Trappola Mortale
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Chiamata anonima in commissariato: "Sconosciuto accoltellato, agonizzante al Porto. Stop". Se a casa scoprissero che io e Miki eravamo lì… ma il commissario Lupiero prima deve capire il moribondo chi è: non parla, anzi vaneggia, non è italiano e per giunta balbetta. Telefonata anonima alla questura: rintracciata. E noi beccati! Meglio così: saremo d’aiuto a svelare l’intrigo di miseria, clandestini e sangue. Non pretendete che vi dica proprio tutto adesso… se mi torturate straparlo anch’io: 'Moia mala Anka', Stop! Quel Cucciolone di Zar sarà di nuovo in calore: è ancora lì che tira, trascina verso la spiaggia, e io sempre dietro… tenuto al guinzaglio.
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Anteprima del libro
Trappola Mortale - Liana Fadda
Cococcia"
Sangue sulla spiaggia
Il commissario Lupiero giunge di corsa alla centrale di Cesena; erano le cinque del mattino quando il telefono di casa Lupiero aveva squillato insistentemente per lui: il suono metallico l'aveva costretto a buttarsi giù dal letto… neanche di domenica si può più riposare!
Alla stazione di polizia sono tutti agitati; il commissario trova l'ispettore Cococcia sta seduto alla scrivania del suo ufficio… come avrà fatto ad arrivare così in fretta?
– Buongiorno, che levataccia stamattina! Sono qui da dieci minuti e sto già raccogliendo i dati disponibili sul caso. Questa proprio non ci voleva: ci aspetta un fine-settimana di duro lavoro!
Il commissario non risponde, fa solamente un cenno con la testa e va diritto verso la macchina del caffè. Tutti sanno che ci vorrà ancora qualche minuto prima che Lupiero rivolga la parola ai colleghi.
All'alba, esattamente alle quattro e trenta, è stato ritrovato il corpo di un uomo gravemente ferito da un'arma da taglio; è ancora vivo: in condizioni disperate, ma respira. Una telefonata anonima ha indicato il posto, la pattuglia di servizio è accorsa e lo ha individuato sul molo, ai piedi del faro. Adesso si trova all'ospedale. L'identità resta sconosciuta: indosso non ha documenti.
– Cococcia, ha una vaga idea su come si sono svolti i fatti? Che cosa dicono i colleghi? Notizie sulla telefonata?
– Calma, calma, commissario. Prima non rivolge la parola a nessuno e poi ci bombarda di domande… vedo che si è ripreso in fretta!
– Scusatemi. Purtroppo non è stato uno dei miei risvegli migliori e, come se non bastasse, sento anche un gran mal di gola, spero di non avere la febbre.
– Con questa stagione? Nulla di più facile, commissario.
Fuori albeggia appena, ma i due poliziotti sono già all'opera.
Notte brava
Pedaliamo veloci, le nostre biciclette ci sembrano pesantissime. Dobbiamo arrivare a casa mia al più presto possibile: non voglio che si svegli qualcuno e non ci trovi nel letto!
Ieri sera ho insistito tanto che Michele rimanesse a dormire da me, raramente ci è concessa la possibilità di restare insieme anche la notte.
– Forza, un ultimo sforzo e ci siamo! Dopo la salita c'è la curva e, a cinque metri, il cancello. Resisti, non rallentare proprio adesso!
– Non ti preoccupare, Lorenzo. Ti sto a ruota. Speriamo solo di non svegliare nessuno!
Parliamo ansimando per lo sforzo della salita. Eravamo usciti di nascosto dopo la mezzanotte per fare qualcosa d'insolito; siamo partiti all'avventura senza sapere quello che ci aspettava.
Finalmente siamo arrivati; scosto il cancello, appena quanto basta per far passare le biciclette.
– Attento, Michele! Non far rumore, appoggia la bici e seguimi…
Il vecchio susino piantato accanto alla casa ci invita a salire. L'arrampicata è veloce, in pochi minuti siamo davanti alla finestra che è rimasta socchiusa: ci basta un piccolo balzo per entrare.
– Ora cerchiamo di dormire, domani analizzeremo l'accaduto!
– Ok, Lorenzo. Agli ordini, come se bastasse un comando per cancellare quello che abbiamo visto…
– Dobbiamo imporcelo! Stiamo in silenzio e chiudiamo gli occhi, vedrai che il sonno arriverà.
Parlo con voce decisa, cerco di convincere me stesso che sarà facile. Stanotte siamo sgattaiolati fuori di casa e siamo andati a zonzo per il paese. Cesenatico è stupenda, by night. Per la prima volta, in notturna abbiamo passeggiato sulla spiaggia deserta: ho avuto paura delle ombre delle dune; mi ha fatto rabbrividire persino il rumore del mare. Siamo ritornati sulla strada della passeggiata e ci siamo arrampicati sui giochi di legno; molti giovani stavano rientrando dalla serata passata in discoteca. Ci siamo recati sul Porto Canale e abbiamo camminato fino al molo. È lì che l'abbiamo visto: sembrava che stesse seduto con la schiena appoggiata al faro; Michele ha notato un liquido scuro scorrere verso di noi. L'ho chiamato, mi sono avvicinato e ho capito che era in fin di vita. Ci siamo spaventati e siamo fuggiti via.
Riprendendo le biciclette ci è venuto in mente di fare una telefonata anonima alla polizia. Ora siamo finalmente a casa, ma il cuore mi batte ancora molto forte. Ho veramente paura.
Visita all'ospedale
Il ferito è ricoverato a Cesena in terapia intensiva; la polizia indaga, ma la sua identità è ancora sconosciuta.
– Cococcia. Andiamo all'ospedale, forse scopriremo chi è il malcapitato.
– Proviamo. Secondo me sarà tempo perso: se non ha ripreso conoscenza faremo un viaggio inutile.
Alla centrale gli agenti stanno vagliando tutte le foto segnaletiche, nella speranza di identificare la vittima; il commissario e l'ispettore si avviano verso l'ospedale. Il medico di guardia del pronto soccorso li sta aspettando: guarda impaziente l'orologio, deve smontare dal turno di lavoro; la notte appena trascorsa è stata dura: ci sono stati due brutti incidenti stradali, i soliti malori di stagione e poi il tizio del faro…
– Buongiorno, dottor Anselmi, grazie per essere rimasto. Questo è l'ispettore Cococcia, forse vi siete già incontrati.
– Sì, mi sembra di conoscerla; prego, seguitemi nel mio ufficio.
Dal colloquio con il medico, i due