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POINT - Il Denaro nell'anima
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E-book332 pagine4 ore

POINT - Il Denaro nell'anima

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Info su questo ebook

Marco è un giovane bancario in carriera, con il sogno di arricchirsi. Non è il solo. Il mondo delle piccole filiali di paese è intriso di avidità tanto quanto quello della finanza con la "F" maiuscola. Fino a che punto un uomo è in grado di spingersi oltre, per soddisfare il suo desiderio di denaro? Marco dovrà scoprire dove sta la sua linea di confine, e lo farà affrontando sfide del tutto inaspettate. Un intrecciarsi di storie, emozioni, pericoli, Point- il denaro nell'anima è un romanzo che entra nell'animo dei suoi personaggi, rivelandone di ognuno i lati più intimi mentre, vegliati dallo sguardo perenne di una sfera nera, cedono alle lusinghe della ricchezza. Ma non esiste un modo semplice per fare soldi, non senza pagarne le conseguenze.
LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2015
ISBN9786050370973
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    Anteprima del libro

    POINT - Il Denaro nell'anima - Andrea Manini

    Farm

    1

    Mergozzo, Giovedì 28 Gennaio 2010, ore 01.20

    Marco sta risalendo via Mauro Saglio. Gli è sempre piaciuto percorrere quello stretto vicolo, lastricato di ciottoli ai lati con al centro una passatoia di granito sulla quale camminare. La luce calda dei lampioni crea un'atmosfera piacevole e intima. Le case, abitate prevalentemente da persone conosciute e i ricordi di un’infanzia passata a correre su per quella salita di ritorno da scuola, fanno sentire Marco calmo, almeno per qualche istante.

    In cima alla via si trova l’oratorio che con il suo campo di pallone, la sala giochi, il catechismo e i gruppi estivi per anni è stato punto di incontro abituale per tutti o quasi i bambini del paese, mentre a circa metà della salita, svoltando a sinistra, una breve strettoia impregnata da un poco piacevole odore di urina di gatto, porta alla casa di Marco.

    Devo fare in fretta pensa, così accelera il passo e per guadagnare qualche secondo si infila le mani nella profonda tasca dei pantaloni, cercando le chiavi ancor prima di arrivare davanti all’abitazione. Giunto al termine del viottolo, ha di fronte il proprio appartamento.

    Marco varca la soglia e si chiude la porta alle spalle. Mille ricordi gli tornano alla mente. I profumi e i sapori della cucina di nonna Giovanna, i pomeriggi d’inverno passati sul divano a guardare i cartoni animati su Canale 5, i riposini pomeridiani di ritorno dalla scuola superiore e gli anni dell’università, nel corso dei quali spesso utilizzava quel luogo per studiare. Di norma non è un nostalgico, ma quella notte è particolare, difficile, diversa da tutte quelle che ha vissuto sino ad ora.

    Solo pochi secondi, questo è il tempo che si concede per riassaporare tutto d’un fiato un innumerevole carica di episodi quotidiani, normalmente considerati banali, ma capaci di portare con loro un’intensa serenità. E’ da quando ha fatto ritorno a casa che cerca un po’ di pace con sé stesso ed è per questo che è uscito una mezz’ora prima, sfidando il gelo dell’inverno. Passeggiando per i luoghi in cui è cresciuto, Marco ha cercato di sciogliere quel nodo allo stomaco che lo accompagna dalla mattina, senza riuscirci.

    « Forza, è quasi ora » si dice da solo, tentando di infondersi un po’ di coraggio.

    Salendo le scale che portano al primo piano Marco sente le gambe pesanti, come se non volessero collaborare nell'accompagnarlo di sopra. La paura, mista all’eccitazione, col passare del tempo si sono fatte entrambe più intense e non gli permettono di mantenere la tranquillità che gli sarebbe necessaria per affrontare gli eventi delle prossime ore.

    Entrato in bagno, prima si sciacqua il viso poi guarda smarrito la sua immagine riflessa allo specchio, non ancora abituato al suo nuovo look e dopo un altro, l’ennesimo, profondo sospiro della giornata, si dirige in camera a prendere il trolley che aveva preparato di ritorno dal lavoro.

    Guarda l’orologio. Sono le due meno un quarto. Non è più tempo di riflettere, di camminare o di pensieri persi in un lontano passato. Marco ha preso la sua decisione, ora la deve portare fino in fondo.

    2

    Maggiora, Venerdì 15 Gennaio 2010, ore 15.30

    « Buongiorno signor Verrani. »

    Marco è un dipendente della Banca Intesa e lavora come consulente finanziario presso la filiale di Maggiora, un piccolo borgo collinare del novarese, situato in una zona particolarmente fortunata nella produzione del vino. Il paese gode di una certa fama grazie alla sua pista di autocross, palcoscenico sul quale ogni anno va in scena il campionato europeo, un evento che richiama i piloti più forti del panorama internazionale.

    « La trovo in forma, anche se non dovrei essere troppo gentile perché è da qualche giorno che non si fa vedere. »

    « Lei deve essere sempre gentile con me, caro dottor economista consulente Rosati. »

    Il signor Verrani è un distinto uomo di settantaquattro anni, cliente da venticinque, con la particolare abitudine di affibbiare agli impiegati della banca uno stravagante nome indicativo, composto da titolo di studio, mansioni svolte e, come conclusione, il nome o il cognome a seconda che il suo interlocutore sia o meno laureato.

    « Lo sono sempre » ribatte Marco.

    « Lo è quando le permettono di esserlo ». L’allusione del Signor Verrani è riferita alle pratiche commerciali che i superiori di Marco gli impongono, sostanzialmente obbligandolo a offrire alla clientela questo o quel prodotto finanziario a seconda degli obbiettivi che la direzione mercato definisce come prioritari. Niente di strano, questo modus operandi è tipico, ma il Signor Verrani è uomo colto e navigato, ha sempre curato da sé i propri risparmi, e non gradisce queste limitazioni. Gli investimenti dovrebbero venirgli proposti esclusivamente in ragione del suo miglior interesse, privi di alcuna finalizzazione al raggiungimento di risultati che l’istituto di credito si è prefisso nel corso di chissà quale riunione, svolta in un palazzo di trenta piani a centinaia di chilometri di distanza, da uomini in doppio petto che ragionano solo in base a numeri di nove zeri e che hanno dimenticato, sempre se lo abbiano mai conosciuto, l’intimo rapporto di fiducia e stima che si crea tra cliente e consulente nel contesto della filiale di paese.

    « Oggi credo proprio che ne avrò l’occasione » dice Marco, con voce accomodante.

    « Vedremo. »

    « Mi attenda solo cinque minuti signor Verrani, il tempo di finire una telefonata e sono subito da lei. »

    Marco entra nel suo ufficio e chiude la porta dietro di sé. Non ha alcuna telefonata da concludere, vuole solo guadagnare del tempo, riordinare le idee, mettere a portata di mano i report che gli saranno utili nella trattativa che, nell’ora seguente, lo vedrà contrapposto a uno dei suoi più importanti clienti.

    Tre settimane prima una mail lo avvisava del prossimo collocamento di obbligazioni del gruppo Intesa San Paolo. Contestualmente, gli era stato affidato il compito di venderne per un totale di seicentomila Euro. Il titolo, sottoscrivibile a taglie di diecimila Euro, vincola la somma investita nei tre anni successivi e riconosce un interesse netto del 3,50%.

    L’investimento è decisamente buono per i tempi che corrono. Il crack della Lehman Brothers di un anno e mezzo prima ha provocato, tra le sue innumerevoli e negative conseguenze, l’abbassamento del costo del denaro da parte della Banca Centrale Europea e, di riflesso, una forte riduzione dei rendimenti collegati ai prodotti finanziari. Se il primo effetto della crisi percepito dalla gente comune fu positivo, in quanto a cavallo tra il 2008 e il 2009 crollarono il prezzo dei carburanti alla pompa e l’importo delle rate dei mutui, il peso reale di una gestione scellerata della finanza mondiale non tardò a farsi sentire, non appena i numeri in costante calo delle borse si tradussero in una zavorra sull’economia reale, causando riduzione del potere d’acquisto, fuga di capitali e perdita di posti di lavoro.

    E così, in tempi di vacche magre, per Marco avere nuovamente la possibilità di presentare ai suoi patrocinati investimenti redditizi, si mostra come una vera e propria occasione d’oro. Ha già collocato cinquecentomila Euro di obbligazioni e sebbene abbia ancora circa un mese di tempo prima del termine della campagna, vorrebbe chiudere in forte anticipo, un po’ per soddisfazione personale e un po’ per farsi grosso alle prossime riunioni con i colleghi.

    Il signor Verrani ha una liquidità di circa duecentomila Euro su un conto corrente estero. Marco ne è a conoscenza, ma convincerlo a trasferire la somma non sarà per nulla semplice.

    Qualche minuto dopo si sente pronto. Ha ritirato dentro una cartellina il prospetto informativo dell’investimento, sul computer sono aperte alcune tabelle comparative con le obbligazioni attualmente disponibili sul mercato italiano, la sua biro portafortuna è appoggiata sullo scrittoio.

    La sfida può iniziare.

    « Prego, mi raggiunga » lo invita, dopo aver aperto la porta.

    Il signor Verrani, senza dire nulla, ritira i documenti che stava leggendo all'interno della sua inseparabile borsa di pelle marrone scuro e, alzatosi dalla sedia su cui si era accomodato nell'attesa, entra nell'ufficio dove Marco lo attende sulla soglia. Il locale è grande circa trenta metri quadrati, pareti bianche, una grande scrivania grigia a ferro di cavallo posta di fronte all’ingresso, un armadio dello stesso colore sulla destra e due grandi finestre che illuminano l'ambiente durante l'intero arco della giornata. Tre poltrone blu elettrico e qualche pianta posizionata agli angoli, donano un po' di colore all'insieme.

    Entrambi si siedono.

    « Dunque, cos'ha per me dottor economista Rosati? » Non appena si inizia a parlare di soldi il signor Verrani, come d'abitudine, accorcia il particolare titolo coniato per la persona a cui si rivolge.

    « Signor Verrani... non mi lascia neanche un minuto per fare quattro chiacchiere? » risponde Marco, cercando di creare un clima il più favorevole possibile ai suoi intenti.

    « Le chiacchiere sono per chi ha tanto tempo da perdere e poche cose da fare, e io vivo esattamente la situazione opposta come lei sa bene ». Il signor Verrani ha un tumore. Nemmeno Marco è a conoscenza dello stadio a cui si trova la malattia, ma è sicuro che le condizioni dell'anziano non siano delle migliori.

    « Volevo solo dirle che ho incontrato sua moglie mercoledì scorso e mi ha raccontato del nuovo vicino di casa » insiste.

    Il signor Verrani gli concede pochi secondi. « Persona gentile, non ho ancora conosciuto la convivente. Tornando alla premessa sulle parole vuote e sul valore del tempo sì, è chiaramente un uomo facoltoso e sì, non mancherò di fargli sapere quanto sono bravi i dipendenti della Banca Intesa di Maggiora, se mai ne avrò l'occasione. »

    « Non volevo dire questo, però una buona parola non farebbe certo male. »

    « La sua offerta, dottor economista Rosati... »

    « Obbligazioni a tre anni, taglio minino diecimila Euro, nessuna commissione all'ingresso e all'uscita, rendimento netto 3,50% con cedola semestrale ». Non c'è alcun bisogno con il signor Verrani, quando si arriva al sodo, di condire la propria proposta con troppa retorica. Per avere speranze di successo bisogna comportarsi esattamente all'opposto, descrivere in una frase tutte le condizioni base dell'investimento tralasciando appositamente uno o due punti, quelli più critici, che saranno il vero oggetto della discussione.

    « Immagino che il tutto sia vincolato al trasferimento di capitale fresco. »

    « Immagina bene. »

    « Immagino anche che, come al solito, avrà da qualche parte all'interno del computer un bel tabulato con indicato da una parte quanto i suoi capi le hanno detto di vendere, e dall'altra quanto le manca per raggiungere tale soglia. »

    Ci siamo , pensa Marco. « Signor Verrani io purtroppo non sono l'amministratore delegato dell'Istituto, ma se lo fossi vorrei avere l'ufficio a Maggiora » un accenno di sorriso appare sul volto dell'anziano, « e certe decisioni non spetta a me prenderle. Ma questa obbligazione ha un ottimo interesse. I pronti contro termine danno l'1,25%, i fondi tesoreria il 2%, l'azionario italiano è inaffidabile, quello americano è anche peggio. Il suo portafoglio è già ben diversificato, gli investimenti in Sud America hanno dato buoni rendimenti, i piani di accumulo per le sue nipoti sono tornati a guadagnare e da quando sono scadute le Merrill Lynch non ha più avuto niente di natura obbligazionaria. »

    « Merril Lynch… » dice il signor Verrani, scandendo con forza le due parole, « non smetto mai di pensare come quel giorno la fortuna mi diede una mano » chiude la frase, abbandonando temporaneamente la discussione sull’investimento.

    Già, andò proprio bene.

    E' Mercoledì 10 settembre 2008, Marco lavora da qualche mese per il gruppo Intesa San Paolo e durante l'estate, sebbene fosse di ruolo presso le sede di Novara, aveva trascorso diverse settimane nella filiale di Maggiora per coprire le ferie dei colleghi. E' solo all'inizio della sua avventura lavorativa, si è da poco laureato in economia e non ha esperienza così, come tutti i neoassunti, gli viene affidata la mansione di cassiere.

    Durante quel periodo era riuscito a entrare nelle grazie della clientela, che ne apprezzava la cortesia unita alla ancor più importante, ai loro occhi, velocità nel servirli.

    Il signor Verrani quella mattina entrò in filiale passando attraverso la bussola dotata di metal-detector e, come di consueto, si diresse verso il bancone per depositare alcuni assegni e chiedere gli estratti conti, prima di recarsi dal consulente finanziario che al tempo era una graziosa ragazza di nome Agnese, incinta di quattro mesi del suo compagno, situazione questa che faceva di lei, la "ragionieraconsulente Agnese, convivente non sposata".

    « Buongiorno signor Verrani. »

    « Buongiorno dottor economista cassier Rosati. »

    « Come sta? »

    « Non troppo bene, a essere sincero. Una notevole quantità di preoccupazioni mi fanno perdere sonno in questi giorni. »

    « Se posso permettermi, personali o finanziari? »

    Il signor Verrani seguiva abitualmente le notizie relative alla borsa e all'andamento dei mercati. E' un uomo facoltoso, con diversi investimenti in più banche, e vuole avere tutto costantemente sotto controllo. Da diversi giorni gli sembrava evidente che qualcosa non quadrava nei bilanci di alcuni grossi istituti americani e, ascoltando le notizie su Bloomberg Television, aveva perso il conto delle riunioni svoltesi alla Federal Reserve nelle ultime settimane. Qualcosa bolliva in pentola e temeva per i propri risparmi. Consapevole della sua impotenza sugli avvenimenti futuri, rivolse a quel giovane ragazzo, per il quale nutriva una spiccata simpatia e un discreto rispetto, una domanda di cui, in quell'istante, non immaginava l'importanza.

    « Finanziari. Mi dica, secondo lei dottor cassiere, succederà qualcosa di grave negli Stati Uniti? »

    Marco si era laureato all'università Cattolica di Milano nel gennaio dello stesso anno e, come tutti gli studenti passionali verso i temi che gli si presentavano dinanzi in ragione delle lezioni e delle discussioni con gli altri allievi, aveva sviluppato le sue idee e orientamenti: keynesiano in tema di macroeconomia, garantista sul piano del diritto penale e, in materia di finanza, intimamente convinto che il concetto del to big to fail sia essenzialmente una chimera sulla quale i business man americani, inglesi e di Hong Kong basano i loro affari, senza temere che un giorno le fondamenta di argilla sulle quali hanno costruito il loro enorme castello di profitti possano mai cedere, facendogli crollare tutto in testa.

    « Mah. Guardo i giornali, sento la radio ma non leggo e nemmeno ascolto cose positive » argomenta, rimanendo intenzionalmente vago, mentre sul computer apre la posizione cliente del signor Verrani.

    « Già mi trova d'accordo. Questo mondo pazzo è come un treno che viaggia su binari storti, con le ruote arrugginite e senza conducente. »

    La schermata è aperta e la freccia del mouse si sposta sulla voce "investimenti".

    « Una buona metafora. Purtroppo è tutto molto complicato, le guerre, i soldi, gli interessi particolari. E’ difficile dire cosa accadrà. Secondo me non sono più di venti le persone a questo mondo, che realmente sanno dove andremo a finire. »

    Sullo schermo del pc, senza che il signor Verrani possa vedere, appare il riassuntivo della sua posizione finanziaria.

    Saldo di Conto Corrente: € 22.345,27

    Fondo ARGE Tesoreria: € 252.763,34

    PAC Fortune: € 15698,27

    Obbligazioni Merryl Linch, scadenza 6-2011: € 168.678,89

    Ottimo.

    Una volta verificato che nel portafoglio del cliente non ci fossero i titoli di cui voleva parlare, Marco riordina rapidamente le idee e, ritrovato in uno dei cassetti della memoria il contenuto di un seminario sulla finanza americana cui aveva partecipato l'anno precedente all'università, espone la sua tesi.

    « Guardi, sinceramente credo che non esista un istituto talmente grande da non poter fallire. Tutti possono fallire, l'uomo è fallace per definizione e la società che costruisce ne condivide l’essenza: imperfetta al pari dei suoi costruttori. »

    Il signor Verrani, impressionato dall'introduzione che unisce l'economia alla filosofia, invita con un gesto della mano il cassiere ad andare avanti.

    « Detto questo la finanza mondiale è fatta di numeri, numeri enormi, intraducibili sul piano reale. Se lei dovesse prendere la capitalizzazione delle società quotate nella borsa di un singolo Stato, qualunque esso sia, e ne vorrebbe vedere il corrispettivo in banconote, le volesse toccare, sarebbe impossibile.»

    « Prosegua ». Il signor Verrani si scopre molto interessato al ragionamento di Marco, e particolarmente colpito dalla sicurezza con cui lo esprime.

    « Temo che il sistema sia al collasso. Il motore del capitalismo è l'egoismo dell'uomo, ma allo stesso tempo ne è il male più grande, perché usura il meccanismo dall'interno. Guardi, le faccio un esempio, ho avuto occasione di studiare la situazione della Lehman Brothers, la conosce? »

    « La conosco » risponde.

    « Quindi sa bene che parliamo di una banca dai volumi d'affari gigantesco, un carro armato i cui cingoli sono rimasti impantanati nella crisi dei mutui americani, e tutto a causa dei suoi avidi capi che, consapevolmente, hanno mantenuto in essere le posizioni tossiche senza preoccuparsi minimamente delle possibili conseguenze. Ora, settimana scorsa per sfizio ho guardato i rating che le agenzie danno alle obbligazioni dei grandi istituti mondiali, e le dico che se gli analisti attribuiscono la tripla A a una banca che sta chiaramente affogando nei suoi stessi escrementi, mi perdoni il francesismo, rispondo alla sua domanda con un sì, qualcosa sta per succedere. »

    « Ti ringrazio Marco. »

    Fu quella l'unica volta che il signor Verrani gli diede del tu. Non aggiunse altro in merito a quel discorso. Compilò la distinta di versamento, consegnò i due assegni che aveva con sé, prese i suoi estratti conto e, senza nemmeno guardarli, li ritirò nella borsa di pelle, dopodiché salutò Marco e gli chiese la cortesia di avvisare Agnese che, a causa di un imprevisto, non si sarebbe fermato oltre.

    Tre giorni dopo, presso la FED a New York si svolse una riunione sul futuro della Lehman Brothers e, per la prima volta, si parlò specificatamente dell'ipotesi che la società venisse liquidata. Solo l’intervento da parte di un’altra banca d’affari ne avrebbe permesso la sopravvivenza. Se ciò non fosse avvenuto, era chiaro che si sarebbe aperta una crisi finanziaria a livello mondiale. Il giorno successivo l'ultima potenziale compratrice, la Bank of America, decise di realizzare l'acquisizione della Merryl Lynch, altro colosso alla deriva soffocato da titoli tossici, lasciando così la Lehman Brothers al suo destino. Lunedì 15 settembre 2008, all'una del mattino, una banca di investimenti con debiti per oltre seicento miliardi di dollari e trentamila dipendenti sparì in un battito di ciglio, senza alcun tipo di ammortizzatore, gettando nello scompiglio le borse di tutto il globo. In futuro si sarebbe scoperto che l'amministratore della società, Richard Fuld, da dieci anni presentava bilanci falsi e distribuiva mazzette per tenere all'oscuro gli investitori sul reale grado di esposizione negativa della Lehman.

    Marco, mentre parlava con il signor Verrani cinque giorni prima, non poteva conoscere quelli che sarebbero stati gli eventi futuri, così come non poteva sapere che l'anziano cliente aveva sottoscritto presso un’altra banca obbligazioni Lehman Brothers per circa cinquecentomila Euro. Al termine di quella discussione, il signor Verrani prese la sua automobile, si recò presso la sede del Monte dei Paschi di Novara e, senza voler sentire ragioni, chiuse il suo investimento nonostante la perdita di circa il 9% sul capitale collocato, che un recesso anticipato gli avrebbe indotto.

    Qualche mese dopo, quando Agnese era ormai prossima al parto, il signor Verrani fece una proposta del tutto particolare al direttore della filiale: se avesse convinto il responsabile del personale a promuovere Marco, da tempo tornato a Novara, e a fargli fare il consulente finanziario in filiale a Maggiora, avrebbe girato sul suo conto corrente tutta la liquidità che aveva nelle banche italiane. Si parlava di qualche milione di Euro.

    E così Marco si trovò con un nuovo ufficio, nuove mansioni, stipendio più alto e una storia da ascoltare che il signor Verrani era impaziente di raccontargli.

    « La fortuna non c'entrò nulla. Fu il suo istinto a farla muovere intelligentemente, io le diedi solo l'input a mettersi in moto, ne abbiamo parlato più volte ma comunque sono ben felice di prendermi il merito di quell'operazione, questo fa di me un ottimo consulente che merita di essere ascoltato giusto? » dice Marco, ironizzando sul finale, consapevole che la stima guadagnatosi con il signor Verrani sia in relazione a quell'evento, che attraverso all'ottima gestione dei suoi averi, gli permette di prendersi qualche libertà.

    « Si si, sempre a far lo spiritoso lei. A ogni modo non sono convinto. Su, forza, mi dia una copia di quelle carte che si è preparato mentre mi faceva aspettare, seduto fuori come un cliente qualunque. E intanto che io leggo, per favore mi cerchi un'immagine su internet di Passera. Voglio vedere se quel banchiere da quattro soldi assomiglia a Richard Fuld! »

    Sarà un lungo pomeriggio , pensa Marco, passando al signor Verrani la scheda informativa.  

    3

    Mergozzo, Venerdì 15 Gennaio 2010, ore 22.15

    « Caffè e un Montenegro con ghiaccio Giò! Parecchio Montenegro, ti assicuro che stasera ne ho davvero bisogno. »

    Marco si trova al Babilonia, il suo pub preferito. Il locale dista poche decine di metri da dove vive, ed è stato per tutta la sua adolescenza l'abituale punto d'incontro con gli amici.

    Il barista, nonché titolare del locale, si chiama Giovanni e ha visto letteralmente Marco crescere. Alto circa un metro e ottanta, abbronzatissimo anche durante l'inverno, capelli ricci corti brizzolati, fisico sportivo e sorriso sempre stampato sul volto, nessuno direbbe che quella carica di simpatia con lo shaker in mano abbia già cinquantuno anni.

    « Giornata pesante? » domanda il barman.

    « Si. Ho avuto un match con un cliente che è durato tutto il pomeriggio. Quell’uomo mi ha fatto uscire dal lavoro che erano le sette e mezza » gli risponde, chiudendo con una sbuffata.

    « E’ venuto per lamentarsi? »

    « In realtà l'ho chiamato io per proporgli un investimento. »

    « E allora non fare storie! » lo riprende Giovanni scherzando, « se vuoi la bicicletta, devi anche pedalare dopo! »

    «Beh, ma io la bicicletta l’ho presa elettrica! » controbatte.

    « Ok ok, uno a zero per te! » alza le mani, come se stessero partecipando a una gara a chi fa maggiormente lo spiritoso, e lui avesse perso. « Ora dimmi come te la sei cavata. »

    « Molto bene! Non è stato per nulla semplice, ma ho portato a casa il risultato ». E’ chiara la soddisfazione di Marco nel pronunciare quelle parole. Aveva concluso l’affare.

    « Allora tieni, caffè e Montenegro per festeggiare » gli dice, mentre appoggia sul bancone in legno una tazzina e il bicchiere con il distillato, « bevilo piano però, che non sei più un giovincello! Mi sembra fin di intravedere qualche capello bianco» lo incalza Giovanni, proseguendo nella loro piccola sfida.

    « In tal caso tu dovresti avere già l’età di Matusalemme, con quella criniera grigia che hai in testa! » ribatte Marco.

    « Dì pure quello che vuoi, intanto il vecchietto vi porta ancora nel letto a tutti, e vi rimbocca pure le coperte! » Capita, nelle serate in cui non lavora, che Giovanni faccia qualche uscita con i ragazzi del pub, e quando ciò accade è sempre lui a essere l'anima del gruppo, l'ultimo a rincasare e di gran lunga quello che si diverte di più.

    Marco lo apprezza molto, non lo considera solamente un barista. D'altronde negli ultimi quindici anni Giò l'ha osservato crescere e diventare da un timido ragazzino ancora troppo sotto la campana di vetro dei genitori se non un uomo, quantomeno un ragazzo maturo e sicuro di sé. In quel pub si è ubriacato per la prima volta, ha visto l'Italia diventare campione del mondo, corteggiato ragazze di passaggio collezionando qualche avventura da raccontare, si è confidato con gli amici, ha festeggiato la laurea insomma, il Babilonia rappresenta molto di più di un bar e Giovanni dietro a quel bancone è stato un vero punto di riferimento, nei giorni buoni e in quelli cattivi, ogni sera disposto ad ascoltare quando c'erano problemi e a festeggiare se le cose andavano per il meglio. Proprio come quella sera.

    Chiusa la conversazione, Marco avvicina a sé la tazzina, con la mano destra prende la bustina di zucchero di canna appoggiata sul piattino e, dopo averla sbattuta per qualche secondo, la apre e ne versa il contenuto nel caffè. Una canzone di Rihanna esce dai diffusori audio del pub. A Marco è sempre piaciuta la musica commerciale. Questa sera si sente piacevolmente sereno.

    Una volta bevuto

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