Ricordi di gioventù
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Antonio Buonomo nasce a Gaeta nel 1947. Dopo aver conseguito il Diploma Nautico, imbarcò come ufficiale di macchina su navi della Marina Mercantile. Dopo qualche anno lasciò il mare per lavorare in fabbrica. Già in pensione, ha deciso di scrivere i ricordi di gioventù da bambino, da ragazzo ed infine in giro per il mondo. Oggi vive nel paese natale con la moglie .
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Anteprima del libro
Ricordi di gioventù - Antonio Buonomo
Antonio Buonomo
Ricordi di gioventù
The Sky is the limit
ISBN: 9788893455312
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Marinai a Capua
Monte Cristo
I pescatori di rane
Il grillo
L'insegnante carabiniere
La morte del signor Giuseppo
La bomba
Il buon padre
Il canale di Panama
Neve all'equatore
El terremoto
I mondiali di calcio del '70
Il rimorso
Il tipo buffo
Miseria e sazietà
Venezuela
Il momento drammatico
Fatti inspiegabili
In viaggio per Point Tupper
Misteri a bordo
Il vasetto di marmellata
Il fantasma
La cernia
Il prestigiatore
Siviglia caliente
Il tipo beat
La pesca grossa di Polifemo
La piscina abusiva
Il sole del Messico
La gioia dopo la paura
La maledizione
Stessa faccia, stessa razza
I due pistoleri
Taipei
La nave pirata
Incidenti del mestiere
Il triangolo delle Bermude
Il geyser
Antonio Buonomo
Antonio Buonomo da giovane
In Marina
Ringraziamenti
Antonio Buonomo
Ricordi di gioventù
Passerino Editore
2017
Marinai a Capua
Questo è un racconto che mio padre fece quando, ancora bambino, sedevamo vicino al braciere nelle sere d'inverno.
Allora non c'era ancora la televisione e i genitori raccontavano i loro ricordi della guerra appena passata mentre i piccoli ascoltavano affascinati le storie a volte tristi ed altre volte allegre che sembravano tanto lontane.
Quando l'otto settembre del 1943 giunse la notizia dell'Armistizio, mio padre era a Cagliari richiamato alle armi in Marina come tanti altri.
Solo a dicembre gli venne concesso il concedo per tornare a casa, visto che il fronte fermo sul Garigliano ad un passo da Gaeta, sarebbe presto avanzato.
Sbarcato a Napoli con altri compaesani, si aggregarono agli Alleati (Forze Armate Scozzesi) nei pressi di Teano con i quali presero a lavorare per il ripristino dei binari ferroviari che i tedeschi avevano distrutto.
Il Comando Alleato aveva dato loro un lasciapassare (scritto in inglese) poiché indossavano ancora la divisa italiana di marinai.
Un giorno che erano in libera uscita, mentre passeggiavano ridendo e scherzando (non erano giovani di leva ma richiamati sulla trentina, e la loro allegria era dovuta al fatto d'aver vinto la guerra, poiché riportavano la pelle a casa dopo una guerra spaventosa) s'imbatterono in due signori che, qualificandosi poliziotti, chiesero loro i documenti.
Uno dei marinai allora diede loro il lasciapassare degli Alleati, e riconoscendo nei modi di fare altezzosi del poliziotto quelli che avevano al tempo del fascismo, gli chiese: -- Ci hai capito? --
L'altro, interdetto: -- No. -- E il marinaio, strappandogli il foglio di mano:
-- E non capiscerai mai niente!! Ammucenn' Uagliù !! --
E se ne andarono lasciando i due con un palmo di naso!!
Monte Cristo
Un altro racconto che ho sentito da mia madre quando da piccolo eravamo seduti attorno al braciere nelle lunghe serate d'inverno.
Dopo l'otto settembre del 1943 anche Gaeta fu occupata dai tedeschi, i quali, temendo uno sbarco nemico lungo la riva del golfo, cominciarono ad abbattere le case con la dinamite per creare uno sbarramento.
Fu così che gli abitanti rimasti (donne, vecchi e bambini) fuggirono nelle campagne.
Anche mio nonno Gioacchino con le figlie Anna e Antonietta, mia madre, si rifugiarono in una camera a monte Cristo. La figlia Anna, incinta, prossima a partorire, aveva anche una bambina di un anno, Antonietta che era sempre in braccio a mia madre.
Nel mese di ottobre Anna partorì una bella bambina alla quale venne dato il nome di Cristina in omaggio al monte che li ospitava.
Con loro c'era anche il marito di Anna, Vincenzo, che era riuscito a sfuggire ai rastrellamenti che avevano condotto molti uomini nei campi di concentramento. Vincenzo insieme con altri uomini fuggiaschi e a mio nonno, scavarono un incavo nella parete terrosa del monte che, ricoperta con numerosi fasci di canne, costituiva per loro un ottimo nascondiglio al passaggio dei tedeschi.
E i tedeschi passavano spesso, una volta portarono via la capretta che forniva latte per le bambine, un'altra volta si portarono l'asino.
Un giovane tedesco che notò mia madre, tornò qualche giorno dopo , da solo, portando una pagnotta di pane in regalo e chiedendo mia madre in sposa. Mia madre era nubile , ma aveva un terrore smisurato per i tedeschi, tuttavia ebbe la presenza di spirito di dire: -- Ma io sono già sposata! -- Poi mostrando la piccola Antonietta: -- E questa è mia figlia! --
Poi in un attimo di distrazione del tedesco si fece passare la fede dalla sorella e gliela mostrò.
Il tedesco, convinto, andò via, ma più tardi, sospettando l'inganno, tornò e si fece restituire la pagnotta che tanto generosamente aveva donato.