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Investor Business Relator: Uno strumento per la crescita delle PMI
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E-book129 pagine1 ora

Investor Business Relator: Uno strumento per la crescita delle PMI

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Info su questo ebook

La costruzione del valore va oltre la mera strategia di business, coinvolgendo la valutazione degli asset immateriali e la reputazione aziendale. Gli investitori sempre più chiedono una visione a lungo termine, un aspetto cruciale spesso trascurato dalle imprese italiane. Il libro propone una guida accessibile per migliorare sia le singole aziende che l’intero Sistema Paese, offrendo una figura di riferimento per l’approccio ai mercati finanziari. In questo scenario, emerge l’importanza dell’Investor e Business Relator, che agisce come ponte tra le aziende e i mercati finanziari, aiutando a comunicare in modo chiaro e lineare il valore dell’azienda agli investitori e alle istituzioni finanziarie.
LinguaItaliano
Data di uscita18 apr 2024
ISBN9791223031551
Investor Business Relator: Uno strumento per la crescita delle PMI

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    Anteprima del libro

    Investor Business Relator - Davide D'Arcangelo

    Investor Business Relator

    uno strumento per la crescita delle PMI

    INVESTOR BUSINESS RELATOR

    Prima edizione aprile 2024

    ©Davide D’Arcangelo - Ilaria Ricci 2024

    EDITING E PROGETTO EDITORIALE A CURA DI

    Valeria Ferracuti

    P.za 4 Novembre, 5

    00062 Bracciano (Roma)

    IMMAGINI INTERNE

    a cura degli Autori

    La realizzazione di un libro comporta per l’Autore e la redazione un attento lavoro di revisione e controllo sulle informazioni contenute nel testo, nonché sulla loro forma. Nonostante il costante perfezionamento delle procedure di controllo, sappiamo che è quasi impossibile pubblicare un libro del tutto privo di errori o refusi. Per questa ragione ringraziamo fin d’ora i lettori che li vorranno indicare all’Autore.

    Introduzione

    di Maurizio Napoli

    Negli ultimi anni si è assistito a una serie di eventi che hanno impattato in modo significativo sulle nostre vite. In tutti i campi, compreso quello imprenditoriale nella sua larga accezione, vi è stata una spinta evoluzionistica di grande portata che si è riflessa in un’accelerazione di molte attività e del modo di vivere. Questi eventi hanno infatti portato sia a vedere sotto una diversa ottica anche le modalità di comunicare, sia ad acquisire la coscienza di stare al passo con i tempi che cambiano repentini. Solevano dire i latini: fugit irreparabile tempus.

    Nell’ambito di un mondo sempre più veloce e sottoposto a veloci cambiamenti, anche quello imprenditoriale non ne è escluso. Appare quindi evidente la sempre più crescente diffusione di una cultura di finanza d’impresa che si evolva verso nuovi paradigmi e modi di pensare il business, nonché le interrelazioni e le interconnessioni con il mondo e, di conseguenza, l’esigenza di un’adeguata comunicazione.

    Negli ultimi anni la comunicazione di business, anche per posizionarsi in un’arena competitiva ormai internazionale, ha del resto acquisito sempre più importanza; si è fatto sempre più diffuso il ricorso a figure come l’Investor Relator quale perno del flusso informativo trasparente e bidirezionale tra l’azienda e la comunità finanziaria. Ci dice Bernard Werber, scrittore e giornalista francese,

    tra ciò che penso, ciò che voglio dire, ciò che penso sia, ciò che dico, ciò che voi desiderate capire, ciò che intendete, ciò che comprendete… ci sono dieci possibilità che ci siano difficoltà di comunicazione. Ma proviamo comunque….¹

    Data l’aura di mistero, il timore e il fascino che circonda il complicato concetto di cambiamento, molti scrittori si sono interrogati sul suo significato più profondo e come si possa affrontare uno stravolgimento, sia dal punto di vista personale che collettivo².

    Anche questo libro non si è esonerato dall’affrontare tale sfida e dall’interrogarsi, dandosi ovviamente anche una risposta, circa i cambiamenti che hanno portato all’evoluzione della figura dell’Investor Relator verso quella dell’Investor Business Relator.

    L’idea contenuta in questo volume è proprio quella di trasmettere l’importanza di utilizzare tale figura per un’efficace ed efficiente comunicazione aziendale. Ciò può infatti concorrere a migliorare il rapporto tra le imprese e gli stakeholder che a vario titolo (siano essi finanziari, industriali, soci, comunità, ecc.) sono interessati alle tematiche dell’azienda e alla sua evoluzione.

    Questo libro è pertanto dedicato alla specifica tematica dell’Investor Business Relator con l’obiettivo, in considerazione degli argomenti trattati, di stimolare l’interesse di tutti coloro che, a vario titolo, vogliono approfondire gli elementi distintivi di questa figura, i suoi vantaggi e trarne stimoli di riflessione.

    Il volume sa essere semplice e lineare, circostanza che nel settore della finanza e degli addetti ai lavori non è detto sia sempre così verificabile.

    Per il lavoro svolto, la professionalità nel descrivere argomenti complessi, ritengo questo libro una interessante lettura.

    Agli amici Ilaria e Davide, autori del libro e grandi professionisti, va la mia stima e un grande augurio.

    A tutti buona lettura.


    1 E non ho voluto citare a caso Werber. Nella sua dichiarata passione personale per il mondo delle formiche, ha prodotto numerose pagine di fiction e di saggistica utili però a chiarire i meccanismi strutturali della società umana paragonati ai rapporti sociali e di lavoro. Ricorrendo appunto alla narrazione del mondo delle formiche – orientato per natura alla collaborazione e al collettivismo – e a quello dei roditori – votato a egoismo e autoconservazione, se non distruzione. La società umana, si interroga Werber, è ancora capace di sostenere l’evoluzione dell’individuo e soprattutto la liberazione delle potenzialità personali per definire sistemi sociali e reti in cui le parti siano in grado di comunicare tra loro e appunto evolvere continuamente?

    2 Ma non solo scrittori. Proprio in merito alla necessità di un globale e generale cambiamento di approccio da parte degli economisti nella comunicazione di una cultura che è anche umanistica e non solo tecnica, voglio ricordare Esther Duflo, l’economista francese insignita del Premio Nobel nel 2019 insieme a Michael Kremer e a suo marito Abhijit Banerjee per l’approccio sperimentale e antropologico (sul campo) nella lotta alla povertà globale. Seconda donna Nobel per l’economia nonché l’economista più giovane a ricevere il premio e oggi docente al MIT di Boston, nel suo passato ruolo di consigliere di Stato per Obama e nei suoi saggi, Duflo non trascura l’importanza, quasi l’urgenza, di una comunicazione finalmente trasparente e soprattutto chiara da parte degli economisti e dell’intero mondo economico. Anni di settorialità e di informazioni unilaterali, non aperte cioè alla collettività sociale interessata ai cambiamenti economici e non necessariamente di settore, hanno reso necessaria per Duflo la convinzione che per decisori politici ed economisti (sia teorici che operatori e analisti della finanza) sia arrivato il tempo di parlare con efficacia, divulgando l’economia non solo come scienza quantitativa, ma soprattutto come cultura collettiva, utile alla crescita del mondo produttivo e delle organizzazioni, ma soprattutto della società, globale o locale che sia, e degli individui, spingendo la finanza a uscire dall’angolo (o dalla vetta) di un linguaggio specialistico per permettersi di arricchirsi di una capacità di comunicazione duttile sia per il mondo produttivo e la storia reale delle aziende, sia per gli azionisti (piccoli e grandi), sia per le comunità a vario titolo coinvolte nei processi decisionali e soprattutto nelle ricadute del mercato.

    Introduzione

    di Roberto Race

    Se è vero che oggi gli imprenditori e i manager hanno imparato ad avere sotto controllo il cruscotto dei numeri chiave aziendali, c’è un numero che spesso si sottovaluta: qual è il suo valore?

    Una valutazione che spesso avviene quando si è contattati per proposte di acquisto della società da parte di altre realtà, quando per qualche ragione si ha la necessità di vendere o anche in occasione di fusioni societarie. E allora ci si trova di fronte alla dura realtà di un valore percepito esterno molto diverso da quello a cui si ambirebbe.

    La costruzione del valore di un’azienda è un processo lungo, complesso e non legato solo al business. Il fatto che un’azienda abbia una buona strategia di business è la ragione per cui un investitore entra in contatto con quella stessa società, ma poi abbia bisogno di andare oltre. Ad esempio, approfondendo gli asset immateriali, che però devono essere stati opportunamente costruiti, valutati e valorizzati dall’impresa.

    La costruzione della reputazione aziendale nei confronti degli investitori e delle istituzioni finanziarie, di banche e fondi, deve essere una priorità per tutte le aziende e va fatta nel tempo presentando l’azienda con chiarezza e linearità.

    Sempre di più gli investitori (ma anche le banche evolute) chiedono dove sarà l’azienda tra dieci anni. Una domanda che spesso lascia di sasso gli imprenditori e i loro collaboratori, con il rischio di perdere opportunità per la crescita stessa della società.

    Se questi temi sono chiari agli imprenditori che hanno aziende quotate nei mercati azionari principali, spesso non è così per le tante eccellenze imprenditoriali

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