Oltre le stelle
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Anteprima del libro
Oltre le stelle - Mirko De Frassine
veramente.
1. Profumi
Le coperte calde.. Stringi la stoffa tra le mani! Più forte! Più forte! Non lasciarle andare, tienile vicine a te. Copri per un po’ la tua vergogna mentre facciamo l’amore, rossa sulle guance per il tuo imbarazzo che si nasconde ai miei occhi.
Ti vedo così dolce nel tuo essere parte del letto. Non penso ad altro che a te, a quando mostrerai un accenno di sorriso per la compiacenza della nostra fusione. Dammi la mano, chiudila forte nella mia, sigillando in me, per sempre, quel momento magico: l’amore nell’amore.
Sempre il solito sogno! Tutte le sere..
Eppure so che esiste l’amore nell’amore. Non l’ho inventato io quindi qualcuno deve averlo già provato sulla propria pelle.
Le sette del mattino e sono già sveglio: sto perdendo colpi!
Mi vesto con la mia solita indolenza. La stanza continua a rappresentare il mio stato d’animo turbolento e disordinato.
Sono giorni ormai che quella ragazza è andata via.
Mi ha lasciato il suo foulard giallo. Non riesco a dimenticarla, nella sua delicatezza e nel suo modo di vedere le cose. Abbiamo fatto un percorso simile, vicini, guardandoci, toccandoci, respirandoci.
Come faccio a non pensare a quegli occhi così puliti e mai domi, pieni di vita e di voglia di scoprire altro nel mondo.
Solo quel biglietto sullo specchio: "Il mio viaggio continua, non qui, in questi posti. Non sono venuta per vedere questa meccanicità senza scopo. Non voglio viverci. Voglio volare, guardare un cielo che si riempie e non solo bramare per il suo infinito spazio. Ho bisogno di scrivere la parola speranza non solo per me ma anche per quelli che, come noi, hanno deciso di scrivere e di non essere descritti fanaticamente da un dizionario. Non è un addio, ci troveremo ancora, lo sento dentro di me. Non so dove ma non qui. Ci incontreremo oltre le colonne d’Ercole, dove il saggio si siede e sorride all’infinito che ha davanti.
Ci rivedremo proprio lì..oltre le stelle..".
Continuo a ripetermi di dare una pulita alla stanza, per creare un nuovo punto di inizio. In fondo, però, voglio che come i vecchi poeti incasinati, pazzi e senza senso, questa stanza rimanga ancora così. Ho bisogno di disordine ora. Non voglio sistemare le idee ma tenermi in bilico.
L’idea dell’ordine-disordine è un concetto sempre presente nella mia testa.
L’aria non aspetta altro che essere bucata dalla mia sagoma incandescente, più che mai desiderosa di mettersi in discussione. Devo capire come andare oltre le stelle anche io, e trovare questo posto o qualunque cosa sia.
2. L’essenza del viaggio
Era il mio piccolo periodo di stacco da lavoro e dalle mille trappole quotidiane, legate ad eventi strani dell’ultimo arco della mia vita.
Quel giorno ricevetti l’invito a una rimpatriata da un mio grande compagno di giochi, ai tempi in cui frequentavo l’università.
Nell’invito raccontava di essersi trasferito all’estero, a Valencia, in una casetta immersa nel verde che aveva comprato a ‘due soldi’. Avrebbe organizzato un barbecue con le persone a lui più care che non vedeva da tanto tempo.
Mi ricordo di questo ragazzo perfettamente: facevamo l’università insieme ed era un piccolo genio. Non so come faceva ma riusciva a ricordarsi qualunque cosa leggesse, alla perfezione, esibendo poi, alla prima occasione, una cultura nozionistica invidiabile. Uscivamo spesso a bere qualcosa insieme a quei tempi, scambiando opinioni circa gli avvenimenti accademici e promettendo di rimanere in contatto dopo gli studi. Beh! Devo dire che la promessa l’ha mantenuta. Oltre ad avermi invitato a questo evento, mi aveva mandato gli auguri per Natale e varie feste. Puntualmente rifiutavo i suoi mille inviti per il mio solito carattere svogliato ma questa volta non potevo mancare.
Decisi di partire credendo che tale viaggio mi avrebbe fatto bene psicologicamente. Avevo bisogno di stare un po’ con me stesso, senza doveri.
Un viaggio è sempre una gioia.
Molti credono che viaggiare migliori il rapporto con se stessi: incontrare e confrontarsi con nuove culture e modi di fare diversi, allunga l’orizzonte degli occhi. Dalle mie innumerevoli esperienze ho imparato che il viaggio è un bisogno che si presenta quando dobbiamo passare a un livello successivo di coscienza. Sentiamo sempre la necessità di creare un momento, senza regole, in cui impostiamo una meta da raggiungere, rinnovando un breve tratto della nostra vita e scordandoci le abitudini quotidiane. In quel piccolo pezzetto di cammino, indossiamo una bandana o compriamo vestiti nuovi e oggetti che ci accompagneranno. Cerchiamo di dar vita a un Io
alternativo o magari complementare a quello che già siamo. E quando torniamo non possiamo più cancellarlo.
Nel ritorno ricordiamo le musiche ascoltate in quei momenti e le spariamo a tutto volume in camera, saltando sul letto o girando a vuoto nella stanza. Liberiamo noi stessi dall’esterno e ci assaporiamo con le nostre vite alternative. Siamo un grande cubo di Rubik, un cubo che non dobbiamo mettere mai perfetto. Infatti, dopo averlo completato è incontrollabile la tendenza a disordinarlo di nuovo. Il suo fascino è proprio quello.
La realtà è che siamo sopraffatti più dal disordine che dall’ordine perché ci fa sentire vivi ogni giorno.
Il viaggio ci ricorda di disordinare il nostro cubo, la vita che abbiamo impostato, mischiando i colori senza un senso preciso. Non credo sia solo un gioco bensì l’esigenza concreta di sentire il contrario di tutto ciò in cui crediamo.
Siamo sempre stati abituati a trovare l’omogeneità delle cose. Abbiamo la tendenza a vedere la faccia di un solo colore nella vita che viviamo. Dovremmo, invece, partire da quell’unico colore per poi dedicarci alla scoperta di mille altre miscele.
Quello che faccio della mia vita è proprio questo: riuscire ad andare oltre l’omogeneità. E’ indispensabile per la sopravvivenza del mio essere, differenziare la realtà in tante innumerevoli possibilità.
3. Il posto magico
Nel mio attimo di folle delirio acquistai un biglietto ferroviario per fare una tratta del viaggio, senza prendere l’aereo come era invece mio solito. Avrei volato soltanto da Milano a Valencia e non mi andava di fare due check in.
L’aria aveva lo stesso rumore di magia che si assapora passando vicino a un circo o vedendo un grattacielo con mille insegne luminose: era viva.
Prima di partire dovevo assolutamente salutare mio nonno!
Se n’era andato da poco e dovevo rendergli onore al mio "posto magico". Eh si! Tutti abbiamo un posto magico! Un posto dove andiamo di tanto in tanto da soli a pensare, a riflettere sulle cose che ci sono capitate durante la giornata o nei giorni passati. Cerchiamo sempre qualcuno con cui parlare che assecondi col suo rilassante silenzio tutte le nostre paure. Molti trovano il loro posto magico nelle persone, parlando con oggetti o tenendoli vicino per trasmettere loro parte delle sensazioni che non riescono a gestire.
Io ho scelto un posto che in sé ha accolto tante storie della mia vita.
Quel