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Sotto Sequestro - Serie di Ryan Lock 1
Sotto Sequestro - Serie di Ryan Lock 1
Sotto Sequestro - Serie di Ryan Lock 1
E-book417 pagine6 ore

Sotto Sequestro - Serie di Ryan Lock 1

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Info su questo ebook

Un thriller esplosivo, una corsa contro il tempo che rappresenta il primo capitolo della serie con Ryan Lock come protagonista. Per tutti gli appassionati di Lee Child, Harlan Coben, Robert Crais e della serie di James Patterson con Alex Cross.
A New York è la vigilia di Natale e per l’ex-soldato, ora guardia del corpo, Ryan Lock tutto procede come al solito. Il suo incarico: proteggere il presidente di una delle aziende più potenti d’America.
Quando, però, a seguito di un sanguinoso massacro i cadaveri sporcano, come rifiuti, le strade del centro di Manhattan, la caccia di Lock agli assassini si trasforma in un esplosivo gioco tra gatto e topo.
Mentre, la vigilia di Capodanno, l’orologio corre verso lo scoccare della mezzanotte, Lock si rende conto che non è solo la sua vita ad essere in estremo pericolo, ma anche quella di milioni di altre persone…
LinguaItaliano
EditoreSBD
Data di uscita24 set 2017
ISBN9781633395916
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    Anteprima del libro

    Sotto Sequestro - Serie di Ryan Lock 1 - Sean Black

    lettura?

    Sotto sequestro

    ––––––––

    Un thriller con Ryan Lock

    SEAN BLACK

    Copyright © 2009 Sean Black

    Tutti i diritti riservati

    ––––––––

    Sean Black afferma il suo diritto di essere identificato come l’autore di quest’opera secondo quanto previsto dal Copyright, Designs and Patents Act del 1988.

    Questo libro è un’opera di fantasia e, ad esclusione dei fatti storici, qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, è da ritenersi puramente casuale.

    DEDICA

    ––––––––

    Ai miei genitori, la cui fede non ha mai vacillato; e alla memoria di mio nonno, George Robertson, che ha sacrificato così tanto per il suo paese quando era solo un ragazzo.

    Elogi per il thriller di debutto di Sean Black, Sotto sequestro:

    Tenetevi forte – brucia come una miccia in procinto di esplodere

    Gregg Hurwitz

    Un eccellente primo romanzo...lo stile di Black è eccezionalmente brillante

    The Daily Telegraph

    "Divertente, duro e dal ritmo incalzante, Sotto sequestro esce dalle pagine in un’esplosione"

    Jesse Kellerman

    "Con un finale mozzafiato che mi ha ricordato Die Hard, ecco uno scrittore, e un eroe, da tenere d’occhio"

    The Daily Mail

    Sean Black scrive con il ritmo di Lee Child e il cuore di Harlan Coben

    Joseph Finder

    Altri libri delle serie:

    Deadlock

    Gridlock

    The Devil’s Bounty

    www.seanblackbooks.com

    Prologo

    Nessuno sorveglia i morti. Non appena Cody se ne era reso conto, il piano era venuto su in men che non si dica. Guidare fino al cimitero, disseppellirla, infilare la bara nel retro del furgone e scomparire nella notte. Facile. A parte un piccolissimo intoppo.

    ‘Amico, questo terreno pare cemento.’

    Cody lanciò un’occhiata al suo compare, mentre il chiarore lunare gli divideva il viso a metà. ‘Smettila di lamentarti.’

    Di solito gli piaceva lavorare da solo. Ma spostare un corpo era un lavoro da fare in due. Non c’era modo di evitarlo.

    ‘Non mi sto lamentando. Sto facendo un’osservazione.’

    ‘Beh, le osservazioni non ci faranno finire il lavoro.’

    ‘Nemmeno scavare. Ci vorrà la dinamite per tirare fuori dalla terra questa vecchia strega.’

    Don aveva ragione. Avevano scelto il periodo peggiore dell’anno. Novembre sulla Costa Est. Un inverno aspro, con il vento che proveniva dall’Atlantico grigio ardesia. Congelava i vivi quanto i morti.

    In primavera sarebbe stato molto meglio. Le notti sarebbero state ancora lunghe, ma il terreno sarebbe stato più cedevole. Il fatto era, però, che loro non avevano scelta. Non per Cody, almeno.

    Per come la vedeva lui, il tempo correva. Vite perdute ogni giorno. A centinaia, forse persino a migliaia. Nessuno lo sapeva per certo. E quelle non erano morti pacifiche. Non come quella che aveva affrontato la donna: andandosene poco a poco, le lame affilate del dolore attenuate dai medicinali, i suoi cari riuniti attorno a lei per renderle l’ultimo saluto.

    No, quelle morti erano strazianti e solitarie. Un ultimo sputo in piena faccia a coronare un’esistenza miserabile.

    La rabbia che provava a pensarci gli ribollì dentro. Colpì con forza il bordo della pala con il tacco dallo stivale destro e, finalmente, ottenne qualche risultato. L’erba ghiacciata lasciò il posto allo strato superficiale gelato. Diede un altro colpo con lo stivale. La pala affondò di qualche centimetro. Il suo respiro formò una nuvoletta a contatto con la gelida aria notturna mentre lui risucchiava ossigeno e ripeteva il movimento.

    Un’ora buona dopo, Don fu il primo a colpire qualcosa di duro che non fosse terra. Entrambi gli uomini erano esausti, ma il clangore del metallo a contatto con il legno li spronò.

    Trenta minuti dopo stavano caricando i resti sul retro del furgone. Cody si spolverò ostentatamente i guanti mentre Don tirava giù il portello posteriore del furgonato che avevano rubato qualche ora prima da una tranquilla strada di Brooklyn.

    Don aprì la portiera della cabina e cominciò ad arrampicarsi. Arrivato a metà, si fermò, voltandosi verso Cody. ‘Bene, ce l’abbiamo fatta’, disse.

    Cody fece un sorrisetto. ‘Dici sul serio, fratello? Questa era la parte facile.’

    Uno

    Ryan Lock sbirciò attraverso le finestre a tutta altezza che si affacciavano sull'area della reception del palazzo della Meditech. All'esterno, una pioggia congelantesi stava cadendo a scrosci lungo la Sixth Avenue, spingendo la dozzina o quasi di dimostranti animalisti sul marciapiede opposto a stringersi gli uni agli altri.

    'Chi diavolo organizza una manifestazione la vigilia di Natale?' chiese l'addetta alla reception.

    'Vuoi dire a parte i tacchini?' rispose Lock, gettandosi la giacca attorno alle spalle. Spinse le porte girevoli e uscì nel gelo quasi Artico.

    Dopo tre mesi passati a capo della sicurezza per la più grande azienda farmaceutica e biotecnologica dell'America, a Lock era rimasta ben poca pazienza nei confronti degli animalisti, a prescindere da quanto fosse seria la loro causa.

    Una fredda raffica di vento investì in pieno il viso di Lock. Si tirò su il bavero della giacca ed esaminò i dimostranti. In prima linea al centro c’era Gray Stokes, il leader de facto dei manifestanti. Sulla cinquantina, con la corporatura emaciata tipica dei vegani, Stokes era in piedi con la solita espressione compiaciuta, il megafono in una mano, l’altra appoggiata sul manico di una sedia a rotelle.

    Sulla sedia sedeva la figlia di Stokes, Janice, una brunetta carina tra i venti e i trenta, con la gamba sinistra resa inservibile da una rara forma di sclerosi multipla progressiva. Sul cartello, che reggeva con entrambe le mani guantate di rosso, spiccavano quattro parole impresse a spesse lettere maiuscole: NON A NOME MIO.

    Lock osservò Stokes sollevare il megafono e cominciare ad arringare la mezza dozzina di poliziotti in uniforme, presenti per garantire l’ordine pubblico. Vicinissimo a Stokes, un poliziotto, un sergente corpulento che rispondeva al nome di Caffrey, mangiava ostentatamente un Big Mac, sottolineando ogni morso con eloquenti versi di apprezzamento.

    Lock registrò con interesse la reazione di Stokes.

    ‘Ehi, maiale, ti sei mai chiesto cosa mettono in quella roba?’ urlò Stokes a Caffrey. ‘Magari il Fronte di Liberazione Animale ha lasciato qualche pezzetto della nonnina insieme al resto della carne giù al Mickey D’s.’

    Chiunque avesse preso in mano una copia del New York Post o avesse dato uno sguardo a un canale di informazione nelle ultime sei settimane, avrebbe colto il nesso. Il gestore di un fast food a Times Square aveva trovato sul marciapiede fuori dal suo locale il corpo disseppellito della settantaduenne Eleanor Van Straten, matriarca della Meditech.

    Collegare la comparsa imprevista della signora Van Straten così a ridosso del suo funerale e il movimento per i diritti degli animali era stato un gioco da ragazzi. Il giorno successivo, Lock era stato invitato a dirigere la squadra di protezione ravvicinata dei Van Straten.

    Lock osservò Caffrey mentre rinfilava l’ultima parte del suo panino nel contenitore di polistirolo, e rivolse di nuovo la sua attenzione a Stokes.

    ‘Allora come mai, se Dio non voleva che mangiassimo le mucche, le ha fatte di carne?’ lo schernì Caffrey.

    La replica tagliente provocò qualche risolino da parte degli altri agenti, e portò Stokes a uscire da dietro la barricata e a scendere dal marciapiede.

    ‘Bravo, amico, fatti avanti’, gli gridò Caffrey. ‘Puoi raffreddare i tuoi bollenti spiriti a Rikers per qualche ora. Lì ci sono un bel po’ di animali con cui puoi divertirti.’

    Lock osservò Stokes scrutare Caffrey mentre valutava la sua prossima mossa. I dimostranti consideravano l’arresto alla stregua di un riconoscimento all’onore. Lock lo considerava un ottimo modo per mettere la società sotto i riflettori per la ragione sbagliata. Affrettandosi verso la barricata, Lock appoggiò la mano destra sulla SIG 9mm che teneva infilata nella fondina. Il gesto non passò inosservato ai dimostranti. Docilmente, Stokes arretrò tornando dietro la barricata.

    Lock ricontrollò l’orario sul suo orologio. Le otto e cinquanta. Se si fosse attenuto al programma, Nicholas Van Straten, vedovo di Eleanor e nuovo amministratore delegato della società, sarebbe arrivato entro breve. Lock si portò la mano al colletto e premette il pulsante di chiamata della radio. ‘A tutte le unità mobili, qui Lock.’

    L’auricolare mandò una scarica statica, poi si schiarì.

    Un attimo dopo, la voce calma e controllata del secondo in comando di Lock, Ty Johnson, rispose. ‘Avanti, Ryan.’

    ‘Puoi fornirmi un’ora stimata di arrivo?’

    ‘Saremo da te tra un paio di minuti. Che accoglienza dobbiamo aspettarci?’

    ‘I soliti fastidi sul marciapiede.’

    ‘Il capo vuole arrivare all’ingresso principale.’

    ‘Mi assicurerò che sia libero.’

    Lock riattraversò la strada in direzione di Caffrey, che nel frattempo aveva battuto in ritirata diplomatica rientrando nell’auto di pattuglia. Bussò sul vetro e si prese un momento per godersi l’espressione irritata di Caffrey mentre apriva il finestrino di uno spiraglio e l’aria fredda penetrava nell’abitacolo.

    ‘Lo stiamo portando all’ingresso principale.’

    Caffrey alzò gli occhi al cielo. ‘Non è abbastanza il fatto che ho mezza dozzina di agenti bloccati quaggiù ogni santa mattina?’

    ‘Mezzo miliardo di bigliettoni e una linea diretta col sindaco, per non parlare della Costituzione degli Stati Uniti, dicono che può entrare dall’ingresso principale del suo ufficio, se desidera farlo’, rispose Lock, girando sui tacchi prima che Caffrey avesse la possibilità di replicare.

    Caffrey si strinse nelle spalle indirizzando un pazienza alla schiena di Lock e richiuse il finestrino mentre, a quattro isolati di distanza, tre GMC Yukon corazzati di livello B7, con i vetri oscurati e pneumatici autoportanti, si facevano minacciosamente largo in mezzo al traffico mattutino dell’ora di punta.

    Due

    All’interno del primo Yukon, Ty Johnson controllò la sua arma, poi la posizione degli altri due veicoli attraverso lo specchietto. Tutto bene.

    Ty fece segno al suo autista di spostarsi, superando la linea di mezzeria, e di occupare la corsia di senso opposto, che al momento era fermata dal semaforo. Bloccando l’incrocio, gli altri due SUV riuscirono ad avanzare all’interno senza intoppi, in modo che il mezzo di Ty si trovasse in coda e lui potesse quindi avere una visuale chiara nel momento in cui i passeggeri fossero scesi.

    Ty cacciò la testa fuori dal finestrino e si guardò alle spalle. A mezzo isolato di distanza, che con quel traffico significava venti secondi buoni, si stava avvicinando un Hummer blindato rosso fiammante.

    All’interno dell’Hummer c’era l’unità CA, o unità di contrattacco, guidata da Vic Brand, un ex colonnello dei Marine. Ty sapeva che Lock si era opposto alla loro nomina. Di norma, un’unità CA costituiva la riserva delle forze armate in ambienti di combattimento ad alto rischio, e Lock l’aveva ritenuta un provvedimento eccessivo. Nonostante ciò, Stafford Van Straten, erede diretto dell’impero familiare e perenne spina nel fianco di Lock, aveva confuso il periodo trascorso nei Corpi di Addestramento per gli Ufficiali della Riserva a Darmouth con una reale esperienza in campo di sicurezza, e aveva insistito nel reclutarli, riuscendo in qualche modo a convincere suo padre che sarebbero stati un’utile aggiunta alla sua scorta.

    Lock non aveva tempo per Stafford; e nemmeno Ty. Ed entrambi avevano ancor meno tempo per Brand, un uomo che traeva un enorme piacere dall’intrattenere i membri più giovani dell’unità CA con i racconti delle sue imprese in Iraq, molte delle quali, così aveva detto Lock a Ty, erano inventate. Ty, avendo verificato con alcuni dei suoi ex compagni nei Marine, non ne era poi così sicuro.

    Tutto il mondo della protezione ravvicinata era pieno di uomini come Brand, visionari seriali che confondevano il dire con il fare. Per Ty, una buona guardia del corpo era come Lock, l’archetipo dell’uomo grigio che si confonde con lo sfondo ed emerge solo quando si manifesta una minaccia. Per come la vedeva Ty, Brand aveva la stessa capacità di confondersi di Marylin Manson a un concerto dei Jonas Brothers.

    Lock osservò i dimostranti per strada che venivano spostati indietro di una quindicina di metri dai poliziotti. Se anche uno di loro si fosse messo a correre, Nicholas Van Straten sarebbe stato seduto nella sua sala riunioni con il solito latte macchiato decaffeinato e una copia del Wall Street Journal in mano, prima ancora che quello riuscisse ad arrivare alla porta principale. Inconsciamente, quando il primo Yukon si fermò all’ingresso, Lock lasciò scivolare la mano destra sul fianco a tastare l’impugnatura della sua SIG Sauer 226.

    Per prima, si aprì la portiera anteriore del veicolo di coda. Lock osservò Ty che faceva il giro per aprire la portiera davanti lato passeggero dello Yukon al centro alla guardia del corpo incaricata. Man mano che il resto della squadra di scorta personale si schierava, sparpagliandosi in modo da avere una visuale piena a trecentosessanta gradi, il clamore proveniente dagli attivisti aumentò di volume.

    ‘Assassino!’

    ‘Ehi, Van Straten, quanti animali hai in programma di uccidere oggi?’

    La guardia del corpo, un uomo slanciato del Midwest sul metro e novanta di nome Croft, aprì la portiera di Nicholas Van Straten, e questi scese dall’auto. Per essere un uomo che riceveva minacce di morte come la maggior parte della gente riceveva e-mail spazzatura, aveva un aspetto notevolmente composto. La sua squadra di scorta personale, formata da quattro persone, si era già disposta a quadrato attorno a lui, pronta a scortarlo nell’edificio. Ma, evidentemente, Van Straten era di tutt’altro parere.

    Voltandosi verso destra e superando lo Yukon, si avviò in direzione della fonte delle oscenità che lo raggiungevano dall’altro lato della strada. Lock sentì l’adrenalina che saliva mentre Van Straten si lanciava in quella passeggiata fuori programma.

    ‘Dove diavolo è Stafford?’ chiese Nicholas Van Straten a uno dei suoi assistenti, che apparentemente aveva qualche difficoltà a tenere il passo con quello del suo capo mentre questi si avviava deciso verso i dimostranti.

    ‘Non ne ho idea, signore.’

    ‘Avrebbe dovuto essere qui’, disse Van Straten, con un’aria di disappunto che non lasciava spazio alla sorpresa. Evidentemente, era abituato a rimanere deluso da suo figlio.

    Lock osservò Van Straten fronteggiare Stokes davanti alla barricata. Ansiosamente, premette il tasto del microfono. ‘Dove diavolo sta andando?’

    Passò un secondo prima che arrivasse la risposta di Ty. ‘A incontrare il suo pubblico?’

    I quattro uomini della squadra rimasero stretti attorno a Van Straten. Croft lanciò un’occhiata verso Lock come a chiedere ‘Che diavolo faccio adesso?’

    In risposta, Lock non aveva nient’altro da offrire che una scrollata di spalle. Quella situazione non compariva da nessuna parte sul programma, e non gli piaceva per niente.

    ‘Signore, se non le dispiace...’ la voce di Croft si affievolì.

    ‘Se non mi dispiace che cosa?’

    Van Straten sembrava godersi il panico manifestato dagli uomini che lo circondavano.

    Qualche metro dietro di loro, l’Hummer rosso era in avvicinamento. Lock vide uno degli uomini di Brand sul sedile anteriore che sollevava un fucile, un M-16, a mo’ di deterrente. Sospirando, Lock accese di nuovo la radio, aspettando un attimo per essere certo che l’inizio della trasmissione non venisse tagliato.

    ‘Brand, qui Lock. Dì all’idiota seduto di fronte a te di mettere via quel pezzo d’artiglieria. Nel caso in cui non l’abbia notato, siamo in centro, non a Mossul. Se lo vedo un’altra volta, se lo troverà infilato su per il culo.’

    Quando vide scomparire l’M-16 dietro il cruscotto, Lock emise un sospiro di sollievo.

    ‘Che sta facendo il tuo capo? Portalo dentro quel dannato edificio prima di ritrovarci una rivolta per le mani.’ Caffrey aveva attraversato lentamente la strada e si stava rivolgendo a Lock.

    Una scarica statica crepitò nell’orecchio di Lock, poi un messaggio da parte di Ty: ‘Vuole parlare con loro.’

    Lock lo riferì, e l’espressione di Caffrey passò dal malcontento alla rabbia cieca.

    Quando Van Straten ebbe raggiunto la barricata, Stokes non si trovava che a un paio di metri di distanza. Man mano che gli insulti e le minacce scemavano, scese il silenzio, i dimostranti confusi dalla vicinanza dell’incarnazione assoluta del loro odio. Un cameraman della CNN cercò di farsi strada sgomitando, piazzandosi di fronte a Lock.

    ‘Se vuole cortesemente farsi indietro, signore’, gli disse Lock, cercando di mantenere un tono di voce neutro.

    ‘Chi cavolo sei tu per dirmi quello che devo fare?’

    Lock sollevò le mani, tenendo i palmi aperti in segno di conciliazione. ‘Signore, apprezzerei molto se potesse farsi indietro’, ripeté, mentre nel frattempo gli assestava un colpo allo stinco con la parte interna dello stivale destro.

    Mentre l’operatore arrancava in ritirata zoppicando e imprecando tra sé, Lock si voltò a guardare Van Straten che fronteggiava Stokes alla barricata.

    ‘Ho pensato che una delegazione del vostro gruppo potrebbe avere piacere ad incontrarsi con me stamattina’, stava dicendo Van Straten.

    Stokes sorrise. ‘Hai ricevuto il mio messaggio, eh?’

    Nel frattempo, i media avevano già cominciato a raggrupparsi attorno a loro. Una reporter bionda, Carrie Delaney, fu la prima a farsi sentire sopra il fuoco di fila di domande. ‘Signor Van Straten, di che cosa ha intenzione di discutere all’interno?’

    Lock incontrò i suoi occhi per una frazione di secondo. Lei si assicurò di distogliere lo sguardo.

    Un corrispondente con il tipico aspetto da studente, i lineamenti da fighetto di un appartenente a una confraternita e il fisico da giocatore di football, intervenne prima che Van Straten potesse rispondere alla domanda. ‘Si tratta di un segnale di resa agli estremisti da parte sua?’

    Carrie fulminò il ragazzo con un’occhiata. Stronzo. Lock notò che il ragazzo rispondeva con un sorriso. Altrettanto a te, tesoro.

    Van Straten sollevò le mani. ‘Signore e signori, sarò felice di rispondere a tutte le vostre domande dopo il mio incontro con il signor Stokes.’

    La ressa aumentò. Un uomo dietro di Lock fu spinto in avanti dalla pressione della folla in aumento. Lock lo ricacciò indietro.

    Si guardò attorno. Sembrava la tipica scena di un qualsiasi tentato omicidio, cinque secondi prima che avvenisse. Corpi accalcati in modo caotico, la sicurezza colta impreparata, poi, dal nulla, qualcuno che fa la sua mossa.

    Tre

    Quando Lock emerse dall’ascensore, Croft, la guardia del corpo di Van Straten, era piazzato accanto alla porta d’entrata della sala riunioni.

    ‘Chi c’è dentro?’

    ‘Solo il vecchio e Stokes.’

    ‘Li hai controllati?’

    Croft scosse la testa. ‘Il vecchio non ha voluto essere disturbato. Non preoccuparti, mi sono assicurato che si sedesse a capotavola prima di uscire.’ Lock si rilassò leggermente. Esattamente in quel punto, sotto il tavolo, era installato un pulsante antipanico. Non che pensasse che persino uno come Stokes sarebbe stato così stupido da tentare qualcosa, lì dentro.

    ‘Qualche idea sul perché il capo abbia voluto un faccia a faccia?’ Croft si strinse nelle spalle. ‘Nada.’

    ‘Non ha detto niente mentre era in macchina stamattina?’

    ‘Nemmeno una parola. Si è solo seduto sul retro immerso nei suoi documenti, come al solito.’

    A voler essere onesti nei confronti di Croft, Lock riteneva Van Straten un uomo difficile da decifrare. Non che fosse taciturno o scortese. Tutto l’opposto, in realtà. Al contrario di suo figlio, Nicholas Van Straten sembrava impegnarsi particolarmente ad essere fin troppo educato con quelli che lavoravano alle sue dipendenze, a volte in proporzione quasi inversa rispetto alla loro posizione nell’azienda.

    ‘Quindi nessuno sa di che si tratta?’ Croft scosse la testa.

    Lock si voltò per tornare verso l’ascensore, quando la porta della sala riunioni si aprì e ne uscì Van Straten.

    ‘Ah, Ryan, cercavo proprio lei’, disse Van Straten, rivolgendo la sua attenzione a Lock.

    ‘Signore?’

    ‘Per cominciare, devo delle scuse a lei e al resto dei suoi uomini. Avrei dovuto informarvi dei miei piani.’

    Lock trattenne la sua irritazione. ‘È tutto a posto, signore.’

    ‘Avviare un colloquio diretto con il signor Stokes e il suo gruppo è stata una decisione presa su due piedi.’

    ‘Sì, signore.’

    ‘Ora, tra una decina di minuti o giù di lì, il signor Stokes ed io torneremo fuori per rilasciare una dichiarazione congiunta.’

    ‘Signore, se posso permettermi di dare un suggerimento...’

    ‘Certo. La prego.’

    ‘Magari, se trovassimo un posto all’interno dell’edificio dove possiate...’

    Van Straten lo interruppe. ‘Ci ho già pensato, ma Missy ritiene che l’impatto visivo sarebbe maggiore se fossimo fuori sugli scalini. Oh, e potrebbe fare in modo che ci portino del caffè? Niente latte. Il signor Stokes non assume latte. Qualcosa a che fare col turbamento emotivo che il procedimento di estrazione provoca alle mucche.’

    ‘Subito, signore.’

    Van Straten tornò dentro e chiuse la porta, lasciando Lock da solo con Croft.

    ‘Chi diavolo è Missy?’ chiese Lock.

    ‘Una ragazza all’ufficio delle pubbliche relazioni. Il vecchio l’ha chiamata due minuti prima che arrivassi tu.’

    ‘Magnifico’, commentò Lock, mettendocela tutta per non lasciar trapelare l’esasperazione dal suo tono di voce. Ora la strategia sulla sicurezza veniva stabilita da una che probabilmente riteneva un IED – ordigno esplosivo improvvisato - un metodo contraccettivo.

    ‘Amico, rilassati’, fece Croft. ‘Sembra che la guerra sia finita.’

    Lock si avvicinò a Croft. ‘Amico, non usare mai più un linguaggio simile in mia presenza.’

    Croft rimase perplesso. ‘Cosa? Non ti ho insultato.’

    ‘Nella mia lingua, rilassati è peggio di qualsiasi insulto.’

    All’esterno, la notizia dell’incontro tra Gray Stokes e Nicholas Van Straten si era diffusa, attirando un numero ancora maggiore di troupe giornalistiche sulla scena. Astanti e dimostranti riempivano lo spazio restante, come pesci pilota in attesa di azzannare qualsiasi boccone di informazione si trovasse a galleggiare nella loro direzione.

    Lock finì di ragguagliare la sua squadra, già disposta sulla scalinata, proprio quando Gray Stokes emerse dall’ingresso. Accanto a lui, Nicholas Van Straten teneva lo sguardo fisso a terra. Croft, pentito, si trovava a distanza ravvicinata dal suo principale.

    ‘Ce l’abbiamo fatta!’ gridò Stokes, la voce che si diffondeva, aspra, nell’aria gelida. ‘Abbiamo vinto!’

    Due dimostranti gridarono mentre il gruppo dei reporter faceva pressione da dietro. Lock notò che Croft e Ty, al fianco di Van Straten, guardavano nervosamente i giornalisti che premevano contro di loro, manovrando l’uno con l’altro per mantenere la posizione.

    Lock si interpose tra Janice, sulla sedia a rotelle, e un reporter che si stava pressando accanto a lei, preoccupato che venisse schiacciata dall’ammasso di corpi. ‘Ehi gente, se poteste dare a tutti un po’ di respiro...’, gridò.

    Consapevoli di come Lock aveva reagito al cameraman, quelli che gli erano più vicini si sbrigarono a fargli un po’ di spazio.

    Van Straten si schiarì la voce. ‘Se posso, vorrei rilasciare una breve dichiarazione. A partire dalla mezzanotte di oggi, la Meditech e tutte le sue sussidiarie, incluse le compagnie con cui lavoriamo in partenariato, non effettueranno più test sugli animali. Più tardi verrà rilasciato un comunicato più esaustivo a tutti i mezzi di informazione.’

    Prima che Stokes avesse la possibilità di dire la sua, una raffica di domande investì Van Straten. Persino nel momento della vittoria Van Straten gli rubava la scena, e a Stokes la cosa sembrava non piacere affatto. Spostò il peso da un piede all’altro. ‘Ho anch’io un annuncio da fare!’ gridò. Ma i giornalisti lo ignorarono, continuando a rivolgere le loro domande a Van Straten.

    ‘Cosa si cela dietro al cambiamento di politica, signor Van Straten?’

    ‘Sono gli estremisti che hanno profanato la memoria di sua madre ad aver vinto?’

    Un’altra domanda, quest’ultima più pertinente rispetto a un’ampia fetta del pubblico a casa: ‘Come crede che tutto questo influirà sul prezzo delle azioni della società?’

    Van Straten allargò le braccia. ‘Signore e signori, per favore. Penso che sarebbe scortese da parte vostra non ascoltare neppure ciò che ha da dire il signor Stokes in merito alla questione.’

    Sforzandosi di mantenere la calma, Stokes fece un unico passo verso destra. In quel momento si trovava esattamente davanti all’amministratore delegato della Meditech. In quel momento era la sua faccia a riempire gli schermi posizionati esattamente dietro di lui, come anche i milioni che erano sparsi in tutto il paese.

    Sollevò il pugno destro portandoselo davanti alla bocca, si schiarì la voce, e attese che calasse il silenzio.

    ‘Oggi è un giorno epocale per il movimento a favore dei diritti degli animali’, cominciò.

    Ma prima ancora che riuscisse a concludere la frase, il suo collo produsse uno scatto all’indietro. Un unico proiettile calibro .50 gli aveva fatto esplodere la testa.

    Quattro

    Lock si piazzò davanti a Croft ed estrasse la pistola, dando a Croft il tempo di far ruotare Van Straten e di spingerlo dietro di sé, in modo che si trovassero schiena contro schiena. Con la mano sinistra, Croft stringeva il colletto della camicia di Van Straten così da poter rispondere al fuoco con la destra, mentre nel frattempo batteva in ritirata il più velocemente possibile. Lock rimase fermo nel bel mezzo della mischia mentre Ty e Croft si sistemavano ai lati di Van Straten e lo sospingevano di nuovo all’interno dell’edificio.

    Lock si guardò attorno cercando Brand e il resto dell’unità CA, ma non si vedevano da nessuna parte. Camminando all’indietro, gridò a Ty, ‘Portatelo di sopra!’

    Di fronte a lui, la gente andava sparpagliandosi in tutte le direzioni, la folla che si apriva a ventaglio proprio di fronte all’edificio, quando fu sparato un altro colpo che questa volta centrò al petto un dimostrante. Questi cadde, a faccia avanti, e rimase immobile. Lock trasse un sospiro di sollievo quando scorse con la coda dell’occhio la giornalista Carrie Delaney filarsela in direzione di un furgone dell’emittente parcheggiato all’angolo.

    Girandosi verso destra, Lock vide Janice Stokes seduta sulla sedia a rotelle mentre sua madre stava facendo il possibile per cercare di spostarla. Nello stesso momento, si accorse che c’era un'altra ragione a motivare il panico collettivo.

    Un Hummer rosso procedeva a tutta velocità, sbandando, in direzione dell’ingresso dell’edificio, e la sua traiettoria formava una diagonale perfetta verso l’unica persona che non era in grado di togliersi di mezzo. Se anche avesse frenato in quel preciso istante, lo slancio del veicolo l’avrebbe sospinto in avanti per almeno altri sessanta metri. E, decisamente, Janice si trovava entro quel raggio.

    Lock scattò in avanti, il piede sinistro che scivolava, mentre lui si impegnava al massimo a mantenere la presa sui gradini gelati. Partì un altro colpo, portandosi via quel che restava della vetrata all’ingresso. Disperato, Lock agguantò Janice sollevandola dalla sedia mentre lo slancio li spediva entrambi in scivolata sulla pietra lucida.

    Dietro di loro, l’Hummer aveva cominciato a frenare quando le ruote si bloccarono e il suo peso imponente lo trascinò inesorabilmente verso l’entrata dell’edificio e su per gli scalini. La madre di Janice rimase ferma, immobile, mentre il veicolo passava sopra il corpo

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