Mutualità, microcredito e comunità locale
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Mutualità, microcredito e comunità locale - Marzia Trugli
imolese"
Prefazione
IL MICROCREDITO, UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO
di Edo Miserocchi¹
Il microcredito è una pratica concreta della mutualità: nella consolidata esperienza espressa nella storia delle Casse Rurali, oggi divenute Banche di Credito Cooperativo, esso rappresenta nello stesso tempo un metodo di finanza diversa ed un valore.
Le prime esperienze di credito cooperativo italiane si sviluppano verso la fine del XIX secolo sulla scia dell’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. In Romagna la prima a sorgere nel 1895 è la Cassa Rurale di San Pietro in Sylvis a Bagnacavallo; diverse altre nasceranno di lì a pochi anni, le operazioni delle prime Casse Rurali, in pratica, erano tutte di microcredito.
La concezione che muove i primi fondatori ad interessarsi al credito ed alle forme di accesso connesse, si lega alla visione di una cassa sociale, fortemente collegata alla contestualità ed ai valori cristiani, ed alla promozione dei principi di solidarietà verso le fasce più povere della popolazione.
Di fatto l’indigenza radicata, la concentrazione della ricchezza in fasce sociali ridotte, la scarsità di strumenti finanziari e culturali, generava problematiche comunitarie di forte impatto, le cui soluzioni
di ripiego spesso condizionavano ancor più pesantemente coloro che si ritrovavano esclusi dalle capacità di finanziamento del sistema.
Oggi la Banca di Credito Cooperativo ritrova queste situazioni in un mondo fortemente cambiato: in questo contesto difficile (com’è quello di questi ultimi anni) promuove il microcredito per le famiglie e le microimprese, in particolare col progetto Buona Impresa
portato avanti a livello nazionale dal gruppo BCC, per dare un’opportunità ai giovani che desiderano rischiare di persona, promuovendo nuove occasioni imprenditoriali.
Il mondo delle Casse Rurali prima e ora del Credito Cooperativo si è sempre mosso nella logica della Banca di territorio
, al fine di essere promotore dello sviluppo locale. Il microcredito, oggi, attraverso i suoi principi basati sull’etica, sulla fiducia e sulla solidarietà, può diventare uno strumento indispensabile per combattere l’esclusione sociale e favorire, di conseguenza, sulla scia del principio di sussidiarietà, la formazione di reti di cittadini attivi.
È questa la convinzione della Fondazione Giovanni Dalle Fabbriche, del Credito Cooperativo ravennate e imolese e delle associazioni firmatarie dell’Accordo di collaborazione, che hanno avviato l’esperienza del Microcredito Etico-Sociale ravennate e imolese
, un progetto di finanziamento per sostenere le famiglie che versano in precarie condizioni economiche.
Le Associazioni aderenti, tra le quali ricordiamo le tre Caritas Diocesane di Faenza, Imola e Ravenna, la Società San Vincenzo della Diocesi di Imola, i Servizi Sociali sia dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna che dei Comuni del Faentino (per un totale di 15 Comuni aderenti), il settore non-profit della Compagnia delle Opere di Ravenna e Ferrara; hanno realizzato centri d’ascolto
attraverso i quali accompagnare coloro che non riescono a sostenere finanziariamente le proprie spese o hanno difficoltà ad accedere al credito.
Il concetto più innovativo, da cui trae origine l’esperienza del Microcredito Etico-Sociale
, è il collegamento con le Associazioni del territorio, che garantisce il sistema di relazioni sociali e di tutoraggio necessario per finalizzare il finanziamento a progetti di inclusione.
In questo modo si realizza una rete virtuosa che coinvolge la cooperativa di credito e il mondo del volontariato sociale, per avviare una concreta coesione sociale e permettere alle persone più in difficoltà di muovere passi verso la propria autonomia.
IL MICROCREDITO NELL’ESPERIENZA DELLA FONDAZIONE GIOVANNI DALLE FABBRICHE
di Everardo Minardi²
Quando decidemmo di impegnare la Fondazione nella costruzione di risposte concrete agli effetti del processo di impoverimento determinato dalla crisi economica e sociale annunciatasi all’inizio degli anni 2000, non esitammo particolarmente nell’approccio da adottare.
Nonostante le tante sollecitazioni che provenivano dalla esperienza di Yunus e da quelle che a lui si richiamavano, la scelta che adottammo fu quella di riprendere con coerenza la matrice di tante esperienze di mutualità e quindi di solidarietà - sviluppatesi anche diffusamente nella realtà della Romagna - che trovava in Friedrich W. Raiffeisen il punto di partenza e nel credito cooperativo i modi per attualizzare quella ispirazione.
Perciò, se il credito cooperativo si misurava sempre di più con l’imperativo di sostegno degli attori di piccola e media dimensione della economia reale - contro gli effetti distruttivi di una finanza fine a se stessa - la Fondazione, che della tradizione storica del credito cooperativo è espressione fin dalle origini, ha adottato il compito di superare o meglio integrare la prassi della micro finanza attraverso