Valchiria: La principessa vampiro
Di Pet TorreS
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Info su questo ebook
Valchiria è una giovane ragazza che è stata allevata solo da sua madre, la quale ha sofferto molto, essendo rimasta incinta senza sapere chi fosse il vero padre di sua figlia.
Valchiria è cresciuta avendo strani incubi ricorrenti di un uomo che non aveva mai visto in vita sua.0
Quando incontra Eros, un ragazzo fantastico ed attraente, il mistero diventa parte della sua vita quotidiana.
Certe notti, una civetta la guarda dormire.
Sorprendenti rivelazioni giungono col passare del tempo, cambiando la sua vita per sempre ...
Pet TorreS
Pet TorreS is the pseudonym created by the author with the initials of her real name and surname.The author is a young woman who was born in the interior of Rio de Janeiro. She attended the Fashion Design faculty.However, Pet TorreS has been writing novels since she was 10 years old. In 2008 alone, she decided to pursue her career as a self-published author and expose to the world her beautiful love stories.One of your dreams is to be eternalized by her works.Pet TorreS is also a porter of Rheumatoid Arthritis and Lupus. She came to discover it just a few years ago and these illnesses have shaken up her daily routine to continue writing beautiful novels.
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Anteprima del libro
Valchiria - Pet TorreS
Valchiria
La principessa vampiro
Libro 1
Valchiria – la saga della principessa vampiro
Di
Pet TorreS
Libro primo
All'interno
Valchiria la saga della principessa vampiro
Copyright © 2015 Pet Torres libri
Smashwords Edition, License Notes
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Titolo: Valchiria - la principessa vampiro
Autore: Pet Torres
Titolo originale: Valquiria - a princesa vampira
Traduzione (2015): Maria Rosaria Mestria
Edizione elettronica (2015): Pet Torres libri
Libri di questa saga
Valchiria – la principessa vampiro, libro#1
Valchiria – la principessa vampiro, libro#2
Valchiria – la principessa vampiro, libro#3
Dedicato
Ai miei genitori
Alle mie sorelle
Ai miei nipoti
Riconoscimenti
Ai miei cari lettori
Alla band Evanescence
la cui melodia mi entuasiasma.
SOMMARIO
Valchiria è una giovane ragazza che è stata allevata solo da sua madre, la quale ha sofferto molto, essendo rimasta incinta senza sapere chi fosse il vero padre di sua figlia.
Valchiria è cresciuta avendo strani incubi ricorrenti di un uomo che non aveva mai visto in vita sua.0
Quando incontra Eros, un ragazzo fantastico ed attraente, il mistero diventa parte della sua vita quotidiana.
Certe notti, una civetta la guarda dormire.
Sorprendenti rivelazioni giungono col passare del tempo, cambiando la sua vita per sempre ...
CAPITOLO 1
Tutto cominciò nel 1991, quando mia madre rimase incinta. Mio padre è sempre stato un enigma per me.
Non ho mai saputo nulla della sua esistenza. Chi fosse... In che modo gli somigliassi, da dove venisse.
A mia madre non piaceva parlarne. Diceva soltanto che era un grosso errore della sua vita. Nonostante ciò, non ho mai capito perchè me lo dicesse in continuazione.
Crebbi in un mondo ristretto, in cui mia madre imponeva costantemente tutte le regole su cosa dovessi o non dovessi fare. Mi chiedevo sempre se stesse facendo la scelta giusta educandomi in quel modo, dato che tutti I miei compagni venivano educati diversamente. Tuttavia non l'ho mai contrariata, perchè pensavo che fosse l'unica persona che avevo nella vita.
Lei per me era la persona più importante.
Vivevamo in una casa, in una città chiamata...Questo non importa.
Quello che importa è che mi sono trasferita più e più volte, quasi sempre.
Sembrava che mia madre non volesse mai mettere radici in nessun luogo. Forse stava scappando da mio padre...
In ogni caso, ricordo che quando avevo circa sette anni cominciai ad avere strani incubi, raffiguranti sempre le stesse scene. C'era un uomo in un posto buio. Era un ingresso vuoto con varie ragnatele sul soffitto e il pavimento pieno di polvere.
Quello per me era un luogo buio e sconosciuto. Non riuscivo a vederlo in faccia, ma potevo sentire la sua voce che mi chiamava per nome.
VALCHIRIA...VALCHIRIA...
Era una voce lontana e tremante. Era come se fosse distante e provasse a comunicare con me tramite la telepatia. Ogni volta che lo sognavo, mi svegliavo con il fiato corto. Sembrava così reale – tutto quello che avevo sognato.
In aggiunta, crebbi con la paura di quegli incubi. Era assurdo che li avessi.
Il giorno seguente raccontai tutto a mia madre, mentre preparava la colazione. Era abituata a sentirmi parlare dei miei sogni, sin da quando ero piccola.
L'ho sognato di nuovo
, le dissi facendo un grande respiro mentre mi sedevo a tavola. Indossavo la camicia da notte e i miei capelli erano fissati in uno chignon.
Mi guardò in faccia.
Cos'hai sognato questa volta?
mi chiese mia madre intrigata. Mi guardava dritto in faccia mentre le dicevo lo stesso di sempre; mi chiama solo per nome
, risposi prendendo il mio latte.Ma non avevo gustato il mio latte come avrei dovuto. Stavo pensando ai miei sogni. Sembravano volessero dirmi qualcosa di importante nella vita reale.
CAPITOLO 2
Entrammo in auto e guidammo fino ad un'altra città. Sembrava essere meno popolata. Il centro della città appariva davvero suggestivo. Era piccolo e deserto.
Avrei potuto contare sulle dita di una mano il numero di persone che vi camminava.
Ci fermammo ad una stazione di servizio per fare rifornimento. Mia madre chiese all'inserviente dove avremmo potuto affittare un alloggio ad un prezzo abbordabile. Aveva dei risparmi che ci avrebbero mantenuto per un lungo periodo.
Erano frutto dell'eredità della nostra famiglia. L'inserviente ci indicò una residenza distante venti minuti dal centro della città.
Quando arrivamo all'abitazione, mia madre fu d'accordo a fittarla perchè i mobili erano ben tenuti, anche se antichi. C'era un favoloso cortile con svariati alberi. Vidi frutti che non conoscevo e avrei voluto conoscere.
Entrammo nella casa e spacchettamo i bagagli. Poi io andai nella mia stanza e mia madre nella sua. La mia stanza era comoda. C'erano un letto singolo, un armadio, una toletta con lo specchio, un tappetto per il letto e le tende alla finestra.
Più tardi andai a parlare con mia madre nel cortile. Il cortile era fantastico. C'erano parecchi alberi in fiore. Riuscivo a sentirne l'aria pura nei polmoni.
Devi iscrivermi al liceo
, dissi a mia madre appena fu con me nel cortile. Le sue dita toccarono un frutto rosso su un albero. Riuscivo al cogliere la felicità sul suo volto.
I suoi occhi tornarono su di me. Infine disse qualcosa senza guardarmi.
Era il mio ultimo anno di scuola. Stavo per completare la mia esperienza scolastica. Anche se avevo continuato a trasferirmi da una città ad un'altra, non avevo mai ripetuto un anno di scuola. Al contrario, ero considerata uno dei migliori studenti della classe.
CAPITOLO 3
Arrivai nella mia nuova scuola. Avevo con me il mio nuovo portatile e l'occorrente per la prima lezione del giorno.
Camminai attraverso il cortile della scuola, che era immenso. Notai che tutti gli studenti mi stavano guardando. Molto probabilmente sapevano che ero nuova. In realtà non volevo farmi dei nuovi amici, preferivo stare da sola.
Appena entrai in classe fui presentata a tutti gli studenti dal dirigente scolastico. Ero già abituata a questo genere di cose, poichè avevo frequentato varie scuole in varie città.
La mia classe era piccola e c'erano solo pochi studenti. Meglio così. Restavo da sola anche con tante persone intorno a me.
Alla fine della lezione camminai lentamente verso il bagno delle ragazze. Avevo le mestruazioni e dovevo controllarmi.
Quando arrivai alla porta del bagno, vidi una ragazza della mia classe. Si guardava allo specchio spostando i capelli da un lato all'altro, cercando di apparire più bella.
Smisi di guardarla appena mi accorsi che mi stava guardando attraverso lo specchio. Poi si girò verso di me e disse piacere, sono Mirta.
Ciao...Mirta
, dissi impacciatamente. Non ero abituata a fare amicizia così in fretta a scuola. In realtà mi ci volevano parecchi giorni.
Che ne pensi di questa scuola?
mi chiese guardandomi dalla testa ai piedi. Era come se pensasse che non ero abbastanza per i suoi standard di moda e stile.
E' ok...
dissi quello che mi veniva in mente. Ma apparivo comunque confusa. La mia timidezza mi faceva sempre agire così. In tutta la mia vita non ho mai capito perchè fossi così timida. Ho sempre voluto essere socievole con le persone.
Diventiamo amiche?!
mi chiese con un guizzo di gioia.
Si...certo!
risposi in automatico come un robot. Non la conoscevo abbastanza bene perchè diventassimo amiche così presto. Ma sarebbe stato indelicato da parte mia non accettare la sua richiesta d'amicizia. Ero sicura che avrei dovuto dire si
.
Bene!
Mirta mi diede un abbraccio caloroso, per sugellare l'inizio della nostra amicizia. La abbracciai anch'io.
Mi piaci!
confessò subito dopo guardandomi in faccia. La guardai anche io. Sembri sincera.
Le sue labbra erano così rosse. Credo si fosse appena ritoccata il rossetto. Sembrava curarsi costantemente del suo aspetto.
E sono sincera
, dissi infine e guardai da un'altra parte.
Anche io, odio la falsità.
Lasciammo la scuola insieme. Lei mi parlò per tutto il tempo. Chiacchierammo della scuola e delle persone che c'erano, cosa era permesso fare e di chi potevamo fidarci.
Appena tornai a casa, vidi che mia madre stava leggendo distesa sul divano, aspettando il mio ritorno.
Com'era la scuola?
chiese con i suoi occhi curiosi. Ci avevo sperato. Mi chiedeva sempre del mio anno scolastico.
Fantastica! Ci sono solo pochi studenti
dissi rapidamente senza lamentarmi, anche se avevo frequentato alcune delle migliori scuole.
Mia madre disse chiudendo gli occhi e alzandosi: lo avevo immaginato...
Più tardi mi ricordai di dirle qualcosa. Ho incontrato una ragazza di nome Mirta. Vuole essermi amica.
Mia madre si girò verso di me. Voglio conoscerla.
Girai gli occhi mentre lei continuava a guardarmi. Ok, sceriffo, la porterò qui.
Per me non era una sorpresa che volesse conoscerla. Aveva sempre avuto queste precauzioni nei confronti delle mie amicizie. Voleva sempre essere sicura che fossi in buona compagnia.
Qualche minuto dopo...
Feci un bagno caldo ed indossai dei vestiti comodi. Rimasi nella mia stanza per ore, annotando sul mio piccolo diario del mio primo giorno di scuola. Ero sempre stata una persona solitaria. Eppure avevo l'abitudine di aprire il mio cuore ad un pezzo di carta.
Pensavo fosse abbastanza sicuro. Sapevo che quelle parole non sarebbero mai uscite, a meno che qualcuno non le avesse lette.
Scrissi di Mirta. Sentivo che la nostra amicizia sarebbe stata speciale e duratura.
CAPITOLO 4
Arrivai tardi in classe. Tutti mi guardavano con disprezzo. Avveniva raramente tra gli alunni. Mi sedetti al mio posto senza guardarmi intorno anche se stavo morendo dalla vergogna. Ad accrescere la mia timidezza, un insegnante mi richiamò dicendo che non erano permessi ritardi alle sue lezioni.
Fui d'accordo, facendole cenno solo con la testa.
Durante la pausa, io e Mirta andammo in bagno. Camminammo insieme tutto il tempo. Mirta sembrava una regina con i suoi vestiti costosi.
Che c'è? Sei infastidita?
chiese quando notò una profonda tristezza nel mio sguardo mentre ero appoggiata al muro del bagno. Mi sentivo al sicuro con le spalle al muro. Era come un guardiano.
A volte mi sento fuori luogo
, confessai di conseguenza con gli occhi fissi a terra. Le mie spalle erano scosse.
Stai così solo perchè sei stata richiamata dall'insegnante?
girò gli occhi e sospirò Mirta. Immaginava che fossi una ragazza sciocca. Non ci feci caso.
No...intendo...anche...
risposi come se stessi rubando la testa. Ero un po' confusa da tutto.
Mirta insisteva, per rallegrarmi. Non preoccuparti. Tutti abbiamo il diritto di commettere degli errori e non lo hai fatto di proposito.
Dopo ciò risollevai la testa e parlai ricomponendomi. Conoscerti è stata la cosa migliore che mi sia capitata in questa scuola.
In realtà era la seconda cosa migliore. La prima sarebbe arrivata di lì a poco. Non lo sapevo ancora.
CAPITOLO 5
Il giorno dopo, arrivai a scuola prima di tutti gli altri. C'ero solo io, la lavagna e le scrivanie... Avevo pensato che se fossi arrivata prima, almeno non avrei corso il rischio di essere di nuovo umiliata.
Aprii il portatile per controllare il mio orario scolastico. Stavo fissando lo schermo bianco, quando sentii i passi di qualcuno che arrivava in classe.
Automaticamente diedi uno sguardo investigativo alla porta della classe per vedere chi stava entrando. In un primo momento pensai fosse un insegnante.
Alzando la testa, vidi un ragazzo, in piedi, che cercava un posto in cui sedersi.
Rimasi immobile, vergognandomi di essere sola con lui in quella stanza. Affondai la faccia nel portatile con l'intenzione di non essere notata da lui.
Si sedette alla scrivania più lontana alle mie spalle. Non riuscivo a vederlo. Sentivo solo i suoi movimenti impazienti in quanto cliccava la sua penna sulla scrivania, a ripetizione. Sembrava insofferente nello stare lì.
Mi sentivo soffocare e stavo sperando che qualcuno entrasse nella stanza a rompere quell'atmosfera tesa. Non sapevo perchè la sua presenza mi causava problemi. Sembrava quasi che mi stesse facendo la guardia. Sentivo qualcosa di strano, come se fosse lì per proteggermi o qualcosa del genere.
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