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Ispf2013 - i racconti
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Ispf2013 - i racconti
E-book84 pagine1 ora

Ispf2013 - i racconti

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Info su questo ebook

Questo libro raccoglie alcuni dei racconti più belli e interessanti creati su 20lines in occasione dell’International Self-Publishing Festival di Senigallia.

I racconti sono il frutto della collaborazione tra tanti scrittori e lettori che hanno contribuito alla sezione #ISPF2013 messa online su 20lines per l’occasione. Tanti scrittori ci hanno onorati con i loro contributi, tutti, ciascuno per un suo verso, apprezzabili. Diversi addirittura pregevoli.

La raccolta ospita una selezione di dodici racconti giunti a conclusione tra quelli avviati. Abbiamo scelto i testi in base a dei criteri oggettivi di gradimento popolare, originalità, cura dell’editing e della forma, qualità della collaborazione. L’intento era, ovviamente, quello di realizzare un prodotto che risultasse interessante e gradevole per i lettori. Speriamo di aver centrato questo obiettivo e, se per qualcuno così non fosse, chiediamo umilmente venia.

Ringraziamo, per questa occasione, gli amici del gruppo Simplicissimus, organizzatori del Festival e partner eccezionali in questa occasione e, ce lo auguriamo, in altrettante iniziative future, a partire da #ISPF2014!

20lines.com
LinguaItaliano
Editore20lines
Data di uscita15 nov 2013
ISBN9788868559243
Ispf2013 - i racconti

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    Anteprima del libro

    Ispf2013 - i racconti - AA. VV.

    Sunless

    I Racconti

    12 racconti da #ISPF2013

    Introduzione

    Caro lettore,

    con grande piacere ti presentiamo questo volume che raccoglie alcuni dei racconti più belli e interessanti creati su 20lines in occasione dell’International Self-Publishing Festival di Senigallia.

    I racconti sono il frutto della collaborazione tra tanti scrittori e lettori che hanno contribuito alla sezione #ISPF2013 messa online su 20lines per l’occasione. Tanti scrittori ci hanno onorati con i loro contributi, tutti, ciascuno per un suo verso, apprezzabili. Diversi addirittura pregevoli.

    In questa raccolta, troverai una selezione di dodici racconti giunti a conclusione tra quelli avviati. Abbiamo scelto i testi in base a dei criteri oggettivi di gradimento popolare, originalità, cura dell’editing e della forma, qualità della collaborazione. L’intento era, ovviamente, quello di realizzare un prodotto che risultasse interessante e gradevole per i lettori. Speriamo di aver centrato questo obiettivo e, se per qualcuno così non fosse, chiediamo umilmente venia.

    Ringraziamo, per questa occasione, gli amici del gruppo Simplicissimus, organizzatori del Festival e partner eccezionali in questa occasione e, ce lo auguriamo, in altrettante iniziative future, a partire da #ISPF2014!

    Buona lettura,

    Alessandro,

    Francesco,

    Marco,

    Pietro

    20lines s.r.l. - Via Sile, 41, 31056, Roncade (TV), Italia - info@20lines.com

    www.20lines.com

    Amnesia

    Una storia angosciante che inizia lì dove la memoria si esaurisce: la vicenda di una donna e della sua vita in pericolo…

    di Salvatore Albano, Massimo Briante, Giulia C.

    Fu la sirena dell’ambulanza, urlante come un marmocchio in fasce, a svegliarmi bruscamente e a farmi chiedere che cazzo ci facevo con la faccia in acqua. Alzai la testa e per poco non mi venne un colpo; uno dei monumenti più popolari di Firenze mi fissava sottecchi, il suo volto dorato splendeva, come sempre, a margine della loggia del Mercato Nuovo, a poche centinaia di metri da Ponte Vecchio.

    Mi sciacquai il viso, un senso di freschezza mi travolse; l’acqua era gelida. Intorno cumuli di neve, a ricordo dell’ultima intensa nevicata. Posai lo sguardo sulle mie mani e un senso di terrore mi percorse. Il sangue fluiva dalla mia tempia sinistra e, in pochi secondi, colorò l’acqua nella piccola vasca alla base del porcellino.

    Ci passavo spesso, alla sera, dopo essere uscita dal lavoro; alcune volte mi ero anche fermata ad accarezzarne il volto e ad inserire qualche moneta nella sua bocca, come vuole la tradizione. Mai e poi mai avrei immaginato di potermici svegliare sopra, con la tempia sanguinante e la memoria recente completamente azzerata. Riuscii a fatica a mettermi in piedi, dopo un paio di tentativi andati a vuoto. Il mio tailleur grigio era intriso di sangue, avevo un piede scalzo e il tacco della scarpa sinistra era spezzato. Nessuna traccia né del mio smartphone, né della mia costosissima collana d’oro Cartier, dalla quale mi separavo solo prima di mettermi a letto. Nella tasca destra lo scontrino di un bar e, un nome ed un numero di telefono. Un brivido di paura mi percorse la schiena, improvviso, come una biscia che si insinua tra sterpaglie bagnate. Poi persi i sensi e caddi a terra.

    Mi risvegliai in una camera di ospedale. Ero intontita, ma subito mi si riavvolse nella mente il mio risveglio, il sangue, le mie cose rubate, lo scontrino, il numero di telefono, la mia memoria cancellata.

    Mi sentivo come se mi avessero infilato in un tritacarne, estratta, impastata a mo’ di polpetta ed infine sagomata con le mie fattezze. Sfatta.

    La cosa più sconvolgente, però, era non ricordare cosa fosse successo.

    Sforzandomi, riuscivo a tornare al tardo pomeriggio: dopo il lavoro mi ero voluta concedere una passeggiata per negozi, volevo comprare un pensiero per la nuova collega, Anna, che mi aveva invitata a cena a casa sua.

    Strana ragazza, Anna. Era sola, arrivata da non ricordo dove, forse Milano o giù di lì; simpatica, anche troppo. Diciamo eccentrica. Mi aveva investita mio malgrado a ruolo di tutor, amica del cuore e protettrice in questa città nuova e sconosciuta. In pratica mi si è appiccicata come una cozza. Poi mi ha invitata a cena, dicevo: io e lei, a casa sua, sabato sera...

    Iil mio primo pensiero era stato Questa ci vuole provare; non mi sarei stupita, l’ho detto che era strana... Insomma, arrivavo fino a lì: io che cammino per negozi. Poi il vuoto. Lo scontrino mi dice che sono stata in un bar, ma io quel posto non lo conosco, e non conosco nemmeno il nome e numero di telefono che ci sono scribacchiati sopra: Ubaldo, che nome, ho sempre pensato che fosse un nome antico, da anziano; non credo che un Ubaldo possa avermi abbordato in un bar.

    Mentre cercavo di rimettere assieme i cocci del mio cervello, guardai fuori dalla porta della camera; c’era un tizio in divisa, armato. Ero piantonata, un uomo era lì fuori, armato, a sorvegliare.

    La donna, nel suo letto, cercò di guardarlo in volto, senza riuscirci. Forse la polizia la stava sorvegliando per impedirle che le accadesse qualcosa. O forse no.

    L’uomo rimase fermo, immobile; pareva che a malapena respirasse. Era alto e i pochi capelli rimasti gli conferivano un’età maggiore di quella reale.

    Improvvisamente si voltò verso la stanza, notando che la donna, confusa, continuava a guardarlo in maniera insistente. Si scambiarono una veloce occhiata, poi lui si voltò di nuovo.

    La donna, ancora esausta, si abbandonò sul cuscino, rivolta verso la finestra, in attesa che la memoria tornasse, con la convinzione che quello strano tizio dall’aria ambigua fosse un agente di polizia.

    L’uomo si allontanò dalla stanza e compose un numero sul telefono, assicurandosi che non ci fosse nessuno all’ascolto intorno a lui.

    «Dobbiamo cambiare i programmi; tra due ore devo dare il cambio e questa stronza sembra non avere nessuna intenzione di alzarsi. Dobbiamo trovare un modo di recuperare la roba. Subito.»

    Ripose bruscamente il telefono in tasca e tornò alla sua postazione.

    Un tizio in divisa stava sorvegliando una donna. Quel tizio si chiamava Ubaldo, proprio lui.

    Era un pusher e quella

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