Come costruire un portale per la città: Studio per la creazione di un sistema comunicativo digitale interattivo tra cittadini e servizi
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Questi mondi però faticano a riconoscersi ed intrecciare le loro offerte, cosa che invece potrebbe creare percorsi di accesso, prestazioni e sedi di aiuto sociale inaspettate ed a costi decisamente contenuti. Per consentire tale dialogo, che è in grado di rafforzare la libertà e il diritto di scelta di ogni persona in rapporto ai bisogni di cui è portatore, occorrono nuovi strumenti informativi e comunicativi, facilmente accessibili, che consentano ai servizi sociali di conoscere come cambia la domanda di Welfare, e ai cittadini di conoscere l’offerta espressa sia dalle istituzioni pubbliche che dagli organismi sociali attivi nelle comunità di appartenenza.
Da ciò l’ideazione - a cui si aggiunge una prima sperimentazione - di un «portale» di accesso e di fruizione dei servizi sociali offerti su un territorio e in una comunità. Una opportunità per rendere possibile la qualificazione ulteriore dei servizi erogati dalle istituzioni e la diffusione di quelle nate col concorso di gruppi, associazioni di volontariato e di promozione sociale e vere e proprie imprese sociali, come le cooperative sociali, attive nei territori e nelle comunità.
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Anteprima del libro
Come costruire un portale per la città - Matteo Valtancoli
(cartaceo)
Presentazione.
La città responsabile,
di Edo Miserocchi
La violenta recessione economica dell’ultimo quinquennio, la cultura individualista e lo sciovinismo del particolare
che domina nei mezzi di comunicazione, nonché nei modelli di organizzazione economica e di mercato della new economy, la dissoluzione prima di risorse e poi di idee della rete assistenziale degli enti territoriali, la mancanza di una strategia lungimirante della sussidiarietà sociale, ci consegnano oggi una situazione della convivenza civile delle nostre città in Romagna, assai più problematica del recente passato, con un forte peggioramento delle divaricazioni fra le classi e le condizioni di vita delle famiglie e un pericoloso senso di smarrimento di molti cittadini che vedono il progressivo erodersi dei margini di sicurezza economica e il perdersi di ogni prospettiva di miglioramento sociale.
Una nuova immagine del futuro si affaccia all’orizzonte del 2015 e non è una immagine confortante:
•le persone un tempo marginali ed in difficoltà, ivi compresi molti immigrati, possono diventare relitti senza speranza e senza una tutela della loro dignità umana, oppure schegge impazzite preda della criminalità;
•i giovani fino a 35 anni, con un tasso di inoccupazione prossimo al 30%, entrano già oggi in conflitto con gli espulsi, più anziani di età, dal processo del lavoro per la crisi di deindustrializzazione del territorio e del Paese: se dovessero insieme diventare la nuova classe marginale, le prospettive sociali e di sviluppo delle nostre città tornerebbero indietro di 40 anni;
•la riduzione dei margini di sicurezza economica di commercianti, artigiani e di alcune professioni un tempo ambite, faranno affacciare nell’area del bisogno soggetti che erano abituati od aspiravano all’area della opulenza, con le ripercussioni comportamentali e relazionali spesso imprevedibili di questi processi;
•la caduta di molte attività terziarie, prive di supporto nella economia reale e manifatturiera, o fittiziamente create sulla bolla del libro dei sogni
, iper commerciali, immobiliari e di marketing, dissolverà molte delle cosiddette categorie socialiaffluent, che potrebbero alimentare derive pericolose nell’economia illegale; la connessione con altre aree di illegalità, magari solo limitrofe nel territorio, sarebbe un passo troppo breve per essere percepito per tempo.
Per affrontare questo scenario abbastanza attuale e realistico, occorrono - non il bilancino del farmacista di un tempo, né soltanto il regolo di calcolo del ragioniere - ma strumenti e scelte strategiche che si sforzino di guardare oltre la punta del naso di ciascuno di noi, e di creare nuovo valore
- anche economico - facendo leva sulle poche risorse disponibili oggi, per impiegarle meglio in una strategia di responsabilità sociale effettiva, concentrarle su pochi obiettivi, evitare dispersioni a pioggia ed incomunicabilità. Frammentazione e incomunicabilità distruggono oggi le risorse del territorio.
Due piani di lavoro strategici e complementari, sono necessari per dare un senso alla responsabilità sociale della città: un piano per l’economia e il lavoro, che abbia il coraggio di abbandonare tutti i vecchi progetti legati all’obsoleto schema affluent e di concentrare le risorse delle aziende buone locali e non locali, verso un processo di re-industrializzazione manifatturiera seria, legata al territorio e all’export; un piano urgente sul sociale, per prevenirne la ingovernabilità, per mettere a fattor comune le diverse fonti di intervento – pubbliche e private – oggi esistenti, per eludere le compartimentazioni, i cassetti chiusi e le divisioni di competenze che fanno trovare le persone che esprimono bisogni veri
su sentieri impervi, senza direzione e senza segnali.
All’interno di questo secondo aspetto (piano del bisogno sociale) assume molta rilevanza la gestione della risorsa informazione
, attraverso una rete di collegamento pubblico - privato
ed un punto di ascolto basato su una tecnologia accessibile e facile per il cittadino, e nello stesso tempo in grado di superare le barriere della diffidenza o della inefficienza nonchè di provocare l’ascolto vero, anche personale, dei bisogni da parte di chi dovrebbe essere in grado di fornire un indirizzo e una risposta.
Si può partire con la ricerca di un progetto tecnologico per un portale della "città responsabile" che individui le tecnologie per un facile colloquio col cittadino, unitamente alla classificazione dei bisogni e dei destinatari, senza trascurare la