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Giulia
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E-book301 pagine4 ore

Giulia

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Info su questo ebook

Giulia nasce dalla voglia di rivalsa, dall'esigenza di collocare le cose nella giusta prospettiva. E' il risultato di un'ispirazione dedicata interamente alla mia bisnonna. La madre del nonno materno. Figlia di una coppia di proprietari terrieri e cresciuta all'interno di una famiglia ricca e facoltosa, fra agi e privilegi alla fine del 1800. La società patriarcale non lasciava spazio a emozioni o sentimenti, ma a doveri e obblighi. Giulia scardina questi capi saldi. Per amore rifiuta la sua condizione sociale e affronta un mondo ostile e pieno d'insidie. Lotta contro tutto e tutti, sposando un semplice contadino, ben lontano dalle scelte proposte dalla famiglia, più consone al suo rango. Viene diseredata e perde qualsiasi diritto. La sua vita da quel momento è stata costellata da privazioni, rinunce e mortificazioni. Ma l'amore per il quale si è lasciata dietro le spalle un mondo dorato ha vinto, regalandole sei splendidi figli e riempiendo la sua esistenza con qualcosa di infinitamente più importante del denaro: “la libertà di aver scelto la sua strada”; con il suo istinto e con il suo cuore. In famiglia nelle generazioni recenti serpeggia la condanna per quella donna tanto audace da aver cambiato la sua esistenza, privando così i posteri di quei vantaggi materiali, altrimenti acquisiti per diritto di nascita. Inaccettabile. Incomprensibile. Intollerabile. Grazie a lei, alla sua caparbietà ad esercitare il libero arbitrio per dare la giusta impronta alla sua vita, ha contribuito a cambiare quelle regole talmente rigide, da relegare la donna entro un confine stretto e avverso per molti secoli. Sono quelle donne con i loro “no”, ad aver finalmente cambiato il corso della storia, assumendosi ogni rischio. Noi che oggi ne beneficiamo, esprimendo pareri, svolgendo professioni di successo, vivendo una vita libera e degna di essere vissuta, lo dobbiamo alle tante Giulia che nel passato hanno rovesciato gli schemi cambiando rotta. Questo romanzo è Giulia, che pur svolgendosi in uno scenario di assoluta fantasia, rispecchia i valori per cui viveva la vera Giulia. La protagonista è una donna eroica, dinamica, forte, giusta e soprattutto libera. Ci sono molti punti comuni fra la Giulia reale e la Giulia dell'avventura, che si trova a fronteggiare una faida familiare. L'evento scatenante è il rapimento della sorella Eva, che costringerà Giulia a solcare l'oceano Atlantico per cercarla. Un viaggio intenso, pieno di scontri e colpi di scena. Al suo fianco il comandante del piroscafo “Butterfly”: Gabriel Da Silva, un uomo tenace pronto a dare l'anima per lei. Sentimenti come passione e amicizia saranno le armi potentissime che porteranno ad un finale inaspettato, esplosivo ed incredibilmente avvincente.
LinguaItaliano
EditoreLisa Adler
Data di uscita6 lug 2012
ISBN9788867550166
Giulia

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    Anteprima del libro

    Giulia - Lisa Adler

    ridere...

    1

    1° Settembre 1920

    «Mary per amor del cielo smettila di andare avanti e indietro come una tigre, non sappiamo se le è successo veramente qualcosa, può benissimo essersi allontanata da casa da sola, comincia a sentirsi adulta anche se ha solo diciotto anni, può aver davvero fatto una fuga per provare l’ebbrezza del pericolo, non precipitiamo subito a conclusioni affrettate determinate dalla paura, cerchiamo di tenere i nervi saldi e vedrai che prima di sera sapremo con certezza cos’ha combinato quella ragazza, con il suo temperamento chi può dire quali sono i suoi piani, magari ha seguito un impulso stamani mattina dopo colazione, senza nemmeno aver premeditato la cosa, non si può mai sapere con le donne quali sviluppi ci riservi la giornata.» Si beccò un’occhiataccia.

    «Senti Adam conosci bene tua figlia, non si sarebbe allontanata da casa senza averne parlato con noi, è giovane te lo concedo, ma non è folle, ha sempre chiesto un parere prima di fare qualcosa, il dialogo è alla base di tutto in questa famiglia, lo sa lei e tutti gli altri nostri figli, basti pensare che hai permesso a Giulia di diventare veterinario proprio come te, una ragazza, di questi tempi se non è l’unica nella professione poco ci manca!»

    «Va bene è una caparbia del resto proprio come te, ma ti dico che qualcuno l’ha costretta a farlo, Eva non sarebbe andata via così di punto in bianco, quindi ti esorto a cominciare a cercarla prima di trovarci di fronte a una catastrofe di proporzioni bibliche.»

    «Forse hai ragione Mary, Eva non è una ribelle, c'è sotto qualcosa e io scoprirò cosa! Cristian, Edoardo radunate gli uomini della tenuta, cominciamo a cercare Eva, partiamo dai terreni confinanti, dite agli uomini di portare anche i cani, Ah! Assicuratevi che prendano i fucili da caccia io vado subito a prendere il mio, non sappiamo chi ci troveremo davanti, li voglio ben armati e concentrati, dobbiamo trovare il responsabile o i responsabili della sparizione di vostra sorella, reclutate chiunque può essere in grado di trovarla, su queste terre la conoscono tutti, non stenteranno a riconoscerla appena se la troveranno davanti.»

    «Papà vuoi che portiamo anche Alberto con noi?»

    «No, preferisco rimanga qui nei paraggi, visto che rimangono a casa sia Giulia che vostra madre.»

    «Ah! Che Giulia non si azzardi a muoversi da qui, una figlia scomparsa basta e avanza!» Tuonò Adam Chaney, inforcando l'uscita a passo di carica, adesso sembrava completamente d'accordo con la moglie, lasciando anche i figli sorpresi, da quell'inatteso atteggiamento militaresco, inconsueto per il padre, solitamente riflessivo e misurato anche nelle situazioni più critiche.

    Si guardarono a vicenda e poi con un cenno alla madre si congedarono per andare a chiamare gli uomini di tutta la tenuta, dovevano agire in fretta il tempo non era un loro alleato in quei momenti.

    «Ovunque! Cercate ovunque!» Urlava Adam ai suoi uomini, avevano perlustrato per ore ogni singolo angolo della tenuta, i cani si erano fermati più volte vicino ai capanni utilizzati per la caccia, ma poi tornando sempre indietro, non c'erano tracce di Eva da nessuna parte, in lontananza si sentivano le voci concitate degli uomini, gli echi di qualche falco in volo sopra di loro, il sole cominciava a tramontare, l'impazienza era palpabile negli sguardi di tutti, mista anche alla paura che inevitabile di ora in ora si faceva più consistente, anche i cavalli sembravano avvertire l'ansia intorno a loro, avvolgeva inesorabile tutti, scalpitavano, nitrivano ad ogni movimento improvviso, bastava un coniglio selvatico spuntato fuori dal nulla, il rumore di un ramo spezzato, l'atmosfera appariva surreale, mentre l'orologio correva veloce.

    «Che Dio ci aiuti.» Mormorò Edoardo a Cristian, «se nessuno ha più visto Eva dalla colazione di stamattina è probabile che sia molto lontano da qui, in questo caso stiamo girando a vuoto.»

    «Già, lo penso anch'io, ho mandato Leo e Giorgio in paese per sapere se qualcuno l'ha vista dopo colazione, spero almeno che ci indichino la direzione che può aver preso e se era sola o no; questa storia non mi piace per niente, siamo come al buio, speriamo di trovare una torcia.»

    2

    «Gastone, dammi quel foglio, grazie.»

    -Qui non si respira, devo trovare l'aria, l'aria che si respira da liberi, ho bisogno di volare da sola, Eva.-

    «Signor Chaney, mi permetta di dirle che ieri quando abbiamo iniziato le ricerche, le stalle sono state setacciate da cima a fondo e quel biglietto non c' era, siamo più che sicuri, poi è apparso tra il box di Zeus e Penelope, ma trovo difficile che qualche estraneo si sia avvicinato ai due cavalli, avrebbero fatto un trambusto del diavolo in presenza di sconosciuti, senza contare che è un messaggio assurdo perfino per un ignorante come me! La signorina Eva è una ragazza piena di vita ed è entusiasta di ogni sua attività, proprio l' altro ieri era raggiante per la preparazione al concerto di pianoforte che dovrà tenere al Teatro Comunale di Firenze, figurarsi se si allontanerebbe in un periodo così cruciale della carriera.»

    «Sono d'accordo con te Gastone e la cosa oltre a mettermi una paura sfrenata mi lascia completamente disarmato, non so dove cercarla, sono passate ormai quarantotto ore dalla scomparsa e noi siamo con un biglietto pazzesco in mano che non ci indica un bel niente, tante domande senza risposta e il nulla davanti.»

    «Papà, fammi vedere quel biglietto, non ha senso, ma se è di Eva io so come capirlo.»

    Giulia prese in mano il foglio, lo passò più volte fra le dita, poi andò verso la finestra, lo pose davanti al vetro e cominciò ad annusarlo, più come un fiore per la verità, che come un foglio di carta, alla fine si girò verso la sua famiglia e con sguardo penetrante disse: «Non è stato scritto da Eva, però la firma è davvero la sua.»

    «Giulia, ma ne sei sicura? come puoi dire con certezza che non l' ha scritto?»

    «Perché Eva ha un vezzo, qualsiasi lettera, o biglietto, o invito che scrive, lo spruzza con la sua fragranza di profumo preferita, lo fa sempre e qui non c'è nessuno odore tranne forse un vago sentore di fieno, lei usa quello al gelsomino che le regalava in quantità smodate zia Gilda.»

    «Però la firma è sua... quindi secondo me, l' hanno costretta a firmarlo, ora dobbiamo scoprire chi e perché, diamoci da fare! Gastone vieni torniamo alle scuderie visto che ieri il biglietto non c' era vediamo se hanno lasciato qualche altra esca a cui noi dovremo per forza abboccare se vogliamo riportare Eva a casa.»

    «Fermi tutti! Tu Giulia non vai da nessuna parte come ho già detto noi seguiremo le piste, resterai come deciso con tua madre e Alberto, se vuoi una vita spericolata fa divertire Nick e Daniel.»

    «Non se ne parla papà, Eva e io siamo sempre insieme e non mi taglierai fuori dai giochi, anche perché se c'è qualcuno che sa come ragiona Eva sono io, vedrai che lei riuscirà a farmi avere dei messaggi e solo io posso decifrarli, noi abbiamo sempre usato un linguaggio tutto nostro, era solo un divertimento per indispettire i maschi, ma ora vedrai che tornerà utile.»

    «Possibile che le donne in questa famiglia la spuntino sempre, è snervante, va bene ragazzina, vediamo cosa riesci a dirci al prossimo indizio e vedrò se lasciarti entrare nelle ricerche, altrimenti torni subito a casa, bene?»

    Alle scuderie vicino a Zeus e Penelope Giulia non trovò un bel niente, tutti rimasero impassibili, ma era chiaro dai loro volti che la delusione era cocente. Ma la speranza è l'ultima a morire no?

    Giulia sbuffò, si guardò ancora intorno, andando avanti e indietro, salì sopra il soppalco, dall'alto vide qualcosa fra gli attrezzi sistemati all'angolo opposto ai box dei cavalli, come un colore intenso,

    ridiscese dalla scala a pioli in un lampo e corse verso quel punto, spostò freneticamente tutta la roba e tirò fuori un nastro di raso rosso, piccolo ma inconfondibile, era il portafortuna di Eva, lo teneva sempre con sé, ogni volta che affrontava un nuovo concerto, prima dell'esibizione lo stringeva fra le dita, lo baciava e lo riallacciava alla sottoveste, da sempre, glielo aveva regalato zia Gilda quando era molto piccola e non se ne separava mai, adesso poi che la povera zia Gilda era morta da cinque mesi.

    Zia Gilda era molto affezionata a tutti i Chaney, con ognuno aveva un rapporto speciale, ma Eva che era la bambina di casa, la più piccola, forse ancora di più.

    C'era un legame veramente profondo, anche dopo la nascita dei figli di Cristian, Nick e Daniel molto adorati sia da zia Gilda che da zio John, ma per Eva c' era un qualcosa in più ed era profondamente ricambiato quell'affetto, Eva stravedeva per la zia e ora che era morta trattava ancora con più cura il suo nastro rosso, per cui l'averlo lasciato così in mezzo agli attrezzi aveva solo l'inquietante spiegazione che, Eva era stata rapita.

    Ripresero a muoversi e a parlare tutti insieme, poi Giulia gridò di smetterla, allora scese il silenzio, il padre dovette ammettere che era in gamba sua figlia, le accordò il permesso di unirsi nelle ricerche.

    Prese con sé Alberto e un uomo di suo padre, Raffaele, molto fidato, decise di tornare in paese lei stessa, forse qualcuno che avesse visto qualcosa si sarebbe confidato più volentieri con una ragazza che con degli uomini, sì decise, avrebbe bussato porta a porta, ma sarebbe risalita a chi aveva rapito Eva, giurò a se stessa.

    Il padre prese da parte Cristian e Edoardo, dicendo loro di recarsi a Firenze, forse la scomparsa della figlia ha una matrice intimidatoria, più che per estorcere del denaro.

    Forse si trama per eliminare la famiglia Chaney dall'influenza politico-sociale, vista la ricchezza di cui dispongono e le attività di cui si occupano, per alcuni può significare molto, in città si tessono rapporti sia con le autorità che con le famiglie più influenti, andando là si può indagare concretamente sulla vicenda.

    Grazie ad alcuni pettegolezzi da salotto, per la verità di per sé poco importanti, ma al tempo stesso interessanti, Cristian ed Edoardo, scoprono un fatto curioso, il loro contabile Ercole Caimi, sembra avere contratto debiti di gioco, il che teoricamente non li riguarda, visto che l'uomo non li ha contattati per farsi saldare il debito, ma una vocina suggerisce che è meglio scambiare con lui quattro chiacchiere, non si sa mai, un uomo disperato ed in preda al panico, chi può vendere al miglior offerente?

    Tornati a Vinci, si recano subito allo studio del contabile, li accoglie, appena varcata la soglia d'ingresso, una stanza piena di faldoni e registri su ogni scaffale e scrivania, guardandosi intorno nel locale, vedono alcune persone, intente a scrivere, senza nemmeno alzare gli occhi dal foglio, in quel momento una segretaria rivolge loro la fatidica domanda: «Desiderate?»

    Un po' sorpresi, chiedono di poter parlare con il signor Ercole Caimi per questioni urgenti.

    La segretaria imbarazzata, risponde che al momento il contabile non può ricevere nessuno, ma possono fissare un appuntamento per il giorno dopo.

    I due si scambiano uno sguardo di complicità, poi Edoardo si avvicina e le chiede se può fargli un biglietto promemoria con l'orario dell'appuntamento, intanto Cristian si sposta velocemente, tanto nessuno lo sta guardando, ed entra come una saetta nell'ufficio personale del contabile.

    Se lo trova davanti, accasciato sulla poltrona davanti alla scrivania, bianco come un lenzuolo e tremante, non ci vuole uno scienziato per capirne il motivo, senza dargli un attimo di riflessione, gira intorno alla scrivania e sovrastandolo con il suo metro e ottantacinque, gli intima di dirgli se sa niente della misteriosa scomparsa di Eva.

    Il contabile balbettante dice di non sapere nulla, ma dopo un paio di spinte alla poltrona e il resoconto di cosa vorrebbe dire avere i Chaney contro in una piccola comunità come la loro, inducono il misero alla resa.

    «Sentite signor Chaney, non volevo far del male a nessuno, men che meno alla signorina Eva, che fra l'altro ammiro molto anche come musicista, ma il fatto è questo, un uomo qualche settimana fa si è avvicinato, dicendomi che, se gli fornivo orari e movimenti della signorina, avrebbe fatto in modo di far cancellare tutti i miei debiti di gioco, ovviamente ho chiesto a cosa servissero le informazioni, lui mi ha assicurato che erano a fin di bene, erano infatti, per il suo padrone, invaghitosi di Eva, voleva corteggiarla con la massima discrezione senza rendere subito pubblico il suo interesse.»

    «Dimmi chi è il padrone in questione, allora.»

    «Per la verità non l'ha detto signore.»

    Lo sguardo da predatore di Cristian lo avvertì che era la risposta sbagliata, infatti Ercole iniziò a sudare e accampare scuse su scuse, il fatto era che il cervello gli si era annebbiato dopo le parole che quel tizio aveva pronunciato,cancellare tutti i debiti, il resto era andato in secondo piano.

    «E tu brutto idiota non hai dubitato un momento, che invece di un interesse passionale, ci fosse dietro ben altro!»

    «Purtroppo no, fino a ieri quando ho saputo della scomparsa di vostra sorella, a quel punto ho realizzato tutta la storia, ma ormai era troppo tardi, so di essere stato un vigliacco, ma non immaginavo che sarebbe successo tutto questo! Vi prego non fatemi del male, vedete i miei debiti sono stati saldati davvero. Stamattina presto sono arrivate queste ricevute di pagamento, già effettuato .»

    Andò ad un cassetto della scrivania lo aprì e mostrò a Cristian le ricevute, erano infilate in una busta bianca senza nessun mittente, ma guardandola contro luce, per un attimo gli parve di intravedere uno stemma di qualche genere, la alzò più in alto facendola ondeggiare un po', sì eccolo lì un piccolo simbolo, proprio al centro della busta, era un B, la stessa dei Berard i suoi zii, sua zia infatti era Jaine Silver, sorella di sua madre Mary e moglie di Giulian Berard.

    La domanda era, perché le ricevute recapitate a Ercole si trovavano in una busta della famiglia Berard?

    Doveva riflettere bene prima di agire, la situazione richiedeva calma e sangue freddo.

    Fece alzare il notaio, lo guardò dritto negli occhi, «se vengo a sapere che sai qualcos'altro e non l'hai detto, torno qui e ti strappo a morsi le budella, non azzardarti a muovere un solo muscolo senza riferire a me anche il dettaglio più insignificante, ora dimmi che aspetto aveva l'uomo che ti ha contattato.»

    Ercole fece un respiro profondo, gli occhi erano vitrei e le guance arrossate, sapeva bene che era in un mare di guai, mentire o tergiversare non sarebbe servito a nulla, i Chaney erano proprietari terrieri, allevatori di cavalli e nella famiglia oltre al padre e a Giulia che svolgevano la professione di veterinari, c' erano avvocati, notai e musicisti in vista, averli tutti come nemici giurati per lui sarebbe stata la fine, quindi non rimaneva che collaborare per poter continuare a vivere tranquillamente.

    Si piegò un po' in avanti e con voce esitante cercò di dare una descrizione precisa dell'uomo che si era presentato in studio, sperando che tutto finisse il più in fretta possibile, di quella storia non ne poteva più!

    «Era alto circa quanto voi signore, ma più magro, almeno così pareva, con dei baffi e barba leggermente brizzolati, vestito elegantemente di scuro, carnagione olivastra, come se lavorasse all'aperto sotto il sole, infatti lì per lì è sembrato strano che un signore come quello potesse svolgere lavori all'aria aperta, ma poi ho guardato gli occhi, ed erano sorprendentemente chiari, quindi ho pensato che non fosse di queste parti, magari è uno che viaggia parecchio per il suo padrone, la voce era baritonale e con una lieve inflessione gutturale.»

    La descrizione fece venire in mente a Cristian solo un uomo di sua conoscenza, Bert Reith un collaboratore molto stretto di suo cugino Xavier.

    Era di origini tedesche, ma ormai a Vinci da anni alle dipendenze dei Berard, i suoi zii, seguiva per loro i commerci in tutto il mondo, dalle stoffe pregiate, alla produzione di caffè e cotone nei vari continenti, forse per questo Ercole non lo conosceva, viveva per lunghi periodi fuori dall'Italia.

    I Berard erano mercanti molto in vista e la famiglia era anche più ricca della sua, con residenze ovunque, oltre a Xavier c'era un altro figlio, Evan che seguiva con il padre Giulian tutta la parte delle coltivazioni del caffè e del cotone.

    Bert accompagnava prevalentemente Xavier nei viaggi d'affari e per il momento Cristian non osava nemmeno pensare ad un coinvolgimento reale ed effettivo dei Berard in tutta la faccenda .

    3

    In paese nessuno sembrava aver visto niente di strano, qualcuno non vedeva Eva da prima che svanisse nel nulla e Giulia era molto nervosa, chiedeva a chiunque, donne, vecchi e bambini, ma nessuna informazione serviva allo scopo di ritrovare sua sorella, passava da una bottega all'altra sempre più sgomenta; finché la signora Zelinda, proprietaria del negozio di alimentari, non le riferisce di aver visto soffermarsi davanti alla sua bottega, degli uomini, ben vestiti, ma con fare guardingo, la sera prima sul tardi, non li ha riconosciuti perché sono ripartiti quasi subito, oltrepassandola per dirigersi ad una automobile, che li aspettava in fondo alla strada e considerato che di auto lei ne ha viste ben poche, si è messa a fissarli chiedendosi chi fossero, prima che salissero, ha sentito uno di loro inveire contro un altro e ordinargli di tenere testa alla ragazza con più vigore, poi ha dato indicazioni per arrivare quanto prima al porto di Pisa, lì per lì ha pensato che fortuna fare un bel viaggio, poi è tornata con i piedi per terra ed è rientrata in bottega non pensando più alla scena.

    Quindi pensò Giulia, quando Leo e Giorgio il giorno prima, poche ore dopo la scomparsa di Eva, erano andati a fare domande in paese, la scena vista da Zelinda non si era ancora svolta.

    Pertanto se Eva era stata presa da quegli uomini, ed era partita con loro la sera sul tardi, avevano un vantaggio di una notte soltanto.

    Deve subito riferire quell'informazione al resto dei suoi familiari, è il caso di seguire subito quella pista.

    Giulia entra in casa di corsa, travolgendo quasi, la povera Margherita, la governante, che in quel momento si trovava sulla sua traiettoria, in mezzo al salone d'ingresso, presa a dare direttive alle due cameriere perché sistemassero meglio le composizioni floreali vicino alle scale, riuscendo a schivare per un pelo il ciclone Giulia, che scusandosi frettolosamente con le donne, si dilegua verso lo studio del padre.

    Appena entra, seguita da Alberto e Raffaele, trova il padre con Cristian ed Edoardo intenti a fissare un foglio di una bella carta spessa e rilegata in oro, senza neanche salutare, riferisce tutto d'un fiato le informazioni avute in paese da Zelinda, ma si accorge che nessuno le presta attenzione, sbuffando si avvicina al padre per vedere di che foglio si tratta, legge allibita la frase scritta in bella grafia al centro del foglio, «interrompete subito le ricerche di Eva, lei sta bene, per ora, se volete che continui così, lasciate perdere, la rivedrete appena sarà servita allo scopo. »

    La domanda «a quale scopo?» Arrivò in coro dai fratelli Chaney.

    Nessuno sapeva dare una risposta, ma confrontarono le rispettive informazioni, i dubbi di Cristian su un possibile coinvolgimento da parte dei loro parenti Berard, il possibile rapimento di Eva con destinazione al porto di Pisa, per poi portarla dove?

    Ma soprattutto perché Eva? Di lasciare le ricerche neanche a parlarne, ma bisognava agire d'astuzia e con estrema cautela, se poi si aggiungevano gli appelli del parroco, con promessa agli inferi se i responsabili non riportavano la ragazza dalla sua famiglia e i proclami continui del sindaco, agire in incognito diventava una vera sfida, eppure dovevano pensare ad uno stratagemma che districasse il bandolo della matassa.

    Le tracce sono molto flebili, ma è pur sempre meglio di niente, Giulia propone di investigare in entrambe le direzioni, lei, Alberto e Raffaele raggiungendo Pisa, per vedere se è davvero la pista giusta per liberare la sorella e Cristian ed Edoardo scovando in casa Berard, se c'è qualcosa di fondato sugli indizi raccolti allo studio del notaio.

    Ma guardando il padre si rende conto che non è contento della sua proposta, infatti Adam incrocia lo sguardo della moglie Mary, scuotendo il capo in segno di disapprovazione, ma Mary, di rimando, fa un cenno affermativo, ed è a questo che Giulia si attacca con le unghie e con i denti.

    Dopo più di un'ora di discussione tutti approvano la strategia di Giulia, ma per non dare troppo nell'occhio, in paese diranno che Giulia è andata con Alberto fuori per affari di famiglia, sperando che gli aguzzini di Eva se la bevano.

    Partono sull'autocarro Fiat F2, utilizzato in azienda più per il trasporto materiali che di persone, ma dovendosi recare fino a Pisa, mettono nel vano dietro, un bagaglio al volo e qualche provvista per il viaggio, coprono tutto con una tela cerata, salutano tutti in fretta e Alberto si mette subito al volante.

    Incombe il silenzio nel veicolo, Giulia guarda il paesaggio sfilarle accanto, le sue amate colline che l'hanno vista con i fratelli, tuffarsi in mille avventure, ora pare che il destino la voglia per una molto più grande di quelle vissute da bambina, un'avventura con un'incognita enorme, riuscirà a ritrovare Eva e riportarla a casa dai suoi cari? Spera dal profondo del cuore di sì.

    Ricorda bene le risate e l'aria scanzonata vissuta in quei luoghi, le corse per i campi nelle calde estati, i bagni nello stagno a valle, le cavalcate sulle colline, i sogni a occhi aperti rivolti ad un futuro pieno di sorprese, l'attesa dell'età adulta, i primi balli con i ragazzi alle feste di paese o durante la meritata cena di fine vendemmia, quanti bei momenti passati insieme, quanti sogni ancora da realizzare, in ogni attimo di quella spasmodica ricerca, si ripete che può farcela, che deve farcela, due sorelle così unite, due ragazze brillanti devono ancora vivere tante emozioni insieme. Giulia non è disposta a mollare, arriverà in fondo dritta alla vittoria, premio riabbracciare l'adorata Eva.

    L'aria che entra dai finestrini è ancora tiepida, si sente incessante il rumore del motore, poi Raffaele si rivolge ad Alberto con aria interrogativa.

    «Non sarebbe meglio fermarsi per chiedere se altri hanno visto un auto con una ragazza a bordo, prima di arrivare fino a Pisa e trovarsi con un pugno di mosche in mano?»

    «Sì, infatti voglio fermarmi, però pensavo di farlo un po' più avanti, se sono quei tizi ad avere Eva, non credo si fermino spesso e soprattutto in centri piccoli, cercheranno di farlo in

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