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Il Fascino dell'Oscurità
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E-book577 pagine8 ore

Il Fascino dell'Oscurità

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Info su questo ebook

Tutti vogliono circondarsi di certezze: casa, amore, lavoro… Di queste io ne ho due su tre. Mica male, no? Dovrei ritenermi fortunata e invece sono il bersaglio preferito del destino avverso.
Isabel Cariani: cacciatrice di vampiri e altre creature sovrannaturali. Potreste aver sentito parlare di me se frequentate il Frozen e i suoi vampiri, se vi siete imbattuti in una strega svitata o se la vostra villa di campagna è stata scaravoltata da un Boggart dispettoso. Sono tutte cose che non trovereste nella vita di una normale ragazza di venticinque anni, ma come avrete capito il mio mondo è piuttosto singolare.
Parecchie persone hanno contribuito a sconvolgere la mia esistenza: Jenny, la mia apprendista cacciatrice, pazza e nerd di prima categoria; Stephan, il maestro che mi ha insegnato a combattere, tornato dal Canada per sbriciolare ancor di più i frammenti del mio cuore; Lorenzo Ferranti, il vampiro più attraente e pericoloso della provincia, interessato a me per chissà quale motivo. Ma non è tutto qui.
Nell’oscurità che mi circonda, ci sono segreti pronti a balzare alla mia gola per eliminarmi. Muovono le pedine di un gioco molto pericoloso e corrompono anche l’animo più puro con il loro fascino mascherato di oro e di argento. Luce, buio, nemici, alleati… sono solo etichette che riponiamo su ciò con cui interagiamo per sentirci più sicuri. Ma quando tutte le certezze all’improvviso cominciano a crollare, non si può più contare su alcun equilibrio.
Ho dovuto destreggiarmi tra vampiri berserker nati per uccidere, sensuali proposte a cui è difficile negarsi e grandi complotti volti a distruggere la pace di una città. Volete muovere un passo nella mia vita? Non vi resta che sfogliare le pagine di questo Diario.

"Il Fascino dell'Oscurità" e il suo prequel "Il Diario di Isabel" sono in promozione estiva a 0,99 €.
LinguaItaliano
Data di uscita11 feb 2014
ISBN9788868857554
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    Anteprima del libro

    Il Fascino dell'Oscurità - Isabel C. Alley

    facebook.com/DiarioIsabel

    Il libro

    Tutti vogliono circondarsi di certezze: casa, amore, lavoro… Di queste io ne ho due su tre. Mica male, no? Dovrei ritenermi fortunata e invece sono il bersaglio preferito del destino avverso.

    Isabel Cariani: cacciatrice di vampiri e altre creature sovrannaturali. Potreste aver sentito parlare di me se frequentate il Frozen e i suoi vampiri, se vi siete imbattuti in una strega svitata o se la vostra villa di campagna è stata scaravoltata da un Boggart dispettoso. Sono tutte cose che non trovereste nella vita di una normale ragazza di venticinque anni, ma come avrete capito il mio mondo è piuttosto singolare.

    Parecchie persone hanno contribuito a sconvolgere la mia esistenza: Jenny, la mia apprendista cacciatrice, pazza e nerd di prima categoria; Stephan, il maestro che mi ha insegnato a combattere, tornato dal Canada per sbriciolare ancor di più i frammenti del mio cuore; Lorenzo Ferranti, il vampiro più attraente e pericoloso della provincia, interessato a me per chissà quale motivo. Ma non è tutto qui.

    Nell’oscurità che mi circonda, ci sono segreti pronti a balzare alla mia gola per eliminarmi. Muovono le pedine di un gioco molto pericoloso e corrompono anche l’animo più puro con il loro fascino mascherato di oro e di argento. Luce, buio, nemici, alleati… sono solo etichette che riponiamo su ciò con cui interagiamo per sentirci più sicuri. Ma quando tutte le certezze all’improvviso cominciano a crollare, non si può più contare su alcun equilibrio.

    Ho dovuto destreggiarmi tra vampiri berserker nati per uccidere, sensuali proposte a cui è difficile negarsi e grandi complotti volti a distruggere la pace di una città. Volete muovere un passo nella mia vita? Non vi resta che sfogliare le pagine di questo Diario.

    L’autrice

    Chi è Isabel C. Alley? Domanda difficile.

    Potrei affermare di essere una persona di periferia che è diventata una cittadina per motivi di studio e di lavoro. Potrei definirmi una brava ragazza, sognatrice e altruista. Potrei aggiungere che amo il mio lavoro e che i miei colleghi sono fantastici. Potrei rivelare di essere single, ma che in passato sono stata fidanzata diverse volte.

    Potrei raccontarvi tutti questi dettagli e non vi mentirei mai. Ma questa sarebbe solo la parte visibile di Isabel, la facciata che ogni individuo crea attorno a sé per mascherare una personalità enigmatica, macchiata da oscuri segreti che dovrebbero rimanere nascosti sotto strati di indifferenza.

    Questa ero io, qualche tempo fa. Tutto ciò che desideravo era conservare i miei segreti in un angolo della mia anima, nella speranza che non tornassero a tormentarmi. Ma, come qualcuno mi ha detto in passato, tenersi tutto dentro serve solo a peggiorare la situazione.

    Di cosa sto parlando? Non c’è bisogno che lo andiate a chiedere a qualcuno. Sarò io stessa a raccontarvi del mio passato, perché lo spazio nel mio armadio, per nascondere quegli scheletri, non basta più. Dunque condivido con voi il mio diario, perché è giusto che siate messi in allerta.

    Tutti dovete sapere che, tra noi, non ci sono solo esseri umani a solcare il suolo che percorrete di fretta, senza prestare troppa attenzione a chi vi passa accanto. Sono state proprio loro, le creature di cui non sospettate l’esistenza, a stravolgere la mia vita. Può succedere anche a voi, se abbassate la guardia.

    E mentre io scrivo queste parole, là fuori un vampiro si appresta a cacciare una nuova vittima. Forse è una di voi, o forse no, ma ricordate: se avrete bisogno di un aiuto, se una creatura dannata camminerà alle vostre spalle con l’intento di servirsi del vostro sangue, del vostro corpo o della vostra anima, io sarò pronta, al vostro servizio.

    Chi è Isabel C. Alley? Scopritelo leggendo il mio Diario. Forse, non è poi così difficile dare una risposta a questa domanda.

    Il Fascino dell’Oscurità

    All’amore, in ogni sua forma,

    perché senza questo

    splendido sentimento

    vivere non avrebbe senso.

    Martedì 16 luglio

    Condizioni climatiche odierne: sole, caldo, afa e un po' di quella spossatezza che non può mancare. Spiaccicata sulla sedia, faccio di tutto per immaginare i ghiacci del Polo Nord, alla ricerca di un sollievo che non posso trovare altrimenti. L'unico panorama che riesco a richiamare, però, è quello della fotografia scattata la scorsa estate, durante il viaggio che io ed Eleonora ci siamo concesse al termine dell’università. Guarda caso, ci ritrae proprio sopra una spiaggia rovente.

    Siamo solo a metà luglio. Non oso immaginare quali temperature dovremo subire in pieno agosto.

    Oggi ho usato la macchina per andare al lavoro. Non è da me, lo so, ma non avevo voglia di prendere l'autobus. Stamattina mi sono alzata con il piede sbagliato e il pensiero di tutti quei passeggeri che si guardano l'un l'altro, sempre di nascosto per evitare di sprigionare un'ondata d’imbarazzo collettivo, mi faceva rabbrividire.

    Se ne vedono di tutti i colori, ogni singolo giorno. Tra studenti chiassosi, vecchietti che si lamentano e donne di mezza età vestite come quattordicenni, io mi sento la più normale. E dire che proprio normale non sono, se prendiamo in considerazione l’attività che svolgo durante la notte. Chissà cosa pensano le altre persone del mio silenzio e della mia aria riservata? Non che mi sia mai posta il problema, altrimenti viaggerei sempre in automobile.

    Già, l'automobile. Sono un grande genio, lo so, me ne rendo conto. Non c'è bisogno che me lo dica tu, diario, e neanche quel placidone di Melvin che sguazza tranquillo e beato nella sua boccia di vetro. Che ha poi sempre da fissare, con quella bocca aperta? Boch, boch, boch, bollicine su bollicine...

    Lavoro all'agenzia di viaggi da quasi un anno, perciò dovrei sapere che al pomeriggio non si trova un parcheggio neanche se si paga una mazzetta al carro attrezzi dei vigili urbani. Ho dovuto lasciare la macchina in un posteggio con il disco orario di mezz'ora, sempre per la mia incredibile intelligenza. Il mio angelo custode personale, che si fa vedere ben poco, evidentemente ha avuto pietà di me e ha evitato di farmi beccare una multa.

    È che non usavo l'auto da quanto? Due settimane? Mi scocciava lasciarla ancora lì, poverina, sola soletta circondata da quattro pareti di alluminio, o ferro, o di cosa caspita è fatto il garage esterno. Ieri sera, mentre rientravo dal servizio, ci sono passata davanti e ho sentito quasi dei singhiozzi, tra alcune parole che dicevano: «Non mi fai mai uscire! Sei cattiva, cattiva!». Pazza? Paranoica? Fuori di testa? Ok, ci sta tutto, di nuovo me ne rendo conto. Forse è la solitudine che mi mette in testa questi stupidi pensieri.

    Ti pare che nei mesi passati in quest'ultimo appartamento io non abbia trovato una coinquilina? Sì, lo confesso, sono una tipa esigente. Voglio una persona che non s’impicci degli affari miei, che non sia rumorosa, che non faccia troppe domande, che sia pulita e ordinata... Matilde mi ripete sempre che la soluzione migliore sarebbe quella di adottare un gatto, ma quando le ricordo che possiedo già un animale domestico, lei mi risponde che non è la stessa cosa. E dire che è stata proprio quella ragazza a regalarmi il pesce rosso!

    Però devo ammettere che Melvin è il convivente ideale. Parla poco (in effetti non parla proprio), è pulito, paga regolarmente l'affitto (ok, questo no). Però mi ascolta ed è una caratteristica difficile da trovare, oggigiorno. L'unico difetto è che quando gli racconto qualcosa lui mi fissa con quello sguardo da... da... da pesce (ma dai? Non mi dire) e ogni tanto si mette pure a mangiare. Sarà maleducato?

    Sono fuori come un balcone, ma tu questo lo sai già. Da quanto tempo mi fai compagnia? Ho perso il conto degli anni. Certo che di quaderni ne ho cambiati e anche di penne, ma chi me lo fa fare? C'è il mio bel computer portatile, nuovo nuovo, comprato la scorsa settimana, che mi chiama con la sua comoda tastiera e il tasto canc, il canc! Però ne abbiamo già parlato: voglio rimanere fedele alla mia vecchia carta. Non la cambierei per nulla al mondo.

    Tengo tutti i diari chiusi in un cassetto, secondo un ordine cronologico. Non ho lucchetti per proteggere ciò che scrivo, ma chi potrebbe leggere le mie parole sconclusionate? Il gatto (se mai ne avrò uno)? Almeno, nel caso in cui io muoia giovane, uno scrittore potrà stendere le mie memorie. Isabel Cariani: la doppia vita di una sfortunata in amore. Tour operator o cacciatrice di vampiri? Best seller internazionale! Che ti ridi? Non si sa mai! In fondo la mia vita potrebbe dimostrarsi interessante per qualcuno. Piacerà un sacco ai fan dei libri comici. C'è tanto di quel materiale, per chi voglia farsi due risate alle mie spalle...

    Oggi, durante il tragitto verso casa, ho ascoltato le previsioni meteorologiche. Potrebbe restare sereno per la nottata, ma domani una perturbazione coprirà la nostra regione. Fantastico, meraviglioso, stupendo. Basta che le nuvole si levino di torno al calare dell'oscurità. Odio andare in ronda sotto l’acqua; ti pare bello dare la caccia ai vampiri con il paletto in una mano e l'ombrellino a fiori nell'altra? Mica sono come Adam che si imbacucca nell'impermeabile, o come Jack che la pioggia, bwfh, gli fa un baffo! E regolarmente si ritrova costretto a letto per riprendersi dalla febbre. Chissà perché, non impara mai la lezione.

    Cronaca interrotta da una chiamata di Matilde. Mi ha chiesto di cenare insieme allo Slurp, prima di andare alla sede della Vampire Hunters, giusto in tempo per non farmi scaldare la lasagna che mi è avanzata dal pranzo. A volte mi sorprendo ancora di quanto io e quella ragazza andiamo d'accordo. Sarà la vicinanza di età; sarà che, nell'Organizzazione, è l'unica femmina con cui io mi trovi davvero a mio agio. Alessia è troppo grande, non abbiamo interessi in comune e se ne sta sempre con il marito. Samjra, beh, è Samjra. Non ha mai fraternizzato con nessuno in sette anni che caccia vampiri, figurati se si prodiga in confidenze con me! Elizabeth è un caso a parte. Sì, ci parliamo, ma il nostro rapporto non va al di là del contesto lavorativo. Non credo che potremo mai essere grandi amiche, ma finché dura il rispetto reciproco, siamo a cavallo.

    Bien, sarà meglio che vada a cambiarmi. Il programma di stasera mi riserverà una ronda in compagnia di Adam, niente di pericoloso all'orizzonte. Non ho molta voglia di impegnarmi in un combattimento. Questa è una di quelle serate fiacche dove mi stamperei volentieri sul divano, che poi è solo la conseguenza della sveglia, del traffico, della macchina, mia povera macchina. Dai, nel weekend potrei portarla in giro per farmi perdonare. Ma sì, prendiamoci pure Melvin!

    Signore, fa che chiunque scriva la mia biografia non citi questi sproloqui; mi vergogno anche solo a rileggerli! Vedi a cosa servirebbe il tasto canc del computer?

    Domenica 21 luglio

    Stamattina mi sono concessa una lunghissima dormita. Era da tempo che non lo facevo e ho approfittato della giornata non lavorativa per accoccolarmi nel lettone e nascondermi sotto il lenzuolo come un bradipo in letargo.

    Ieri sera non ho fatto tardi e in effetti la missione non è stata molto faticosa. Io e Adam ci siamo seduti prima a un tavolo di Crick's, il pub vicino alla banca dove lui lavora, poi ci siamo spostati nella sua macchina, mentre aspettavamo che la coppia pedinata uscisse dal locale.

    A volte ci capitano incarichi tranquilli, in cui dobbiamo limitarci a osservare persone che conversano con altre persone, di diversa natura, sesso ed età. Quello di ieri sera era uno di questi casi: Franchini aveva istruito me e il mio collega affinché seguissimo una ragazza di ventitré anni, che aveva deciso di trascorrere il sabato sera con un giovane e aitante vampiro.

    Il nostro committente non era altri che il padre della ragazza in questione, un uomo di larghe vedute ma pur sempre diffidente nei confronti del nuovo fidanzato della figlia. E chi non sarebbe restio, davanti a una creatura notturna con pericolosi denti aguzzi? L'uomo desiderava dormire sogni tranquilli, così si era rivolto alla Vampire Hunters per tenere sotto controllo la dolce bambina e il notturno seduttore e assicurarsi che di quest'ultimo, in effetti, ci si potesse fidare.

    Non ci crederai (in realtà faccio fatica pure io), ma esistono anche i vampiri con un livello di coscienza sufficiente a non saltare al collo della propria compagna umana non appena ne hanno l'occasione. Io e Adam seguiamo la coppia da un paio di settimane, alternati da Jack ed Elizabeth, e gli unici passatempi in cui abbiamo sorpreso i due innamorati sono state lunghe passeggiate al chiaro di luna e bevute ai tavoli del Crick's.

    All'apparenza, quel vampiro sembra un vero gentiluomo. Passa a prendere la ragazza da casa, le offre la birra, le sorride in continuazione durante i loro dialoghi infiniti. Non mi aspetto una galanteria del genere nemmeno da un essere umano, figurati da un non-morto! E in questo caso i miei pregiudizi non c'entrano un tubo: i bravi vampiri si possono contare sulle dita di una mano.

    Io non ho mai a che fare con questa categoria. Mi occupo solo di quelli cattivi, bastardi e strafottenti, con una gran voglia di rompere le scatole a noi umani.

    Non riesco a gestire uno straccio di relazione con un ragazzo, figuriamoci se dovessi instaurare un rapporto duraturo con un vampiro! Le esperienze del passato dovranno pure avermi insegnato qualcosa, no? Vogliamo far avverare il proverbio Il lupo perde il pelo ma non il vizio? No? Bene. Dunque, Isabel, comincia a stare lontana dai vampiri fascinosi e desiderosi. Ne ho già fatto indigestione e poco importa se erano mezzi-vampiri, invece di vampiri interi.

    Ieri sera, mentre sedevo da Crick's con una bottiglia di Coca tra le mani e lo sguardo puntato sui due piccioncini al lato opposto della sala, io e Adam abbiamo parlato di Simone. Sì, Simone. Hai capito bene, quel tipo che mi ronza intorno da un po' al Moony Club e che mi ha chiesto di uscire qualche giorno fa.

    L'altra sera ho accettato il suo invito per mangiare una pizza insieme. Non me la sono sentita di declinare, non con gli occhi di Adam puntati addosso che mi urlavano «Prova a uscire dal tuo buco, accidenti! Dai una possibilità a quel ragazzo, cosa ti costa?». Nulla, in effetti, perciò gli ho lasciato il mio numero di telefono e gli ho promesso di incontrarci alla pizzeria la sera successiva, verso le venti.

    Da Crick's, io e Adam dovevamo fingere di essere clienti casuali, arrivati nel tranquillo locale con l'intento di berci una birra e chiacchierare come buoni amici. Non dovevamo attirare l'attenzione su di noi, nonostante non sia semplice per le persone ignorare una coppia formata da una ventiquattrenne italiana e un uomo di colore che si avvicina alla quarantina. Non mi sono mai posta problemi su ciò che la gente pensa di Adam; è una brava persona, sempre curato ed elegante. Ho trascorso quasi tutta la mia carriera di cacciatrice al suo fianco ed è naturale per me vederlo come un amico, oltre che come un collega. Forse è a causa di questo che Franchini sceglie sempre me e Adam per quel genere di missioni: quando c'è da simulare noncuranza, siamo perfettamente naturali.

    Ieri sera, per esempio, eravamo talmente presi dalla conversazione che quasi ci siamo fatti scappare il nostro target.

    «Non ti ho poi detto com'è andata con Simone».

    «E perché quella faccia da funerale?».

    Ho alzato gli occhi dal mio bicchiere, dove la Coca vorticava mossa dalle mie mani agitate. «La mia non è una faccia da funerale».

    «Se ti fossi divertita saresti tutta un Oh mio Dio, sono uscita con quel figo di Simo! È dolcissimo, simpaticissimo, uno strafigo. L'ho già detto che è uno strafigo?».

    La voce di Adam che imitava quella di un'adolescente è riuscita a strapparmi un sorriso. «Non sono una sedicenne in piena tempesta ormonale».

    «No, ma non sei nemmeno una statua di sale».

    Non sono riuscita a reggere il peso di quegli occhi che mi fissavano accusatori, al centro del viso teso del mio collega. Certo, forse non avevo iniziato la conversazione con l'entusiasmo suggerito dall'argomento, ma non me la sentivo di fingere. Adam avrebbe comunque impiegato pochi secondi a individuare il mio piglio menzognero.

    «Ti è piaciuta almeno un po' la serata?».

    «È stata interessante. Ho scoperto che Simone pratica scherma sportiva ed è un fan sfegatato dei Coldplay».

    «Beh, come inizio non mi pare male. Ci uscirai di nuovo?».

    «Non credo» ho replicato, incassando la testa nelle spalle. Sapevo che la mia risposta non sarebbe piaciuta a Adam, perciò il mio atteggiamento difensivo è sorto automatico.

    Come previsto, l'espressione del mio collega si è rabbuiata ulteriormente. «Perché no?».

    «Perché non mi va».

    «Non puoi smettere di frequentare una persona soltanto perché non ti va».

    «Io non sto frequentando nessuna persona» ho chiarito con una smorfia contrariata. «Siamo usciti a mangiare una pizza solo perché tu hai insistito affinché accettassi l'invito».

    «L'ho fatto per te. Non ti vedi con un ragazzo da quasi due anni».

    Grazie per avermelo ricordato, signor Vita felice con moglie e figli!. Ne avevo proprio bisogno, come se la mia solitudine quotidiana non bastasse a rigirare costantemente il coltello nella piaga.

    Per non sprofondare nella depressione, o ancor peggio reagire con rabbia spropositata, ho preferito buttare tutto sull'ironia. «Di ragazzi ne vedo ogni giorno. Guardati attorno; qui ce ne sono una marea».

    «Non prendermi in giro. Hai ventiquattro anni, sei carina e intelligente. Hai bisogno di avere una relazione stabile. Non puoi fossilizzarti in casa con il tuo pesce rosso».

    «Almeno so che lui non potrà ferirmi».

    «Ciò che non sai è cosa possa offrirti una persona come Simone. Magari è il ragazzo migliore del mondo e stai gettando al vento un'occasione».

    «È questo il punto: non so niente di Simone. Potrebbe essere l'ennesimo bastardo che, stanco di portarmi a letto, mi butta via alla prima occasione».

    Dopo aver scolato un sorso della sua birra chiara, Adam ha allargato una mano sulla superficie del tavolo, fissandomi con aria sconfortata. «Isabel, devi ricominciare a fidarti delle persone. Non puoi lasciare che le storie del passato ti rovinino la vita».

    Ho concentrato il mio sguardo su quello dell'amico seduto di fronte a me e non ho potuto impedire all'esasperazione di contagiarmi. Per quanto io possa essere cieca e chiusa a qualsiasi stimolo esterno, non posso soffocare la mia ragione, soprattutto quando dà corda alle giuste parole di Adam.

    I rapporti di coppia si basano sulla fiducia reciproca. Quante volte ho ribadito questo concetto con me stessa e con le persone che mi circondano? E quante volte ho rinchiuso la mia fiducia in un barattolo saldato con il silicone e l'ho riposto in uno scantinato buio, protetto da dieci cerchie di porte blindate?

    Sostenere la tesi di Adam potrebbe essere un buon punto di partenza, ma finché predico bene e razzolo male non risolverò il mio problema. Fosse facile, quando le uniche storie serie che ho all'attivo sono tre relazioni una finita peggio dell'altra… L'inconscio è un accostamento di intricati segni e suoni, che rendono ancor più incomprensibile il quadro generale.

    Emettendo un sospiro parecchio avvilito, ho affondato la testa tra le mani, afferrandomi i capelli. «Ci ho provato, Adam. Ho tentato con Claudio, Luca, Giacomo e anche Simone, ma nessuno di loro mi ha trasmesso niente di quello che cerco. Mi sono sembrati tutti ottimi ragazzi con cui conversare del tempo, dell'andamento dell'economia, ma niente di più». Come se fossi informata sull'andamento dell'economia... Almeno per il tempo è sufficiente dare un'occhiata alle previsioni meteorologiche.

    «Non puoi pretendere di innamorarti in qualche ora. Devi dare tempo al tuo cuore di accorgersi che esiste un'altra persona, di fronte a te».

    Giusta osservazione, signor Freeman, ma io ero decisa a difendere il mio punto di vista. «Ci vuole qualcosa di più dei gusti musicali in comune per innamorarsi di un ragazzo. È necessaria una scintilla che faccia scattare la voglia di vivere insieme le esperienze, di condividere qualcosa di più personale di un film al cinema. Se non si manifesta niente di simile, è inutile andare avanti».

    Prima di proseguire con la discussione, Adam mi ha fissato in modo torvo, come se avessi detto la cavolata più grande del secolo. In effetti, a ripensarci, la mia sentenza sembra ricavata direttamente da un film romantico. «Queste tue parole dimostrano che a mancarti non è solo la fiducia negli altri, ma anche quella verso te stessa. Non esiste solo il colpo di fulmine, ci sono persone di cui ti puoi innamorare unicamente conoscendole, e per questo devi darti la possibilità di farlo. Se apri il tuo cuore agli altri, potrai ritrovare l’autostima che ti manca».

    «È servito, in passato? Non l'ho forse fatto, con Stephan? E tutto ciò che ho ottenuto è stata una porta chiusa in faccia».

    «Stephan è uno su un milione. Non puoi fare di tutta l'erba un fascio. Ci sono tanti ragazzi in giro per cui potrebbe valere la pena di rischiare».

    «Se Stephan è uno su un milione, Andrea e Fabrizio dove li mettiamo? O sono l'unica sfigata cronica che si è beccata il peggio del peggio dell'universo maschile?».

    «Non sei una sfigata cronica, ma di certo se ti nascondi alla fortuna, lei non busserà mai alla tua porta».

    Stavo cercando l'ennesima frase convinta che potesse ribattere alla ferma logica di Adam, ma buttando l'occhio alla mia sinistra ho visto come i nostri sorvegliati speciali si stessero alzando dalle sedie, per recarsi alla cassa e pagare le loro ordinazioni. Facciamo bene a sistemare sempre il conto in anticipo.

    Una volta fuori dal locale, abbiamo ripreso il nostro discorso da dove l’avevamo interrotto. Abbiamo terminato il compito da bravi cacciatori, seguendo i due innamorati fino all'abitazione di lei, poi Adam mi ha riconsegnato al mio solitario appartamento, come tutte le altre sere.

    Sono sicura che la mia vicina, se mai mi abbia visto rientrare alle tre del mattino, si sia convinta che tra me e il mio amico esista una relazione. Non credo che lei riesca a contemplare un'altra spiegazione logica. Tuttavia non mi ha mai chiesto nulla, perciò c'è pure la possibilità che il suo interesse sulla questione sia pari a uno zero tondo tondo.

    Certo. Le persone che non hanno una vicina anziana e petulante sono probabilmente solo quelle che di vicini non ne hanno proprio. Le eccezioni sono appena una manciata.

    Cosa devo dire? Che Adam ha ragione? Che sto diventando un orso, chiusa nella mia tana in attesa di cibo e letargo? Abbiamo anche la caccia in comune, io e quei mammiferi grossi e pelosi. Non mangio i vampiri, ci mancherebbe, però non mi stupirei se un giorno mi alzassi dal letto e trovassi ad accogliermi un’Isabel pellicciosa, artigliosa e grugnosa. Faccio anche bene il verso dell'orso: arw, arw, arw!

    Forse dovrei concedere una seconda possibilità a Simone. Però, nello stesso momento in cui lo scrivo su questo foglio, una sensazione quasi di disgusto mi assale. Non è colpa di quel ragazzo; Simone è carino, simpatico, molto gentile nei miei confronti, ma non è quello che fa per me. In effetti sono io quella che non fa per lui. Al momento, non faccio per nessuno.

    Al diavolo le logiche di Adam sull'amore e la fiducia! In questo momento non ho voglia di pensare alle tragedie del passato, all'apatia del presente, alle incertezze del futuro. Ho solo un grandissimo desiderio di appallottolarmi nelle coperte e dormire.

    Sai che ti dico? È proprio quello che farò.

    Domenica 4 agosto

    Dopo una doccia fresca, la situazione va decisamente meglio. Ho fatto una corsa nel parco, oggi; ne avevo bisogno per staccare un po' dai miei assillanti pensieri.

    Fa caldo fuori, ma all'ombra degli alberi si sta bene. C'era un sacco di gente, un pubblico variegato che solo la città può offrire: famiglie con bambini, fidanzatini alle prime armi, gruppi sportivi in pieno allenamento, cuori solitari con i loro animali da compagnia. C'era anche qualcuno che lanciava briciole di pane alle anatre del laghetto, nonostante sia vietato.

    Io mi sono limitata a correre, fare stretching, correre, saltellare, correre, guardarmi attorno. Una buona dose della mia musica preferita è passata nel lettore mp3, mentre le mie scarpe bruciavano metri d'asfalto tra il verde delle collinette. Grazie al mio lavoro, la possibilità di tenermi in forma non mi manca, ma gironzolare per il parco è l'unico modo che ho per scacciare momentaneamente ogni minimo pensiero. Non devo preoccuparmi di chi potrebbe spuntare dietro l'angolo da un momento all'altro (Un bambino che insegue il suo pallone? Una famigliola in bicicletta? Uno scoiattolo affamato dei miei capelli?), perciò posso permettermi di spegnere il cervello e godermi quell'ora di standby che certo non guasta.

    Dovrei concedermene più spesso. Mi fa bene, sia per il fisico che per lo spirito.

    Adoro la domenica. Posso uscire a mangiarmi un gelato, leggere un buon libro armata di aria condizionata, accompagnare Eleonora a fare un po' di shopping. A volte mi chiedo perché io continui a lavorare part-time all'agenzia. Lo stipendio della Vampire Hunters mi basta per ogni esigenza: cibo, affitto, qualche voglia da soddisfare ogni tanto. Sono una persona che si accontenta delle piccole cose; non pretendo l'ultimo cellulare uscito o un paio di stivaletti alla moda. Tacchi ne porto pochi e mi basta uno smartphone semplice su cui controllare la mail e le notizie dei principali quotidiani on-line.

    L'attività di cacciatrice non mi porta via tantissimo tempo e in più mi piace. Sembra un gradevole passatempo, più che un lavoro, anche se spesso si rivela molto più pericoloso della preparazione di una torta. Ma forse, se smettessi di impiegare i miei pomeriggi all'agenzia, arriverei ad annoiarmi. Sarebbe diverso se studiassi, se avessi un cane da portare a passeggio, oppure un fidanzato.

    Un fidanzato a passeggio... Isabel concentrati sulla figura di un ragazzo al guinzaglio, lingua fuori e sguardo allucinato. Almeno la metti sul ridere. Meglio che mi tenga l'impiego all'agenzia di viaggi.

    A proposito di lavoro, Franchini mi ha mandato una mail mentre ero fuori di casa. Mi ha invitato (come se mi fosse permesso rifiutare) a raggiungerlo in sede un'ora prima del solito. L'unica cosa che ho capito è che il professore (prima o poi dovrò smetterla di chiamarlo così) dovrà presentarmi una persona. Non c'era nessun accenno a chi sia questo misterioso individuo o quali siano le sue intenzioni, posso solo immaginare che, se il luogo dell'incontro è l'ufficio del capo, la presenza sia strettamente collegata alla Vampire Hunters.

    Un cliente? Un nuovo collega? Un famigliare? Sarà mica una nuova trovata di Adam per affidarmi un fidanzato? Quell'uomo le ha provate tutte, ormai, e non mi stupirei se fosse andato da Franchini per pregarlo in ginocchio di darmi una missione con un bel fustacchione o un parente inspiegabilmente single.

    Sono convinta che il capo dovrebbe smetterla di inviare messaggi vaghi ai suoi sottoposti. Nella nostra Organizzazione esiste un problema di comunicazione, caro il mio professore, e una buona comunicazione è alla base di ogni saldo rapporto di lavoro. Non gliel’ha insegnato nessuno, durante i corsi di formazione professionale?

    Ah, che me lo chiedo a fare? Probabilmente, quando Franchini ha cominciato a operare, non esisteva niente del genere.

    Staremo a vedere. Il mio brutto presentimento è sorto a galla nel momento stesso in cui ho letto devo presentarti una persona tra le righe scritte sullo schermo del computer, ma il mio brutto presentimento ha smesso di rimanersene tranquillo già da un bel po' di mesi a questa parte. Come si dice? Aiutati che il ciel ti aiuta. Be positive!

    Lunedì 5 agosto

    Passata la mezzanotte, cambio di data. In effetti sono accaduti talmente tanti avvenimenti che mi sembra sia trascorsa una settimana dall'ultima volta che ho scritto su questo diario.

    Ebbene sì, ho conosciuto la persona che Franchini voleva presentarmi. Ebbene sì, il mio brutto presentimento si è mosso dalla sua tana per un serio motivo.

    Questa volta Adam non c'entra nulla. Vorrei dire fortunatamente, ma questo m’impedisce di sfogarmi verbalmente sul diretto interessato. Guarda caso alla fine è tutta colpa di Franchini. Potrei prendermela con lui, urlargli in faccia la mia frustrazione per aver reso la mia vita più complicata di quanto già non lo sia. Con il tempo ho raggiunto un grado di confidenza piuttosto alto con il professore, ma accidenti, è pur sempre il mio capo! Potrebbe punirmi per insubordinazione o addirittura licenziarmi.

    Niente colleghi fustacchioni o vampiri ammalianti, il che è comunque un passo avanti. Preferisco così, una ragazzina è molto più semplice da gestire, sempre che io decida di occuparmene davvero.

    Ma andiamo con ordine.

    Dopo una cena a base di pizza a domicilio, ho infilato la tenuta da cacciatrice (che detta così può sembrare una roba superspazialona, ma che in realtà è costituita da un semplice paio di jeans e una ancor più semplice maglietta) e mi sono indirizzata al Moony Club. Dato che non sapevo come si sarebbe svolta la serata, ho usato l'automobile e ho guidato placida per cinque minuti fino al parcheggio del locale.

    I tavoli erano pieni, ma nessuno pareva occupato dai miei colleghi. L'unica persona che conoscevo in mezzo alla folla era Claudia al bancone, intenta a shakerare un drink per un giovane cliente. Ho aspettato che si liberasse per farle un cenno e scambiare due parole con lei.

    «Il capo mi ha chiesto di vederlo. Se Adam arriva prima che io abbia finito, gli puoi dire che mi aspetti dentro, per favore?».

    «Certamente» ha risposto la donna, mentre strofinava uno straccio bagnato sulla superficie di fronte a me. «Novità interessanti?».

    «Non ne ho idea. Augurami buona fortuna, perché credo ne avrò bisogno» ho ribattuto muovendo la mano in un saluto silenzioso, poi ho varcato la porta che conduceva alla sede dell'Organizzazione, mantenendo un cipiglio contrariato sul viso.

    Adam, o Matilde, o Eleonora, o chiunque altro abbia con me una confidenza adeguata per dirmi una cosa del genere, mi farebbe presente che il grugno da orso mi sta male sulla faccia. Ieri sera, però, nessuno era accanto a me per brontolare, quindi ho sfogato tutta la mia orsosità finché ho potuto. Mi sono concessa una piccola pausa per salutare Davide alla reception, poi sono stata costretta ad abbandonare totalmente il broncio davanti alla porta chiusa dell'agente capo Guglielmo Franchini.

    L'ultima volta in cui mi sono sentita meno in vena di entrare in quell'ufficio è stato parecchio tempo fa, per un motivo che ora non mi sembra il caso di ricordare. Ma ero obbligata a rispondere alla chiamata di Franchini, quindi era pressoché inutile esitare.

    Ho bussato all'uscio e ho atteso il permesso del capo prima di girare la maniglia ed entrare. Il tono della sua voce era piuttosto allegro, quasi squillante. Un buon preambolo, che però non è bastato a rasserenarmi.

    In effetti, la prima sensazione che ho provato, osservando le persone che si trovavano nella stanza, è stata di totale confusione.

    Sulla sedia al di là della scrivania, girato nella mia direzione, se ne stava il solito Franchini vestito di una polo a mezze maniche. Le scartoffie che comunemente occupano buona parte del tavolo erano scomparse, per non soffocare o forse per dare una buona impressione all'altra figura che fronteggiava l'uomo.

    Si trattava di una ragazzina minuta, accoccolata sulla poltroncina come un gatto d'appartamento nella sua scatola preferita. I capelli rosso fuoco, striati di tanto in tanto da qualche ciocca gialla, scendevano in onde scomposte fino al mento, a incorniciare un paio di occhioni azzurro cielo. La canotta giallo limone che indossava lasciava uscire due spalle dritte ma piuttosto magre.

    Quando il mio sguardo si è spostato su di lei, sono rimasta sconcertata dall'insistenza con cui mi stava fissando. Potevo aspettarmi ostilità, rivalità, cordialità, serietà (anche se l'aspetto un po' punk del soggetto non suggeriva proprio il massimo della professionalità), ma non ho trovato niente di tutto questo in quel blu profondo.

    C'era immensa curiosità, come se la ragazzina desiderasse conoscere in una manciata di minuti tutta la mia vita, dalla A alla Z, compresi numeri e punteggiatura.

    Non l'avevo mai vista prima di allora. In effetti, non so dove avrei potuto incontrarla, dato che dimostrava dieci anni in meno di me.

    Mi sono accorta di essermi impietrita davanti alla porta soltanto quando Franchini ha sollevato una mano, ridendo divertito. «Accomodati Isabel. Non fare quella faccia spaventata».

    Ripensandoci, devo aver fatto la figura dell'idiota, bloccandomi sulla soglia come una scolaretta al suo primo giorno di scuola. Neanche al mio esordio nella Vampire Hunters devo essere apparsa così disorientata. O forse sì? Non me lo ricordo molto bene.

    Ho chiuso la porta dell'ufficio e mi sono seduta sulla poltroncina accanto a quella della ragazzina. Arrivata al suo livello, sono stata accolta con un vispo «Ciao», enfatizzato da un sorriso amichevole. Lei è stata più coraggiosa di me, o quantomeno educata. Avrei dovuto salutare io per prima, data la mia maggiore esperienza.

    Inutile dire che il mio «Ciao» è stato più titubante del suo.

    «Isabel, ti presento Jennifer Costanzini. Jennifer, lei è Isabel Cariani».

    In seguito all’introduzione di Franchini, la ragazzina mi ha teso la mano e ha aspettato che io la stringessi prima di parlare. «Sono felice di conoscerti! Jennifer non mi piace molto, quindi chiamami Jenny». La sua voce era entusiasta, quasi la giovane fosse sul punto di partire per un viaggio pieno di avventure. In quel momento ho notato la stampa che svettava sulla sua maglietta: dalla bocca di un Pacman versione zombie usciva il fondo di un fantasmino sanguinante. Quell'immagine ha reso la mia idea di Jennifer ancor più confusa.

    «Molto lieta, Jenny».

    La voce di Franchini ha distolto la mia sbigottita attenzione dalla poltroncina al mio fianco. «Ti starai chiedendo perché Jennifer si trova qui».

    Ho aperto la bocca per confermare il mio dubbio, ma la ragazzina ha anticipato qualunque frase potessi pronunciare. «Voglio diventare una cacciatrice di vampiri».

    Ho tentato di nascondere la mia sorpresa, probabilmente invano. Non sono riuscita a trattenermi dallo scrutare tutta la massa che componeva Jennifer (davvero poca) con aria quasi disgustata. Mi rendo conto di essermi comportata male, ma lei non ha dato segno di essersi offesa. Forse era già partita con l'ottica che il suo aspetto minuto non avrebbe costituito un buon biglietto da visita per quel tipo di lavoro.

    Una cacciatrice di vampiri? Ma stiamo scherzando? Non sarà nemmeno in grado di sollevare la poltroncina su cui era seduta, figuriamoci impugnare una pistola o piantare un paletto nel petto di un vampiro. Assurdo!

    «Una nuova recluta?».

    «Esatto. Jennifer ha espresso il desiderio di entrare nell'Organizzazione come agente operativo e io ho dato il mio consenso».

    Ho deglutito e ho spostato lo sguardo verso Franchini, per evitare di imbattermi ancora negli occhioni determinati di Jennifer.

    «Benissimo. E il mio ruolo in tutto questo sarebbe?».

    «Vorrei che tu gestissi l'apprendistato di Jennifer».

    L'affermazione di Franchini mi è piombata addosso come una doccia fredda. Io avrei dovuto occuparmi di una ragazzina che sembrava uscita da un cartone animato giapponese? Avrei dovuto trasformarla in una cacciatrice di vampiri abile e grintosa? Che cos'era, la serata degli scherzi?

    Ma non era solo l'aspetto fisico di Jennifer a disturbarmi. La sola idea di diventare la tutor di qualcuno, prendere sotto la mia ala professionale una recluta alle prime armi, aveva fatto partire nel mio cervello tutta una serie di ragionamenti concatenati impossibili da frenare. Sapevo dove mi avrebbero portato e questo mi faceva una grandissima paura.

    Mi vedevo al posto di Jennifer, una ragazza che all'improvviso aveva deciso di uccidere creature malvagie per dare una svolta alla propria vita. Improbabile è lei come lo ero io a quel tempo, con la differenza che avevo avuto delle capacità sovrannaturali a sostenermi.

    Franchini aveva proposto a me di diventare la tutor di Jennifer, mentre per me e Stephan era successo il contrario. Il mio stesso maestro mi aveva guidato verso l'ufficio del capo, chiedendo che io fossi eletta sua apprendista.

    Alla partenza della mia avventura nella Vampire Hunters, le speranze che io mi trasformassi in una valida cacciatrice erano molto basse, tanto che non ci avevo creduto nemmeno io. Ma Stephan è riuscito a plasmare ciò che sono ora: un'arma efficace al servizio dell’equilibrio tra la razza umana e quella vampirica.

    Quello che però lui mi ha insegnato, oltre ai modi migliori per rendere cenere il corpo di un non-morto, è come fare i conti con un cuore spezzato.

    Accettando la proposta di Franchini, dovrò mettermi allo stesso livello di Stephan, confrontarmi ogni singolo giorno con la sua figura e il suo ricordo, nel tentativo di diventare una buona tutor per Jennifer. Come se il pensiero di quel mezzo-vampiro non mi stesse già tormentando a sufficienza.

    Sulla poltroncina di fronte alla scrivania del capo, mi sono stretta nelle braccia, per sedare un brivido improvviso. La mia mente aveva agito in autonomia, facendomi arrivare in una manciata di secondi al nome pulsante di Stephan, scritto a caratteri cubitali con un inchiostro creato dalla miscela di lacrime e sangue.

    Ho piegato le spalle sotto il peso degli occhi che mi stavano fissando impazienti. Franchini e Jennifer attendevano una mia reazione e non potevo farli aspettare ancora a lungo.

    Avrei voluto dire che non avevo voglia di occuparmi di una ragazzina, che Jennifer non mi sembrava all'altezza del ruolo, che la mia vita era già abbastanza incasinata, ma erano tutti concetti che non potevo esprimere davanti alla nuova recluta per non urtarne la sensibilità. Non conoscevo Jennifer, perciò non sapevo quanto lontano potessi spingermi senza offenderla.

    Ho preferito sbrigare la faccenda in un altro modo. «Scusa, Jenny... potresti lasciarmi un minuto sola con il signor Franchini?».

    Mantenendo il sorriso splendente sulle labbra, la ragazzina si è sollevata con un balzo dalla poltroncina e ha raggiunto la porta.

    Tolta la sua presenza dalla stanza, le mie spalle si sono alleggerite di un peso.

    «Non mi pare che tu sia particolarmente entusiasta della mia proposta».

    Ho incrociato le braccia al petto, cercando di capire quale strategia si nascondesse dietro il tono tranquillo del capo. «Non voglio accettare».

    «Perché?».

    «Non mi sento ancora pronta per assumermi la responsabilità di un'apprendista. Riesco a malapena a badare a me stessa, non voglio dovermi preoccupare di una bambina che vuole giocare a fare la cacciatrice di vampiri».

    «Jennifer ha diciannove anni e non mi sembra che abbia bisogno della balia».

    Ho fissato Franchini incredula. «Diciannove anni? Non li dimostra assolutamente!».

    «Ha appena concluso il liceo. Sta cercando lavoro ed è fortemente determinata a entrare nell'Organizzazione».

    «Come ha conosciuto la Vampire Hunters?».

    «Frequentava la stessa classe di Alberto».

    Furbo il nostro informatico, davvero furbo! «E lui le ha proposto un impiego del genere?».

    «No, Jennifer ha scoperto da sola l'esistenza della Vampire Hunters. Se ti interessano i dettagli, puoi chiedere ad Alberto».

    Ho abbassato lo sguardo, mordicchiandomi il labbro inferiore. Quindi avevo a che fare con una persona legalmente responsabile di se stessa e abbastanza sveglia da capire quale fosse l'attività extrascolastica di un suo compagno di studi. Avevo sbagliato nel cogliere alcuni dettagli della vita di Jennifer, ma il mio errore non influenzava la mia tesi.

    «Questo non cambia la mia decisione».

    Franchini si è sporto sulla scrivania, le mani giunte e le labbra aperte a emettere un sospiro contrariato. «Non posso obbligarti ad accettare l'incarico, ma sono io a scegliere chi entra o meno a far parte della Vampire Hunters. Jennifer può certamente trasformarsi in un elemento valido».

    Ho dovuto sforzarmi per trattenere una smorfia. Jennifer un elemento valido... Va bene che l'abito non fa il monaco, ma dobbiamo proprio essere disperati e sotto organico per accettare cani e porci.

    «Se tu non te ne vorrai occupare, dovrà essere qualcun altro a farlo. Chiederò a Adam, Samjra, o Elizabeth».

    «Perché non si è rivolto direttamente a loro?».

    «Perché so che tu saresti un buon punto di riferimento per Jennifer. Ho piena fiducia nelle tue capacità e non nutro dubbi sul fatto che tu sia pronta per insegnare a una nuova recluta».

    Grazie per il complimento, signor Franchini, ma le belle parole non bastano. «Mi spiace deluderla, ma la mia risposta è no».

    Il capo ha allargato le mani sul tavolo, un gesto rassegnato che non mi aspettavo si sarebbe manifestato così presto. «Va bene, ma dammi almeno un serio motivo per cui non vorresti fare un tentativo. Non mi accontenterò delle scuse che hai già utilizzato».

    Ovviamente, Franchini non avrebbe accettato una mia fuga. Conosce la mia storia fin troppo a fondo, perché è uno dei pochi nell'Organizzazione a sapere la vera ragione per cui Stephan se ne è andato dall'Italia. Per lui era facile capire da dove aveva origine la mia reticenza.

    Nonostante questo, non ho trovato risposta più valida di un prolungato e imbarazzante silenzio.

    «So che stai ancora male per quello che è successo con Stephan, ma permettimi di darti un consiglio» ha ripreso, riottenendo in quel modo tutta la mia attenzione. «Chiuderti al mondo non risolverà la tua situazione. La rabbia che porti accumulata dentro di te non servirà a vendicare il dolore che lui ti ha provocato. Se quello che vuoi fare davvero è cercare una vendetta nei confronti di Stephan, la via migliore per raggiungere il tuo scopo è riprendere a vivere, senza lasciare che il suo ricordo si appropri della tua energia e della tua felicità. Hai solo una vita a disposizione; non permettere all'assenza di Stephan di rovinartela rendendoti ciò che non sei».

    Una vocina vellutata, calda come le fiamme scoppiettanti in un caminetto, si è insinuata tra le parole di Franchini, accompagnandole prima al mio cervello e lasciandole poi vagare dritte fino al mio cuore.

    Il tono con cui l'uomo aveva parlato era rimasto quieto per tutto il tempo, come se l'argomento vertesse su una normale missione di routine. Il significato di quel discorso, però, mi è entrato dentro come una pugnalata in pieno petto, l'ennesima dimostrazione che io stessi sbagliando a rinchiudermi nel mio guscio, mentre chi dall'esterno tentava di aiutarmi aveva perfettamente ragione.

    Una spiegazione a questa mia condizione masochistica? Ce l'ho, pronta per essere servita.

    Il mio cuore è stato ridotto in mille pezzi, come le schegge di un bicchiere caduto a terra. Da quando Stephan se n'è andato, ho fatto l'abitudine a quei frammenti sparsi sul pavimento della mia anima. So dove si trovano e quanto siano taglienti, perciò nel mio cammino quotidiano riesco a evitarli senza rischiare di farmi male.

    A volte però mi dimentico della loro presenza, distratta da altre questioni. Ci ricado sopra, schiacciandoli e sanguinando, spesso peggiorando la situazione nel tentativo di togliermeli dai piedi.

    Ho cercato di ricomporre quei cocci, ma più mi avvicino a loro e più ne avverto il terrore. Non voglio chinarmi a raccoglierli, perché il pericolo di tagliarmi è troppo alto. Sto bene ignorandoli, cambiando strada quando me li ritrovo casualmente davanti, poco importa se non potrò più ripercorrere la via dell'amore e assaporare il panorama che si vede dalle sue colline.

    Jennifer Costanzini mi ha teso una mano offrendomi il cambiamento, quella folata di vento che potrebbe spazzare via le briciole del mio cuore e darmi la vitalità che potrebbe farne nascere uno nuovo. Ma la paura dell’ignoto può dimostrarsi troppo difficile da combattere e non so se me la sento di affrontare questo mio mostro interiore.

    Qualunque sia il mio pensiero riguardo a questa parte dolente della mia esistenza, non ho voluto dare a Franchini una delusione, non dopo il suo discorso da padre di famiglia. Ci sono casi in cui la soluzione più immediata, che non è detto sia anche la migliore, è rimandare una decisione importante. Ho voluto sfruttare quella possibilità, senza preoccuparmi di ciò che la mia fuga momentanea avrebbe potuto implicare.

    «Ho bisogno di pensarci su. Devo valutare ciò che posso fare per quella ragazza».

    «Certo, puoi prenderti qualche giorno di tempo per rifletterci. Credo che Jennifer

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