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Emozioni, tra musica e parole
Emozioni, tra musica e parole
Emozioni, tra musica e parole
E-book159 pagine2 ore

Emozioni, tra musica e parole

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Info su questo ebook

Cosa sono i suoni? Parole e musica quanto sono capaci di influenzare il nostro stato d'animo? Da dove nascono le emozioni? Perché abbiamo paura e il più delle volte in maniera ingiustificata? Le eterne indecisioni di molti, sono davvero dettate dalla ragione? Quanto la rabbia spesso inespressa e mantenuta dentro può cambiare la rotta alla nostra vita? Cosa succede al nostro corpo quando ci innamoriamo? Innamoramento e amore sono la stessa cosa? Quanto c'è di vero circa la morte "spettacolare" del cantante Dead? La parola nostalgia, nasce per descrivere una malattia, nel tempo il termine esce dall'ambito medico ed entra nella letteratura romantica. Quale peso ebbe il poeta Carducci con il suo poemetto "Nostalgia"? Il silenzio, emette dei suoni? "Emozioni, tra musica e parole", è un affascinante viaggio nel mondo delle emozioni e dei suoni, e che ci porta a comprendere meglio i meccanismi che si attivano in noi, nei momenti topici della nostra esistenza, accompagnato dai richiami del mondo della musica e della letteratura.
LinguaItaliano
Data di uscita23 nov 2018
ISBN9788829557479
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    Anteprima del libro

    Emozioni, tra musica e parole - ROSSELLA TIRIMACCO

    © 2018 Lupi Editore

    Via Roma 12, 67039 Sulmona (AQ) 

    Tutti i diritti riservati 

    www.lupieditore.it

    ISBN 978-88-99663-52-0

    Finito di stampare nel mese di febbraio 2018 

    presso Universal Book srl - Rende (CS)

    per conto della casa editrice Lupi Editore

    EMOZIONI, TRA MUSICA E PAROLE

    di Rossella Tirimacco

    PREMESSA

    «La disciplina della musica è presente in tutte le azioni della nostra vita. [...] ogni nostra parola e ogni interiore movimento provocato dalla pulsazione delle vene è collegato mediante il ritmo musicale al potere dell’armonia. La musica è infatti la scienza dell’esatta modulazione: se viviamo secondo virtù, siamo costantemente sotto tale disciplina: quando invece operiamo il male, siamo fuori della musica. Anche il cielo e la terra e tutto ciò che in essi avviene per divino volere sono soggetti alla disciplina della musica, poiché Pitagora attesta che l’universo fu fondato e può essere governato mediante la musica».

    Cassidoro (F. Magnus Aurelius Cassidorus) (485 ca. - 583 ca.) dalle Institutiones divinarum et humanarum lectionum

    Ogni essere umano è soggetto alle regole musicali; esattamente come cielo e terra, il nostro ritmo, le nostre pause, i nostri movimenti... non sono forse dei suoni anche in assenza di parole? È possibile pensare alle fluttuazioni degli elementi di cui siamo composti nel silenzio assoluto? La materia che, nella sua essenza, è fatta di protoni, neutroni, elettroni che si attirano e si respingono in una straordinaria danza... non è forse una musica di cui la Natura ne è poi l’espressione vivente? L’uomo, dalla sua comparsa sulla Terra, imparò a fare musica; in realtà esprimeva la melodia che era già dentro di lui. I crescendo, i diminuendo, le pause non sono che i corrispettivi di quando ci sentiamo fisicamente o psicologicamente: pieni (gioia-Sazietà), svuotati (tristezza-fame), sospesi (attesa, non saper dove andare o cosa fare). La combinazione di più note, eseguita nell’ordine delle Cose e secondo Leggi di Natura, genera una melodia (l’uomo); la combinazione di più suoni genera un’armonia (gli individui). Ritrovare la musica dentro di noi è fondamentale per un mondo dove riprendere a suonare una grande Sinfonia.

    Musica e poesia

    C’erano determinate melodie, composte per le passioni dell’anima - gli stati scoraggiamento e di depressione - che pensavano fossero di grandissimo giovamento. Altre erano per l’ira e l’eccitazione e ogni altra consimile perturbazione dell’animo. Inoltre esisteva una musica di genere differente, escogitata al fine di contrastare il desiderio. I pitagorici usavano anche danzare, e lo strumento di cui si servivano a questo fine era la lira, perché il suono del flauto lo consideravano violento, adatto alle feste popolari e del tutto indegno di uomini di condizione libera. Per favorire l’emendazione dell’animo usavano inoltre recitare versi scelti di Omero e di Esiodo.

    (Giamblico, La Vita Pitagorica, Bur pag 257)

    Nell’opera di Giamblico "Vita pitagorica è scritto in modo molto semplice quanto la musica rivestisse un ruolo fondamentale per la cura del corpo e dell’anima. Questo concetto, che gli antichi consideravano una vera e propria scienza, lentamente andò perduto, e solo recentemente anche la scienza ufficiale ci ha confermato che il corpo umano, come ogni altro essere vivente, che sia uomo, animale, vegetale, o minerale, poichè tutto è vita, ha sue specifiche vibrazioni e si sintonizza su pìu frequenze. Non stupisce, quindi, come il nostro corpo sia così sensibile ai suoni (uditivi e non), i quali sono in grado di scatenare in noi le emozioni più disparate, sia in positivo che negativo. Basti pensare a come ci si sente quando ascoltiamo determinati brani, alcuni in grado di farci piangere, altri che ci spingono a ballare, o altri ancora che ci trasportano in uno stato quasi mistico". Se poi pensiamo alle sensazioni che si provano quando siamo immersi nella Natura e cosa si percepisce nell’ascoltare lo scroscio di una cascata, lo sciabordio di un fiume che scorre o il canto degli uccelli, risulta evidente che i suoni hanno un’importante rilevanza sul nostro benessere psicofisico. Perché allora la poesia? Sempre Giamblico chiarisce che «Per favorire l’emendazione dell’animo usavano inoltre recitare versi scelti di Omero e di Esiodo». Appare quindi evidente che, siano parole o musica, il suono, in qualunque sua forma, ha un enorme potere suggestionante. Non è un caso, ad esempio, come la connessione tra poesia e musica si riveli nella sua massima espressione di armonia quando la prima viene recitata con un sottofondo musicale, le cui cadenze ritmate si sposino in perfetta sintonia con le cadenze della metrica e della poetica, trasmettendo così all’ascoltatore un piacere non solo dal punto di vista dei contenuti, ma anche dall’acustica stessa. Con la premessa citata, risulta chiaro che non si può parlare quindi di poesia senza tirare in ballo la musica e viceversa, in quanto musica o parole sono strettamente connesse tra loro; entrambe evocano immagini, emozioni... entrambe toccano l’animo umano.

    Le maschere delle emozioni

    «Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti...»

    Iacopo: atto II, scena VII

    (William Shakespeare, Come vi piace)

    Ad ognuno di voi sarà capitato di aver avuto a volte dei comportamenti che credevate non vi appartenessero. Quante volte avete agito in base a ciò che chiamate impulso? E quante volte, sempre in preda ad una forza misteriosa, avete preso delle decisioni distruttive? Quante volte vi siete resi conto che, se non vi foste lasciati trasportare da certe voci interiori, magari avreste avuto delle possibilità migliori? Quante volte avreste voluto fare una cosa e vi siete ritrovati a fare l’esatto opposto? Quante volte siete stati ore a riflettere... magari solo per la scelta di un colore da abbinare? Vogliamo parlare poi dello stress fatto subire a chi vi è vicino per delle paranoie su situazioni del tutto inesistenti? Quante volte approvate una persona, poiché la ritenete socialmente degna, ma nello stesso tempo dentro di voi non la sopportate? Vi sarà poi capitato di conoscere persone che potremmo definire lunatiche, un giorno sono in un modo e il giorno sono in un modo e il giorno dopo ci si ritrova di fronte una persona totalmente diversa! A volte (se vi va male) bastano anche dieci minuti per assistere a certi cambi di personalità. Vorreste fare una cosa e state lì a riflettere (ammesso si possa parlare di riflessione nel senso esatto del termine) su cosa fare e non fare, dire e non dire, perdendo ore e talvolta occasioni che magari passano una sola volta. Amici che di colpo, vi pugnalano alle spalle, relazioni finite da un momento all’altro quando, magari, due ore prima, il vostro partner vi aveva anche detto il famoso «ti amo»! E via con fiumi di lacrime perché «non sapete cosa sia accaduto» al vostro compagno/a. Ecco, sono questi gli attori, le maschere che inconsapevolmente indossiamo, ognuna recita un proprio ruolo a seconda dell’occasione o circostanza. Shakespeare e Pirandello (tanto per citarne alcuni), probabilmente nelle loro opere, parlavano già delle numerose subpersonalità che convivono in noi, ampiamente poi descritte dalla psicanalisi, in particolare da Assagioli che ne coniò il termine. Personalità deriva infatti dal greco e stava ad indicare appunto le maschere degli attori. Dentro di noi, infatti,esistono tanti io, sempre in perenne lotta tra di loro, ognuno con propri gusti e desideri, spesso totalmente differenti tra di loro. Essi dirigono le nostre scelte e decisioni, creando nel mondo esterno le stesse lotte che sono dentro di noi. Voci che ci parlano e che ci consigliano su cosa è bene e cosa è male, voci che ci mettono in guardia, voci che ci raccontano di un futuro che non conoscono, voci che modificano il passato con patetiche menzogne. Ogni maschera, vorrebbe averla vinta: quella romantica vede tutto in rosa, quella mistica è completamente scollegato dal reale, quella razionale è fredda e calcolatrice e sostiene che ogni azione debba avere una logica, quella paurosa vede pericoli ovunque, e così via... Crediamo di conoscerci e di sapere bene chi siamo e ciò che vogliamo, ma non è così. L’uomo è una macchina così complessa e variegata di cui noi, ignari guidatori, crediamo di averne il controllo. Se davvero così fosse, se avessimo davvero coscienza su chi siamo e come funziona la macchina umana, saremmo degli illuminati! Ma siamo solo delle scimmie evolute tecnologicamente, spesso capaci di rendere la propria esistenza dolorosa. A volte le nostre apparenti contraddizioni sono tollerabili e passano senza far rumore; altre volte, invece, possono fare dei danni pazzeschi, e serve a poco fare ore e ore di meditazione, spesso praticata più per moda senza che se ne capisca la reale funzione, o di correre in analisi (con il rischio di trovare un terapeuta più frammentato e nevrotico del paziente stesso) se non si conoscono i reali meccanismi della nostra psiche... la salvezza è solo nella consapevolezza. Dei numerosi attori, uno più di tutti prende il comando: generalmente, è ciò che chiamiamo Io, ed è quello con cui più recitiamo nel mondo esterno, ma le altre parti son sempre lì, latenti e pronte a prendere il controllo quando meno ce lo aspettiamo. Se il capitano della nave è abbastanza centrato e, soprattutto, presente nell’hic et nunc (qui ed ora), gli altri componenti della ciurma escono raramente; ma se il capitano a tutto pensa, fuorché a stare al timone, i risultati sono immaginabili: ogni maschera fa ciò che vuole, con risultati talvolta catastrofici! Molte delle nostre reazioni a quanto ci accade, infatti, sono di tipo meccanico e spesso anche le nostre azioni sono semplicemente meccaniche. È come se bastasse pigiare un bottone per ottenere una reazione. Certi poteri infatti,ben consapevoli della disarmante prevedibilità dell’essere umano, sanno sempre quali tasti toccare per condizionare i nostri atteggiamenti o influenzare le nostre scelte, e i bottoni con il più alto grado di meccanicità sono quelli delle emozioni negative. Ogni stimolo genera infatti una risposta emotiva; questa è del tutto avulsa dal nostro controllo, è come se avesse vita propria. Provate ad immaginare, ad esempio, una persona in preda all’ira o alla paura... credo abbiate ben presente come una persona sembri trasformata in un qualcosa o qualcuno che non riconosciamo, quando è in preda a certe emozioni. Più proviamo emozioni negative e più le nostre reazioni sono automatiche, più passiamo del tempo nella nostra testa a violentarci con pensieri catastrofici, più l’Io diventa

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