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Il fiume senza
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Il fiume senza
E-book26 pagine23 minuti

Il fiume senza

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Info su questo ebook

A Pavia c’è un posto che sembra uno di quei palazzi che si vedevano a Berlino, appena usciti dal Check Point Charlie, quando c’era il muro.

Quel posto è il vecchio idroscalo, una struttura abbandonata, uno sfregio sulle rive del Ticino. E questa storia si svolge tutta sul Ticino, tra l’idroscalo e l’altra riva. Una storia tenera e dura insieme, con Pavia e i pavesi, un po’ di Africa e un sacco di contemporaneità. Una storia dove un muto, un alcolista anzianotto, qualche barcé e l’ufficio immigrazione ci portano in una città di provincia che, come spesso succede, ha un sacco di fascino.
LinguaItaliano
EditoreBlonk
Data di uscita14 gen 2015
ISBN9788897604310
Il fiume senza

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    Il fiume senza - Armando Barone

    Armando Barone

    Il fiume senza

    www.blonk.it

    copertina di Gianguido Saveri

    (c) Blonk Editore

    ISBN: 9788897604310

    Il fiume senza

    Ci sono fiumi Con e fiumi Senza. I fiumi Con hanno la casa sul fiume, l'idroscalo e le spiagge. E la gente ci va, alle spiagge. I fiumi Con fanno i chilometri per arrivare in città, e quando ci arrivano hanno fretta di andare al mare. O al Po, che quando c'è la nebbia, in certi punti, certi giorni, sembra il mare. Quando escono dagli argini, i fiumi Con devastano e saccheggiano come pirati. Quando arriva la magra, le rive si allungano che sembra che ci vai a piedi, di là. E invece no, non puoi, perché se passi l'isolotto c'è una buca di tre metri che ti porta sotto, e ti risucchia via. Sono pericolosi, i fiumi Con. Come tutti i vivi.

    I fiumi Senza, invece, stanno lì. Non dicono niente. Sciabordicchiano. Si allungano pigri tra le lavatrici arrugginite e gli ombrelli rotti, i cestelli vuoti e le stecche come cannoni e scheletri di soldati abbandonati dalla battaglia. A vederli non ci va nessuno perché l'acqua puzza e poi non c'è posto per sedersi sugli argini. Anche le zanzare, sono di plastica. Pungono come infermiere maldestre. I fiumi Senza non scorrono, passano. Invecchiano, finché una piena all'improvviso li rianima, gonfiandoli di fango, e stramazzano sulle case sfondando le finestre.

    Il Ticino è un fiume Con, pensa Barbarino, che traversa poco sotto la Lavandaia, con la giacca della Protezione Civile e gli ultimi due scatoloni pieni di roba. A ponte chiuso per l'alluvione, erano lui e altri cinque o sei a darsi il cambio per portar cibo e persone, insieme ai pompieri e alla Guardia di Finanza. Vedeva le ultime giacche grigie sciamare via dall'argine, dietro un mezzo anfibio – chissà poi perché, con tanti carabinieri e poliziotti, avevano mandato proprio loro.

    È il tramonto e

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