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L'investitore consapevole: Tra redditività, responsabilità e impegno attivo
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E-book171 pagine2 ore

L'investitore consapevole: Tra redditività, responsabilità e impegno attivo

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Info su questo ebook

L’analisi dei grandi cambiamenti macroeconomici, politici, sociali e tecnologici degli ultimi quarant’anni dimostra che è necessario adattare il proprio approccio agli investimenti a un mondo in continua evoluzione, dove è sempre più importante avere la consapevolezza di come il comportamento finanziario può influenzare il pianeta e il nostro modo di vivere. Mentre blockchain, crowdfunding, club deals e altre forme di investimento collettivo prenderanno sempre più campo, si renderanno necessari cambiamenti normativi in grado di recepire le nuove forme di partecipazione collettive alla gestione degli investimenti, che tenderanno a non coincidere più con il sistema di intermediari finanziari finora conosciuto. Per gli “investitori consapevoli” diventerà inevitabile affrontare la gestione del proprio risparmio attraverso molta più diversificazione, raggiungibile grazie all’inserimento di nuove asset class e di nuovi strumenti partecipativi, in una visione di lungo periodo dei propri investimenti fortemente connessa al proprio lavoro e ai propri interessi individuali.

Bosani e Sassi mettono in luce quanto la consapevolezza dell’investitore sia un elemento di vero cambiamento e di necessità, coniugando riflessioni tecniche e alcune contestualizzazioni concrete che ci permettono di capire come ci troviamo all’inizio di un periodo di evoluzione stimolante e ricco di opportunità per tutti noi, grazie a importanti acceleratori di trend ambientali, tecnologici e sociali che porteranno a notevoli cambiamenti nel nostro modo di vivere.

Dalla prefazione di Stefano Caselli
LinguaItaliano
Data di uscita2 giu 2023
ISBN9791254841761
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    Anteprima del libro

    L'investitore consapevole - Paolo Bosani

    Capitolo 1

    Cosa è successo 40 anni fa: l’avvio di un lungo percorso di riduzione dei tassi

    1.1 Anni ’80: l’inizio del lungo ribasso dei tassi

    Hamida Djandoubi era nato a Tunisi nel 1949 ma si era trasferito in Francia sin da ragazzo. Accusato dell’omicidio della sua amante, fu condannato alla pena capitale dalla Corte d’Assise di Aix-en-Provence e ghigliottinato il 10 settembre 1977. Fu l’ultimo condannato a morte del sistema giudiziario francese a cui venne comminata la pena: quattro anni dopo, il 30 settembre 1981, il Parlamento francese, su pressione dell’allora Presidente Mitterrand, decise di abolire la pena di morte.

    Le cronache del tempo riportano il provvedimento di abolizione del legislatore francese come l’unico evento di rilievo di quel giorno, il 30 settembre 1981, altrimenti passato alla storia come una giornata priva di accadimenti significativi.

    In generale, l’inizio degli anni ’80 fu un periodo caratterizzato da una serie di fenomeni di grande rottura, che avrebbero poi caratterizzato l’andamento politico, economico e sociale dei decenni successivi.

    La prima rottura fu innanzitutto di carattere politico. Dopo le proteste giovanili di fine anni ’60, il mondo occidentale si era lentamente spostato verso politiche sociali più progressiste, ben rappresentate dalla forza delle socialdemocrazie del Nord Europa e dall’elezione di Jimmy Carter alla Presidenza degli Stati Uniti.

    Con l’inizio degli anni ’80 comincia la rivoluzione politica. Margaret Thatcher era da poco stata nominata Primo ministro di Inghilterra e di lì a qualche mese gli Stati Uniti non avrebbero rinnovato il mandato a Jimmy Carter, votando invece l’ex attore hollywoodiano Ronald Reagan come loro Presidente, e inaugurando una stagione di neoliberismo economico che avrebbe contrassegnato gli anni a venire.

    La narrazione del tempo vuole che fu proprio il mutato atteggiamento di Reagan teso a rialzare il livello della sfida tecnologica e militare a far collassare l’impero sovietico. In realtà, come avremmo poi scoperto qualche decennio più tardi al tempo di Putin, la storia sarebbe potuta andare diversamente se l’URSS avesse potuto contare su un diverso andamento dei prezzi delle materie prime, la principale fonte di ricchezza di quelle regioni, ma particolarmente depresse durante il corso di quegli anni.

    Fu proprio durante quel fine settembre del 1981 che il segretario di Stato della Presidenza Reagan, Alexander Haig, e il potente ministro degli Esteri sovietico, Andrej Gromyko, completarono una prima serie di incontri conoscitivi. È probabile che già da quei primi contatti un uomo navigato ed esperto come Gromyko avesse percepito il mutato atteggiamento dell’amministrazione USA, decisamente più rigida e intransigente rispetto a quella precedente di Carter.

    Se i primi home computer si erano già diffusi sul finire degli anni ’70 con funzioni dedicate quasi esclusivamente alle attività videoludiche, fu proprio nel 1981 che IBM lanciò per la prima volta una linea di personal computer indirizzati a una clientela più business e dando inizio, almeno simbolicamente, a quella rivoluzione tecnologica di cui stiamo ancora sentando gli effetti.

    Solo qualche mese prima, nell’agosto del 1980, il leader cinese Deng Xiaoping aveva tenuto un discorso presso l’ufficio politico del comitato centrale a Pechino avviando un processo di riforme che prevedeva il ridimensionamento della burocrazia e l’avvio delle quattro modernizzazioni: agricoltura, industria, tecnologia e apparato militare. Ci sono avvenimenti la cui portata e importanza risultano subito chiari a un osservatore più attento e la svolta impressa da Deng Xiaoping – e suggellata dalla sua famosa frase Non importa che il gatto sia nero o bianco, l’importante è che acchiappi il topo – fu certamente uno di quelli. Fu subito chiaro a molti che l’ingresso della Cina in una economia di mercato avrebbe definitivamente trasformato lo scenario economico internazionale.

    Era proprio il 12 febbraio 1981 quando un motociclista percorse a Roma il breve tratto da via Venti Settembre a via Nazionale e consegnò a mano una lettera battuta a macchina che avrebbe segnato un passaggio decisivo nella storia d’Italia. Il 6 marzo dello stesso anno un’altra lettera si avviò in un percorso inverso e avvenne in tal modo il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia, con l’obiettivo di imporre una maggior disciplina fiscale ma di fatto, venendo meno il finanziamento monetario del deficit, si dette avvio all’aumento della spesa per interessi e quindi alla crescita del debito pubblico. Con la firma del ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e del Governatore Azeglio Ciampi, Via Nazionale, come altre Banche Centrali, si liberava dall’obbligo di acquistare titoli di Stato invenduti, tornando a essere indipendente nelle sue scelte di politica monetaria.

    La decisione, avversata da tutti i principali partiti politici, permette alla lira di restare all’interno del Sistema Monetario Europeo, la banda di fluttuazione tra le valute del Vecchio Continente introdotta nel 1979 e destinata a diventare il nucleo della futura unione monetaria. È questo uno dei tasselli che sosterrà l’espansione del welfare state, a fianco di una grande trasformazione industriale del nostro paese, colpito da un cambiamento sociale che ha cercato la stabilizzazione in un uso politico della spesa pubblica per favorire il consenso, come ben rappresentato in un interessante studio di Roberto Artoni, almeno fino alla fine degli anni ’80, per giungere a confluire nelle regole più stringenti di Maastricht all’avvio del decennio successivo.

    Ci sono poi degli eventi di cui si fa fatica a trovare traccia sui libri di storia, ma gli effetti dei quali finiscono con il condizionare, seppure in maniera indiretta, il contesto socioeconomico di un paese o di un’area geografica, nella fattispecie quella

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