Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Traditi e traditori
Traditi e traditori
Traditi e traditori
E-book282 pagine3 ore

Traditi e traditori

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una storia suddivisa in tre parti - "Latina tradita", "La Destra tradita" e "L'Italia tradita" - che si apre con una dedica ad una persona davvero speciale e si chiude con riflessioni legate all'attualità, che rafforzano il senso ed il significato del libro. La narrazione è caratterizzata da una costante ironia, con cui Andrea Stabile rimarca la miseria umana dei "traditori" e, facendo sorridere con intelligenza il lettore , stempera l'amarezza che è difficile non avvertire di fronte alle storie raccontate.
Nel libro c'è anche un forte segnale di speranza per il presente e il futuro: gli uomini e le donne liberi da condizionamenti e da padroni non devono farsi sopraffare dall'indifferenza o dalla rassegnazione, ma debbono mantenere la capacità di indignarsi e di far sentire con forza la propria voce.

LinguaItaliano
Data di uscita4 apr 2014
ISBN9781310476099
Traditi e traditori

Correlato a Traditi e traditori

Ebook correlati

Storia per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Traditi e traditori

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Traditi e traditori - Andrea Stabile

    PREFAZIONE DI PIETRO ANTONELLI

    Torna all’indice

    Ebbi modo di conoscere Andrea Stabile in occasione della sua nomina ad assessore al Bilancio nella prima Giunta Finestra. Doveva essere all’incirca il 1994. Fin da subito, essendo inconsciamente condizionato dalla fisiognomica, ebbi modo di apprezzarne alcuni aspetti somatici che me lo fecero percepire come una persona di grande spessore umano, preciso e rigoroso e soprattutto leale. Da allora cominciai a seguire il suo lavoro e fu uno di quegli assessori, nell’arco delle due legislature, che seppe ritagliarsi uno spazio dignitoso, uno dei pochi, secondo me, che uscì dall’esperienza Finestra in maniera concretamente positiva. Sapete quando si ha voglia a pelle di essere amico di qualcuno? Ebbene, Andrea Stabile ha sempre suscitato in me sentimenti di stima e di amicizia, pur non essendoci mai frequentati assiduamente.

    Nel 2009, alla morte di Nando Cappelletti con il quale avevo dato vita alla rubrica Visto da Destra su Il Settimanale di Latina già La Piazza, dopo essermi confrontato con Loreto Domizi, non ebbi dubbi sull’affidare ad Andrea il testimone lasciato improvvisamente da Nando, certo che avrebbe continuato fedelmente sul solco lasciato dal suo amico.

    Non l’ho mai confidato ad Andrea, ma il risultato è stato ampiamente superiore a quello che anche ottimisticamente pensavo. Andrea è davvero bravo, arguto, caustico quanto basta, eppoi scrive bene, è chiaro, semplice ma ricercato, mai banale, sempre interessante. E’ un vero piacere leggerlo ogni settimana. E lo dimostra anche il nutrito gruppo di lettori affezionati che si è ritagliato.

    Ma cosa può unire due persone che in gioventù hanno frequentato ambienti tanto diversi e culture ideologiche opposte? Due persone che spesso non la pensano nella stessa maniera?

    Semplicemente la stessa ricerca della verità, il proprio amore per la giustizia, l’assoluta fedeltà ad una onestà che non è soltanto intellettuale.

    Lo dicevo anche ad Andrea il giorno che è venuto in redazione a chiedermi di scrivere questa prefazione, una richiesta che mi ha gratificato ma che mi ha anche posto la domanda se fossi davvero in grado di scriverla nella giusta maniera. Gli dicevo che spesso la gente confonde le persone sulla base di una similitudine al proprio pensiero. Spesso sentiamo esclamare: Che persona intelligente!, riferito al fatto che la persona che parla sta dicendo in pubblico delle cose che i presenti pensano. Ossia si confonde la condivisione di una idea con il quoziente intellettivo. Io invece dico di Andrea che è una persona intelligente e bella, che scrive bene cose interessanti ben esposte e chiare, pur non condividendo spesso il suo pensiero, non perché sia nei contenuti molto diverso dal mio, ma semplicemente perché è differente l’angolo di visuale. Gli dicevo, infatti, che il suo accanimento contro Fini non lo condivido in pieno, ma mi piacciono tanto sia le sue teorie che la dinamica della sua scrittura e che apprezzo e ammiro il suo coraggio ideologico.

    Un coraggio che si dimostra in maniera chiara in questa antologia di scritti che raccolgono il suo pensiero a tutto tondo, la sua ferrea coerenza ad un pensiero lineare, quel suo ricostruire la storia di tutti i giorni con una sincerità che spesso stupisce ma che coinvolge e appassiona.

    Il libro scorre che è un piacere, come anche i pensieri e le riflessioni che lo accompagnano.

    Il suo è un racconto di questi ultimi anni, delle peripezie della politica nel nostro martoriato territorio provinciale. Dal titolo si evince con chiarezza che la radice ideologica è la stella polare che conduce queste quasi duecentocinquanta pagine di racconti, di riflessioni, di analisi, tra Traditi e Traditori, ossia tra coloro che ancora ci credono e chi, invece, ha messo le idee in soffitta. Che la sua anima sia di destra è chiaramente deducibile dal fatto che la maggior parte dei suoi scritti sia incentrata sul centrodestra italiano, su quelli che, secondo il titolo, dovrebbero essere i traditori, con Fini e Berlusconi sugli scudi e, per ciò che riguarda il locale, Vincenzo Zaccheo. Una lunga galleria piena di ironia e di amarezza, le solite storie di un’Italia che non cambia, con tanti traditi ed una macchina, quella politica, che a forza di nefandezze e di tradimenti sta spingendo la Penisola verso una pericolosa deriva antipolitica.

    Pietro Antonelli

    Torna all’indice

    CUORI TRASPARENTI

    (INTRODUZIONE DI ARMANDO ARGANO)

    Torna all’indice

    Destinatario dei messaggi di posta elettronica con cui diffonde alcuni dei suoi articoli – sono un pessimo lettore di stampa periodica – seguivo da tempo i ragionamenti di Andrea Stabile, apprezzandone fantasia, ironia e capacità di cogliere l'essenza delle questioni.

    Ci conosciamo da tantissimi anni, ma abbiamo iniziato a frequentarci con progressiva assiduità solo nel 2010, partecipando entrambi, sia pur con diversi livelli di coinvolgimento, alle attività di due importanti movimenti politico-civici di Latina, L'Altra Faccia della Politica e Rinascita Civile.

    Leggendo gli scritti di Andrea mi venne quasi naturale, l'autunno scorso, l'idea di farne una raccolta per evitare che, come quasi sempre accade, si smarrisca memoria di ciò che viene pubblicato nella contingente stampa periodica.

    Così pensai anche di offrirgli la mia collaborazione: intendevo cioè fargli da sparring partner nel pensatoio e da revisore-correttore-impaginatore-grafico-confessore-rompiballe-etc nella concreta stesura del libro.

    Andrea accolse l'idea, che evidentemente già coltivava, con straordinario entusiasmo: me ne accorsi perché, nonostante la consueta pacatezza dei suoi modi, non solo annuì con il suo fare pensoso, ma aggiunse addirittura un ampio sorriso.

    Corroborato da sì travolgente consenso, iniziai con lui la integrale revisione degli scritti e la creazione della struttura logico-narrativa del libro, naturalmente nei ritagli di tempo che le nostre libere (si fa per dire) professioni consentivano.

    Un lavoro creativo e stimolante che ci ha condotto a confronti, discussioni e riflessioni sempre costruttive.

    Quasi inutile dire che siamo due persone completamente diverse.

    Anche sul piano politico.

    O forse no.

    Lui si sente, e lo è, di destra. Oserei dire della destra idealista e sociale.

    Un cuore nero leale e con troppo spirito critico per accettare le derive della politica affaristica.

    Un cuore nero che, per come lo conosco io, non è affatto oscuro, né fascista (nell'accezione storico-politica del termine): nel cuore di Andrea il nero è il colore così tanto affamato di luce da assorbirla tutta.

    Io, invece, da ragazzo credevo di essere di destra, ma avevo un cuore rosso.

    Solo non del rosso che si intendeva in quegli anni turbolenti.

    Il rosso è il colore dell'amore.

    Così navigai per anni nell'idealismo della destra giovanile, pur rifiutando qualsiasi forma di violenza e conseguentemente rimanendo marginale.

    Ma poi si cresce, e nel frattempo è cambiata la società: d'altra parte non ho mai condiviso del tutto ideologia politica e religiosa alcuna, ma ho sempre cercato di ispirarmi con tutte le mie forze alla giustizia sociale, criterio che, pur nei limiti della umana soggettività, mi pare più adeguato di qualunque altro per la corretta vita della res publica.

    E della nostra coscienza, perché no.

    Spero mi si perdonerà questa breve digressione, ma, avendo collaborato alla realizzazione di questo libro, non mi sembrava del tutto inutile che il lettore sapesse quale alchimia ha unito nel progetto due persone così diverse ed uguali ad un tempo.

    Semplice.

    Andrea ed io siamo, o cerchiamo di essere, cuori trasparenti.

    Come la stragrande maggioranza delle persone, anche se troppe di esse non se ne accorgono, annegate nel mare magnum della quotidianità.

    Volutamente ho fatto implicito riferimento a due libri molto diversi per stile e fini, ma che condividono una stessa passione intellettuale, ossia Cuori neri di Luca Telese e Cuori rossi di Cristiano Armati: leggendoli si prova la densa emozione che può essere suscitata solo dalle straordinarie vite di persone che, nel bene e talvolta nel male, hanno dato tutto per le loro convinzioni: storie però di violenza, in cui la contrapposizione ideologica ha sopraffatto la giustizia sociale in favore di un progetto socio-politico che i più intuivano utopico.

    Se ne fossi capace scriverei Cuori trasparenti, che la luce la prendono e la lasciano passare verso gli altri, ispirato cioè dalla vita delle persone normali, che con tutti i limiti della propria normalità, cercano di fare cose normali.

    O almeno ci provano con tutte le loro umane forze.

    Infatti dovrebbe essere normale che un operaio, un medico, un avvocato, insomma che chiunque svolga un'attività dia con tutte le sue forze il meglio di sé: invece se qualcuno realizza qualcosa di ben fatto diventa eccezionale, ossia fuori dalla normalità.

    Infatti dovrebbe essere normale essere onesti, ma se raccogli il portafogli con denaro di un altro, e lo restituisci, finisci sui giornali perché sei eccezionale.

    Questo perché siamo così abituati a subire comportamenti sciatti e disonesti, che qualcosa di ben fatto ci sembra un regalo caduto dal cielo.

    Il mio avvocato mi ha difeso benissimo! E' stato davvero eccezionale!: ed invece quell'avvocato ha fatto solo il suo dovere, cioè una cosa che in un mondo normale dovrebbe essere, appunto, normale.

    A questo punto il collegamento logico con la politica è spontaneo ed immediato.

    E purtroppo in questo ambito i normali sono ancora più eccezionali.

    Il libro di Andrea Stabile ce ne fornisce amplissima prova in tutte e tre le sezioni, Latina tradita, Destra tradita e Italia tradita.

    Il titolo è stato naturale conseguenza del contenuto.

    Abbiamo addirittura faticato a chiudere l'opera perché di giorno in giorno, purtroppo, si ha notizia di nuovi tradimenti.

    Proprio mentre scrivo questa piccola introduzione si sta verificando il collasso di tutti i partiti, che in un disarticolante effetto domino, implodono uno dopo l'altro annegando nelle proprie contraddizioni e nel proprio malaffare: si badi, nessun moralismo da parte mia, ma qui solo la presa d'atto che tutti i nodi sono venuti al pettine e che non è più sostenibile un sistema che è solo il simulacro di sé stesso e che è asservito esclusivamente all'interesse personale.

    Credo tuttavia che una seria autocritica debbano farla tutti, nessuno escluso, dal momento che il sistema, in definitiva, siamo noi.

    Eppure l'Italia è strapiena di cuori trasparenti, ce ne sono (persino) in politica, ma fanno fatica. Tanta fatica.

    Perché, parafrasando in negativo l'antico detto, la cruda verità è che in politica un albero che cresce non può che fare meno rumore di una foresta che cade.

    Prestiamo allora attenzione anche ai suoni più tenui, perché potrebbero provenire proprio da quell'albero lottatore.

    Purtroppo si fa di continuo esperienza con l'italica attitudine al lamento, quel piove, governo ladro con cui, piuttosto che esprimere una costante storica del rapporto tra amministratori e amministrati, si dà invece mostra della passività del cittadino, che preferisce la facile critica all'arduo attivismo.

    Poi, quando la pancia prende il sopravvento, si tende a seguire ciecamente le sirene della cosiddetta antipolitica, termine usato del tutto a sproposito, potendosi indicare con esso, al più, coloro che si estraniano completamente dalla politica, divenendone semmai soggetti passivi e non svolgendo alcuna attività neppure latamente politica.

    Infatti, chi fa antipolitica, ovviamente fa politica a sua volta.

    Ciò che conta è intendersi.

    Ciò che conta è impegnarsi a mantenere il cuore trasparente.

    Anche se altri lo fanno certamente meglio e con platee più ampie, l'auspicio è che questo libro dia una mano a fare un po' di chiarezza ed a mantenere memoria degli errori, troppi in questo campo, ma pur sempre istruttivi.

    Nessuno può più defilarsi e non dare il proprio piccolo, ancorché per sua natura opinabile, contributo.

    Post scriptum: pur nei limiti del mio ruolo in questo libro, dedico il lavoro che ho fatto a mia madre Nella De Simone, che non c'è più e che mi ha insegnato cosa vuol dire amare, e al mio indistruttibile padre Renato, che mi ha insegnato il judo-jujitsu, tutto il resto e di più.

    Latina, 3 novembre 2012

    Armando Argano

    Torna all’indice

    NOTA DELL'AUTORE

    Torna all’indice

    Nel mese di settembre del 2009 Pietro Antonelli mi propose di scrivere sul giornale di cui era ed è direttore, Il Settimanale di Latina precedentemente chiamato La Piazza, in uno spazio a me riservato denominato Visto da Destra.

    Pietro Antonelli, che è di sinistra, durante il lungo periodo di collaborazione, che ancora perdura, mi ha dato carta bianca nella scelta degli argomenti e mai è in qualche modo intervenuto sui miei articoli, che ha sempre integralmente pubblicato.

    Ho avuto modo così di verificare di persona quello che comunque appare dalla lettura del giornale stesso. Non è un giornale-partito dalle posizioni precostituite e nemmeno un giornale che deve rispondere ad un padrone che ne decide, a suo piacimento, la linea politica. E’ un giornale che rappresenta un vero e proprio spazio di libertà in cui ognuno può esprimere, senza censure, il proprio pensiero. Fu proprio questo uno dei motivi per cui accettai.

    Un altro fu la constatazione che dal punto di vista politico Latina viveva ormai da anni sotto una cappa, che rendeva l’aria quasi irrespirabile, una cappa che non veniva spezzata perché coloro che l’avevano creata riuscivano a sopravvivere nutrendosi del servilismo, dell’ipocrisia e dell’ignavia di molti. Iniziai così con orgoglio la mia collaborazione con Il Settimanale di Latina, che rappresentava per me un modo, non il solo, per ribellarmi ad uno stato di cose insopportabile.

    Nel tempo mi sono occupato anche della politica nazionale e la produzione di articoli è diventata abbondante (Il Settimanale di Latina ha solitamente 48 numeri all’anno). Mi è venuta così l’idea di fare un libro, che però non volevo fosse una semplice raccolta degli articoli pubblicati, ma nelle mie intenzioni doveva prendere la forma di una storia, raccontata con le idee e le sensazioni del momento e commentata alla luce dell’attualità.

    Questa idea ha trovato inaspettato impulso da parte di un mio carissimo e stimatissimo amico, Armando Argano, il quale, lettore dei miei scritti, aveva avuto analoga idea e venne spontaneamente a sottopormela.

    Tra tutti i miei articoli pubblicati su Il Settimanale di Latina nel periodo settembre 2009 – settembre 2012, ne abbiamo scelti 92; abbiamo aggiunto tre documenti da me predisposti e già divulgati (nn. 3, 12 e 14 dell'indice) e cinque miei pezzi inediti (nn. 1, 2, 4, 5 e 15 dell'indice).

    Abbiamo quindi suddiviso i 100 interventi per argomento, seguendo pertanto un criterio prettamente logico e non cronologico.

    Ne è uscito un racconto in tre parti, cui abbiamo attribuito titoli volutamente autoesplicativi: Latina tradita, la Destra tradita, l’Italia tradita.

    Il racconto è preceduto dalla dedica ad una persona, la cui storia personale e politica ed il cui impegno civile sono stati fondamentali nella mia crescita e sicuramente, senza il suo insegnamento di vita, non sarei mai stato in grado di scrivere questo libro.

    All'interno della dedica abbiamo inserito un brano tratto da un libro e un altro articolo pubblicato sul Settimanale di Latina.

    Il tutto si conclude con un ultimo intervento inedito, che costituisce l'epilogo del libro.

    In conclusione devo fare due ringraziamenti.

    Il primo va a Pietro Antonelli, perché la storia raccontata in questo libro è in gran parte costituita da articoli da lui pubblicati su Il Settimanale di Latina.

    Il secondo va ad Armando Argano, da cui ho ricevuto la spinta decisiva per impegnarmi nella realizzazione del libro e una grande e proficua collaborazione nella stesura dello stesso, consistente sia in tanti consigli utili e intelligenti, sia in una serie di interventi, che, secondo me, lo hanno sicuramente migliorato.

    Andrea Stabile

    Torna all’indice

    DEDICATO A TOMMASO STABILE

    LE RAGIONI DELLA DEDICA

    Torna all’indice

    Sovente accade che gli autori di un libro dedichino la loro opera ai genitori o ai figli.

    Nonostante io abbia scelto di dedicare questo libro a mio padre, in realtà non appartengo alla suddetta categoria. Infatti il libro è dedicato all’uomo pubblico Tommaso Stabile e non al papà; è un omaggio alla sua storia umana e politica, nel corso della quale ha scelto in ogni occasione di essere fedele alle proprie idee, senza dare alcun peso alle convenienze del momento, ed ha messo sempre la dignità e l’onore al primo posto mai badando al proprio tornaconto personale.

    Non penso che abbia particolare importanza l’area politica e culturale di appartenenza di Tommaso Stabile, quello che conta è la testimonianza di una vita affrontata a testa alta e con fierezza; si tratta quindi di qualcosa che prescinde da questo o quel colore politico e che può trovare condivisione da parte di tutti coloro che ci tengono a vivere coltivando, nel quotidiano impegno civile, la passione per le proprie idee [ ].

    Personalmente credo che ormai le persone così, anche se provenienti da diversi orientamenti ideologici, rappresentino una categoria a sé stante, che si differenzia dal carrierismo e dalla cortigianeria dilaganti.

    Ritengo che dedicare questo libro a mio padre significhi, in qualche modo, dedicarlo anche a tutti quelli che appartengono a tale categoria.

    Affinché questo libro possa essere a pieno titolo anche un omaggio a Tommaso Stabile, è giusto ed opportuno ricordare tre avvenimenti particolarmente significativi che ne hanno segnato la vita pubblica, e non solo.

    Il primo.

    Tommaso Stabile aderì, ventiduenne, alla Repubblica Sociale Italiana.

    Visse la tragedia della guerra civile a Torino come tenente nel Gruppo Corazzato M Leonessa.

    La mattina del 21 luglio 1944, mentre in divisa seduto su una panchina in pieno centro leggeva sul giornale la notizia dell’attentato a Hitler, fu vittima di un’azione partigiana e, colpito da svariate raffiche di mitra, rimase gravemente ferito.

    Le sue condizioni furono immediatamente considerate così compromesse che venne dato per spacciato, tanto che furono addirittura preparate le corone di fiori in sua memoria. Invece salvò la pelle ed affrontò una lunga convalescenza, durante la quale scrisse a penna un diario che riguardava proprio il periodo della Repubblica Sociale Italiana.

    Ecco come inizia il diario.

    "31 ottobre 1943. Domani parto. In casa, per la mia partenza, c’è accorata, contenuta tristezza.

    Ceniamo in silenzio, quel silenzio è quanto mai sintomatico. Anch'io sono triste. Pur essendo convinto che la via che, come tanti giovani, ho scelta è la giusta, nella notte, che precede il distacco dai miei, mi chiedo con una insistenza che non mi fa dormire (quella notte infatti vegliai):seguendo questa strada si salverà l'Italia?. È veramente la via giusta questa che sto per percorrere? Perché siamo caduti così in basso?.

    Ormai il dado è tratto! La mattina alle cinque partii. Un abbraccio, un bacio. E poi via verso... la tragica, sanguinosa avventura.

    Ed in questo tormentato cammino mi accompagneranno le preghiere di mia madre. E se in me sempre, in ogni momento, ci sarà netto e preciso il discernimento tra bene e male io lo debbo a lei, al suo pensiero che in me è stato sempre costante.

    E riuscirò così a percorrere la via che purtroppo è intrisa di sangue fraterno, senza che le mie mani se ne macchino.

    Nel mio cuore ci sarà sempre un palpito di umanità e di bontà cristiana.

    Quanto più l'odio ci separerà gli uni dagli altri, maggiormente io sentirò che solamente l'amore reciproco potrà salvare noi, la Patria. Soprattutto la Patria.".

    Il secondo.

    Il 10 ottobre 1951 si apre presso la I Corte d’Assise di Roma il processo ai F.A.R. (Fasci d’Azione Rivoluzionaria) ed alla Legione Nera.

    Gli imputati, in stato di detenzione presso il quarto braccio del carcere romano di Regina Coeli, sono trentasei. Su tutti, oltre ad una serie di imputazioni specifiche che riguardano solo alcuni, pende l’accusa di ricostituzione del partito fascista. E’ la prima volta che questo reato viene addebitato a qualcuno da quando è in vigore la legge Scelba del 3

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1