Sulle banche e sul denaro
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Sulle banche e sul denaro - Giulio Iannotta
automatica.
I
Banche e pratiche che non cambiano.
Interrogarsi sul perché delle cose è sempre cosa utile perché ci aiuta a capire la funzione di un oggetto, il senso di una abitudine più o meno generalmente diffusa.
Con le banche il ragionamento è il medesimo. Sapere da dove provengono, chi le ha volute e come si sono comportate nella storia fino al giorno di oggi ci aiuta a capire chi sono le banche, quale è il loro scopo e se sono cambiate nel corso del tempo.
Ci rendiamo conto che la trattazione della materia richiederebbe approfondimenti estranei allo scopo di questo libro ma in estrema sintesi dobbiamo pur ricostruire nel tempo la storia della banca intesa come istituto avente scopi e funzioni ben precisi.
Per definizione una banca è un istituto di credito e di risparmio, di natura pubblica o privata, che svolge essenzialmente due funzioni, quella di raccogliere e custodire risparmio e quella di erogare credito attraverso prestiti.
Questa duplice funzione nasce da esigenze che hanno origini antiche.
Già nella Grecia antica vi era l’usanza di avere dei veri e propri banchi (detti trapeziti da trapeza, tavolo, siamo nel 400 a.C.) dove i sacerdoti ricevevano gli affidamenti di valori da parte dei privati ed erogavano prestiti ad altri privati. Tale pratica si affiancava a quella tipica del cambiovaluta svolta da privati possidenti e dai sacerdoti.
La stessa, diffusasi nel tempo, era frequente durante il medioevo nella Repubblica di Venezia dove veniva utilizzata a supporto delle numerose operazioni commerciali legate al trasporto merci.
A Firenze, nel 1300, ad esempio, la ricchezza era concentrata per la maggior parte nelle mani di banchieri privati e veniva gestita a favore dei commercianti che partendo per un viaggio d’affari avevano la possibilità di depositare una determinata somma e di poterne disporre, una volta giunti a destinazione, per effettuare acquisti di merce beneficiando di una sorta di nota di credito.
A Genova, nel 1400 il Banco San Giorgio
era a tutti gli effetti una banca pubblica che prestava denaro a Papi e Imperatori risollevandoli dal debito contratto per la gestione dei loro territori. Ferventi attività finanziarie si svolgevano anche nella città di Siena dove sul finire del 1400 nasce la Banca Monte dei Paschi di Siena , che assolse la funzione di assistere il popolo ed in particolare le classi disagiate.
Con il passar del tempo la necessità per mercanti, uomini d’affari e di Re di trasportare sempre meno denaro pur mantenendo la disponibilità economica necessaria per acquistare merce, favorì la nascita dello strumento delle lettere di credito
e degli assegni
.
Nel 1400 la città di Firenze ebbe una concentrazione tale di ricchezza che si arrivò a contare oltre 80 banche. L’attività dei banchi che ricevevano in custodia o in pegno generi preziosi rilasciando in base al valore delle note di banco
fu fiorente dal 1400 al 1600.
L’attività degli orafi finì col diventare quella di veri e propri banchieri e poiché a volte le banche rilasciavano più note di banco in realtà garantite da un solo deposito, non fu infrequente che qualche banco saltasse, cioè non fosse in grado di restituire oro a coloro che lo avevano depositato in quanto vi era stata una sovraesposizione da eccesso di credito o di note di credito.
Con il passar del tempo e fino ai giorni nostri l’esigenza che il denaro custodito fosse tale da garantire il proprietario, quindi la banca stessa e nel contempo l’investitore/risparmiatore, spinse il legislatore, in Italia così come in Europa e in America, ad intervenire affinché le attività bancarie e quelle di vigilanza sulle banche fossero affidate a soggetti diversi.
Ancora, la normativa fu diversificata, specie in America, a seconda che l’attività erogata dalla Banca fosse inquadrabile nelle attività proprie delle Banche d’affari o di quelle di risparmio perché evidentemente diverse erano le funzioni.
Oggi le banche hanno perso questa caratteristica di diversificazione originaria e svolgono la duplice funzione di custodia-gestione del risparmio e di erogazione del credito in un unico contesto giuridico e fisico.
In più offrono, come è noto, servizi complementari come, ad esempio, quello assicurativo o quello delle gestioni patrimoniali o il servizio di custodia valori a mezzo cassette di sicurezza e non è raro vedere all’interno di filiali espositori di prodotti come libri o pubblicità di auto offerte in promozione o in convenzione con la banca, segno che la natura degli istituti di credito con il tempo è mutata a tal punto da perdere la peculiarità delle funzioni originariamente svolte che di fatto, vista l’obbligatorietà dei pagamenti con moneta di stato, erano di tipo sociale.
In pratica, infatti, la banca fa sempre meno la banca e sempre più l’imprenditore commerciale, meglio il venditore a basso rischio.
Con l’introduzione e l’estensione progressiva dell’uso della moneta elettronica le file in banca si sono notevolmente ridotte, almeno per chi ha sul conto una quantità di moneta, intesa come disponibilità, propria o affidata, tale da poter fare a meno di recarsi in filiale per operazioni di routine.
Certo, quando parliamo di banca come impresa diventa difficile individuare l’elemento tipico del rischio che caratterizza per natura l’attività dell’imprenditore.
A ben vedere il rischio da parte della banca è volutamente limitato perché le condizioni di accesso al credito sono stabilite da parametri che passano attraverso il monitoraggio dell’utente bancario, che avviene a diversi livelli e con varie forme.
Questo sistema di limitazione del rischio va ovviamente a ridurre l’area dei soggetti tecnicamente finanziabili che, in mancanza di una Banca differenziata per funzioni e tipologie di clienti, quindi in presenza di una Banca sempre meno popolare e più Universale, devono vivere e programmare le proprie azioni finanziarie con risorse proprie per una ridottissima capacità di accesso al credito bancario.
In questo senso possiamo affermare che siamo in presenza di una banca che non svolge una funzione sociale e che non è per tutti.
Il margine in termini di profitto per chi eroga il credito sta proprio principalmente nella differenza di tasso di debito che la banca paga ai correntisti che prestano
denaro con i loro depositi e i tassi di credito che la banca ottiene dai clienti a cui presta denaro.
Ovviamente i tassi attivi, versati dai correntisti sono molto più alti di quelli passivi versati dalla banca ai clienti per remunerare il denaro ricevuto.
Tralasciamo in questa trattazione l’aspetto del controllo della banca e della sua solidità che è, o dovrebbe essere, garanzia dei depositi degli investitori /risparmiatori e quello del meccanismo del rating che monitora le banche dando loro un giudizio così come i correntisti sottoposti ad una continua radiografia finalizzata a sondare il loro stato di salute.
La banca, nelle sue forme sempre più moderne e sempre meno personificate, pensiamo alla evoluzione della banca online, è di fatto meno vicina ai problemi reali della gente.
Per questo è importante interpretare a proprio vantaggio questa evoluzione e non attendersi comportamenti elargitori che ci si possono aspettare da una banca inquadrata nel nostro immaginario in una visione utopistica della vita.
Ciò che invece un correntista preparato può fare nella sua qualità di utente bancario è conoscere le dinamiche generali che fanno muovere un uomo di banca nella erogazione del credito ed essere nelle condizioni ottimali per accedere a quel favoloso effetto leva
che il denaro può rappresentare per il correntista cauto che sappia tenersi al riparo dall’eccesso di debito.
II
Il denaro come unica forma di scambio: la funzione di erogazione del credito e il ricatto sociale. Opzioni.
Ciò che è chiaro è che il denaro è l’unica forma di pagamento in concreto esistente .
Potrebbe obiettarsi che esistono e non sono vietati gli scambi reali consistenti nel pagare un bene o una prestazione con il controvalore rappresentato da altro bene o prestazione e che si stanno diffondendo le valute alternative come le criptovalute ma si tratta di ipotesi residuali anche perché, specie per queste ultime, la forma di pagamento è sempre il denaro, la moneta, la pecunia o come la si voglia chiamare.
Se questa premessa corrisponde al vero è innegabile che prevedere un obbligo di pagamento in moneta e far sì che la stessa da un lato rappresenti una risorsa limitata, dall’altro sia erogata dagli istituti di credito, corrisponda ad una forma di ricatto sociale.
Il popolo non può stampare moneta, può semmai chiederla a soggetti terzi e diversi da quelli istituzionalmente deputati a diffonderla ma a quali condizioni? E prestando quali garanzie per essere preferiti o ritenuti meritevoli di tali forme di erogazione?
Non siamo qui per buttar giù teorie sulla funzione sociale della moneta e su quanto sia democratica e antidemocratica allo stesso tempo a seconda dei punti di vista ma è certo che una società civile per progredire e soddisfare i propri bisogni di conservazione e tutela necessita di una quantità sufficiente di moneta in