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E-book475 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Questa raccolta di pensieri, immagini e sculture è un tributo alla mia fantasia, al mio amore per l'arte in qualsivoglia forma.

L'Arte, quel meraviglioso dono concesso dagli Dei ad alcuni fortunati mortali.
LinguaItaliano
Data di uscita15 dic 2015
ISBN9788891111364
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    Anteprima del libro

    DigitalArt - Nino Lacagnina

    nino.lacagnina@libero.it www.ninolacagnina.com

    Nicuzza

    Nicuzza sognata, desiderata, amata…

    Nicuzza mai nata,

    vissuta solamente nella mente di chi

    ti avrebbe voluto generare.

    Tu non ti sei alimentata al caldo seno materno,

    non hai dormito fra le sue braccia,

    non hai pianto per essere cullata,

    non hai balbettato pà …pà …pà,

    non hai percorso i primi malfermi passi,

    non hai sputato le stelline cotte.

    Nulla sai dei sorrisi,

    dei balocchi,

    dei fiori,

    del mare,

    del sole,

    della vita.

    Ora, ignara e felice, corri

    tra cirri e bianchi ovattati

    nembi.

    Il tempo (lo zodiaco)

    che invenzione strabiliante!

    Sessanta secondi ed è già un minuto,

    sessanta minuti un’ora,

    ventiquattro ore un giorno,

    trecentosessantacinque giorni un anno,

    dieci anni un fanciullo,

    venti un giovane,

    trenta un uomo,

    quaranta un padre,

    sessanta un nonno,

    settanta un vecchio,

    ottanta un sopravvissuto.

    È fuor di dubbio,

    i secondi sono tutti uguali,

    ma son percepiti secondo l’età,

    le stagioni,

    lo stato d’animo.

    I primi venti anni sono lunghissimi,

    interminabili,

    quando si compiono sembra un miracolo!

    Poi, dopo altri dieci, sembrano abbreviarsi

    in un tran-tran quotidiano:

    lunedì, martedì, mercoledì …

    sabato e domenica.

    I cinquanta scandiscono le festività:

    Natale, Capodanno, Pasqua, Ferragosto …

    I sessanta già franano senza ritegno …

    poterli puntellare, ritardare,

    sarebbe bello o forse no!

    Ogni stagione ha i suoi frutti e trascorrono,

    trascorrono senza fine,

    sino alla fine.

    Riflessioni

    Ieri sono andato al Centro Culturale Polivalente Michele Abbate di Caltanissetta per assistere alla presentazione del libro Vie e vite scritto con maestria e competenza dall’amica Rosetta Bonomo.

    La bella sala con le sue rosse poltroncine accoglieva tutti ed era una gran festa ma io… ero irrequieto, nervoso perché la mia mente non era libera … un pensiero mi assillava. Questi locali, un tempo adibiti a macello comunale, furono luoghi di morte e sofferenze per i nostri fratelli minori, gli animali, esseri sicuramente a noi inferiori che usiamo e delle cui carni ci cibiamo per necessità e bramosia sin dai tempi più remoti della storia dell’umanità.

    Eppure, penso, le sofferenze che abbiamo inferto loro per procacciarci le loro carni non sono giuste. Si lo so sono animali... non hanno anima … e se il vero significato del termine anima fosse quello espresso dalla Bibbia e cioè che detto vocabolo intende indicare indifferentemente una persona o un animale o la vita che la persona o l’animale ha in quanto tale provenendo dall’ebraico nèfesch e dal greco psychè" ?

    Non aggiungerebbe nulla di nuovo alle nostre convinzioni interessate se non che l’anima dell’animale muore quando muore il suo corpo mentre l’anima dell’uomo sopravvive.

    Mi sento più sereno? No, no di certo.

    Penso alle stragi d’innocenti capretti e agnellini che alla vigilia della S. Pasqua si perpetuano con furore e che ormai vediamo solo sotto forma di un succulenti arrosti in casseruola con patatine.

    Ma avete mai pensato ad una possibile invasione di alieni che, trovandoci sicuramente inferiori loro, ci trovassero anche, perché no, appetitosi? Orrore, sicuramente orrore sarebbe il sentimento che proveremmo.

    Ma che penso, se esprimessi tali concetti ad alta voce, sicuramente mi considererebbero folle ma io non mi sento tale, eppure, pur avendo tali pensieri, quante volte ho divorato con pieno gusto costolette o fettine di vitello …

    Ma la Bibbia dice: "Dio proseguì, dicendo: ’Brulichino le acque di un brulichìo di anime viventi . . .’ E Dio creava i grandi mostri marini e ogni anima vivente che si muove, di cui le acque brulicarono secondo le loro specie, e ogni alata creatura volatile secondo la sua specie. . . . E Dio proseguì, dicendo: ’Produca la terra anime viventi secondo le loro specie . . .’ E Dio faceva la bestia selvaggia della terra secondo la sua specie e l’animale domestico secondo la sua specie e ogni animale che si muove sul suolo secondo la sua specie".

    Gli aquiloni

    Legati ad un filo

    tra un albero e una parete della casa

    tanti piccoli aquiloni,

    acquistati per pochi yuamg a Gulin, in Cina,

    per settimane ad ogni alitar di vento

    mi hanno rallegrato

    con le loro piroette

    scarti improvvisi e brevi fughe poi,

    questa notte,

    è arrivata impetuosa la pioggia

    che li ha distrutti ed ora,

    accartocciati su se stessi penzolano legati al filo.

    Dovrei toglierli ma non lo faccio

    forse pensando che

    come l’araba fenice

    riprenderanno a volare.

    Le falene

    Per le falene

    la fiamma è irresistibile

    l’attrae fatalmente,

    ed esse

    girano, rigirano

    in volute sempre più strette

    sino a che un lampo

    e le ali non ci sono più,

    incenerite miseramente.

    E allora?

    Se questo è il loro fato,

    ed è tanto struggente

    l’attrazione che esercita

    su di loro

    la rossa fiamma

    sino al sacrificio,

    che occorre pensare

    a chi codificò

    questo fato amaro,

    gli dei invidiosi?

    Si, solo loro

    furono testimoni

    dell’orientale scintillio

    quando Shanghai

    era tutta una gran fiamma…

    Sulle sponde

    di quel lontano mare

    nulla essi dissero,

    forse perché coscienti

    che anche la loro divina natura

    non può mai sottrarsi al fato.

    Ma noi,

    moderni figli del ventunesimo secolo,

    orgogliosamente sappiamo

    che il fato non esiste,

    che noi creiamo il nostro futuro

    con le nostre libere scelte

    come quella di credere fermamente

    che i nostri desideri

    prima o poi

    si realizzeranno.

    Per il tuo compleanno

    ti regalo l’arcobaleno

    perché tu possa sempre custodirlo e,

    guardandolo,

    ricordarti che

    il rosso è l’amore

    che arde nel mio cuore per te,

    l’arancione il girasole

    che cerca il sole come io

    cerco in te la luce,

    tutto il giallo oro del mondo

    che vale molto meno di te,

    il verde la speranza

    d’essere sempre tenuta nel tuo cuore,

    l’azzurro il cielo luminoso e terso

    come i tuoi occhi,

    l’indaco, la certezza

    che senza di te non posso vivere

    e, infine,

    il violetto per dirti che questo è

    il mio colore preferito.

    L’Arcobaleno

    Come marzo,

    ieri eri serena e felice,

    oggi furente e buia.

    Che ho fatto?

    Che ho detto?

    Anzi,

    cosa non ho fatto?

    cosa non ho detto?

    Nessuno può possedere

    le sensazioni e i sentimenti altrui.

    La quantità e il possesso non appagano,

    solo la qualità lo può.

    I colori esprimono la vita,

    le stagioni,

    gli umori,

    i sentimenti.

    Il blu, il rosso, il verde il nero,

    rappresentano l’immensità degli oceani,

    la passione del fuoco, la speranza dei prati,

    la tristezza del lutto.

    Non è niente la quantità.

    Ogni quantità

    è sempre inferiore a quella maggiore e,

    chi ne possiede,

    aspira sempre ad averne ancora di più e,

    non ottenendola,

    è infelice.

    I colori dell’arcobaleno sono solo sette;

    essi non sono visibili a comando ma solo

    attraverso goccioline d’acqua sospesa

    che formano dei prismi su cui la luce si

    rifrange.

    Occorre perciò che piova,

    che smetta,

    che torni il sereno,

    individuare l’angolatura esatta,

    e allora, solo allora, compare

    la meraviglia della natura.

    La gioventù

    La nera,

    l’ineluttabile,

    incombe sempre su di noi

    su tutte le creature del creato.

    La sua opera però

    è essenziale per la vita.

    La gazzella che perisce

    tra gli artigli del leone

    è fonte di vita per i cuccioli della belva,

    i pesci che soccombono nelle reti

    rendono gioiose

    le tavole imbandite dei commensali,

    il fiore che sfiorisce e muore

    produce il seme

    per la successiva

    sfavillante fioritura dei prati,

    il sole che tramonta

    uccide il giorno

    per permettere alla notte

    di ristorare le arse zolle.

    Solo la gioventù

    allontana e confina

    in una dimensione astratta

    l’idea della fine di ciascuno e,

    anche per questo,

    è il dono più prezioso

    che ogni essere vivente riceve.

    Vecchio maniero – atto primo

    Da un po’ di tempo,

    le domeniche, nei giorni festivi

    o di anniversari,

    una dolce orda di notabili,

    onora il mio desco.

    Son Ser Pepi

    esperto avvocato

    Principe del Foro,

    e la sua dolce figlia

    Lady Ale,

    Ser Fafi

    gran dirigente bancario,

    con Lady Sony,

    la sua adorata moglie,

    il primo genito della casa,

    mr. Marco

    ed il rampollo di quest’ultima

    Mr. Andrè.

    A tutti accudisce personalmente

    Lady Mary,

    infaticabile ed esperta

    padrona di casa,

    che include in sé

    le sapienti doti di cuoco soprafino,

    vivandiera,

    maestra di cerimonia

    e chi più ne ha ne metta.

    Le portate si susseguono

    sensa sosta:

    gamberi lessi cotti a fuoco lento

    in un sughetto aromatizzato,

    verdura lessa soffritta

    con olive nere di Barcellona,

    melanzane alla parmigiana,

    affettato di prosciutto crudo e cotto

    e bocconcini alla caprese

    come antipasto.

    Quindi un bittico

    di farfalline al salmone

    ed una pasta al sugo

    saltata in padella

    con pezzettoni di pomidoro e prezzemolo.

    Vengono poi serviti

    salti in bocca alla romana,

    arrosti misti,

    coniglio alla cacciatora

    patatine fritte e insalate verdi e,

    per finire,

    frutta di stagione e dessert.

    Tutto è spazzolato

    con vigore e soddisfazione dai commensali,

    ed io,

    come Signore della casa,

    mi vedo

    ad una tavola sapientemente imbandita

    in un vecchio maniero

    dove non mancano

    le armature di nobili guerrieri

    e magnifici arazzi.

    Lady Mary,

    in un andirivieni senza posa,

    ricomposto il desco

    serve il caffè.

    Il pranzo si è concluso

    ma lei, Lady Mary,

    ancora non paga,

    adesso, indossate vesti più umili,

    per ore,

    accudirà al riassetto delle cucine.

    Questa sera,

    dopo aver speso altre due o tre ore

    per il riassetto del soggiorno,

    massimo alle ventidue,

    crollerà in un sonno ristoratore

    che la farà rinascere,

    domani alle nove felice e pimpante.

    Vecchio Maniero - Atto secondo

    Oggi,

    14-Agosto-2009,

    il desco nel nobile Maniero,

    sorprendentemente,

    forse per un numero

    impressionante d’imprevisti,

    a tarda ora, oltre le quindici,

    si è trasformato

    in una mensa per proci

    tutti intenti a sfamarsi

    con vettovaglie e bevande

    accatastate

    su di una sorta di mensa da campo.

    Ser Fafi, gran funzionario bancario,

    il principe del foro

    Gran Avvocato di corte, Ser Pepi,

    Mir Marco, Andrea e Lady Sony

    senza ritegno alcuno,

    in un battibaleno

    sbranano tutto quello che è in mostra

    come digiunanti da mesi.

    Lady Mary,

    perduta il suo consueto charme,

    non più maestra di cerimonie,

    sovraintendente unica delle cucine e

    gran dama di corte,

    nel suo andirivieni instancabile

    dalle cucine,

    non riesce ad alimentare costantemente

    il flusso di viveri.

    Ser Fafi,

    finalmente satollo,

    al colmo dell’eccitazione,

    non trova di meglio

    che intonare

    il motivo conduttore

    del vecchio dramma

    della corazzata Potioski,

    sferza e premio

    per i suoi subordinati.

    Il Signore del maniero,

    col cuore colmo di rimpianto

    per i trascorsi impeccabili conviviali incontri,

    dopo un

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