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Mittelstand. L’arma segreta dei tedeschi
Mittelstand. L’arma segreta dei tedeschi
Mittelstand. L’arma segreta dei tedeschi
E-book147 pagine1 ora

Mittelstand. L’arma segreta dei tedeschi

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Info su questo ebook

La Germania è il Paese campione delle esportazioni, non è coinvolto nella crisi dell’euro e compete sui mercati mondiali con le tigri asiatiche, i BRICS e gli Stati Uniti. Ma come ci riesce?

I tedeschi, in effetti, hanno un’arma segreta, non sono i soli ad averla, ma il livello di diffusione, di capillarità e di radicamento a tutti i livelli della società, la rende un esempio straordinario e oggetto di ammirazione. Quest’arma si chiama Mittelstand: sono le medie aziende esportatrici. Campioni nascosti che non amano la ribalta, sono a conduzione familiare, si autofinanziano e sono focalizzate sul loro settore.


Mittelstand, scritto da uno dei maggiori esperti del fenomeno, svela i segreti per diventare leader mondiale nel proprio settore industriale. Quali sono i fattori che portano le aziende al successo? Come fa una Pmi a conduzione familiare a diventare leader nel proprio mercato? Quali sono casi di successo internazionali e quali quelli italiani? A tutte queste domande viene data una risposta chiara. 


Lasciatevi ispirare! Questo ebook, che si legge nel tempo di un giornale, vi aiuterà a capire e anche impostare strategie di successo nel vostro lavoro quotidiano.
LinguaItaliano
EditoregoWare
Data di uscita18 ott 2012
ISBN9788897324690
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    Anteprima del libro

    Mittelstand. L’arma segreta dei tedeschi - Danilo Zatta

    Anno 2012

    ISBN 978-88-97324-69-0

    © goWare per l’edizione digitale

    Redazione: Maria Luisa Crussi

    Ricerca iconografica: Danilo Zatta, John Akwood

    Copertina: Lorenzo Puliti

    Sviluppo ePub: Elisa Baglioni

    goWare è una startup del Polo Tecnologico di Navacchio, a pochi chilometri da Pisa, la città della Torre e di Galileo.

    Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it.

    Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com.

    Made in Navacchio on a Mac.

    Chi sono i Campioni nascosti

    L’idea di studiare le strategie di aziende poco note ma leader globali di mercato è nata nel 1986, quando conoscemmo il professor Theodore Levitt, celebre guru del marketing e docente alla Harvard Business School. Tre anni prima, nel 1983, Levitt aveva reso popolare il termine globalizzazione in un influente articolo apparso sulla Harvard Business Review¹. Durante quell’incontro avviammo una discussione sul successo nelle esportazioni: perché alcuni Paesi primeggiano nell’export mentre altri versano in difficoltà? Oggi, oltre vent’anni dopo, la discussione potrebbe continuare più o meno nella stessa forma. Ted Levitt è mancato nel 2006.

    Com’era vero in passato, ancor oggi la persistente eccellenza nell’esportazione di Paesi come la Germania non è dovuta all’operato delle grandi aziende. Imprese di grandi dimensioni e attive a livello internazionale, con un significativo volume di esportazioni, esistono in tutti i Paesi altamente industrializzati. Nel nostro scambio di idee con il professor Levitt ipotizzavamo che la causa del duraturo successo dei Paesi di lingua tedesca nelle esportazioni fosse da ricondurre alle piccole e medie imprese. Nazioni come gli Stati Uniti, la Francia, la Russia o il Giappone, che hanno molte meno aziende di questo tipo e non sono altrettanto attive sui mercati internazionali, non riscuotono un successo paragonabile nelle esportazioni. Una dopo l’altra, abbiamo scoperto un’infinità di aziende di medio calibro che sono leader mondiali nei rispettivi mercati. La tesi secondo cui questi leader di mercato sono all’avanguardia del processo di globalizzazione non è cambiata negli ultimi dieci anni: anzi, il loro ruolo in quel processo è diventato ancor più cruciale.

    Abbiamo presentato e discusso questa teoria nei cinque continenti, scoprendo ovunque l’esistenza di leader mondiali di mercato che restavano sconosciuti. Ne abbiamo trovati in America, Brasile, Giappone, Russia, Sudafrica, Corea, Nuova Zelanda e in molti altri Paesi. Tra queste aziende si sono evidenziate chiare affinità in termini di cultura, strategia e leadership; ma la maggioranza di esse si trovava ancora nei Paesi di lingua tedesca.

    Stimiamo che il 60 per cento dei leader mondiali di mercato di calibro medio provengano da quella regione. Alla fine degli anni Ottanta abbiamo coniato il termine Campioni nascosti per definire questa particolare tipologia di aziende; nel 1992 ebbe particolare risalto un articolo pubblicato sulla Harvard Business Review². Il gioco di parole fra due termini apparentemente contraddittori, campioni e nascosti, non faceva che infittire il mistero. La definizione Campioni nascosti (hidden champions) si è imposta in tutto il mondo: la ricerca di hidden champions su Google produce oltre 300.000 risultati³, e il libro è edito in oltre venti Paesi⁴. L’idea dei Campioni nascosti è finita persino sulla copertina di BusinessWeek [Figura 1: I Campioni nascosti sulla stampa e nell’editoria internazionale].

    Più che mai prima, siamo convinti che l’eccellenza del management e delle strategie si riscontrino più facilmente tra i Campioni nascosti che non nelle grandi aziende. Eppure gli esperti e gli studiosi di management, così come le pubblicazioni specializzate, continuano a focalizzarsi sulle aziende più grandi e più note. General Motors negli anni Cinquanta, e ibm negli anni Settanta, erano viste come modelli di management da imitare. Più di recente, sono balzate agli onori della cronaca aziende come Microsoft, Nokia, Toyota, Google o Facebook. Il successo di queste imprese nel loro periodo di massima notorietà è innegabile: ma la gloria di General Motors e di molti altri è sbiadita con il tempo; e Microsoft, come le altre aziende-star dei nostri tempi, forse apparirà assai meno affascinante quando la si vedrà con il senno di poi del 2035. Inoltre, cosa può imparare davvero l’osservatore medio dalle imprese più celebri del secolo, come Microsoft o Google, aziende che nei rispettivi settori sono inimitabili quanto lo era Albert Einstein nel suo? Le aziende sostanzialmente normali, come i Campioni nascosti, sono modelli più facili a cui ispirarsi e rappresentano esempi più istruttivi. Le piccole e medie imprese – e anche le grandi – di tutto il mondo hanno molto più da imparare da questi misconosciuti leader di mercato, che non dalle grandi corporation.

    Questo ebook è una sintesi tratta dal bestseller italiano Aziende vincenti, edito da Hoepli [Figura 2: Aziende vincenti: il più noto libro italiano sui Campioni nascosti].

    Note

    [1] Cfr. Theodore Levitt, The Globalization of Markets, Harvard Business Review, maggio-giugno 1983, pp. 92-102. Il termine globalizzazione è nato nel 1944; nel 1981 ha iniziato a diffondersi. Ma solo dopo l’articolo di Levitt il termine è entrato nell’uso comune nel settore del business.

    [2] Cfr. Hermann Simon, Lessons from Germany’s Midsize Giants, Harvard Business Review, marzo-aprile 1992, pp. 115-123.

    [3] 309.000 risultati il 15 aprile 2011.

    [4] Hermann Simon, Hidden Champions: Lessons from 500 of the World’s Best Unknown Companies, Harvard Business School Press, Boston 1996, trad. it. Hermann Simon e Danilo Zatta, Campioni nascosti. Come le piccole e medie imprese hanno conquistato il mondo, Il Sole 24 Ore, Milano 2007.

    Il mistero dei Campioni nascosti

    Le grandi aziende sono oggetto di uno studio attento e costante da parte dei ricercatori accademici e di analisti, azionisti e testate giornalistiche. I Campioni nascosti, invece, rimangono una fonte di informazioni sostanzialmente inesplorata. Disseminate in tutto il mondo, migliaia di queste imprese di grande successo restano occultate dietro una cortina di riservatezza, invisibilità e, in certi casi, di intenzionale segretezza. Nulla si sa sui prodotti che creano, sulle strategie grazie a cui battono la concorrenza e – questione ancor più difficile da studiare – sulle loro modalità di gestione interna. Anche i loro nomi sono noti soltanto a una manciata di esperti, consulenti, giornalisti e ricercatori.

    Questo riserbo è in marcato contrasto con le posizioni dominanti di cui godono i Campioni nascosti nei rispettivi mercati. Molti di loro detengono quote mondiali superiori al 50 per cento, e alcuni coprono fino al 70-90 per cento del proprio mercato. In media sono grandi più del doppio del competitor più prossimo. Solo poche grandi multinazionali raggiungono posizioni di mercato paragonabili. Ben lungi dal restare indietro nel processo di globalizzazione, i Campioni nascosti ne rappresentano anzi l’avanguardia. Negli ultimi dieci anni sono cresciuti e hanno incrementato la loro competitività a un tasso che lascia sconcertati. Fra le caratteristiche peculiari di queste piccole e medie imprese c’è il loro approccio tenace e sostenibile al perseguimento dell’eccellenza su scala globale.

    Sono pochi gli studiosi di management che riescono a valutare queste strategie di successo a lungo termine senza lasciarsi influenzare dalle mode del momento. Forse il più autorevole tra loro è l’americano Jim Collins, che non a caso è un ricercatore indipendente e non afferisce a un grande ateneo. Nel suo libro O meglio o niente, Collins riferisce scoperte che spesso coincidono con le nostre⁵. Un esempio: più è basso il profilo pubblico dei dirigenti, più le loro aziende hanno successo nel lungo periodo. Quale argomento più persuasivo per rimarcare la necessità che i Campioni nascosti restino invisibili?

    Una selezione di Campioni nascosti da tutto il mondo

    Chi sono, dunque, questi Campioni nascosti del XXI secolo? I

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