Luci smarrite
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Anteprima del libro
Luci smarrite - LUCA SCANTAMBURLO
Luci smarrite
LUCA
SCANTAMBURLO
LUCI SMARRITE
YOUCANPRINT
Luci smarrite
© Luca Scantamburlo
Ottobre 2013
I Edizione digitale Youcanprint.it Self Publishing
Tricase (Lecce)
www.youcanprint.it
ISBN: 9788891125323
Proprietà letteraria riservata. All rigths reserved
Stampato in Italia.
Nuova edizione del libro Angeli Smarriti pubblicato dalla Nephila Edizioni Sas., Firenze, maggio 2002, II edizione Nephila Edizioni snc, Firenze, ottobre 2001, I edizione
Prima di Copertina: Elaborazione grafica dell'Autore su foto FreeDigitalPhotos.net, United Kingdom, Licenza Standard.
In quarta di copertina, l'Autore in una foto dell'agosto 2001 (Foto diamar, Mogliano Veneto). Elaborazione grafica dell'Autore.
AVVERTENZA DELL’AUTORE
Questo libro è un romanzo. Sebbene in parte liberamente ispirato a ricordi di vita dell'Autore, ogni riferimento a fatti, nomi o persone realmente esistenti è puramente casuale.
INTRODUZIONE DELL'AUTORE
CAPITOLO 1 Il fischio nella notte
CAPITOLO 2 Dido
CAPITOLO 3 Il giorno dell'ira
CAPITOLO 4 Tocai
CAPITOLO 5 L'incontro
CAPITOLO 6 Incubi
CAPITOLO 7 L'invito
CAPITOLO 8 Il dono
CAPITOLO 9 Discesa agli inferi
CAPITOLO 10 Streghe
CAPITOLO 11 Desiderio
CAPITOLO 12 Seduzione
CAPITOLO 13 Addio
CAPITOLO 14 Primavera
L'AUTORE
Introduzione dell'Autore
Ho scritto diversi saggi negli ultimi anni e svariati articoli per la stampa (periodici e siti Web). La mia piccola ma significativa esperienza come scrittore nasce dodici anni fa quando pubblicai in Internet un romanzo in parte autobiografico, che avevo scritto fra il 1997 ed il 1998. Nell'aprile 2001 - alcuni mesi prima della caduta delle Torri Gemelle di New York City - divulgai in Rete gratuitamente un file testo che costituiva la prima stesura di questo romanzo, che chiamai Angeli Smarriti (Edizioni e distribuzioni elettroniche NetEditori, www.neteditor.it). All'epoca la valuta circolante era ancora la Lira ed il terrorismo internazionale (e gli sconcertanti scenari connessi alle sinistre trame presenti dietro gli attentati dell'11 settembre 2001) non aveva ancora conquistato le prime pagine dei giornali. Io avevo concluso da pochi anni il servizio militare di leva e desideravo ardentemente dare alle stampe un romanzo che costituisse le pagine di vita di quei tempi, fra delusioni, amori ed amicizie. A fare da sfondo, in parte, la mia vita da soldato - e poi da caporale di leva - nel Corpo degli Alpini. Pochi mesi dopo - a mie spese - pubblicai con l'assistenza della Nephila edizioni snc di Firenze (collegata a Neteditor) il libro medesimo. Una successiva edizione uscì nell'ottobre 2002 (Nephila Edizioni sas). Gli Editori di allora (Luca Corrieri e Lorenzo Montemagno) parteciparono con entusiamo ad alcune presentazioni del mio libro, venendo appositamente in Veneto - la mia regione di residenza di allora - dalla Toscana. Di entrambi conservo un buon ricordo. In particolare il dr. Luca Corrieri firmò una prefazione che ancora oggi considero una fra le più incisive e riuscite presentazioni del mio libro.
Ricordo qui di seguito alcune sue parole spese per il testo:
<< [...] Ha il grande pregio di non scadere nei noiosi e banali cliché sul mondo giovanile: la mancanza di valori, la poca voglia di crescere, la fragilità. È vero, i personaggi che popolano questo romanzo sono viziati, privi di ideali, decadenti, fragili e infantili, ma sono anche umani e vivi. Molto più di quanto le solite inchieste giornalistiche vogliono farci credere. Anzi è la loro ansia di vivere che spesso si scontra con un mondo avido di risposte, distratto e lontano. È la nuova chiave di lettura che il romanzo ci offre. Soldati caduti in battaglia, soldati mandati allo sbaraglio, caricati di illusioni e abbandonati nelle loro incomprensibili trincee.>>ii
Fu proprio l'espressione soldati caduti in battaglia, soldati mandati allo sbaraglio
a farmi riflettere di più. Che cosa sono in fondo i giovani se non ragazzi e ragazze che si confrontano ogni giorno con nuove e più difficili battaglie per la conquista di un posto ed un ruolo nella vita che sentano loro? E cosa è cambiato da allora? Leggere le pagine del mio libro mostra anche quante cose siano cambiate nella società italiana nel breve volgere di pochi anni: dal fumo di tabacco nei locali pubblici, oggi giustamente proibito dal Legislatore, al servizio militare obbligatorio, da anni sospeso. Per non parlare dell'uso dei telefoni portatili, i cosiddetti cellulari: all'epoca in cui scrissi il libro (anni 1997-1998) era mia abitudine usare ancora il telefono fisso o la cabina telefonica.
Il titolo alternativo che ho scelto per questa edizione - Luci smarrite - mi sembra più appropriato di Angeli Smarriti. Gli Angeli
di allora, messaggeri con i loro sogni e le loro ingenuità destinati a confrontarsi con la perdita dell'innocenza, sono anche delle luci smarrite
: basta leggere i quotidiani di oggi per imbattersi in tragiche notizie che li riguardano (gigantesche risse in pieno giornoiii, suicidi od omicidi o addirittura stupri di gruppo condotti da adolescenti).
Naturalmente non mancano sorprendenti azioni e virtù di giovani che rispettano la parola data, si sacrificano per il prossimo o per un ideale (sportivo, politico, di volontariato, ecc...), oppure abbandonano l'Italia e le loro famiglie per andare a lavorare all'estero - anche in altri continenti - alla ricerca di un futuro migliore o semplicemente per dare un significato alla propria vita.
Ma la mia sensazione è che i giovani di oggi si muovano in un mondo più vorticoso che lascia loro poco spazio alla riflessione e poco tempo per coltivare rapporti interpersonali duraturi. Per questo essi sono più fragili di un tempo e più esposti ai pericoli. Il mondo virtuale della Rete, con i suoi social network dove l'amicizia
degli utenti viene concessa e tolta come una merce, svuotata di significato, è pieno di trappole ed insidie. Il fenomeno del cyberbullismo con l'incredibile recente sequenza di suicidi fra gli adolescenti del mondo, deve far riflettere il mondo degli adultiiv. L'invasività della tecnologia elettronica e l'uso dei social network in particolare, hanno a mio avviso ristretto gli spazi di introspezione e di confidenza fisica, reale, fra amici del cuore. Anche il linguaggio usato dai giovani di oggi lo trovo più povero di lessico e sintassi e molto più omologato rispetto a quello usato alla fine degli anni'90, il periodo in cui è ambientato il libro. Un linguaggio meno strutturato e meno ricco di vocaboli, giocoforza impone più difficoltà alla parola di farsi carico ed espressione di sentimento, paure e speranze. Sono persuaso che le mie pagine romanzate hanno in un certo senso preannunciato od intravisto quello che andava profilandosi all'orizzonte della società italiana più di un decennio fa: il progressivo sfaldamento e sgretolamento dell'edificio di valori sociali condivisi che per decenni aveva costituito un chiaro punto di riferimento - od un chiaro nemico da abbattere - per il mondo giovanile. Il mondo come assenza di assoluti, e la totale mobilità e relatività di qualsiasi regola di fronte all'avanzare della conquista della tecnica. Il crollo delle grandi ideologie del passato e del numero di praticanti religiosi nel mondo occidentale - assieme alla crisi economica degli ultimi anni - ha senza dubbio accelerato il processo di crisi sociale e delle famiglie di vecchio stampo in particolare. Non a caso nel settembre 2002 il professor Ugo Martini - mio ex insegnante di lettere e storia oggi in pensione - così scriveva a proposito di Angeli Smarriti:
<
La difficoltà nel trovare una occupazione lavorativa stabile, non precaria, e nel realizzare una propria indipendenza economica è poi il tratto distintivo del mondo dei giovani di oggi, accompagnato in taluni casi dal dilapidare i pochi risparmi e guadagni in gioco d'azzardo on-line e non, auto dalla grossa cilindrata, alcol e futili spese legate all'ossessione per il telefono smartphone all'ultimo grido, per l'aspetto fisico e l'estetica. Costruirsi un domani certo non solo è ostacolato dalla società e da uno Stato che non aiuta abbastanza le imprese, le coppie di fatto e le famiglie, ma diventa anche un sogno utopico. La fuga verso realtà consolatorie, ambienti di presunta classe ma in fondo ipocriti e vuoti, oppure verso giochi di guerra e morte, è dunque una via facile da imboccare. Se qualcuno poi mi chiedesse ora in che cosa consiste il romanzo ed a quale genere esso appartenga, risponderei con le parole firmate dalla professoressa Francesca Bisuttivi (all'epoca docente presso il Dipartimento di Studi Angloamericani dell'Università Ca' Foscari di Venezia), la quale nell'agosto 2001 scrisse che nel mio libro c'era forse troppo, e che costituiva una contaminazione di generi che poteva aiutare o disorientare il lettore, a seconda dei punti di vista, aggiungendo inoltre che commentare il mio libro era un compito impegnativo:
<< [...] Parlare di Angeli smarriti
non è facile perché è un oggetto misterioso. È un romanzo? È una ricerca sul linguaggio dei giovani? Le due cose. Del romanzo ha l’intreccio e i personaggi: deliziosa e struggente la figura di Natalie, fulminante il ritratto del pensionato che lavora in nero per comprarsi amori di una sera. Della ricerca ha la trascrizione quasi stenografica dei dialoghi colti nelle case, nei bar, nelle discoteche. [...] Ma attenzione! Anche adulti e genitori sono catturati e choccati dal come
comunicano i giovani quando parlano di amore, sesso, divertimento e quando... li praticano.>>vii
Il mio libro è sostanzialmente un libro postmodernoviii di formazione, e presenta un narratore onnisciente ed un narratore autodiegetico che si alternano nel corso della storia. Il primo è ovviamente una voce narrante in terza persona che racconta gli eventi che si succedono in mia assenza, e che talvolta descrive i fatti anche in mia presenza. Protagonisti del mio libro sono alcuni ragazzi e ragazze originari del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, nati negli anni'70, e descritti alla fine del XX secolo nelle loro azioni e dialoghi quotidiani, fra amori e dissapori, fra feste e momenti di solitudine. Alcune pagine presentano forme di autoanalisi vicine al monologo interiore ed allo stream of consciousness
(flusso di coscienza). Le frasi volgari e le affermazioni ingiuriose pronunciate da certi personaggi (di cattivo gusto e talora anche dal carattere razzista o blasfemo) sono ovviamente funzionali alla narrazione e sono tratti distintivi dei protagonisti. Solo recentemente - e questa per me è stata una piacevole sorpresa - ho letto Generazione X di Douglas Coupland, scritto nel 1991 e pubblicato per la prima volta in Italia nel 1992 (collana Interno Giallo, Mondadori). D. Coupland - scrittore canadese poco più che trentenne all'epoca del suo esordio - è riuscito nel suo bestseller meglio e prima di altri a tratteggiare il profilo della cosiddetta Generazione X
ix, una generazione figlia del consumismo ma invischiata in una società dimentica dei suoi valori, centrata sui centri commerciali e sullo sfruttamento dei giovani, iperistruiti ma incapaci di ritagliarsi uno spazio di vita dignitoso. La scrittura di Coupland, dissacratoria, spesso esilarante ed autoironica, ha colto molto bene il carattere frammentario della civiltà occidentale odierna. Alcune sue pagine - a mio avviso - sono vicine allo spirito ed allo stile da me adottato per la parte del mio Angeli Smarriti
scritta in prima persona. A qualcuno ovviamente il mio libro non piacque, o ne rimase scandalizzato ed indignato. Altri nel leggerlo si commossero o si immedesimarono facilmente. Senza dubbio il mio romanzo fu un esordio e come tale caratterizzato da immaturità ed inesperienza come scrittore. Confesso che rileggendo al giorno d'oggi l'ultima edizione di allora (2002) - a distanza di una dozzina di anni da quando lo scrissi - mi rendo conto di come alcune sue parti siano totalmente fuori luogo ed inopportune. Altre pagine - invece - le trovo sempre di una forza espressiva e sensibilità poetica sui generis. Oggi - dopo aver compiuto 39 anni d'età - ho ripreso in mano il mio vecchio romanzo ed ho deciso di dargli nuova vita, mettendolo a disposizione del pubblico con un nuovo titolo, e curando una nuova stesura differente rispetto alla precedente. Una stesura più asciutta, dalla prosa priva di alcune pesantezze. La sovrabbondanza e l'enfasi retorica sono - infatti - nemiche della potenza ed efficacia della narrazione, come insegna il poeta americano Ezra L. Pound. Ho applicato ad alcune pagine la cosiddetta tecnica in levare
, di cui mi parlò il poeta e saggista Paolo Ruffilli. Lo conobbi in occasione dei suoi seminari e corsi di scrittura creativa ai quali partecipai in Veneto dopo aver scritto Angeli Smarriti. Ruffilli - fra l'altro - lesse il mio libro in qualità di membro della giuria del Premio Letterario Giuseppe Berto (edizione 2002). L'operazione in levare
in fase di scrittura o revisione del testo (sia in prosa sia in poesia), consiste nel togliere tutto ciò che si considera superfluo al fine di concentrare e rendere il tutto più netto. Lo stile che ne risulta procede così per continue allusioni, si opera cioè una scrittura per sottrazione, creando vuoti che alludono al pieno. Del resto io stesso l'aveva già impiegata, inconsapevolmente, alcune volte. Lo stesso professor Ugo Martini mi aveva fatto notare che nella edizione del 2002 c'era ancora troppo, e che una stesura alleggerita sarebbe stata una scelta migliore. Forse la ricerca quasi stenografica
di cui parlava la professoressa Bisutti tradiva già allora la mia vocazione per il giornalismo. La mia opera possiede infatti un indubbio carattere documentaristico. Ed infatti non credo sia stato un caso che in seguito mi dedicai soprattutto a scrivere per periodici, ed a realizzare inchieste e saggi anche su temi scottanti. Sono probabilmente uno scrittore prestato al giornalismo, a cui mi sono dedicato con passione negli ultimi anni della mia vita, anche se con poche soddisfazioni personali, fino alla mia decisione di rassegnare le dimissioni dall'Elenco dei Pubblicisti dell'Albo dei Giornalisti del Veneto, per motivi personali (anno 2008). Attualmente sono socio di alcune associazioni di scrittori freelance, quali la Free Lance International Press di Roma, la International Association of Press Photographers di Miami, e la Reporters sans Frontières di Parigi. Di tanto in tanto - ai giorni nostri - pubblico come autore di self-publishing saggi dedicati ai misteri dello Spazio, alla presenza aliena ed ai corpi anomali che si suppone siano presenti nel Sistema Solare. Tematiche che giudico di straordinaria importanza per il futuro della nostra specie, in particolare connessi ad oligarchie occulte (al vertice di una sorta di Governo ombra mondiale) che - controllando anche queste informazioni - potrebbero determinare il destino economico, sociale e climatico del pianeta. La vita extraterrestre, il fenomeno UFO e le pagine occulte della storia contemporanea ed antica, sono sempre al centro dei miei interessi. Ma siccome la vita richiede anche leggerezza ed autoironia - ed in effetti le pagine dei miei libri richiedono una lettura paziente e forse troppo severa - dedicarsi talvolta anche a letture più leggere, di evasione e legate al genere letteratario della fiction, può aiutare a sorridere di più alla vita.
Con la prima edizione di questo mio romanzo - quella del 2001 - riuscii a partecipare alla XIV edizione del Premio Letterario Giuseppe Berto (Ricadi, 2002), ed alla XXI edizione del Premio Grinzane Cavour (sezione giovane autore esordiente, Torino, 2002). Non fui segnalato ma resta per me la soddisfazione di aver concorso con scrittori autentici. Chiudo questa mia introduzione alla lettura invitando il lettore a confrontarsi con questo mio libro di narrativa anche per capire che cosa è o non è cambiato nel modo di esprimersi e relazionarsi dei giovani dalla fine degli anni'90 ad oggi.x Il mondo è - che ci piaccia o no - ciò che noi vogliano sia ed i giovani di tutto il mondo sono pur sempre ancora le fiaccole del domani. Almeno fintantoché saremo uomini e donne liberi...
Luca Scantamburlo
26 settembre 2013
Ai miei genitori
Za Dijanu i njezinu kćerku Lindu,
Za svu ljubav koju su mi dale
Avvertenza dell'Autore
Nonostante questa storia sia autobiografica, in molti punti è romanzata. Nel complesso va considerata un’opera di fantasia che vorrebbe essere una riflessione sul nostro tempo, apparentemente sempre più accelerato. Per il rispetto della privacy ho cambiato quasi tutti i luoghi dove sono ambientate le vicende e sostituito con nomi immaginari quelli dei protagonisti di cui si parla delle loro vite private. Pertanto ogni riferimento a nomi, o persone realmente esistenti, è puramente casuale. Ho voluto inoltre ricordare il mio compagno di naja Benatti, morto in un incidente stradale durante una licenza, e con cui purtroppo non ho potuto stringere alcun’amicizia visti i miei continui e diversi impegni avuti durante il servizio di leva. Il momento di commozione vissuto dai suoi amici e compagni, descritto in una delle mie pagine, è un saluto alla sua memoria e al dolore dei suoi genitori e dei suoi cari.
1
Il fischio nella notte
Fendeva veloce l’aria, carico di bestemmie e di nostalgie. Attraversava nel cuore della notte, ogni giorno, la bassa valle del Tagliamento ed il suo fischio si spandeva lontano, rimbalzando contro le pareti delle Alpi Giulie prima, contro quelle Carniche poi. Carico all’inverosimile di una fiumana umana, pareva una tradotta. Se lo sarebbero ricordati a lungo quel convoglio ferroviario. Sì, tutti i ragazzi dello 8° Reggimento Alpini di Tarvisio e della Compagnia Genio Guastatori di Gemona del Friuli, che ogni settimana erano costretti a fare ritorno alle loro brande, non lo avrebbero dimenticato facilmente. Diversi erano i colori delle nappine e diversi i fregi che portavano sul cappello alpino. Una cosa li accomunava tutti: l’odio per quel maledetto treno che sembrava stiparli come bestie e che immancabilmente, al termine di qualche licenza o permesso, riportava i loro pensieri entro i confini delle mura di qualche grigia caserma. L'Euronight 236 San Marco partiva ogni sera dalla stazione centrale di Venezia Santa Lucia, attraversava il Veneto lungo la strada ferrata per Cervignano e raggiungeva la Venezia Giulia, per poi rientrare verso il Friuli dove, una volta giunto ad Udine, raccoglieva con le loro imprecazioni centinaia di ragazzi di leva. Da qui proseguiva verso Tarvisio, piccola cittadina che sorge in una conca della Val Canale e che è conosciuta dai giovani alpini della Julia
come l’Inferno Bianco. Poi, una volta attraversati i confini nazionali, l’odiato serpente d’acciaio proseguiva verso nord-est per giungere alla sua destinazione, cioè Vienna, verso l’alba del giorno dopo.
Pochi minuti prima delle 23.00, ogni giorno, l’altoparlante della stazione del capoluogo friulano annunciava in italiano, inglese e tedesco l’arrivo del 236. Allora, la domenica sera, si potevano vedere centinaia di fantasmi rasati sollevare le teste verso i tabelloni e gli schermi della stazione di Udine.
Con la morte nel cuore raccoglievano le loro borse verdi, fumavano un’ultima sigaretta, guardavano ancora una volta, prima di salire a bordo, le natiche di qualche bella ragazza, e lanciavano qualche imprecazione ad alta voce, di modo che la potessero ben sentire, i civili, la voce della naja. Avevano gli occhi malinconici e un po’ spenti questi ragazzi di leva, ma dentro di loro, pur desiderando che finisse presto, vivevano qualcosa che li faceva sentire vivi. Vivevano sentimenti nuovi, mai provati. Ricordavano in maniera più distinta i volti di quanti amavano e, soprattutto, cominciavano ad apprezzare il valore di una parola per cui, da secoli e secoli, gli esseri umani si battevano: libertà.
''Morire di naja, demonio bastardo!'', disse Prati. Era un ragazzo un po’ gibboso. Magro, fatta eccezione per un ventre gonfio, aveva il naso aquilino. I primi segni di una calvizie incipiente facevano a pugni con la sua età di ventenne. Prati veniva da Casale sul Sile, una cittadina che sorge sul fiume a pochi chilometri da Treviso. Ora, seduto in uno degli scompartimenti del treno, osservava il walk-man appoggiato sulle sue ginocchia come se fosse la cosa più preziosa che avesse in quel momento.
''Gli spari sopra sono per noi! Dio…'' La bestemmia gli morì sulle labbra screpolate a causa del freddo patito al binario, nell’attesa del 236.
''Toxixi?! Gli spari sopra sono per noi. El ga raxon el vecio Vasco! Finirà sta’ merda, Luca?'', chiese sconsolato ad un militare seduto di fronte a lui.
Luca non distolse lo sguardo. Era un ragazzo ventiduenne anch’egli del Trevigiano, e sedeva assorto accanto al finestrino. Portava, sin da quando la najaxii era iniziata, un pizzo rossiccio che ben presto avrebbe dovuto tagliare. Al Centro Addestramento Reclute di Belluno aveva potuto tenerlo, purché curato, anche se era stato un ''topo''xiii, ma Luca sapeva che andare al Corpo significava rispettare la legge dei nonni. Improvvisamente, dopo alcuni secondi di silenzio rotto solo dal ritmico scandire delle ruote d’acciaio che passavano senza posa sull’unione dei binari, il ragazzo si volse e rispose alla domanda.
''Mi hanno detto… che quando arriva il congedo, non ti accorgi nemmeno. La naja vola! La naja vola, Prati.'' La sua voce era bassa ed atona.
''Morire di naja, Luca! Non vola un cazzo!