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La pulce e il cappio
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La pulce e il cappio
E-book72 pagine56 minuti

La pulce e il cappio

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STORICO - Quando, nel 1500, reliquie taumaturgiche, Potere e Chiesa, non ti salvano dalla peste, potrà farlo la medicina empirica e blasfema?

Fine agosto 1548, Palermo: il medico fisico e chirurgo, Luigi Filisti, sul punto di essere giustiziato con l'accusa di eresia e omicidio, viene graziato per l'intercessione di Ignazio di Loyola sul Viceré di Palermo Juan De Vega e sull'Inquisitore Generale, Ottavio Guerrini Pace. In cambio il gesuita chiede la restituzione "segreta et" "brevi manu" di un telo imbevuto del sangue di Cristo, custodito nel Monastero della Madonna della neve a Buscemi, andato smarrito tempo prima, mentre il medico ne provava l'efficacia contro la peste. Aiutato dal suo amico e collega GianFilippo Ingrassia, peritissimo medico in Catania, Filisti si lancerà alla caccia del telo per redimersi dalle sue colpe processuali e provare finalmente la fondatezza delle sue teorie infettive e la loro non ereticità: la peste è trasmessa dalle pulci. Anche Maruzza, la bella figlia ventenne di Ingrassia, li aiuterà nella ricerca etiologica, in un intreccio di tradimenti, lealtà, nobili buoni e malvagi, osti prudenti e bambine... veggenti.

Una vita da medico anestesista a far sognare la gente, mentre Salvo Figura sognava di scrivere racconti e romanzi. L'incontro con Vincenzo Vizzini prima e Franco Forte dopo, fanno avverare il suo sogno. Si inizia così, passo passo, coi racconti ultrabrevi delle antologie "365", della Delos Books, un premio WMI, diverse pubblicazioni sulla rivista "Writers Magazine Italia", seguiti e intervallati da due premi al Concorso Nazionale di narrativa Albero Andronico di Roma e al premio LILT di Parma per medici scrittori. Si approda così alla "grande famiglia degli scrittori Mondadori" con: "Asparago siculo" su Giallo 24 e "La neve di Piazza del Campo" su Giallo 3077. Fino all'"History Crime" "La terra, il cielo e il costato" di Delos Digital e a "La pulce e il cappio", ancora per Delos Digital. Molte e costanti collaborazioni con giornali online ("Rosebud" e "OndaIblea") e cartacei. Selezionatore agli ultimi due Premi "Grangiallo città di Cattolica", continua a cimentarsi con la scrittura creativa mainstream.
LinguaItaliano
Data di uscita13 gen 2015
ISBN9788867756193
La pulce e il cappio

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    Anteprima del libro

    La pulce e il cappio - Salvo Figura

    9788867752782

    1

    Agosto 1548, Palermo

    Il cappio si chiude serrandomi il collo, come la mano di un gigante.

    Sento tre dita ruvide stringermi la trachea fin quasi a strozzarla. Il respiro si fa aspro mentre  il nodo, come un pollice ossuto, mi spinge la nuca in avanti.

    Chiedo al Maestro di Giustizia di stringere ancora e di ingrassare la corda. Gli pagherò io la sugna per fare scorrere il nodo più veloce. Ho il terrore di morire soffocato: voglio una morte rapida e indolore. Percepirò per un istante l’epistrofeo fratturarsi, poi i nervi del collo si stireranno, si rilasceranno gli sfinteri, defecherò, mi piscerò addosso, forse potrò persino eiaculare, e sarò morto. Questo voleva la Santa Inquisizione e questo otterrà: la morte di un eretico blasfemo per il quale la peste è trasmessa dalle pulci, dalle uova di pulce, non dal castigo di Dio.

    Spazio con lo sguardo tra la gente: urlano tutti a gran voce il mio nome. Volevano il sangue e invece avranno escrementi e sperma!

    Ecco il mio amico Galeazzo Simeto, serenissimo Ufficiale di sanità, sodale di studi e di tante avventure a Bologna. Infame! Conosceva il mio segreto: la terapia della peste. Sapeva della mia intenzione di rivelarlo al mondo, mi sapeva nel giusto e invece mi ha tradito e venduto al Tribunale senza il minimo rimorso. Simeto è parte di quel congegno inquisitorio, e insieme mi vogliono morto. Ne avrà in cambio onori e fama, forse ricchezze. È intelligente e sagace e coglierà il frutto delle mie ricerche. Ma lui è una delle piccole ruote dell’ingranaggio della Chiesa e della Corona di Spagna e non potrebbe più chiamarsene fuori.

    [ppC]Ecco il Governatore spagnolo a Palermo, don Yago y Ignacio Requisa, dai poteri quasi illimitati. La sua ambizione e la malvagità superano la sua fantasia. Ad averne di più sarebbe già diventato Viceré di Sicilia, scalzando Juan de Vega.

    E poi preti, notabili, Avvocati fiscali e il Notaio criminale Ugo Degli Aranci. Egli ha redatto la sentenza e ricostruito la teoria secondo cui avrei ordito una macchinazione in danno della Chiesa, del Suo potere e dei Suoi dettami: "Hodie, jornu viginti quattru di lu mese di agustu, nell’anno Domini 1548,si sappia per tutti li terri di Sichilia – inizia a declamare il serviente – per hordine et cum disposiffione del reverendissimo Inquisitor Ottavio Guerrini Pace, si proclama la pena capitis mediante impiccagionji del peritissimo medico Luigi Filisti di Siracusa. Est accusatu de haeretica gravitate et de haeresia per aver proclamato come lu morbu pestiferu sit provocatu da li pulicji. Sancta Romana Ecllesia et Reverendissima Corona di España affermano acciocchè est puniffione divina cui homini et fimina non potent obteniri guarigioni se non cum precaçiones y umiliationis. Est anco accusatu de homicidio di dos homine de ecclesia, in Palermo et in Buscemi.

    Il serviente continua nella sua litania e, a ogni pausa, il Maestro di Giustizia stringe il nodo e lo ingrassa. Lo incito: – Coraggio, animale! Metti sugna e trenta onze di più le caverai da casa mia. Ingrassa il nodo.

    Poi inizio a sentire la testa leggera e riprendo a guardare la folla.

    In fondo alla piazza, quasi alla fine, c’è Maria Ingrassia, Maruzza, come la chiamo con affetto. È accanto a suo padre, GianFilippo, catanese, grandissimo studioso delle malattie umane. Cosa ci fanno qui a Palermo? E come hanno saputo della mia esecuzione?

    Quante teorie insieme a Galeazzo e a lui! Quante diatribe, e quante bevute. L’uomo più disponibile del mondo, il medico più bravo mai visto in Sicilia e in tutta Italia. Convinto come me della terraneità delle malattie e della loro cura con mezzi umani. Senza mai cercare in déi, santi, martiri o reliquie l’ancora e lo strumento per la guarigione: "La terra punisce e la terra guarisce" recitava il motto dell’Università di Bologna. Io, Galeazzo e GianFilippo ci credevamo fermamente e lo avevamo fatto nostro.

    E per questo principio laico ed eretico sto per morire.

    Chi è scampato al boia in extremis, narra come negli ultimi istanti si riveda tutta la propria vita, e ne ho la conferma. Volti, nomi, fatti, ore, minuti e secondi passati appaiono con i colori vivi e reali di un quadro del Tintoretto.

    2

    – GianFilippo, come vanno i tuoi esperimenti?

    – Oh, Luigi… sei qui. Non ti avevo sentito entrare, mi hai fatto sussultare. Quando sei arrivato?

    – Qualche ora fa. Il tempo di alloggiare alla solita locanda, da Nuzzu, e sono corso in casa tua. Allora cosa mi racconti di bello? Catania apprezza sempre i tuoi servigi? E le tue autopsie proibite continuano? In qualità di medico fisico non potresti, lo sai?

    – Bah… Sono anche chirurgo, e non uno dei tanti cerusici o barbieri sciamanti dappertutto. Poi sai bene: Clemente VII aveva da

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