiene necessarie, al fine di ricomprendere un omicida in tale categoria, almeno tre aggressioni (Douglas e Al., 2008). Da essa esulano, convenzionalmente, le stragi belliche, terroristiche e legate alla malavita organizzata, perché non ritenute direttamente riconducibili a problematiche e a decorsi patologici individuali. Tale conclusione non sembra peraltro pienamente condivisibile: eventi anche recentissimi hanno, ad es., dimostrato come più di un autore di attentati terroristici fosse affetto da disturbi mentali, che è lecito supporre abbiano rivestito un ruolo non marginale nell’attuazione di tali disegni criminali.
spree killer (omicida compulsivo): l’autore di almeno due (Palermo e Mastronardi, 2005) o tre (Douglas e Al., 2008) delitti posti in essere in tempi e luoghi differenti ma consecutivi, come se il soggetto si conformasse a una unica spinta distruttiva, innescata dalla medesima causa scatenante. In genere non conosce le sue vittime e non rimuove le tracce dei suoi atti, giungendo perciò a essere facilmente arrestato. Una efficace rappresentazione cinematografica del fenomeno è costituita, com’è noto, dal film Un giorno di ordinaria follia (1993), diretto da Joel Schumacher e interpretato da Michael Douglas. Quella dello spree killer è una categoria criminologica controversa: secondo Newton (1990) non sarebbe caratterizzata da una specifica, peculiare autonomia ma rientrerebbe in quella, più ampia, dell’omicida seriale. Interpretazione non condivisa da altri Autori. Secondo Palermo e Mastronardi, il serial killer, a differenza dello spree killer, vuole perpetrare i suoi gesti nel tempo, all’infinito, facendo attenzione a non lasciare tracce o comunque a non essere catturato. Ha una visione del futuro e vuole ripetere ciò che lo ha gratificato godendoselo al meglio […]
(Palermo e Mastronardi, 2005:291). Ciò non vale, in realtà, per tutte le tipologie di omicida seriale: come vedremo, Holmes e Holmes (2000) rilevano, infatti, che il serial killer allucinato o visionario, affetto da un grave distacco dalla realtà, commette omicidi in modo del tutto disorganizzato, lasciando sulla scena numerose e significative tracce materiali, che non di rado si rivelano idonee a identificare il soggetto. Per quanto riguarda, comunque, lo spree killer, egli non pianifica