Innovare con l’etica. L’esempio della Banca Agricola Popolare di Ragusa. Applicazioni di economia civile
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Anteprima del libro
Innovare con l’etica. L’esempio della Banca Agricola Popolare di Ragusa. Applicazioni di economia civile - Franco Portelli
Conclusioni
1. Introduzione
Questo libro nasce anche grazie a riflessioni e approfondimenti che hanno tratto spunto dal discorso pronunciato dal dott. Giovanni Cartia, il 25 aprile del 2004, ai soci e ai dipendenti della banca. In quella occasione, ha invitato a operare nel segno dell’etica. Ho considerato quelle parole, molto importanti, perché pronunciate da un testimone credibile, che ha guidato la Banca Agricola Popolare di Ragusa. Proprio quegli stimoli mi hanno spinto a intraprendere un lavoro di ricerca e oggi mi convincono a ritenere che da un nuovo modo di intendere l’economia può arrivare una soluzione alla crisi.
In quegli anni, era prevalente l’idea che il modello economico intrapreso ci avrebbe portato ad una crescita inarrestabile. Il teorema di finanziare la crescita dei consumi con i debiti stava funzionando.
Erano riusciti a mettere in piedi il mito di un’economia che attraverso la finanza
poteva far tutto: dare le case anche a chi non aveva soldi, le auto di grossa cilindrata a chi non aveva sufficienti risorse economiche, le novità tecnologiche a tutte le famiglie e così via. A finanziare il tutto ci pensavano le banche, quelle grandi. Le banche locali, quelle del territorio, che conoscevano i propri clienti si diceva, invece, che erano arretrate, dovevano convertirsi alla logica della internazionalizzazione e della concentrazione, seguendo l’esempio delle grandi banche americane. Magari pensando meno alla loro funzione principale di raccogliere denaro da chi ne ha in eccesso per finanziare le famiglie e le imprese. Ci lasciavano intendere che era giunto il tempo, per questi piccoli istituti di credito, di convertirsi
alla finanza derivata
.
Fortunatamente banchieri illuminati come i Cartia, non hanno mai creduto a quei modelli e hanno invece continuato a perseguire la strada intrapresa che metteva al primo posto il territorio
e il cliente
.
Chi timidamente parlava della necessità di operare mettendo al centro l’uomo e ipotizzava la rivisitazione dei tradizionali strumenti del marketing passava come un utopista. Correva l’anno 2005, quando pubblicai con la casa editrice FrancoAngeli il libro Dalle 4 P alle 4 E del marketing. Come conquistare nuovi clienti e rendere fedeli quelli che già si hanno scoprendo l’utile nell’etica
. Denunciavo la prevalenza della cosiddetta economia finanziaria che aveva come diretta conseguenza il principio che i soldi si fanno con la borsa e non con il lavoro. E se in quegli anni era diffusa l’idea che il marketing mix fosse quello descritto da Kotler, con la modestia di chi comprende i suoi limiti, suggerivo di passare ad una nuova impostazione del marketing mix che già allora definivo come: «una combinazione di variabili di marketing che l’impresa impiega per dare un contributo a migliorare il mondo». Secondo questa impostazione un prodotto o un servizio poteva essere distribuito prestando attenzione all’etica. Parlavo così di etica del prodotto, di etica del prezzo, di etica della promozione e di etica della distribuzione (Placement). Ri-cominciare proprio da questi principi può, a mio avviso, determinare i presupposti per uscire stabilmente dalla crisi, operando una profonda revisione del nostro modo di concepire l’economia, prendendo in considerazione aspetti semplici, ma allo stesso tempo fondamentali, come l’altruismo, la fraternità, la sobrietà, la solidarietà e l’ascolto. Mettere al centro questi principi determinerà una crescita di fiducia che assieme a un’attenzione verso l’uomo, la cultura, l’ambiente, e la valorizzazione dei singoli territori, potrà produrre effetti importanti. La produttività delle imprese sarà così determinata non solo dalla quantità di lavoro, ma dalla qualità e soprattutto dalla finalità dello stesso. Investire in azioni eticamente corrette stimolerà un processo a cascata in cui saranno sempre più coloro che investiranno e che, di conseguenza, determineranno una crescita complessiva del sistema economico, nella consapevolezza che le buone azioni sono contagiose. Nell’enciclica Caritas in Veritate, Papa Benedetto XVI ha affermato che: La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità
.
I tempi sono maturi per pensare che l’impresa deve andare oltre il far bene il proprio mestiere, per contribuire a creare benessere per l’intera comunità in cui opera. La buona gestione aziendale non è più in contrapposizione con una filosofia di lavoro che metta al primo posto l’etica. È possibile coniugare comportamenti etici e buona amministrazione aziendale, anzi i primi possono diventare un valore aggiunto delle produzioni. Il marketing delle 4 E può diventare la chiave per coniugare responsabilità sociale e crescita aziendale. I bisogni collettivi potranno, in questo modo, sostituire quelli individuali creando la necessità di passare dalla cultura dell’io a quella del noi. Personalmente sono convinto che, oggi, le condizioni per attuare una radicale rivisitazione dell’economia, così com’è intesa tradizionalmente per passare all’economia civile, ci siano tutte. L’occasione è data dalla possibilità di umanizzare
l’economia. La sfida esaltante, che ci offre la concreta applicazione dell’economia civile nel nostro sistema, è quella di riuscire a far stare assieme tre principi fondamentali: efficienza, equità e reciprocità.
Come sarà l’Italia, nei prossimi dieci anni, dipenderà da noi, dalla nostra capacità di riuscire a convincere
che è necessario operare scelte forti per far prevalere l’economia delle relazioni rispetto a quella del consumo. Ripensare, ridisegnare e ricostruire un nuovo modello economico, sono gli obiettivi da perseguire. Personalmente sono convinto che come l’aquila per volare ha bisogno di entrambe le ali così il manager, per agire in modo eticamente corretto, deve far ricorso sia al cuore sia alla ragione. La grande sfida è già iniziata: la preparazione e la competenza tecnica sono oggi superati per valore
dalla preparazione e competenza relazionale etica, laddove la vendita da vincere
si trasforma in convincere
(win-win, vincere assieme) e la leadership si fa etica per assolvere al suo compito originario, ossia guidare con onestà e trasparenza verso la frontiera di un nuovo, diverso successo. Vinceremo questa sfida se riusciremo a ridimensionare sempre di più l’io lasciando sempre più spazio al noi, passando dal come saremo, al come saranno quelli che verranno dopo di noi.
2. Dietro ogni grande impresa ci sono uomini
Ci sono uomini che intraprendono attività economiche semplicemente per generare profitto o nel migliore dei casi per creare lavoro, altri che lo fanno per migliorare il mondo. Guardando ai risultati, Giovanni Cartia appartiene sicuramente alla seconda categoria.
«L’immagine aziendale si può comprare, mentre la reputazione si può solo conquistare». Non è solo una frase, ripetuta in diverse occasioni dall’imprenditore Ernesto Illy, ma rappresenta, a mio modo di vedere, un concetto molto caro a chi ha contribuito alla crescita della Banca Agricola Popolare di Ragusa.
In controtendenza, rispetto ad altri banchieri, i Cartia hanno avuto l’intuizione di mettere al centro il cliente e il territorio.
Sono la maniacale ricerca della qualità, l’amore per la propria terra, la trasparenza e l’attenzione ai clienti e ai numerosissimi azionisti, gli ingredienti di questa ricetta vincente.
Chi guida questa banca ha compreso, forse prima di tanti altri, che l’etica rappresenta per gli istituti di credito un differenziale competitivo molto forte, nella consapevolezza che avere comportamenti etici aumenta la capacità di competere e fa lavorare con maggiori soddisfazioni. In una società evoluta come quella in cui stiamo per entrare, agire in modo etico non è solo un dovere morale ma anche una necessità economica. L’utile rappresenterà, in questo modo, non un fine ma la semplice conseguenza di un lavoro che produce benefici alla collettività.
Sono forse queste convinzioni che hanno spinto il dott. Giovanni Cartia, a pronunciare un discorso di alto profilo etico, non ora ma quando a parlare di questi argomenti erano veramente in pochi. Era il 25 aprile del 2004, la crisi degli istituti bancari negli Stati Uniti era ancora lontana, eppure un illuminato banchiere nella piccola Provincia di Ragusa, collocata nel lembo estremo dell’Italia, si rivolgeva con queste parole ai soci e ai dipendenti della banca:
« (…) In questo nuovo millennio, nuove terrificanti minacce incombono sull’Umanità:
lo scontro ideologico, dal piano economico e politico rischia di trasformarsi in un vero e proprio scontro di civiltà. Ed, infine, la dialettica politica e sociale ha raggiunto aspri livelli di contrasto solo raramente fondati sulla difesa di un sistema di ideali, ma più spesso pretestuosi e asserviti a logiche di parte.
È necessario voltare pagina. È necessario che coloro che hanno la responsabilità della cosa pubblica tornino a pacificarsi intorno a quel minimum
di valori condivisi intorno ai quali i Paesi provarono a ritrovarsi per guarire dalle profonde ferite della Seconda Guerra Mondiale: la Pace e la Solidarietà tra i Popoli.
Ed ecco allora che tutti, a livello di coscienza individuale e collettiva, dobbiamo sentire il richiamo del cambiamento, strappandoci dagli occhi la benda del rancore e della divisione per muovere insieme verso il valore che caratterizza il nostro modo di essere veramente esseri umani attraverso i secoli e la storia: la ricerca di una più compiuta armonia. Questa ricerca non può essere limitata alla sfera individuale, ma trova la propria naturale configurazione nelle varie comunità
in cui gli uomini stessi, per diritto naturale, tendono ad aggregarsi: la famiglia quale luogo di organizzazione della nostra affettività, l’impresa quale luogo di organizzazione del lavoro e dei mezzi di produzione, la società politica quale luogo di contemperamento dei diversi interessi dei singoli e delle organizzazioni rappresentative di istanze comuni ai gruppi portatori di interessi economici o sociali.
Occorre, innanzi tutto, riscoprire i sentimenti e gli ideali dell’Umiltà, della Concordia e della Solidarietà, come valori assoluti da custodire per se stessi, senza relativismi. A partire da questo, sarà più facile declinare i temi della Libertà e della Giustizia, valori anch’essi profondamente iscritti nella coscienza individuale e collettiva degli esseri umani. Un nuovo ordine mondiale fondato sulla condivisione dell’insieme di questi grandi valori porta al rinnovamento della coscienza individuale e, di qui, si traduce nei comportamenti delle istituzioni che della società sono lo specchio.