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Il buco che ho nel cuore ha la tua forma: 9788868151034
Il buco che ho nel cuore ha la tua forma: 9788868151034
Il buco che ho nel cuore ha la tua forma: 9788868151034
E-book85 pagine1 ora

Il buco che ho nel cuore ha la tua forma: 9788868151034

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Info su questo ebook

“There is nothing to writing. All you do is sit down at a typewriter and bleed”, diceva Ernest Hemingway. Scrivere piccole storie non è altro che stillare sangue su una pagina bianca. Sangue tuo, trasfuso da chi ti ha amato, versato in tuo nome, oppure ignoto, che aspetta solo di essere raccontato. Il buco che ho nel cuore ha la tua forma è un collage di cartoline da questo millennio inquieto, popolato da una moltitudine sempre più connessa, dove la tecnologia ha accorciato le distanze fisiche ma non ha colmato quelle emotive tra gli esseri umani. Alieni perfino a se stessi. Dove le vittime si confondono con i carnefici; dove la possibilità di riscatto per troppi rimane una chimera; dove il confine tra il bene e il male è talmente scolorito da risultare ormai difficilmente intellegibile. I protagonisti di questi racconti brevi non hanno un nome, non un volto, né abitano un luogo. Sono tutti i vagabondi, gli amanti, i traditori, i malati, gli indigenti, le prostitute, gli immigrati, i pazzi, gli innamorati del mondo. Quelli che ci piace pensare siano sempre “gli altri”, ma in realtà siamo noi senza orpelli. Noi, quando ci espropriano delle certezze e dei totem. Noi, quando ci rubano l’armatura. Quando ci squarciano il guscio. E disperdono i cocci al vento.
LinguaItaliano
Data di uscita25 nov 2014
ISBN9788868151034
Il buco che ho nel cuore ha la tua forma: 9788868151034

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    Il buco che ho nel cuore ha la tua forma - Eleonora Molisani

    Il buco che ho nel cuore ha la tua forma

    Storie del terzo millennio

    Eleonora Molisani

    Meligrana Editore – Priamo

    Copyright Meligrana Editore, 2014

    Copyright Priamo, 2014

    Copyright Eleonora Molisani, 2014

    Tutti i diritti riservati – All rights reserved

    ISBN: 9788868151034

    Immagine di copertina:

    Angelo Formica, Sirena di cuori, collage, 2014.

    Meligrana Editore

    Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)

    Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041

    www.meligranaeditore.com

    info@meligranaeditore.com

    Priamo

    www.priamoedit.it

    info@priamoedit.it

    INDICE

    Frontespizio

    Colophon

    Licenza d’uso

    Eleonora Molisani

    Copertina

    Dedica

    Il buco che ho nel cuore ha la tua forma

    ARRIVA LA BUFERA

    VACANZA PREMIO

    LA RETE AMMAZZA I GIOVANI

    FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI

    BLOODY BRIGHTON

    SE SON ROSE, SFIORIRANNO

    CRUDELIA DE-MOM

    HO VISTO COSE

    E IL NAUFRAGAR M’È DOLCE

    MASCHILE SINGOLARE

    KILLING ME SOFTLY

    ITALIAN DREAM

    MATTO DA SLEGARE

    CAPPUCCETTO ROTTO

    BUON SANGUE NON MENTE

    CANNIBALE DIGITALE

    DEAR DADDY

    IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE

    COME TI SEI RIDOTTO IN QUESTO STATO?

    IN ORROR VINCE CHI FUGGE

    PATIRE È UN PO’ MORIRE

    PAROLIBERE

    Priamo

    Meligrana

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale e non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone. Se si desidera condividere questo ebook, è necessario acquistare una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non è stato acquisito per il vostro unico utilizzo, si prega di acquistare la vostra copia. Grazie per il rispetto all’impegnativo lavoro di questo autore.

    Eleonora Molisani

    Eleonora Molisani, giornalista professionista, è caposervizio attualità del settimanale Tu Style di Mondadori. Collabora con il portale di pop-publishing Scrivo.me di Mondadori e con il webmagazine Il Calibro. Online ha fondato la community Natural Born Readers&Writers e il newsmagazine News-tweet. Collabora, come docente di giornalismo multimediale, con la Scuola di comunicazione Mohole di Milano.

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    A mamma e papà.

    Alla morte, alla vita: Francesco.

    Ho perso qualche dea per via dal Sud al Nord,

    e anche molti dei per via dall’Est all’Ovest.

    Mi si è spenta per sempre qualche stella, svanita.

    Mi è sprofondata nel mare un’isola, e un’altra.

    Non so neanche dove mai ho lasciato gli artigli,

    chi gira nella mia pelliccia, chi abita il mio guscio.

    Mi morirono i fratelli quando strisciai a riva

    e solo un ossicino festeggia in me la ricorrenza.

    Non stavo nella pelle, sprecavo vertebre e gambe,

    me ne uscivo di senno più e più volte.

    Da tempo ho chiuso su tutto ciò il mio terzo occhio,

    ci ho messo una pinna sopra, ho scrollato le fronde.

    Perduto, smarrito, ai quattro venti se n’è volato.

    Mi stupisco io stessa del poco di me che è restato:

    una persona singola per ora di genere umano,

    che ha perso solo ieri l’ombrello sul treno.

    Discorso all’Ufficio oggetti smarriti

    Wislawa Szymborska

    ARRIVA LA BUFERA

    Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale. E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio. Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole, vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.

    Eugenio Montale

    Ti spalmavo di crema le mani secche. Te le accarezzavo. Le vene di fuori, le vene blu. Le braccia martoriate dagli aghi. Ti massaggiavo le braccia, le ossa di fuori, i lividi viola. Ti massaggiavo i piedi, i piedi blu, i capillari scoppiati.

    Ti sollevavo la testa. Ti sistemavo i cuscini. Gridavi: Che male! Voglio la puntura! Morfina. Ti facevo venti, cinquanta, cento morfine al giorno, ma non bastava. Ti faceva male tutto. Giorno e notte. Mattina, sera, pomeriggio. Stavo in piedi accanto al tuo letto, in equilibrio sul mio scheletro: trentotto chili di corpo scarnificato dal dolore e schiavo dell’impotenza.

    Ti portavo in bagno, non ce la facevi. Non ce la facevo nemmeno io: eri grande, sei sempre stata più grande di me. Eri stata mia madre, una volta. Da tanto, ormai, eri mia figlia. Più grande di me, più forte di me. Più buona di me, più bella di me, più brillante di me, più splendente di me.

    Eri tutto, e diventavi niente.

    La notte, lo stomaco mi faceva male: dovevo accartocciarmi come quei vermi immondi, per resistere al dolore. Urlavo in silenzio, per non farmi sentire. Sentivo i tuoi rantoli strascicati, tracce della tua dissolvenza. Ascoltavo i respiri, cercavo di percepire i battiti: se c’erano ancora. Sopravvivevo, con il terrore di perderti ogni istante. A tratti mi sembrava di non sentire più il tuo affanno. Allora morivo io. Aghi appuntiti nelle viscere: credevo che non mi sarei mai più rialzata.

    Invece il nastro si riavvolgeva, e la mattina toccava andare al lavoro, e poi tornare da te, e imbottirti di morfina, e darti l’acqua con la cannuccia, e massaggiarti i piedi, le mani, le braccia, e ancora i piedi. E accarezzarti la testa. E venirti vicino, e raccontarti storie, e metterti il

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