Il controllo di gestione per la previsione della crisi d'impresa
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L'ebook è strutturato su quattro capitoli, ove i primi due saranno dedicati principalmente all’analisi generale del fenomeno delle crisi d’impresa e all’utilità dell’elaborazione di un idoneo sistema di controllo di gestione da parte delle aziende, al fine di poter individuare tempestivamente situazioni di difficoltà aziendali ed intervenire prontamente con degli interventi correttivi. Il terzo capitolo, invece, va ad affrontare tutte le novità previste dal nuovo Codice della Crisi, con particolare riferimento al comma 2 dell’art. 13 e al modello di indici elaborato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), rappresentando anche un lavoro propedeutico per ciò che verrà analizzato nell’ultimo capitolo della tesi, ovvero due casi empirici di imprese che utilizzando il modello CNDCEC proposto in base a quanto previsto dal comma 2 dell’art. 13 del D.lgs 14/2019 avrebbero potuto scongiurare la loro dichiarazione di fallimento.
Letizia Vella, appassionata di materie giuridiche, ha frequentato l'I.T.C. G. Filangieri di Formia laureandosi successivamente in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Attualmente è docente di diritto ed economia presso le scuole superiori.
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Il controllo di gestione per la previsione della crisi d'impresa - Letizia Vella
Sitografia
Introduzione
Lo scopo del presente lavoro di tesi è quello di approfondire la tematica riguardante le crisi aziendali e lo strumento del controllo di gestione come mezzo per il superamento di tali difficoltà. Inoltre, nella parte finale della trattazione, un’enfasi particolare sarà riservata alle novità su tale tema proposte dal nuovo Codice della Crisi approvato con il D.lgs n. 14 del 12 gennaio 2019.
La tesi è strutturata su quattro capitoli, ove i primi due saranno dedicati principalmente all’analisi generale del fenomeno delle crisi d’impresa e all’utilità dell’elaborazione di un idoneo sistema di controllo di gestione da parte delle aziende, al fine di poter individuare tempestivamente situazioni di difficoltà aziendali ed intervenire prontamente con degli interventi correttivi. Il terzo capitolo, invece, va ad affrontare tutte le novità previste dal nuovo Codice della Crisi, con particolare riferimento al comma 2 dell’art. 13 e al modello di indici elaborato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), rappresentando anche un lavoro propedeutico per ciò che verrà analizzato nell’ultimo capitolo della tesi, ovvero due casi empirici di imprese che utilizzando il modello CNDCEC proposto in base a quanto previsto dal comma 2 dell’art. 13 del D.lgs 14/2019 avrebbero potuto scongiurare la loro dichiarazione di fallimento.
Nel primo capitolo della trattazione, l’analisi si soffermerà sulla definizione di crisi d’impresa, sulle varie fasi che la compongono, sulle cause che possono determinarla, distinguendole tra interne ed esterne, e sulle varie tipologie di crisi che possono esistere. Inoltre, nella discussione verrà evidenziato il come fino all’approvazione del nuovo Codice della crisi il nostro ordinamento giuridico non prevedeva alcuna definizione di tale tipologie di situazione aziendale. Infine, nella parte conclusiva del capitolo verranno esposti degli strumenti ritenuti utili ai manager dell’azienda per prevenire, o quanto meno leggere in anticipo, la situazione di crisi, così da adottare in maniera tempestiva le iniziative necessarie per invertire il trend negativo e rilanciare l’impresa verso un nuovo ciclo. In particolare, ci si soffermerà sulla balanced scorecard, su un sistema di analisi strategica e su quello che viene definito il pioniere dei modelli di rating, ossia lo Z-Score di Altman, il quale è capace di fornire un giudizio di sintesi sulla probabilità di default di una società.
Il secondo capitolo, invece, si soffermerà sull’analisi dello strumento maggiormente consigliato ai manager per poter individuare tempestivamente una situazione di difficoltà aziendale, ossia il controllo di gestione. Dopo una disamina veloce su tale tipologia di strumento e sulla sua utilità, il capitolo si concentra sulle modalità di costruzione di un efficace sistema di controllo di gestione aziendale, evidenziando, in particolar modo, gli indici utilizzati per analizzare al meglio la situazione reddituale, economica, patrimoniale e finanziaria di un’azienda.
Nel terzo capitolo verranno esposte tutte le novità previste dal D.lgs n. 14 del 12 Gennaio 2019, meglio conosciuto come nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza. In particolare, l’analisi si soffermerà sull’articolo 13 del decreto ed evidenzierà il nuovo ruolo che nelle aziende deve essere svolto dagli amministratori e dai collegi sindacali, i nuovi strumenti di allerta previsti, gli indicatori degli squilibri reddituali, finanziari e patrimoniali e la costruzione di un modello di indici di allerta che il decreto ha affidato al CNDCEC. Il capitolo, poi, giungerà alla sua conclusione con la proposta elaborata dal CNDCEC in merito al modello di indici da utilizzare nelle aziende per poter individuare prontamente una situazione di crisi aziendale.
Il quarto e conclusivo capitolo va ad affrontare l’analisi di due casi empirici, ovvero due aziende operanti nell’ambito del commercio all’ingrosso di prodotti alimentari e caseari che nel 2019 sono incorse in una sentenza di fallimento. I casi vogliono mettere in evidenza il come l’utilizzo del nuovo modello di indici proposto dal CNDCEC avrebbe potuto permettere al management di individuare tempestivamente la situazione di difficoltà aziendale ed intervenire prontamente per poter invertire il trend ed avviare un risanamento aziendale.
Capitolo Primo
Il complesso fenomeno delle crisi aziendali
1.1 La definizione di crisi aziendale
Il complesso fenomeno delle crisi aziendali rappresenta una tematica di estrema attualità, dovuta, in particolar modo, al difficile contesto economico e finanziario che le imprese si sono trovate ad affrontare a partire dal decennio scorso. Definire in maniera puntuale e precisa il fenomeno è stato da sempre un’impresa alquanto ardua, in quanto il nostro ordinamento giuridico non ha mai fornito una vera e propria definizione dello stato di crisi aziendale, creando cosi enormi difficoltà sia per quanto riguarda l’individuazione del fenomeno, sia per ciò che concerne l’individuazione da parte degli esperti professionali del momento esatto in cui si verifica la crisi dell’azienda. A tale situazione, il legislatore, mediante l’entrata in vigore del D.lgs n. 14 del 14 febbraio 2019, definito come il nuovo codice della crisi d’impresa, ha cercato di porre rimedio fornendo delle definizioni in merito al termine di crisi ed insolvenza. In riferimento alla crisi l’art. 2 comma 1 del suddetto decreto recita che " è lo stato di difficoltà economico – finanziaria che rende possibile l’insolvenza del debitore, e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate, invece per l’insolvenza lo stesso articolo stabilisce che essa rappresenta
lo stato del debitore che si manifesta con inadempimenti od altri fattori esteriori, i quali dimostrino che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni" [1] .
Queste nuove definizioni permettono di avere un riferimento nozionistico stabilito dall’ordinamento giuridico, ma per poter sviluppare una perfetta analisi sullo stato di salute di un’impresa, è necessario definire lo stato di crisi nel suo complesso, analizzando i vari fattori che possono concorre ad alimentarlo [2] .
Il fenomeno, tuttavia, non deve avere obbligatoriamente una percezione di carattere negativo, che condurrà al fallimento dell’impresa, poichè uno stato di crisi può rappresentare per un’azienda anche un occasione di rinnovamento o di creazione di nuove opportunità. In tal senso, infatti, le teorie cognitive definiscono la crisi d’impresa un’occasione per analizzare al meglio le strategie e la situazione in cui versa l’azienda, allo scopo di invertire la tendenza e avviare un periodo di miglioramento.
Il ciclo di vita di un’impresa, al pari di quello degli organismi viventi, è composto da tre fasi, ovvero una di sviluppo iniziale, una di maturità ed una di declino. Tuttavia, però, a differenza degli organismi viventi la fase di declino di un’impresa può essere arrestata mediante un processo di risanamento, sia durante il declino che nella crisi, che faccia ripartire un nuovo ciclo [3] .
Figura 1.1: Ciclo di vita di un’impresa
Fonte: DANOVI A., Procedure concorsuali per il risanamento d’impresa, Milano, Giuffrè Editore, 2014.
Una crisi d’azienda, apparentemente, può essere intesa come un evento improvviso che compare nella vita di un’impresa, in realtà, però, non è cosi, ed essa non è altro che la fase finale di un processo graduale di deterioramento dell’equilibrio aziendale, che si manifesta attraverso il progressivo peggioramento dell’attività aziendale [4] .
In relazione a quanto sostenuto dalla teoria del valore, la quale determina il valore creato dall’azienda attraverso il rapporto tra flussi reddituali (R) e tasso di attualizzazione (i) e tiene in considerazione i rischi a cui l’impresa è esposta, il soggetto economico può vedere la diminuzione del suo valore aziendale sia nella fase in cui diminuiscono i flussi di cassa, sia nella fase in cui aumentano le condizioni di rischio. Pertanto, in accordo con tale teoria, è opportuno suddividere le fasi di declino dalle fasi di crisi vera e propria, anche se demarcare nettamente le due situazioni risulta parecchio difficile, poiché la crisi d’impresa rappresenta un processo continuo.
La manifestazione del declino può avvenire mediante delle perdite di valore e attraverso una