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Le soluzioni negoziali alla crisi d'impresa
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E-book106 pagine1 ora

Le soluzioni negoziali alla crisi d'impresa

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Info su questo ebook

In seguito alla crisi economica e finanziaria dei recenti anni si è avvertita sempre più l’esigenza di procedure legislative aventi l’obiettivo di salvaguardare la continuità aziendale, massimizzando così l’utilità di tutti gli stakeholders e tutelando indirettamente i livelli produttivi ed occupazionali. Con il presente lavoro sono state analizzate le soluzioni concordate alla crisi d’impresa introdotte dal legislatore fallimentare e le recenti modifiche introdotte con il D.L. n. 78 del 31 maggio 2010 e con il D.L. n. 83 del 22 giugno 2012. In particolare si è evidenziato come l’approccio contrattuale possa costituire un valido strumento nella gestione della crisi aziendale ed una valida alternativa alle procedure liquidatorie.

Francesco Ausiello nasce nel 1978 a Capua. Laureato in Economia Aziendale presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, si abilita come Dottore Commercialista e Revisore Contabile e diventa Dottore di ricerca in Economia presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Dopo aver conseguito varie specializzazioni ha lavorato prima nell’area contabile e marketing di diverse aziende private e, poi, dal 2005 presso la pubblica amministrazione.
LinguaItaliano
EditorePasserino
Data di uscita22 mag 2014
ISBN9788898925131
Le soluzioni negoziali alla crisi d'impresa

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    Le soluzioni negoziali alla crisi d'impresa - Francesco Ausiello

    Francesco Ausiello

    Le soluzioni negoziali alla crisi d'impresa

    immagine 1

    The sky is the limit

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    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    Introduzione

    Capitolo 1 L’approccio contrattuale come strumento per la risoluzione della crisi d’impresa

    Capitolo 2 Il Concordato preventivo ex art 160 e segg. l.f.

    Capitolo 3 Un nuovo strumento normativo di gestione della crisi imprenditoriale: i piani attestati di risanamento ex art.67 l.f.

    Capitolo 4 Gli accordi di ristrutturazione dei debiti ex art.182 bis l.f.

    Capitolo 5 La transazione fiscale – art 182-ter

    Capitolo 6 Le principali novità introdotte dal D.L. N. 78/2010 e dal decreto Sviluppo 83/2012

    Bibliografia

    A mio padre

    Introduzione

    Il numero di aziende costrette al fallimento e alla liquidazione della propria attività è cresciuto a ritmi sempre più accelerati negli ultimi cinque anni, prima per la crisi del sistema finanziario partita negli Usa e poi diffusasi a livello globale, poi per la crisi economica e industriale, che ha intaccato l’economia reale, creando disoccupazione, crollo dei consumi e degli investimenti, restringimenti creditizi e recessione. La crisi si è manifestata poi con più incidenza nei Paesi fortemente indebitati e con instabilità politica, in cui l’elevato indebitamento a messo rischio default gli stessi Stati.

    Pertanto, i tristi report sull’economia reale, la palese inadeguatezza della vecchia legge fallimentare, impostata nel 1942, basata esclusivamente sulla liquidazione degli asset aziendali e l’evoluzione dell’ambiente in cui le aziende si sviluppano che ha cambiato anche il concetto stesso di crisi, non potevano che sensibilizzare la dottrina aziendalistica e il legislatore sul tema della crisi d’impresa. La prima da sempre alla ricerca di approcci metodici per analizzare le cause che hanno generato gli squilibri economici e finanziari e di modelli atti a monitorare e prevenire uno stato di crisi; il secondo intenzionato ad inserire, all’interno della legge fallimentare, delle procedure che permettano il risanamento e la sopravvivenza, quanto meno parziale, dell’azienda. A tal fine, il legislatore è intervenuto dal 2005 ad oggi più volte sulla materia: prima con il D.L. n. 35 del 14/03/2005, poi D.Lgs n. 5 del 09/01/2006 e ancora con il D.L. n. 78 del 31 maggio 2010 e il decreto sviluppo 83/2012.

    Va evidenziato poi che l’accresciuta complessità delle organizzazioni imprenditoriali, la turbolenza, dell’ambiente in cui operano le aziende, l’ampliamento dei mercati e della concorrenza al di fuori dei confini nazionali sono tutti fattori che hanno reso sempre più fisiologico, ciclico o addirittura permanente il concetto di crisi all’interno del sistema industriale. Crescita, declino e crisi tendono ad avvicendarsi nella vita di un’impresa. Ciò da un lato impone al management un’azione di costante monitoraggio, una capacità di adattamento e una tempestività nell’intervenire per fronteggiare quanto prima le situazioni di crisi, evitando che la crisi degeneri e diventi ingestibile e dall’altro necessita di strumenti più flessibili e celeri per fronteggiare quanto prima la situazione di difficoltà.

    L’obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare le soluzioni e le procedure introdotte dal legislatore per salvaguardare la continuità aziendale e, dunque, la conservazione del valore aziendale, dell'avviamento, del know how, del capitale umano, tecnologico e relazionale. In particolare si è evidenziato il ruolo decisivo che le soluzioni negoziali possono svolgere nella risoluzione della crisi d’impresa; queste sono state analizzate come un vero e proprio contratto avente come oggetto la crisi, attraverso il quale l’imprenditore in crisi, e i creditori, attraverso reciproche concessioni, rinunce e programmi da attuare possono ottenere benefici vicendevoli.

    L’elemento chiave alla base del lavoro è la sopravvivenza aziendale, la quale deve essere innanzitutto l’obiettivo principale cui le nuove procedure legislative devono puntare, dovendo costituire un’alternativa alla visione liquidatoria delle procedure tradizionali;

    La sopravvivenza deve in ogni caso essere concretamente realizzabile, poiché un qualsiasi tentativo di conciliazione produce gli effetti sperati se e solo se sussistono le condizioni per poter risanare la situazione economica e finanziaria. È irrealistico sperare nel risanamento di un’azienda la cui situazione economica e finanziaria sia irreversibilmente dissestata e nei confronti della quale non siano ipotizzabili flussi reddituali prospettici positivi. In tal caso, tentare una ristrutturazione aziendale sarebbe solo un inutile quanto disperato accanimento terapeutico che non produrrà alcun effetto se non quello di rinviare e ritardare un ineluttabile fallimento, danneggiando ulteriormente i creditori, se nel frattempo l’attivo è stato ulteriormente corroso.

    Proprio perché alla base del lavoro vi è la tutela sopravvivenza, la situazione di crisi cui si fa riferimento è diversa da quella più grave ed irreversibile dell’insolvenza, intesa come incapacità duratura di un’impresa di assolvere puntualmente gli obblighi assunti. La crisi va interpretata come alterazione dei normali equilibri economici e finanziari che si appalesa in genere con la contemporanea presenza di perdite economiche, instabilità finanziaria, scarsa capacità di credito e acclamazione agli stakeholders delle disfunzioni interne con conseguente perdita di fiducia e difficoltà ad ottenere nuovi finanziamenti.

    La Crisi d’impresa è stata intesa non come morte di questa, ma è spesso un segnale lanciato dal mercato che sta ad indicare la necessità di porre in essere dei cambiamenti nell’attuale formula imprenditoriale non più consona alle esigenze del mercato. I cambiamenti richiesti possono essere i più vari. In alcuni casi, l’impresa riesce da sola ad attuare la via del cambiamento, altre volte, invece, è richiesto l’intervento dello Stato attraverso l’individuazione di soluzioni legislative che promuovano la sopravvivenza dell’azienda nel tempo.

    Con il presente lavoro si è, dunque, proceduto ad analizzare le soluzioni negoziali alla crisi d’impresa, inserite nella legge fallimentare con le quali il legislatore oltre che a rivisitare sostanzialmente l’istituto del concordato preventivo ha inserito gli accordi di ristrutturazione del debito, il piano attestato e la transazione fiscale.

    Ciò che accomuna tali strumenti è il loro obiettivo che è quello di promuovere la conservazione dell’azienda, lo stato oggettivo in cui versa l’impresa che non è quello dell’insolvenza assoluta ed irreversibile, bensì quello più sanabile della crisi e l’autonomia concessa alle parti nel gestire la crisi, che raggiunge la massima intensità nel piano di risanamento mentre è più contenuta negli accordi di ristrutturazione e nel concordato preventivo. Infatti, mentre negli accordi di ristrutturazione e nel concordato preventivo sono previste due distinte fasi: una negoziale finalizzata al raggiungimento dell’accordo e all’approvazione di questo dai creditori ed un’altra giudiziale relativa all’omologazione da parte del tribunale; nel piano attestato manca, almeno formalmente, sia l’intervento dell’autorità giudiziale che dei creditori; il legislatore, infatti, si limita a prevedere che il piano sia idoneo a consentire il risanamento dell’esposizione debitoria e a riequilibrare la situazione finanziaria, senza accennare nulla in merito agli accordi con i creditori e all’intervento dell’autorità giudiziaria. Le tre tipologie di strumenti si caratterizzano, pertanto, per un crescente controllo ad opera dell’autorità giudiziaria.

    Capitolo 1 L’approccio contrattuale come strumento per la risoluzione della crisi d’impresa

    1.1 Le soluzioni negoziali: peculiarità e caratteristiche distintive rispetto le procedure liquidatorie

    La legge fallimentare del 1942 ha regolato la disciplina delle procedure concorsuali in modo sostanzialmente immutato per circa settanta anni. Il principio cardine sul quale si fondava l’intera procedura era quello della liquidazione degli asset aziendali per la soddisfazione delle pretese dei creditori, secondo il principio della par condicio creditorum.

    La procedura fallimentare, eccezion fatta per l’istituto dell’amministrazione straordinaria delle grandi

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